Il fiume delle idee

Parafrasando Eraclito, nulla resta identico a se stesso nella vita, tutto muta dall'avvicendarsi delle persone, degli stati d'umore, dei pensieri...scelgo allora il qui e l'ora ma consapevole dei miei vissuti

 

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DEMOCRAZIA E LEGALITA'. QUALE FUTURO?

Post n°34 pubblicato il 16 Agosto 2010 da pantarei.2008

“DEMOCRAZIA E LEGALITA’. QUALE FUTURO?”

Vigilia di Ferragosto: tempo di palatella con la ‘mpupata, fuochi d’artificio che omaggiano un po’ dovunque la Madonna dell’Assunta con qualche stella cadente a seguito.

Santa Maria di Castellabate ha ospitato, nello scenario della villa ottocentesca Matarazzo, Marco Travaglio e Luigi De Magistris che si sono confrontati sul tema “Democrazia e Legalità. Quale futuro?”

Per una platea di circa 200 persone una valida occasione di riflessione durata quasi tre ore tra relazione e dibattiti e che avrebbe potuto protrarsi tutta la notte, nessuno di noi si sarebbe schiodato di lì, almeno io no.

Il deputato europeo dell’IDV  nel delineare il momento politico-sociale che viviamo e nel sottolineare la difficoltà e necessità di parlare di legalità, afferma come, insieme al rispetto delle regole della comunità, oggi più che ieri occorre sempre più riferirsi alla nostra carta costituzionale per “non smarrirsi”.

Gli articoli su cui si sofferma sono 1, 2, 3. e 21  chiedendosi dove sia l’Italia repubblica fondata sul lavoro (1) quando si continuano a varare finanziarie basate sulla detrazione delle tasse dagli stessi “portafogli” ed il diritto lavorativo non viene rispettato più sulla base della professionalità, ma su un sistema mafioso che si è permeato a tutti i livelli per cui solo il clientelismo e il servilismo la fanno oramai da padroni; dove è il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo sulla base dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale (2), con i numerosi clandestini nelle nostre carceri, dimenticando non solo il perché gli stessi si lanciano nei viaggi disperati ma anche il nostro passato di emigranti; e dove è finita la pari dignità sociale ed uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge (3) con una maggioranza che si fa le leggi “ad personam”? E l’articolo 21 sulla libertà di espressione che è di per sé non rispettato visto che oramai l’editoria, la stampa e le televisioni sono tutte nelle mani del presidente del consiglio che governa come un Re Sole?

Ma quale paese siamo diventati? mai come oggi più lontano dalla nostra carta costituzionale che da più parti al parlamento ci si auspica di voler modificare, nella assoluta indifferenza di molti cittadini a cui non sembra interessare per nulla la legalità. Allora De Magistris  affronta il tema della legalità in soldoni, chiarendo, per esempio, che la stessa finanziaria che costa 25.000 euro e che grava sulle spalle della classe media-bassa e degli stipendiati, aveva occasione di essere recuperata dalle evasioni fiscali e dai gettiti degli imprenditori. Se si pensasse in questo senso, forse ci si interesserebbe di più di politica.

Quando la parola passa al giornalista del “fatto quotidiano”, Travaglio, con lo stile calmo, un po’ ironico ma molto chiaro caratteristico suo, sottolinea la situazione paradossale che stiamo vivendo in questi giorni con la fustigazione del presidente della camera Fini dal momento in cui ha cominciato a parlare di legalità. Sia chiaro che quest’ultimo non è che se ne sia accorto ora, ma si sta rendendo conto del baratro in cui si sta sprofondando col presidente del Consiglio nel momento in cui attacca un Saviano e difende Mangano ed anche da più parti del centrodestra onesta si sente la sfiducia e la delusione. In passaggi successivi ipotizza le conseguenze della fustigazione dei finiani da parte dei giornali “comprati”: “giornale” e “libero”. E’ dei nostri giorni su questi quotidiani il bombardamento relativo a:

-       l’acquisto per la casa di Montecarlo affittata al cognato di Fini, della cucina Scavolini pagata 4500 euro da Fini e compagna ma che, fosse vero (e non lo è come smentita stamani da Fini) fosse diretta a Montecarlo, sarebbe costata il doppio del valore d’acquisto,

