blogtecaolivelli
blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli
TAG
TAG
Messaggi del 04/07/2020
Post n°3156 pubblicato il 04 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Curiosità sulla Siberia: storie dal cuore dell'estremo Artico russo! La Siberia è una terra che ci ha sempre affascinati, una terra così remota e ostile quanto misteriosa e selvaggia. Una terra vastissima di cui si conosce davvero poco, una terra fatta di record, freddo polare e ospitalità. Da tempo ci frullava nella testa un viaggio in quest'area di Mondo, ancora per noi sconosciuto, così appena si è palesata l'occasione non ci abbiamo pensato due volte. Recentemente siamo partiti per una spedizione nella Penisola di Yamal che ci ha portati a vivere per diversi giorni insieme ai Nenets, una delle poche popolazioni indigene che abitano nell'Artico russo. Avevamo grandissime aspettative su questo viaggio e non sono per niente state deluse, anzi. Ci siamo innamorati della Siberia già solo sorvolandola e avendo l'opportunità di osservare la vastità della tundra artica che ricopre buona parte del suo territorio settentrionale. Come sempre, prima di partire ci siamo documentati tantissimo e abbiamo letto di tutto e di più su questa terra, così oggi vogliamo condividere con voi qualche simpatica curiosità sulla Siberia. Date un'occhiata alla nostra piccola guida su come organizzare un viaggio in Russia e Siberia per saperne di più e per iniziare ad organizzare il vostro viaggio ai confini del mondo! Siberia: renne, renne ovunque! Un po' di storia! La Siberia ha una lunga storia che si può far partire dalla preistoria. Nella Siberia meridionale sono stati infatti ritrovati i resti delle prime specie umane, risalenti a circa 40.000 anni fa . Queste specie includono l'Uomo di Neanderthal e l'Homo Sapiens. Recentemente, nel 2010, sono stati ritrovai i resti di un osso umano di circa 90.000 anni che apparteneva ad un ibrido tra un Neanderthal e un Denisovan, parenti estinti degli uomini moderni. Gli scienziati stanno rapidamente scoprendo di più sui Neanderthal, ma ci sono ancora pochissime prove fisiche sui Denisovani. Ad oggi, solo una manciata di ossa e denti sono stati portati alla luce dalla grotta Denisova nei Monti Altai della Siberia. L'osso si pensa che appartenga ad una ragazza di almeno 13 anni e le analisi hanno rivelato che la madre della bambina era una Neanderthal e suo padre era un Denisovan. Si pensa che, a seguito delle migrazioni dalla Siberia all'Alaska attraverso lo Stretto di Bering, un'antica popolazione di cacciatori artici, conosciuta come Paleo-Eskimos, abbia dato un significativo contributo genetico alle popolazioni che vivono oggi nel Nord America artico. Mappa di quello che un tempo era il collegamento di Beringia (Stretto di Bering) tra l'attuale Siberia e l'Alaska. (National Park Service) All'inizio del XIII secolo l'area dell'attuale Siberia fu conquistata dai mongoli. Prima di allora, la Siberia era abitata da vari gruppi nomadi. Nel XIV secolo, dopo la rottura dell'Orda d'Oro nel 1502, fu istituito il Khanato siberiano indipendente. Nel XVI secolo, la Russia iniziò a diventare sempre più potente e iniziò a prendere le terre dal Khanato siberiano. Inizialmente l'esercito russo costruì alcuni forti sempre più ad est e costruì le città di Tara, Yeniseysk e Tobolsk, estendendo la sua area di controllo fino all'Oceano Pacifico. Al di fuori di queste città, tuttavia, la maggior parte della Siberia era scarsamente popolata e solo commercianti ed esploratori entravano nella regione. Nel XIX secolo la Russia imperiale e i suoi territori iniziarono ad inviare prigionieri in Siberia, per un totale di circa 1,2 milioni di prigionieri. A partire dal 1891 iniziò la costruzione della ferrovia transiberiana, che collega la Siberia al resto della Russia. Dal 1801 al 1914 circa 7 milioni di persone si trasferirono dalla Russia europea alla Siberia. Nel 1893 fu fondata Novosibirsk, che oggi è la città più grande della Siberia, e nel XX secolo, quando la Russia ha