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Messaggi del 06/07/2020
Post n°3162 pubblicato il 06 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 29 gennaio 2020 Comunicato stampa Microbiota intestinale: scoperto un freno allo sviluppo del tumore del colon-retto Fonte: Airc Microbioma umano studio dimostra per la prima volta che un ceppo di batteri intestinali svolge un ruolo protettivo contro lo sviluppo del tumore del colon-retto. I risultati della ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC, diretta e coordinata da Humanitas, aprono nuove strade alla diagnosi precoce nei pazienti a rischio I risultati di uno studio diretto e coordinato da Humanitas e sostenuto da Fondazione AIRC, pubblicati su Nature Microbiology*, mostrano che alcuni ceppi batterici che vivono all'interno del microbiota hanno una funzione di freno contro lo sviluppo dei tumori intestinali. Da tempo è noto che il microbiota intestinale svolge un ruolo attivo nello sviluppo del tumore al colon-retto, una delle più comuni neoplasie di natura maligna che insorge nell'intestino. Nessuno, tuttavia, aveva mai dimostrato il ruolo protettivo che alcuni batteri possono avere nel processo di tumorigenesi. precoce di sviluppo del tumore intestinale, il cosiddetto adenoma, abbiamo osservato l'assenza di una famiglia di batteri, chiamati Erysipelotrichaceae , osservata anche nel modello preclinico. Isolando questi batteri, abbiamo riscontrato delle proprietà antitumorali capaci di bloccare il proliferare incontrollato delle cellule, cosa che invece accade nel caso di una loro mancanza." - spiega la coordinatrice dello studio, la professoressa Maria Rescigno, Principal Investigator del Laboratorio di Immunologia delle mucose e Microbiota di Humanitas e docente di Humanitas University. diagnosi precoce nei pazienti a rischio di sviluppare questi tumori "Il fatto che il microbiota rilevato nelle feci non presenti questa famiglia di batteri - continua Rescigno - è estremamente importante ai fini della diagnosi precoce della malattia nei pazienti con adenoma avanzato. Inoltre, proprio per questi pazienti si potrebbe pensare di ridurre il rischio restituendo il batterio sotto forma di probiotico". Il tumore del colon retto insorge nel colon e nel retto ed è causato dall'aumento incontrollato delle cellule della mucosa, ossia del rivestimento interno della parete intestinale. È una delle neoplasia a più elevata incidenza nel mondo occidentale e rappresenta il 9,4% circa di tutti i tumori negli uomini e il 10,1% nelle donne. Ha un'incidenza nella popolazione italiana di circa 34.000 nuovi casi l'anno e si sviluppa più spesso nel colon (circa il 70% dei casi) e meno frequentemente nel retto (30%). Nella maggior parte dei casi, infatti, il tumore origina dai polipi adenomatosi, lesioni inizialmente benigne e solo nel tempo capaci di evolvere in tumore. Non è ancora chiaro quali siano le cause di questo tumore. Si tratta sicuramente del risultato dell'interazione tra fattori genetici e fattori ambientali (come la dieta). Oltre alla predisposizione familiare e alla presenza di malattie infiammatorie dell'intestino, si è visto che altri fattori di rischio possono essere: dieta ipercalorica, ricca di grassi animali e povera di fibre; fumo; abuso di alcolici; obesità; scarsa attività fisica. Faecalibaculum rodentium and its human homolog protect from intestinal tumor growth |
Post n°3161 pubblicato il 06 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet 30 aprile 2020 La lenta oscillazione che potrebbe precedere i terremoti La placca pacifica (CC BY-SA 3.0) Le stazioni GPS hanno rilevato movimenti oscillatori di alcuni millimetri nei mesi precedenti ai terremoti devastanti del Cile del 2010 e del Giappone del 2011. Il risultato fa pensare a un potenziale sistema di allerta basato su questo tipo di segnali, ma non esistono prove che si tratti di fenomeni che precedono sempre i sismi I grandi terremoti sono preceduti da lievissime oscillazioni rilevate dalle centraline GPS. Questi segnali integrati in opportuni modelli di movimento delle placche tettoniche, potrebbero fornire la base per un futuro sistema di allerta terremoti. È quanto sostiene un nuovo articolo pubblicato su "Nature" da Michael Bevis, professore di geologia della Ohio State University, e colleghi di istituti cileni e tedeschi. terremoti devastanti: quello di Maule, in