Sogno e poesia

per chi ha sempre la testa tra le nuvole

 

 

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Ex Voto

Post n°26 pubblicato il 11 Maggio 2006 da briciolina82

Questa poesia mi colpì, ed è una delle poche che ricordo.Lessi Satura quest'estate, era il solito libricino dato in allegato ai quotidiani.Non comprendo come mai i professori e le professoresse universitarie si" fissino" col farci leggere le Occasioni . Sì il simbolo, Clizia, l'allegoria della poesia unica difesa e speranza dell'intelletuale nella "tregenda" della seconda guerra mondiale...Preferisco Satura, l'ironia sulle piccole cose, il poeta che canta Mosca, la sua lontananza che non diventa oblio...E amo questa poesia ...spesso i più puri sentimenti, le affinità d'anima restano intrappolate...nella mente...nel pensiero...nel silenzio della lontananza...Certo Montale non conosceva le chat...So che qualcuno vi coglierà dei riferimenti , una dedica o quant'altro...qualcuno lontano...qualcuno il cui "segreto"  mi sfugge...Può darsi di sì...può anche darsi che debba restare arcano il senso di questo mio post persino  a me stessa...Che il mio inconscio mi abbia fatto affiorare questa poesia e me l'abbia fatta cercare attentamente in alcuni siti...

Ex voto

Accade
che le affinitá d'anima non giungano
ai gesti e alle parole ma rimangano
effuse come un magnetismo. É raro
ma accade.


Puó darsi
che sia vera soltanto la lontananza,
vero l'oblio, vera la foglia secca
piú del fresco germoglio. Tanto e altro
puó darsi o dirsi.


Comprendo
la tua caparbia volontá di essere sempre assente
perchè solo così si manifesta
la tua magia. Innumeri le astuzie
che intendo.


Insisto
nel ricercarti nel fuscello e mai
nell'albero spiegato, mai nel pieno, sempre
nel vuoto: in quello che anche al trapano
resiste.


Era o non era
la volontá dei numi che presidiano
il tuo lontano focolare, strani
multiformi multanimi animali domestici;
fors'era così come mi pareva
o non era.

Ignoro
se la mia inesistenza appaga il tuo destino,
se la tua colma il mio che ne trabocca,
se l'innocenza é una colpa oppure
si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me,
di te tutto conosco, tutto
ignoro.

(Eugenio Montale, Satura; Satura II)

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VERSI

Io sono solo
Il fiume è grande e canta
Chi c'è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.

Tutte le ore sono uguali
Per chi cammina
Senza perché
Presso l'acqua che canta.

Non una barca
Solca i flutti grigi
Che come giganti placati
Passano davanti ai miei occhi
Cantando.

Nessuno.
(
Attilio Bertolucci)

A volte sulla sponda della vita
preso da un infinito scoramento
mi seggo; e dove vado mi domando,
perché cammino. E penso la mia morte
e mi vedo già steso nella bara
troppo stretta fantoccio inanimato...

Quant'albe nasceranno ancora al mondo
dopo di noi!
Di ciò che abbiam sofferto
di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
non rimarrà il più piccolo ricordo.

Le generazioni passan come
onde di fiume...

Una mortale pesantezza il cuore
m'opprime.
Inerte vorrei esser fatto
come qualche antichissima rovina
e guardare succedersi le ore,
e gli uomini mutare i passi, i cieli
all'alba colorirsi, scolorirsi
a sera.
(
Camillo Sbarbaro)

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(
Vincenzo Cardarelli)

 

MIE POESIE NEL BLOG

   Ti ho cercato nelle onde del pensiero,
   al tramonto nell'abbraccio
   tra la nube grigio-perla e il rosso rubino.
   ti ho cercato nelle grotte del bisogno
   come verdura assetata
   di liquido evanescente.
   Come il Bernini
   nell'aureola di Santa Teresa cattura
   un riverbero di luce divina.
   Tu, raggio di sole...
   Io, candore di luna...

Malia

Difficile in un antro di dolore,
tra porzioni d’ansia e un tamburellare,
saggiare l’extratemporale,
coglierne di sbieco l’espressione
mentre aspira chino nervosamente.

Discutibile, mastica parole sincopate,
tra una boccata e un’altra,
tra un passo e un altro.
Si abbina allo sguardo maliardo
quell’occhio stampato sul braccio.
È un quasar, mistero insolubile

O un buco nero che attira
il mio fluido vitale,
confonde l’orientamento

D’intralcio l’orario rompe l’incanto,
di scatto poi col ticchettio
copre il mio battito.

Non che il mio turno non ci divida;
ma è la distanza tra noi la deriva.

 

 
 

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