Siamo un Paese di vecchi
L’Italia degli anni ‘50 (io l’ho vissuta) era un’Italia giovane fatta di gente giovane.
Oggi siamo un paese di vecchi governato da vecchi, una greve geriatria gerarchica, fatta in maggior parte da mediocri o scarsamente elevati.
La vecchiaia non la fanno gli anni né la fa la crisi e nemmeno le disgrazie naturali.
La vecchiaia nasce dalla mancanza di speranza e dall’appiattimento dello spirito, è la morte interiore di chi abdica alla propria libertà e alla propria luce, per infangarsi nel buio della materia o della sconfitta, che sono due oscurità apparentemente diverse ma sostanzialmente simili, perché significano sempre la morte dell’Uomo.
Per questo abbiamo tanti giovani vecchi che per vitalizzarsi hanno bisogno di farsi due piste. E si diffondono i Lapo, i Corona, i Capezzone, i Fitto… gente che insegue solo qualche piacere materiale, qualche visibilità mediatica, qualche potere facile, ma dentro è paurosamente vuota, eppure sono questi che media spregevoli presentano come modelli, esempi barbari di un modo di vita che ci viene imposto dal potere in una continua adulterazione delle coscienze.
Quando Berlusconi dice alla ragazza disoccupata: “Sposati un ricco!”, quando fa Ministra la sua amante, compra appartamento o diamanti alla velina, i suoi giornali celebrano qualche sciacquetta o prende come portavoce un voltagabbana, mostra una costante coazione di vita: la prostituzione, il vendere se stessi, il proprio corpo o le proprie idee, la ricchezza e la visibilità come progetti vincenti, la corruzione del corpo e della mente come modelli di comportamento.
E’ questo che è vecchio e invecchia: la prostituzione dell’anima.
E’ questo che fa vecchio un paese e un popolo: l’abiezione delle coscienze.
Viviana Vivarelli
Inviato da: pantarei.2008
il 17/05/2010 alle 21:11
Inviato da: talamassa
il 04/08/2009 alle 16:03
Inviato da: fabergiza
il 01/08/2009 alle 12:56
Inviato da: ilcielosopradinoi
il 31/07/2009 alle 23:24
Inviato da: ilcielosopradinoi
il 31/07/2009 alle 23:23