Cile, di magnitudo 8.8, avvenuto nel 2010, e quello di Tohoku-oki del 2011, il più violento sisma della storia del Giappone, di magnitudo 9.0, che ha generato un violento tsunami e causato il disastro nucleare di Fukushima. terremoti di eccezionale violenza che si verificano di solito lungo le zone di subduzione, cioè le linee lungocui una placca litosferica slitta sotto un'altra placca. Nel caso del Cile, è la placca di Naszca a slittare sotto quella sudamericana, mentre lungo il Giappone l'interazione è tra ben tre placche: la placca del Mar delle Filippine e la placca pacifica slittano sotto la placca euroasiatica, e in più la placca pacifica slitta sotto la placca del Mar delle Filippine. GPS distribuite in tutto il Giappone e di una rete analoga, anche se molto meno densa, nel territorio cileno, gli autori hanno scoperto un lentissimo e impercettibile movimento oscillatorio delle placche nei mesi precedenti ai sismi: si parla di pochi millimetri nell'arco di cinque-sette mesi, che tuttavia producono un segnale marcato nelle rilevazioni. Il Giappone, per esempio, si è spostato dapprima da est a ovest per poi invertire il moto. Queste oscillazioni sono evidenti anomalie rispetto a un movimento lento ma in una direzione costante che si registra di solito. pensare alla possibilità di un sistema di allerta basato sulle oscillazioni lente delle placche. Ma rimangono sul tavolo ancora molte questioni irrisolte. molto lenta", ha spiegato Bevis. "La domanda a questo punto è: tutti i megaterremoti sono preceduti da oscillazioni di questo tipo? Allo stato attuale non lo sappiamo, perché non abbiamo sufficienti dati a riguardo. Ma è un altro fattore di cui tenere conto nelle zone di subduzione come quelle del Giappone, Sumatra, Ande e Alaska; avremmo bisogno bisogno di monitorare tutte le maggiori zone si subduzione con un'alta densità di sensori GPS il prima possibile". (red) |
Post n°3160 pubblicato il 06 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Nessun Pianeta B ma la Terra ha una finestra aperta Guida pratica per salvare il mondo di Mike Berners-Lee, fratello di Tim, l'inventore del Web. Mercalli: dall'ambientalismo "tutto e subito" alla gradualità, passando per la termodinamica del progresso tecnologico. Ma c'è di più: i bit non sono né materia né energia, e non è vero che siamo prigionieri dell'entropia. Il carbonio ha prodotto conoscenza e ora la conoscenza liquida il carbonio PUBBLICATO IL24 Giugno 2020 ULTIMA MODIFICA24 Giugno 2020 18:06 Mike Berners-Lee, 56 anni, ricercatore alla Lancaster University (UK), è un esperto del cosiddetto "sviluppo sostenibile", e in particolare di "carbon footprinting", cioè effetto serra da anidride carbonica (derivata da allevamenti di animali e combustibili fossili), aerosol da polveri industriali e così via. Il suo cognome dovrebbe suonare ben noto: è il fratello di Tim Berners-Lee, l'informatico che al Cern ha progettato il www, cioè il protocollo di Internet che ha reso ipertestuale la navigazione nel web. Entrambi hanno il dono di uno sguardo globale al futuro. Di Mike ilSaggiatore ha appena pubblicato "No planet B. Guida pratica per salvare il nostro mondo" (traduzione di Carlo Capararo, 331 pagine, 22 euro). Da qui non si scappa Il messaggio è già tutto nel titolo: c'è una sola Terra, non facciamoci illusioni sulle migliaia di pianeti che si stanno scoprendo intorno ad altre stelle, le leggi stesse della fisica e della chimica dicono chiaramente che non sono ragionevolmente raggiungibili. Persino immaginando soluzioni che per adesso sono fantascientifiche, spiega Mike Berners-Lee, inviare una piccola astronave sul pianeta extrasolare più vicino, intorno a Proxima Centauri, richiederebbe tutta l'energia che l'umanità consuma in un anno: per trasferire un paio di persone, ne morirebbero 7 miliardi per mancanza di energia e di tutto ciò che l'energia significa, a cominciare dal cibo. Neppure Venere e Marte, i pianeti del sistema solare più simili al nostro, molto vicini e quindi alla portata delle astronavi attuali, possono diventare alternative alla Terra: troppo inospitali, per adesso è irrealistica l'idea di "terraformarli", cioè di adattarli a noi dal punto di vista ambientale. |
