Sogno e poesia

per chi ha sempre la testa tra le nuvole

 

 

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Le cose che mi vanno di traverso

Post n°37 pubblicato il 07 Settembre 2006 da briciolina82

'Giorno a tutti...Rieccomi a Palermo a ripagare tasse e presentare domande di laurea...come da un anno a questa parte...che tanto per altre 2 volte sto fresca...salvo una piccola mora...Se ho la tesi pronta? Sarebbe un'utopia...vorrebbe dire che le cose in questo periodo mi vanno bene...e non è proprio esattamente così...Ma poi scusatemi...che organizzazione di m****: a che serve aprire delle segreterie remote dell'Università di Palermo nei paesi di provincia se quando la gente ci va non trova lì l'addetto o non può combinare un tubo, ergo è costretto a sbrigare le proprie faccende direttamente nella sede di Palermo? Poi...dunque dunque...'sta storia dello psicologo...non capisco perchè la prendo così...come se lo psicologo fosse un genitore o un'altra persona da cui dipendere, che mi giudica e alla quale devo per forza ogni settimana raccontare qualcosa di buono che ho fatto per essere assolta, e se non accade mi sento una merda...Un'altra cosa che mi fa sentire inadeguata è questa faccenda della pubblicazione del mio libello da cui mi sono fatta imbrigliare(confusa e felice, direi): era nato tutto come un'invidia verso un mio collega che ha pubblicato a sua volta un libro di poesie ottenendo il contributo del Comune, almeno adesso credo; ma adesso non posso tirarmi indietro, e mi aspettano contratti, burocrazie, libri che non venderò da nessuna parte , di cui molte copie dovrò piazzarle io e domande del tipo "Ma chi me l'ha fatto fare?"...Sempre che mi arrivi il contributo... Non si sa mai...le cose non vanno mai come te le aspetti... Ieri mi ha chiamato una mia collega, una con cui intrattengo rapporti molto radi e che ultimamente faceva finta di non conoscermi...un pò falsa a mio avviso...boh...Forse avrei dovuto chiamarla io visto che si è laureata a luglio, ho pensato dopo che ieri sera mi ha chiamato... Alla fine, dopo mezz'ora in cui parliamo di lei e in cui la conosco un pò al telefono (non sapevo i suoi fossero separati, ad esempio), mi chiarisce che mi ha chiamato perchè ha saputo da un'altra collega che ultimamente non sono stata bene fisicamente e psichicamente e voleva sincerarsi sul mio stato, sapere se mi sono ripresa...E dà il via a un'incoraggiamento un pò stentato dicendomi che questi periodi sono passeggeri, che fa nulla se tralascio lo studio, prima devo essere serena mentalmente...Per togliermi dall'imbarazzo le  rispondo che sono "guarita". Certo quando ho confidato il mio problema alla mia collega non le avevo detto di non dirlo a nessuno, però ci sono rimasta di stucco sapendo che quest'altra ragazza ne era al corrente, anche se forse non conosce i dettagli, che si parli dei problemi degli altri senza domandarsi se si è autorizzati a farlo...Spero che questo sia un caso isolato...che  un domani non incontrerò colleghe che mi chiederanno se mi sia ripresa...Sinceramente non mi va di avere addosso la loro pietà, che mi considerino una poveretta e mi rivolgano la parola solo perchè ho dei problemi...Non mi va di spiattellare i cavoli miei ai quattro venti...anche se qui lo sto facendo...me ne rendo conto pian piano...a volte trincerandomi dietro la scusa che non sapete chi io sia, non potete individuarmi...Balle...tutto il mondo è paese...Prima ci restavo male se nessuno in questa community virtuale mi contattava...La mia troppa schiettezza è uno schiaffo per tutti. Adesso non me ne importa un tubo, chattare e idealizzare il prossimo non è la vita...quando mi sono messa internet non avrei mai immaginato di farne un uso così idiota, mi serviva per informarmi, per studiare, ma l'ho trasformato in un modo per continuare a restare chiusa in casa ed erigere barricate contro il mondo là fuori, per costruirmi una realtà tutta mia, in cui da vigliacca potessi instaurare relazioni virtuali senza coinvolgimenti di sorta, senza paura di restarci fregata, come se l'amicizia volesse dire digitare quattro cose su una tastiera...

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Commenti al Post:
dolcepensiero81
dolcepensiero81 il 18/09/06 alle 18:16 via WEB
Ciaooooo! Sono tornato! Se sei ancora a Palermo ci possiamo sentire su msn! Un bacione stramega grande! Smack!
 
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VERSI

Io sono solo
Il fiume è grande e canta
Chi c'è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.

Tutte le ore sono uguali
Per chi cammina
Senza perché
Presso l'acqua che canta.

Non una barca
Solca i flutti grigi
Che come giganti placati
Passano davanti ai miei occhi
Cantando.

Nessuno.
(
Attilio Bertolucci)

A volte sulla sponda della vita
preso da un infinito scoramento
mi seggo; e dove vado mi domando,
perché cammino. E penso la mia morte
e mi vedo già steso nella bara
troppo stretta fantoccio inanimato...

Quant'albe nasceranno ancora al mondo
dopo di noi!
Di ciò che abbiam sofferto
di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
non rimarrà il più piccolo ricordo.

Le generazioni passan come
onde di fiume...

Una mortale pesantezza il cuore
m'opprime.
Inerte vorrei esser fatto
come qualche antichissima rovina
e guardare succedersi le ore,
e gli uomini mutare i passi, i cieli
all'alba colorirsi, scolorirsi
a sera.
(
Camillo Sbarbaro)

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(
Vincenzo Cardarelli)

 

MIE POESIE NEL BLOG

   Ti ho cercato nelle onde del pensiero,
   al tramonto nell'abbraccio
   tra la nube grigio-perla e il rosso rubino.
   ti ho cercato nelle grotte del bisogno
   come verdura assetata
   di liquido evanescente.
   Come il Bernini
   nell'aureola di Santa Teresa cattura
   un riverbero di luce divina.
   Tu, raggio di sole...
   Io, candore di luna...

Malia

Difficile in un antro di dolore,
tra porzioni d’ansia e un tamburellare,
saggiare l’extratemporale,
coglierne di sbieco l’espressione
mentre aspira chino nervosamente.

Discutibile, mastica parole sincopate,
tra una boccata e un’altra,
tra un passo e un altro.
Si abbina allo sguardo maliardo
quell’occhio stampato sul braccio.
È un quasar, mistero insolubile

O un buco nero che attira
il mio fluido vitale,
confonde l’orientamento

D’intralcio l’orario rompe l’incanto,
di scatto poi col ticchettio
copre il mio battito.

Non che il mio turno non ci divida;
ma è la distanza tra noi la deriva.

 

 
 

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