-      la successiva richiesta di farsi da parte e dimettersi;

Prima conseguenza: tutto ciò fungerà da chiaro monito per tutte le voci da oggi a venire dissidenti e cioè questo capita a chi si allontana dall’ombrello protettivo del Cavaliere. Si sta giocando a far equivalere “la pulce all’elefante” quando si vuole dar passare una eguaglianza di situazioni tra la casa di Scajola e questa di Fini: pubblici quelli di Scajola, laddove una parte della casa è stata pagata dallo stesso Anemone a cui erano stati affidati i lavori della protezione civile. Si può credere a tutto, dice il bravo giornalista, ma che una persona finga di non sapere che in un atto d compravendita una cifra consistente sia stata data in cambio di favori “pubblici” rasenta il ridicolo, tant’è che anche Berlusconi l’ha scaricato e si è dovuto dimettere non prima di promettere davvero in modo rocambolesco di adoperarsi affinchè capisca quale malvivente gli abbia giocato il brutto tiro. Come dire che “lasci aperta la casa e vuoi sapere chi ti ci ha messo tanti gioielli invece di rubarli!” In uno scenario del genere si rischia per l’appunto di confondere  talmente tanto le acque da far generalizzare e far pensare alla gente: non c’è più nessuno di cui fidarsi... Ed allora Travaglio paventa, come noi altri, di avere sulla scena politica:

-       persone non compromesse dal potere, politici che quando si confrontano in tv e viene loro detto perché non hanno risolto il conflitto di interesse quando erano al governo possano dire: “perché non c’ero!” invece che borbottare qualcosa di inconsistente;

-      donne, che non siano soltanto oche giulive alla corte del reuccio che le ha messe lì per avvenenza e che ad ogni seduta vanno ad omaggiarlo, ma donne intelligenti e avvantaggiate dal fatto che il loro ingresso in politica è più recente e quindi sono anche  più incontaminate col potere.

Condivisibile la proposta non sua, ma appoggiata da lui, che la candidatura possa rinnovarsi per due volte e non consecutive, ma si realizzerà mai?

Quando la parola torna a De Magistris, questi, dopo l’analisi politica del momento conclusa col sostenere che non crede nel terzo polo costituito da Fini, Rutelli e Casini, a meno che, come chiarirà in seguito ad un intervento, non sia temporaneo e subordinato alla riforma elettorale che permetta di realizzare riforme necessarie prima di andare al voto, sostiene che oramai in Italia si è instaurato un sistema mafioso laddove non solo la politica è inquinata, ma anche i vari livelli della vita sociale, laddove anche i capi di sistemi di controllo, seppur collusi, non vengono rimossi.   Esempi raccapriccianti e avvilenti non  poco: Mori, De Gennaro e l’ultimo in carica capo dei R.O.S. a cui viene comunque rinnovata la fiducia da destra a sinistra nonostante abbia preso la droga sequestrata e di cui addirittura si danno notizie ai (ridicoli quanto inutili) tg1 di sequestri di droga (glieli daranno loro ?!?)

A parte qualche fischio e qualche grido da parte di qualcuno sparuto a cui dava fastidio, ovviamente, quell’assemblamento e quella circolazione di idee, negli interventi si evinceva la preoccupazione di come fare per rimuovere una persona che davvero si è erto oltre la legge, con ben 39 leggi a sua immagine e somiglianza e, che per un forte delirio  di onnipotenza, porterebbe pure l’Italia alle elezioni di nuovo oggi pur di liberarsi dei nemici, chi se ne frega se poi l’economia peggiora?

De Magistris sostiene che c’è bisogno di “vigilare”, di operare capillarmente, non basta più delegare, ma occorre cambiare il sistema alla radice, non basta più solo “liberarsi” di Berlusconi, perché il  berlusconismo con la legge del più “furbetto” del “ricorrere agli amici” dell’arroganza e dell’ammissione di comportamenti amorali come fosse la cosa più naturale del mondo ha permeato tutti gli strati della società.

