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Post n°60 pubblicato il 25 Luglio 2008 da briciolina82
Mi sento stanca, mi sento a pezzi, mi trascino disperatamente nello studio di una materia per un'esame che mi rinviano all'infinito...invece vorrei andare a buttarmi a mare...Passo le mie giornate nell'apatia e solitudine più totale e adesso che dovrò vivere sotto lo stesso tetto dei miei le tensioni si stanno riaffacciando. Quando mi trovo a fare i conti con la società e con il mondo civilizzato mi riscopro inadeguata. Mercoledì 23 sono stata invitata alla festa di laurea di una mia collega, in un locale "bene" di Palermo credo. Ero la meno elegante della sala, credo che le scarpe non fossero abbinate col resto, ma secondo un mio collega ero vestita meglio del solito. Già i miei colleghi... mentre cercavo di chacchierare con loro (sempre su argomenti attineti l'Università) guardavano la mia collega figa ,facendo apprezzamenti nei suoi riguardi. Fino a quando per la mia sbadataggine ho versato mezzo bichiere di spumante su una scarpa di un collega suscitando l'ilarità generale, inoltre mi sono sentita dare del "Fantozzi" dal suo amico-collega, il quale sghignazzava a crepapelle. Lo stesso collega è stato l'unico ad offrirsi di accompagnarmi a casa, poi in auto, dopo una serata in cui non ho fatto che parlare con lui e fare allusioni , il silenzio più imbarazzante...Non è bello fare certe figuracce in presenza di qualcuno a cui sei andato dietro per 2 anni, anche se è acqua passata perchè i narcisi è meglio lasciarli perdere...Non so perchè continuo a cadere in questi clichè, forse mi fossilizzo in un ruolo...quando vado alle feste riesco ad essere patetica o "pesante" comunque inadeguata. I ragazzi parlano con me forse perchè faccio loro pena ma poi danno il loro numero di telefono agli altri. A volte mi sento più libera di esprimermi e di essere me stessa in questo mondo virtuale di vetro che mi intrappola...perchè poi il contatto con le persone che conosco in chat nel mondo reale fà venire a galla i nostri comportamenti abituali e i difetti. Alla fine deludo tutti indistintamente. Non so cosa fare per meritarmi la stima delle persone, anche se innanzitutto vorrei ottenere quella dei miei genitori, non so se ci riuscirò, perchè sono diversa da come mi vorrebbero, non sono una brava figlia...e non si sforzano molto di capirmi. Scusate la mia lagna...so che non sono una brava blogger e scrivo post in cui mi piango addosso e che non interessano a nessuno. Ma non conosco al momento come e con chi potermi sfogare. Preferisco farlo con gente che non mi conosce...è più facile e meno doloroso... |
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VERSI
Io sono solo
Il fiume è grande e canta
Chi c'è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.
Tutte le ore sono uguali
Per chi cammina
Senza perché
Presso l'acqua che canta.
Non una barca
Solca i flutti grigi
Che come giganti placati
Passano davanti ai miei occhi
Cantando.
Nessuno.
(Attilio Bertolucci)
A volte sulla sponda della vita
preso da un infinito scoramento
mi seggo; e dove vado mi domando,
perché cammino. E penso la mia morte
e mi vedo già steso nella bara
troppo stretta fantoccio inanimato...
Quant'albe nasceranno ancora al mondo
dopo di noi!
Di ciò che abbiam sofferto
di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
non rimarrà il più piccolo ricordo.
Le generazioni passan come
onde di fiume...
Una mortale pesantezza il cuore
m'opprime.
Inerte vorrei esser fatto
come qualche antichissima rovina
e guardare succedersi le ore,
e gli uomini mutare i passi, i cieli
all'alba colorirsi, scolorirsi
a sera.
(Camillo Sbarbaro)
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(Vincenzo Cardarelli)
MIE POESIE NEL BLOG
Ti ho cercato nelle onde del pensiero,
al tramonto nell'abbraccio
tra la nube grigio-perla e il rosso rubino.
ti ho cercato nelle grotte del bisogno
come verdura assetata
di liquido evanescente.
Come il Bernini
nell'aureola di Santa Teresa cattura
un riverbero di luce divina.
Tu, raggio di sole...
Io, candore di luna...
Malia
Difficile in un antro di dolore,
tra porzioni d’ansia e un tamburellare,
saggiare l’extratemporale,
coglierne di sbieco l’espressione
mentre aspira chino nervosamente.
Discutibile, mastica parole sincopate,
tra una boccata e un’altra,
tra un passo e un altro.
Si abbina allo sguardo maliardo
quell’occhio stampato sul braccio.
È un quasar, mistero insolubile
O un buco nero che attira
il mio fluido vitale,
confonde l’orientamento
D’intralcio l’orario rompe l’incanto,
di scatto poi col ticchettio
copre il mio battito.
Non che il mio turno non ci divida;
ma è la distanza tra noi la deriva.