iniziato a sfruttare le numerose risorse naturali siberiane, le città industriali sono cresciute in tutta la regione. Dall'inizio alla metà del 1900, la popolazione della Siberia ha continuato a crescere e l'estrazione delle risorse naturali è diventata la principale attività economica della regione. Inoltre, durante il periodo dell'Unione Sovietica, in Siberia furono istituiti campi di lavoro penitenziario simili a quelli creati in precedenza dalla Russia imperiale. Dal 1929 al 1953, oltre 14 milioni di persone lavoravano in questi campi. Oggi la Siberia ha una popolazione di 36 milioni di persone ed è divisa in diversi distretti. Siberia: antiche popolazioni artiche (Illustrazione di Kerttu Majander, Design by Michelle O'Reilly)(parte 1) |
Post n°3155 pubblicato il 04 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Preistoria americana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera La Preistoria americana è il periodo di tempo compreso Si tratta di una fase storica di grande interesse di ricerca visto che il continente americano fu l'unica porzione di terra nel pianeta che ebbe uno sviluppo umano isolato fino al suo incontro diretto con le culture europee, africane e del resto del mondo. Questo non significa che non abbia avuto una qualsiasi forma di interazione con il resto del mondo, ma i popoli americani non furono partecipi degli avvenimenti storici e degli altri risultati che furono comuni al resto dei continenti fino al 1492. Con la scoperta dell'agricoltura durante il Periodo Formativo, cominciò la sedenterizzazione e a partire da questo momento nacquero le principali culture americane, alcune delle quali svilupparono la scrittura, complessi e precisi calendari, tecniche di coltivazione, osservazioni astronomiche e altre conoscenze che le misero alla pari delle altre civiltà nel resto del mondo. Se l'isolamento millenario dell'America può aver creato una certa emarginazione dei progressi di culture come la greca, la cinese, l'egizia, la fenicia, i progressi culturali americani non rappresentarono altro che la capacità dell'uomo di adattarsi e sopravvivere in un determinato contesto ambientale. La preistoria americana è oggetto di studio permanente viste le molte domande che rimangono senza risposte certe come le teorie del popolamento e la storia e lo sviluppo di molti popoli indigeni americani. Popolamento del continente Fino agli ultimi decenni del XX secolo, esisteva un ampio consenso riguardo all'arrivo dell'uomo nel continente americano dalla Siberia all'Alaska attraverso il ponte di Bering intorno al 1400 a.C. (teoria del popolamento tardo). Ultimamente la teoria del popolamento tardo è sempre più messa in discussione. Conosciuta anche come Cultura Clovis, la teoria del popolamento tardo si formulò integrando differenti teorie e scoperte scientifiche: La scoperta nel 1928 della Cultura Clovis, risalente a 13.500 anni fa, e con il suo riconoscimento unanime nel 1937 si provò la presenza umana in America durante il Pleistocene; La teoria di Aleš Hrdlička pubblicata nel 1937, secondo cui l'uomo sarebbe ntrato nel continente americano dalla Siberia attraverso lo Stretto di Bering; La teoria di C. Vance Haynes esposta nel 1964, secondo cui durante l'ultima glaciazione il calo del livello degli oceani aveva provocato la formazione del Ponte di Bering, una striscia di terra che congiungeva Da qui si suppone che un gruppo di cacciatori-raccoglitori sia penetrato nel continente americano seguendo un corridoio aperto tra i ghiacci dal corso del fiume Makenzie attorno al 1400 a.C. La teoria del popolamento tardo è stata più volte messa in discussione da scienziati provenienti da diverse aree di studio (archeologi, genetisti, linguisti) che hanno elaborato una nuova teoria del popolamento precoce che sostiene un'antichità maggiore per la prima entrata nel continente (tra 20.000 e 60.000 anni fa) e rotte d'ingresso alternative. Il tema è oggetto di un appassionato e appassionante dibattito antropologico tra i difensori delle due teorie. Le nuove