In seguito ad un altro intervento in contrasto con l’aggettivazione attribuita al presidente della Repubblica “pavido” da parte di Travaglio, viene chiarito da quest’ultimo la possibilità, che oramai si sta perdendo, di poter esprimere la propria opinione anche riguardo alle più alte cariche, è ovvio che le leggi presentate al presidente della repubblica vengono approvate spesso senza battere ciglio, a partire dall’ignobile lodo Alfano. Poco soddisfa la motivazione che per legge una volta rimandata indietro, la seconda volta deve essere approvata per forza. Dov’è l’energia del vegliardo presidente rimpianto da molti di noi, Sandro Pertini? A proposito di queste difese delle autorità, mi viene in mente sorridendo, mentre torno a casa con gli amici e non prima di aver stretto la mano a Travaglio, il piccolo grande romanzo di Orwell “la fattoria degli animali”… attualissima ancora ora.

In un bar qualche battuta con barista che ha partecipato anch’egli all’iniziativa: ma chi l’ha votato e cosa si aspettano da uno come Berlusconi?

Qualche tempo fa uno psicologo analizzava il perché di un grande successo come quello del “cavaliere inconsistente”, come amo definirlo io, ed individuò come forte deterrente l’identificazione: una persona che candidamente afferma di avere ed accettare di sé difetti, dalle numerose gaffes agli incontri coi capi di stato per cui è deriso da mezzo mondo ed a ragione, al “vizietto” con minorenni ed escort di cui si fregia essere l’utilizzatore finale alle feste pagate dalle tasche dei contribuenti, per cui l’italiano medio si sente perdonato nelle sue mancanze, se non addirittura si sente migliore, con la conseguente massificazione ed il dilagare dei non valori. A questo si aggiunga il valore altamente diseducativo della televisione, oramai solo Raitre non fa danni, dai giornali, tranne il “fatto quotidiano” che a breve festeggerà un anno e che è libero da ogni padrone.

Insomma Travaglio ha trovato il modo di farsi sentire attraverso la voce del quotidiano… e noi altri?

Incontri come questo fanno rendere conto che davvero dovremmo darci da fare all’interno dei posti che occupiamo, con amici, parenti, affinchè capillarmente davvero proviamo a preparare un futuro migliore per chi ci succederà.

Speriamo ciò accada prima che sia troppo tardi.

 
 
 

E CRESCENDO IMPARI...

Post n°33 pubblicato il 29 Maggio 2010 da pantarei.2008

E CRESCENDO IMPARI …

E crescendo impari che la felicità non é quella delle grandi cose.
Non é quella che si insegue a vent’anni,
quando, come gladiatori si combatte il mondo per
uscirne vittoriosi…

La felicità non é quella che affanosamente si insegue
credendo che l’amore sia tutto o niente,…
non é quella delle emozioni forti che fanno il “botto” e
che esplodono fuori con
tuoni spettacolari…

la felicità non é quella di grattacieli da scalare,
di sfide da vincere mettendosi
continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità é fatta di cose piccole
ma preziose …

… e impari che il profumo del caffé al mattino
é un piccolo rituale di felicità,
che bastano le note di una canzone,

le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore,

che bastano gli aromi di una cucina,

la poesia dei pittori della felicità,
che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una
felicità lieve.

E impari che la felicità é fatta di emozioni in punta di piedi,
di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore,
che le stelle ti possono commuovere e il sole far
brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto,
che il profumo della primavera ti sveglia dall’inverno, e
che sederti a leggere all’ombra di un albero rilassa e
libera i pensieri.

E impari che l’amore é fatto di sensazioni delicate,
di piccole scintille allo stomaco,
di presenze vicine anche se lontane,
e impari che il tempo si dilata e che quei 5
minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi,
sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un
libro o guardare una foto per annullare il tempo e
le distanze ed essere con chi ami.

E impari che sentire una voce al telefono, ricevere
un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli
ma preziosi.

E impari che tenere in braccio un bimbo é una deliziosa
felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano
delle persone che ami …
E impari che c’é felicità anche in quella urgenza
di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c’é qualcosa di
amaramente felice anche nella malinconia.

E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c’é nel cuore
un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa
la semplicità

(Anonimo)

 
 
 

EROI DEL NOSTRO TEMPO

Post n°32 pubblicato il 23 Maggio 2010 da pantarei.2008
Foto di pantarei.2008

A me sembra ieri. Era il 1992. Il 23 Maggio ed eravamo tutti inorriditi davanti alla televisione.

