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« AMORE

Amore e discorsi amorosi

Post n°4 pubblicato il 28 Agosto 2006 da tonidiblu

Una citazione di Roland Barthes, nel Blog di Mi_ni_ma, a proposito dell’impossibilità di dissertare sull’amore mi ha portato alle seguenti riflessioni (un po’ acide, lo ammetto).

 

Ci sono due ragioni, a mio avviso, se sfugge a R. Barthes la possibilità di dissertare sull’amore (non sui discorsi amorosi). La prima è la sua impostazione di filosofo francese, interessato più al linguaggio, e alle strutture formali del discorso, che al suo contenuto. Non c’è bisogno di sottolineare l’importanza che il linguaggio ha in ogni attività umana e come esso penetri in ogni dove determinando nei minimi dettagli anche ciò che saremmo propensi a definire “naturale”, dalla sessualità, all’alimentazione, all’amicizia. L’antropologia culturale moderna ha evidenziato i caratteri culturali e linguistici dell’esistenza umana. Non è difficile comprendere in questo senso l’affermazione che: “Più che parlare una lingua, siamo parlati dalla lingua”. Tuttavia il linguaggio ha un limite essenziale: non è mai l’oggetto che denota. E’ come l’elegante e vistoso astuccio che lascia immaginare l’anello (forse di brillanti) che contiene, ma non è certamente l’anello. L’amore è appunto come l’anello e per poterne godere la bellezza bisogna aprire l’astuccio (lo scrigno), disfacendo così la confezione (il linguaggio). In molti l’hanno fatto, prima e dopo Barthes.

La seconda ragione è che Barthes è un maschio (per di più francese), come tutti i maschi (me compreso), poco avvezzo a cogliere al di là delle parole di un discorso quei significati, che niente hanno a che fare col discorso manifesto, ma che sono segni di un codice che solo una creatura femminile riesce sempre a comprendere e i maschi, quando sono veramente innamorati. Le più belle pagine d’amore sono state scritte da una donna: Santa Teresa d’Avila, che sul tema ha ampiamente dissertato dopo averne profondamente vissuto.

 

(Non sopporto la saccenteria in genere, quella di certi filosofi francesi men che meno. Chissà, magari la causa della mia idiosincrasia è originata dall’episodio Zidane-Materazzi).

 
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