teorie sul popolamento precoce si trovano d'accordo con le già esistenti teorie che affermano l'esistenza di multiple correnti migratorie: attraverso l'Alaska e l'Oceano Pacifico (Paul Rivet), dall'Australia utilizzando un ponte di terra come quello di B ering ma nella zona antartica e entrando dal Sudamerica, e anche dall'Europa come conferma la presenza dell'aplogruppo X nel DNA mitocondriale di alcuni indigeni. Nonostante i dubbi e le critiche del dibattito scientifico riguardo al popolamento dell'America, ci sono delle conclusioni che si possono proporre. È molto probabile che l'Uomo americano primitivo provenga dal continente asiatico, in particolare i gruppi umani dovevano essereoriginari delle steppe siberiane o della regione del Sud-Est asiatico. La somiglianza tra i gruppi di popolazioni asiatiche di quelle regioni e gli aborigeni americani è stata oggetto di studio: etnologia, linguistica, cosmologia e altri fattori hanno permesso di costituire un legame tra i due gruppi umani, anche se sono state segnalate notevoli differenze antropologiche in alcuni gruppi indigeni sudamericani che potrebbero suggerire un'origine melanesica o australiana. È probabile che la direzione dell'ondata di popolamento sia stata da nord a sud. Tuttavia, il fatto che le datazioni più antiche, confermate da tutta la comunità scientifica, Clovis (Stati Uniti, 12.900 anni fa) e Monte Verde (Cile, 12.500 anni fa) si trovino simultaneamente in America del Nord e nell'estremo sud della Patagonia non permette di giungere a una conclusione definitiva riguardo a questo punto. Le culture preistoriche e le civiltà americane si svilupparono indipendente- mente dal resto del pianeta. La Rivoluzione Neolitica americana è originale e non ha alcuna relazione con quella che si produsse in Mesopotamia. Non esistono prove concrete dell'arrivo di gruppi umani in America dopo l'allagamento del Ponte di Bering (11.000 anni fa, Scott A. Elias) e la definitiva separazione del continente americano da quello asiatico, né siamo in possesso di prove schiaccianti che permettano di affermare che le civiltà precolombiane abbiano avuto contatti con popoli di altri continenti. È provato che nel 982 d.C. i Vichinghi cominciarono l'esplorazione della Groenlandia, ma la loro penetrazione nel continente non fu significativa. Altre ipotesi come l'arrivo dei fenici, degli egiziani, dei greci, dei cinesi e dei giapponesi, grazie alla loro abilità marittima, continuano con l'essere ipotesi di difficile dimostrazione. Ancora meno sono le attestazioni di un'eventuale presenza di americani negli altri continenti. Periodi preistorici americani La storia dell'America precolombiana è stata suddivisa in 5 periodi. I primi tre corrispondono propriamente alla Preistoria, mentre gli ultimi due corrispondono allo sviluppo delle civiltà americane. La preistoria americana comincia nel momento in cui i primi popoli provenienti dal continente asiatico attraversarono l'Alaska circa 40.000 anni fa, fino allo sviluppo delle civiltà americane nel III sec. È stata divisa inPeriodo PaleoindioPeriodo ArcaicoPeriodo Formativo Periodo Paleoindio È il periodo più lungo della Preistoria americana. Comincia dall'arrivo dei primi uomini nel continente (circa 40.000 anni fa) fino alla scoperta dell'Agricoltura in Mesoamerica (10.000 anni fa). Non si può stabilire con certezza quale parte del continente fu popolata per prima, in quanto le datazioni che unanimemente sono riconosciute come le più antiche del continente si trovano una nel Nord e l'altra nel Sud America. La maggiore certezza riguardo al periodo paleoindio è costituita dalla Fino alla metà del sec. XX era considerata la più antica del continente (da 13.000 a 10.000 anni fa), ma gli scavi realizzati nella seconda metà del secolo hanno rivelato l'esistenza di culture più antiche (Pre-Clovis). |