Dopo diciotto anni dalla strage di via Capaci ancora si parla di loro, dei due giudici che hanno dato la vita per la loro terra, per renderla libera e pulita dalla mafia: mezza Italia, quella pulita dei bambini e degli adolescenti, cioè degli uomini del domani, ma ancor di più di quanto di più pulito appartiene oggi al genere umano, è arrivata in Sicilia.

Se è importante ricordare e non solo nelle ricorrenze ma sempre, ancor più importante, oggi più che mai, vivere trasformando la nostra terra in terra di legalità.

A me piace ricordarli così: sorridenti, un po' sornioni; mi vengono in mente le parole di Borsellino sulla paura che rende uomini; la paura diceva ce l'abbiamo tutti, ma non deve impedirci di vivere. Mi piace pensare a loro come esempio che non è il colore politico a fare la differenza: il bene è un valore che, se si riconosce, fa volare lontano.

La loro vita ha avuto un senso, un significato, è stata chiara e luminosa. Almeno questo nessun uomo può togliere: il valore di una persona oltre la morte. Il loro sorriso umano ed il loro pensiero continua a vivere,  parafrasando il foscolo, in quanti li hanno amati ed apprezzati.

Il loro sorriso io ce l'ho impresso in mente, quando penso a loro e quel discorso di commiato di Paolo Borsellino primo del suo "deserto dei tartari"... saper di dover morire e continuare a vivere lottando imperterrito per amore per una terra che poco dà, ma forte, in quelli che lo sentono, il grido di dignità che fa restare diritti, che non ci fa sottomettere mai al potere mafioso e politico, ma fa vivere da uomini e fa sentire veri uomini.

Quando parlo di loro, ultimamente, mi viene sempre una domanda: che cosa direbbero oggi nel vedere come il nostro tessuto sociale-economico compromesso con trame ed orditi spessi di illegalità?

In questo periodo a sentire dei diari di Ciancimino sorriderebbero approvando un ennesimo figlio che sia riuscito a dissociarsi da quel Vito di cui si diceva: "Meglio un giorno da Borsellino che 1000 da Ciancimino", ma disapproverebbero sicuramente a sapere che c'è qualcuno, che dovrebbe rappresentare l'Italia, solo qualche mese fa inveiva contro film e libri che trattavano di mafia, invece di capire il tentativo di tanti che hanno pagato con la vita sotto scorta il loro "no" netto alla mafia.

Inorridirebbero, infine, all'idea di quel che si sta rischiando col vietare le intercettazioni... a salvarci forse gli Stati Uniti ed uno stanco presidente della Repubblica e non stanco per l'età!

La mia domanda, e non al cittadino che combratte, ma a certi "signori" politici, è invece: come si fa a partecipare a queste ed ad altre manifestazioni sapendo che si sta demolendo una società civile per difendere l'illegalità? Ma quale coraggio, o meglio sfrontatezza occorre provare per mischiarsi ai cori di chi è "pulito dentro"?

Marthin Luther King aveva un sogno...il mio è ultimamente sempre lo stesso, anzi forse è più una speranza: che, seppure in minoranza, riusciamo a trasmettere una cultura diversa a quelli che un domani governeranno e si impegneranno in prima linea, che non rincorrino il dio danaro, ma fondino la loro vita su valori di cooperazione, di accettazione dell'altro e del vero rispetto, prima di se stessi e poi degli altri.

 

 
 
 

IL MONDO GIRA COME UNO SE LO METTE IN TESTA :) da Tommaso F. (saggezza spicciola) O COME VUOLE RENDERLO (aggiunta mia)

Post n°31 pubblicato il 22 Maggio 2010 da pantarei.2008

Un Sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:«Signore, mi
piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno»

Dio condusse il sant'uomo verso due porte.
Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.
Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato.
Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".

Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta.
Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.


Il sant'uomo disse a Dio:
«Non capisco!»
- E' semplice - rispose Dio - essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo non consente di nutrire se' stessi, ma permette di nutrire il proprio vicino. Percio' hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri !
Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi...
Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...