Post n°3159 pubblicato il 06 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Questione di valori Ciò premesso, Mike Berners-Lee, esamina in modo analitico i problemi della "sostenibilità" (chi ha una parola migliore lo dica, io questa non la sopporto) e incomincia dalla questione alimentare, continua affrontando il cambiamento climatico, l'energia, i trasporti, la crescita del Pil e i suoi limiti, il lavoro, la questione demografica, economia e finanza. Si arriva così all'ottavo capitolo, dedicato a ciò che di solito i libri di ecologia danno per implicito negli altri temi: i valori, la conoscenza, la visione del mondo. Nelle ultime pagine Mike Berners-Lee conclude suggerendo che la vera soluzione sarebbe diffondere capillarmente le competenze cognitive necessarie per instaurare un nuovo stile di vita globale, condiviso dai semplici cittadini fino ai vertici decisionali. Dal Covid all'indietro Proprio qui, dove questo libro finisce, ne incomincia un altro, assai più smilzo, soltanto 90 pagine, ma denso di idee: "La Terra sfregiata. Conversazioni sul vero e falso ambientalismo" (Edizioni Gruppo Abele, 11 euro). E' un dialogo tra Luca Mercalli, climatologo, e Daniele Pepino, un ambientalista che vive in Alta Val Susa e cura le edizioni Tabor. Si parte dalla pandemia del Covid 19 e dai suoi nessi con i danni all'ambiente, cenni al riscaldamento globale, alla fusione delle regioni glaciali, all'insufficienza delle politiche ambientali. Segue la denuncia del falso ambientalismo di una "economia verde" che spesso è solo moda, quando non è ipocrisia. Ma il discorso nuovo rispetto al messaggio che da anni Mercalli diffonde è nei capitoletti successivi. C'è una revisione della teoria della "decrescita felice" che, se presa alla lettera, felice non può essere, ma deve essere interpretata come una razionalizzazione dei consumi e dello stile di vita che non solo non rinnega le tecnologie e ma le applica. Tecnologia per ambiente Ovviamente rimane il concetto che la nuova economia non può basarsi su "una crescita infinita in un mondo finito", cosa impossibile perché si scontra con la seconda legge della termodinamica. Si tratta piuttosto di disinnescare la crescita per mezzo di soluzioni sempre più intelligenti a salvaguardia dell'ambiente. Emerge così il dato di fatto che i guai creati dalla tecnologia sono intrecciati con i suoi benefici e che la soluzione dei guai non sta nel ritorno alla società pre-tecnologica ma in una tecnologia ancora più evoluta capace di rimediare i danni fatti e tale da non crearne di nuovi o almeno da programmarne fin dall'inizio il rimedio. |
Post n°3158 pubblicato il 06 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Gradualità, non scontro Il radicalismo semplicistico del tutto e subito (alla Tozzi e affini, per capirci), che finora ha stimolato la contrapposizione tra ambientalismo e sistema produttivo generando mostri come il "trumpismo", lascia spazio alla gradualità "operando dapprincipio su due piani: garantire un livello di welfare diffuso anche a tutti quelli che nel pianeta oggi non ce l'hanno e investire sull'innovazione tecnologica per diminuire gli sprechi". In fondo, è la tesi di Greta Thunberg (foto in alto), che per difendere l'ambiente invita i politici a impugnare le armi della scienza e della tecnologia, svolta epocale rispetto alla retorica del buon tempo andato. Freccia termodinamica nel sociale Il substrato scientifico-filosofico che motiva la scelta della gradualità è frutto dell'estensione della freccia termodinamica alla storia sociale: anch'essa, ammette Mercalli, è a modo suo irreversibile: "il progresso ha reso la vita innegabilmente più facile e non si può tornare indietro". Al radicalismo pessimista del suo interlocutore Daniele Pepino, Mercalli risponde che "i gravi problemi della nostra società non si possono risolvere guardando al passato perché siamo entrati in una fase nuova e ciò che abbiamo acquisito è termodinamicamente irreversibile, nel bene e nel male". Ampliamento filosofico Non stiamo parlando di un compromesso, magari al ribasso, ma di un ampliamento filosofico della prospettiva che coinvolge il senso, i valori e i fini stessi dell'esistenza di Homo sapiens: "Non mi sento nella condizione di dire buttiamo via tutto e torniamo a vivere di tuberi e bacche in uno stato di natura primordiale - dice Mercalli -. Mi sembrerebbe un fallimento dell'avventura umana. Se l'avventura umana è fatta anche di autocoscienza, di intelligenza, di capacità di capire il funzionamento della natura, questo è piuttosto il momento di far vedere che siamo capaci di usare queste facoltà e di dirigerle verso un giusto obiettivo". |