Post n°3154 pubblicato il 04 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Putin crea Jurassic Park in Siberia. L'obiettivo: clonare un mammut In dieci anni si punta a creare un parco di animali estinti come nel film di Spielberg di LUCA BOLOGNINI Putin visita il museo dei mammut a YaktuskPutin visita il museo dei mammut a Yaktusk Vladimir Putin sogna di far morire di invidia Steven Spielberg, trasformando in realtà il sogno, mutuato da un libro di Michael Crichton, del regista americano. E così il primo Jurassic Park, lo zoo dove esemplari clonati di animali estinti milioni di anni fa accolgono i visitatori, potrebbe aprire i attenti proprio in Russia. Il voglino di stupire il mondo aveva fatto capolino nella mente dello zar nel 2014. Durante una visita a Yakutsk, in Siberia, il presidente - secondo quanto riportato dal Moscow Times - viene a sapere che all'interno del Museo dei mammut erano conservati i resti di un pachiderma dalle lunghe zanne morto 28mila anni fa. Il direttore e ricercatore Semyon Grigoryev spiega a Putin che nel corpo dell'animale erano stati ritrovati tessuti molli e perfino del sangue. Una scoperta eccezionale che accende la proverbiale lampadina nella mente di Vladimir. "Quindi - chiese il presidente - sarebbe possibile clonare un mammut?". La fantasiosa ipotesi sembrava finita con il ritorno a Mosca dello zar. Ma negli anni successivi i ricercatori russi, aiutati da un team sudcoreano , hanno cominciato a esplorare la possibilità di riportare in vita i mammut, partendo proprio dai resti conservati a Yakutsk. E pochi giorni fa Aisen Nikolaev, il presidente della Jacuzia, ha rotto gli indugi. Parlando all'Eastern economic forum di Vladivostok, ha annunciato che entro il 2028 i pachidermi vissuti nel Pliocene torneranno camminare sulla Terra in un parco tematico, l'Ice Age Park, dedicato a loro. "Stiamo lavorando con scienziati di Seul e, da poco, anche di Tokyo. Quando quattro anni fa ho pensato di aprire una struttura del genere - ha raccontato - tutti sghignazzavano. Ora non ridono più. Ci sono le condizioni per riuscire nell'impresa, la tecnologia ha fatto enormi passi avanti". Per portare avanti la ricerca, secondo quanto riporta Forbes, verrà allestito un maxi laboratorio sotterraneo da 5,9 milioni di dollari, ospitato dalla Northern-Eastern Federal University, dove i turisti potranno anche ammirare gli scienziati al lavoro. Il governo della Jacuzia, d'accordo con il Cremlino, è pronto a finanziare gli sforzi. L'obiettivo, a partire dal sangue ritrovato in Siberia, è quello di ricostruire il Dna del mammifero estinto e creare un vero e proprio embrione. A questo punto - spiega Semyon Grigoryev - procederemo a impiantarlo nell'utero di un elefante e dopo 22 mesi dovrebbe nascere un baby mammut". La sfida è decisamente complessa, visto che non è mai stato tentato nulla del genere. I ricercatori di Harvard, guidati dal professore anticonformista George Church, stanno tentando di creare un ibrido elefante-mammut, m a riportare alla vita un esemplare estinto esattamente com'era è un problema completamente differente. al mammut. Ricerche per 'resuscitare' i leoni delle caverne (vissuti nel Pleistocene superiore) e alcune specie di cavalli siberiani sono già state avviate. E chissà se anche loro, come il velociraptor di Steven Spielberg, impareranno ad aprire le porte. |
Post n°3153 pubblicato il 04 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet verso "Jurassic Park"? La carcassa ritrovata in Siberia è conservata in ottimo stato, tanto da aver preservato la fluidità del sangue. La fondazione che ha finanziato la ricerca vuole procedere con la clonazione. Riproduzione di mammut a St. Peter-Ording. A marzo la sudcoreana Sooam Biotech Research Foundation aveva firmato con l'Università russa di Yakutsk un accordo finalizzato alla clonazione di un mammut. Poteva sembrare fantascienza degna di Jurassic Park, ma dopo circa due mesi il progetto ha acquistato concretezza. E' di ieri la notizia del ritrovamento di una carcassa di un esemplare femmina di mammut in un'isola dell'arcipelago Ljachov nel mar di Laptev, nell'Artico di fronte alla Siberia. La caratteristica che differenzia questo ritrovamento dai precedenti