A TE CHE PASSI...
"A te, viandante del pensiero, che passi di qui volevo dirti come "essermi amico".
Per me essere amico vuol dire essere "partecipe", o trovare affinità tra il mio mondo e il tuo mondo. Non mi interessa avere 50 "amici" per avere numero, non mi interessa avere gli amici degli amici. No!. Scambiarsi, confrontarsi, regalarsi pensieri... e riflessioni... questo e' un amico (anche di Blog).
Quindi chiedo scusa fin da subito se rifiuterò delle adesioni o sealtre le cancellero', ma amico, per me, vuol dire ancora qualcosa."
Per tutto ciò chiedo per favore lasciate un segno del vostro passaggio, una critica, un pensiero e fate in modo che anche io possa lasciare da voi qualcosa di me, quindi, se non avete un blog, evitate pure di venirmi a leggere: spiare ciò che sono, senza darmi la possibilità di fare altrettanto non mi piace.
Ciò nonostante, credo che questa comunicazione possa ancora dare frutti e permettere di conoscersi, e ricordate che "FARE L'AMICO E' DIVERSO DALL'ESSERE AMICO" Povia.
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Siamo sempre alla ricerca di un senso della vita, capire perché siamo al mondo, cosa dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci. È l’interrogativo che ancora una volta si pone anche l’autore di queste poesie, queste “fotografie di pensieri”. Sono riflessioni sulla vita, la morte, le persone vicine e lontane, il quotidiano, quello che si cerca e quello che si trova. Sempre alla ricerca del nuovo se stesso, in costante mutazione. Tenta di affermare con le parole quello che gli brucia i pensieri, ma la definizione giusta sfugge sempre, perché le parole, per quanto precise restano imperfette per esprimere il tumulto interiore. [...]
Ogni pagina di poesia propone un diverso sguardo sulla realtà che ci circonda. Ci vuol far vedere il bicchiere mezzo pieno, ci invita a vivere intensamente e serenamente, godendo delle piccole meraviglie quotidiane.
Usa un linguaggio semplice, immagini quotidiane, niente giri arzigogolati ed esperienze stravaganti. I suoi testi sono lo specchio del vivere di una persona comune che potremmo incontrare per la strada, andando a far la spesa, in coda alla posta, sul treno.[...]
Una scrittura leggera che regala spunti per riflettere.
Recensione di M.L. del “Writer’s Dream“
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Post n°339 pubblicato il 30 Giugno 2015 da brazir
Mi sono "scontrato" con un post di un'amica sulla preghiera. Nei vari commenti leggo "io non credo", "io non prego", "io la penso come te", ma quello che mi ha fatto particolarmente incazzare è un commento in cui viene scritto:
Non biasimo chi prega se in qualche modo trova conforto o si illude che possa avvenire un miracolo. Nella medicina ufficiale ci sono guarigioni spontanee in ragione di una su un milione al di la delle religioni (melto più di Lourdes e altre puttanate da beccamorti per spennare soldi ai disperati),
Mi infastidisce e non poco questo falso perbenismo. Perchè giudicare? C'è gente che si lascia spennare da dottori, santoni, cartomanti, dal bingo, dalle slot machines, dal poker e dalle scommesse... e se anche uno decidesse di farsi spennare da una PUTTANATA chiamata Lourdes? Dove è il problema? Ma forse tutto questo non va bene... non va bene pregare, non va bene credere, non va bene avere una fede...poi magari ci si lascia infinocchiare dalla prima Wanna Marchi, Berlusconi, Renzi, Grillo, Vendola, Pannella, Thoir, De Filippi, Costanzo, Fedez e chi più ne ha più ne metta... di turno Mi convinco sempre più che non solo non si sappia cosa vuol dire credere e/o aver fede ma soprattutto non si sa cosa vuol dire PREGARE. Pregare non è chidere "qualcosa" non è "faccio il bravo se accade questo"... non è un baratto!NO! Pregare è un discorso "intimo" vogliamo dire con la parte più interiore di se', se non vogliamo dire con DIO? E' sempre bello e facile giudicare chi "predica bene e razzola male"... Beh...ora è meglio che vada a dormire... che magari la vena si riapre... Chi vuol capire capisca... altrimenti, come diceva Guccini "a culo tutto il resto". |
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