 

La differenza la portiamo dentro di noi!!!
Mahatma Gandhi.

 
 
 

DRAQUILA di Sabina Guzzanti

Post n°30 pubblicato il 21 Maggio 2010 da pantarei.2008
Foto di pantarei.2008

Ad un anno dall'evento, un documentario sul terremoto dell'Aquila, su cui, come un vampiro, qualcuno (già riconoscibilissimo dall'icona) ci si è lanciato, succhiandone avidamente il sangue, chiaramente per risalire la china mediatica dopo i vari scandali e i vari "flop" che rischiavano di far crollare il suo successo (24 le visite inutili con cui siamo stati bombardati in un anno). La Guzzanti ci fa indignare dall'inizio alla fine con un crescendo che punta ad intrecciare sapientemente vari momenti, tra cui interviste mai passate dai telegiornali agli Aquilani e spiegando molto: dai mezzucci di usare la protezione civile come S.P.A. per "fare tutto senza controlli" e "mettervi a capo chi vuole" intervenendo sui compiti di questa da "emergenze" a "grandi eventi " e scopriremo così che giro di euro ci sono stati intorno a questa furbata. Prova quella del terremoto in Aquila per arricchirsi, per approfittare del momento della paura per togliere i diritti civili ad una popolazione. Il piano di costruire abitazioni che, a prescindere dai costi elevati, solo sono affidate in una specie di stupido comodato (laddove né un quadro che personalizzi né altro si può fare perché non sono le loro case) è stato preconfezionato e tutte le decisioni si sono perpetuate ai danni degli Aquilani senza che potessero intervenire alla ricostruzione. Ma quale ricostruzione? una continua emergenza li ha resi "dominati" "piegati" dalle forze dell'ordine che ha "salvato"  prima, ma poi puntando sulla paura ha evitato che tornassero nelle loro case per la loro incolumità, ha circondato le tendopoli con rete ed ha impedito a giornalisti di intervistarli, a chi dissentiva di partecipare agli eventi mediatici per chiedere quando sarebbero tornati nelle loro case. La cosa peggiore è che un terzo è rimasto lì ma i due terzi ad ottobre sono stati letteralmente costretti a trasferirsi anche a 70 k dalla loro città. Altro che sesso escort e stupidate del cavolo! quello era solo l'iceberg! ora si capisce perchè Biondi, invece di fare il ministro della cultura, ha rinunciato a Cannes: che figura avrebbe fatto! Abilmente l'anno viene ricostruito dalla brava giornalista che, consapevole del momento storico particolarmente difficile, vuole diventare memoria e soprattutto megafono per dare voce a chi non ne ha avuto la possibilità. Così insieme ricostruisce un anno risalendo alla storia del rampante costruttore che Milano2. Infatti, Massimo Ciancimino, dalle confessioni del padre "documentate"  rivela che sono i soldi proprio della mafia con cui lo stesso qualcuno è diventato ricco sfondato, poi dopo le reti Fininvest la discesa in politica ed il resto è storia che sappiamo tutti. 
Dopo gli ultimi scandali, mentre viene in mente allo spettatore cosa può accadere di più, di cosa ci si può approfittare di più per risalire la china, ecco l'ultima intervista d'effetto di un aquilano non più giovane ma nemmeno anziano, che ammette che se avesse 25 anni andrebbe via e richiama il periodo vissuto da persone a lui vicine, dice, della dittatura; in molti pensavano che l'inconsistenza ed il vuoto, il fatuo non sarebbero durati a lungo ed è questo l'inganno, dice: anche se una dittatura di m... può durare seppure si fondi sul nulla.
La parte che fa inorridire di più è l'intercettazione di due tizi, che di umano non hanno nulla, della protezione civile sul terremoto: felici e sorridenti del terremoto, una fortuna che non capita tutti i giorni...e subito dopo la ripresa  dello sdegno (lo stesso che prova chi assiste al film) e le scene del terremoto e le foto dei morti. 
Insomma c'è poco da stare allegri! Considerato che l'Italia è una terra a rischi ambientali, primo fra tutti il Vesuvio, qua vicino! :( E dire che la protezione civile aveva abbastanza notizie per intervenire ed invece tranquillizzava! 

 
 
 
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