è che nel corpo dell'animale è presente sangue vivo. Precisamente, il gigante doveva essere rimasto intrappolato nella palude, rendedolo vittima dell'aggressione di altri predatori che ne hanno mangiato la parte superiore. Quella inferiore, invece, è sprofondata nel lago che, ghiacciandosi, ha preservato la carne. I ricercatori, infatti, oltre al liquido scuro che hanno poi realizzato essere sangue, hanno notato che la carne stessa era rossa, dunque ben conservata. Risale a 10.000 -15.000 anni fa, era femmina e aveva circa 50-60 anni, queste le informazioni sull'esemplare di mammut che è possibile ricavare dalla carcassa e che sono state fornite da Semyon Grigoryev, capo della spedizione. Lo stesso ricercatore ha provveduto a nascondere quel che resta del mammut, perché, spiega, "Ho paura che venga rubato". Il ritrovamento, del resto, ha un valore scientifico (e non solo) inestimabile. La Sooam Biotech Research Foundation, che ha finanziato la ricerca, in passato, nel 2005, ha clonato per la prima volta un cane. Il prossimo che intende riprodurre si è estinto circa 4500 anni fa e, guarda caso, è un mammut. scienze.fanpage.it/ |
Post n°3152 pubblicato il 04 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Una forma non è una prova Trovato nelle spiagge di Norfolk un presunto pene fossile di Mammut vissuto settecentomila anni fa. Ma è veramente così? Perché un pene e perché proprio di un Mammut? Il mistero si infittisce, tanto più che nessuno sa spiegare queste attribuzioni. Nutriamo dubbi anche sulla datazione. Queste sono le questioni che dovrebbero essersi posti gli scopritori di questo curioso reperto. Cos'è un fossile? Trattasi di un vero e proprio "scherzo della natura". Il fossile non conserva niente di sé, a parte la forma dell'essere che rappresenta. Si può datare sulla base della stratigrafia del sito in cui è stato trovato. Per formarsi devono passare almeno un milione di anni. Il corpo dell'animale deve riuscire a conservarsi sotto dei detriti che permettono all'acqua di sostituire, pian piano, ogni sua parte con elementi minerali circostanti, lascerà infine di sé una vera e propria "roccia" che ne conserva la forma. Il processo di fossilizzazione è molto più complesso, ci siamo limitati a darne una definizione molto basilare. Anche sulla datazione abbiamo qualche dubbio, dal momento che non sono stati forniti sufficienti elementi riguardanti la stratigrafia di riferimento. Non crediamo sia questo il caso, ma capita che in articoli sensazionalistici - che chiamano in causa i fossili - qualcuno si metta a parlare di "datazione al carbonio 14". Chiariamo fin da subito che non è possibile farla sui fossili, visto che ha senso solo sui tessuti biologici. Una forma non è una prova. La notizia è rimbalzata nei tabloid a partire dalla pagina Facebook Norfolk fossil finds, dove non si conferma un bel niente. Al solito si farebbe prima consultando un esperto: ad esempio un paleontologo, oppure un geologo. Proprio in un sito di Norfolk, curato da dei geologi, troviamo una guida interessante sui principali errori di interpretazione commessi dai profani. Sappiamo già che la forma di un oggetto può ingannarci notevolmente riguardo alla sua corretta interpretazione: la mente spesso gioca "brutti tiri". Pseudo-fossile o concrezione. Alla luce di tutto questo l'interpretazione più probabile è quella dello "pseudo-fossile" oppure di una concrezione. Potrebbe trattarsi dunque di una formazione fangosa induritasi in un secondo momento; il principio di formazione è molto simile a quello del cemento, anche se non è esattamente la stessa cosa. Un esempio lampante di questo genere di errori - in cui una concrezione viene scambiata per formazione fossile - è il ritrovamento del cosiddetto martello di London. In ultima analisi, certo, non si può escludere la burla pura e semplice. continua su: https://scienze.fanpage.it/rinvenuto-pene-fossile-di-mammut- una-forma-non-e-una-prova/https://scienze.fanpage.it/ |
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.