Post n°3157 pubblicato il 06 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall' nternet Cose" immateriali Sarebbe interessante spingere il discorso ancora più in là, e domandarsi se l'intelligenza, i valori, il significato del mondo non si sottraggano per certi versi, alla stessa freccia termodinamica, anche se è vero che sotto i valori etc. c'è pur sempre qualcosa di fisico che per pensarli e costruirli si nutre e consuma. Penso tuttavia alla smaterializzazione digitale, ai risultati concettuali, matematici, etici che, una volta acquisti, sfuggono alla termodinamica banalmente intesa. Ma anche al fatto molto più sostanziale che solo a costo di una grave omissione possiamo parlare della Terra come di un sistema chiuso. Ciao entropia! Per nostra fortuna l'astronave Terra è un'isola felice nell'entropia, non è affatto termodinamicamente chiusa: ha una finestra grande come il cielo dalla quale entra la luce del Sole, una fonte di energia che durerà altri cinque miliardi di anni, un arco di tempo che ci lascia abbastanza tranquilli. L'energia solare mantiene ogni forma di vita alimentando nelle piante la fotosintesi, fa soffiare il vento, evaporare l'acqua, circolare le acque degli oceani. Se l'uomo vuole avere un domani, basta attingere a questi flussi di energia continui e gratuiti che fanno della Terra un sistema aperto, immune dagli allarmi degli apocalittici. Nel mondo del dopo-carbonio continueranno a entrare dal cielo torrenti di fotoni luminosi, e dalla Terra torneranno allo spazio fotoni termici (purché l'effetto sera non lo impedisca). Dunque su scala umana qualche cosa di non limitato esiste, almeno localmente le leggi della termodinamica si possono aggirare. Tutto il resto si riciclerà. Materia, energia e... informazione Possiamo fare un passo ulteriore. Finora abbiamo ragionato come se il mondo fosse fatto di due cose: materia ed energia. Ma l'era digitale ha introdotto un terzo fattore: l'informazione. Prendete in mano un CD. E' un dischetto di plastica. Sul lato che contiene la musica sono scavati milioni di piccole cavità (i pit) disposte a spirale. Per ascoltarlo serve energia: l'energia che lo fa girare, del raggio laser che esplora le minuscole cavità, dell'impianto che trasforma i segnali digitali in suoni. Ricapitolando: il CD è materia, ciò che lo fa funzionare è energia, ma la musica che cos'è? Né materia né energia. La musica sta nella disposizione delle cavità, nella forma disegnata dai pit. Qualcosa che, appunto, chiamiamo informazione. E' quella "forma" immateriale a fare la differenza tra la voce di Madonna e di Maria Callas, tra una canzonetta pop e l'opera lirica. La scienza accumula informazione. L'unica cosa che può crescere all'infinto e aiutarci a superare i limiti inevitabili della materia e dell'energia. Un bene illimitato? I bit non occupano spazio (quasi), non impegnano grandi quantità di materie prime, non richiedono imballaggi non generano rifiuti. I bit sono immateriali. E l'informazione - la conoscenza - diversamente dai beni materiali, più si condivide più si moltiplica. Da questo punto di vista, la conoscenza è l'unico bene che possa crescere quasi all'infinito, aggirando le leggi della matematica e dell'entropia. In più, conoscenze recenti hanno aperto campi come l'editing genetico e le nanotecnologie che per loro natura richiedono minime quantità di energia e di materia ma in compenso promettono soluzioni per malattie, inquinamento, disuguaglianze sociali. Il carbonio passa, la conoscenza resta Chi ha una certa età ricorda lo studio del Club di Roma dal titolo "I limiti dello sviluppo", pubblicato nel 1972, voluto da Aurelio Peccei e firmato da Meadows. Pur sbagliando i tempi per un eccesso di catastrofismo, quel "rapporto" aveva previsto molte cose. Tranne il procedere della conoscenza che ha generato il mondo immateriale. Certo, è successo attraverso il consumismo e l'assalto alla diligenza dei combustibili fossili. Ma ora la conoscenza è lì, a nostra disposizione, e potrà continuare a crescere quasi senza limiti, perché i bit sono senza peso e (quasi) senza dimensioni. Benvenuti nel futuro. Se sarà così, sarà bello. Lo scrivevo nel 2008 ne "Le macchine invisibili" (Longanesi). Ed è ancora vero. |
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