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Post n°52 pubblicato il 11 Ottobre 2007 da briciolina82
Atmosfere madonite
I luoghi della memoria, i campi, i vicoli paesani, i colori vivaci della campagna madonita, ma anche i primi amori, le amicizie tradite, la politica, la storia. Un racconto poetico non dissimile di un Frullo d’ali, come recita il titolo, di un uccello che si alza in volo. La sua voce è come un canto di donna che riflette sulla sua vita e quella degli altri annotandone le irregolarità. Maria Giunta al suo esordio lascia i lettori stupiti per le sue intense emozioni che traspaiono sin dai primi versi. A caratterizzarli è un tono di confidente dialogo nutrito di affettuosi ricordi e di assurde speranze controllate da una lucida coscienza della realtà. Le poesie in versi brevi ed incisivi scavano nell’anima. L’autrice nonostante la giovane età, appena venticinquenne, ha mostrato la piena maturità stilistica che fa di Frullo d’ali un’opera molto equilibrata. La poetessa riflette anche sull’inquieta attualità. Sulla guerra ad esempio scrive: «Da duello di forti diventa incetta di mercenari e sfregio di civili». Questo è il testo della recensione sul mio libro di poesie “Frullo d’ali”, scritta da un giornalista mio compaesano e apparsa su “La Repubblica” , nella sezione Palermo Libri, il 2 ottobre scorso. Vorrei ringraziare questo signore, è stata una bella sorpresa per me, inoltre il mio ringraziamento va al direttore della Banca di Credito “Mutuo Soccorso” del mio paese, senza il cui contributo non avrei avuto alcuna disponibilità monetaria per realizzare il progetto di questa pubblicazione. Tra qualche giorno ci sarà la presentazione del libro, sono eccitata, ma anche spaventata. Dovrò preparare un discorso di senso compiuto e non banale ma ho il vuoto totale nella mente. Come se fosse uno dei tanti esami che mi aspettano, mi faccio prendere dall’ansia. Spero di essere all’altezza della situazione. |
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VERSI
Io sono solo
Il fiume è grande e canta
Chi c'è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.
Tutte le ore sono uguali
Per chi cammina
Senza perché
Presso l'acqua che canta.
Non una barca
Solca i flutti grigi
Che come giganti placati
Passano davanti ai miei occhi
Cantando.
Nessuno.
(Attilio Bertolucci)
A volte sulla sponda della vita
preso da un infinito scoramento
mi seggo; e dove vado mi domando,
perché cammino. E penso la mia morte
e mi vedo già steso nella bara
troppo stretta fantoccio inanimato...
Quant'albe nasceranno ancora al mondo
dopo di noi!
Di ciò che abbiam sofferto
di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
non rimarrà il più piccolo ricordo.
Le generazioni passan come
onde di fiume...
Una mortale pesantezza il cuore
m'opprime.
Inerte vorrei esser fatto
come qualche antichissima rovina
e guardare succedersi le ore,
e gli uomini mutare i passi, i cieli
all'alba colorirsi, scolorirsi
a sera.
(Camillo Sbarbaro)
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(Vincenzo Cardarelli)
MIE POESIE NEL BLOG
Ti ho cercato nelle onde del pensiero,
al tramonto nell'abbraccio
tra la nube grigio-perla e il rosso rubino.
ti ho cercato nelle grotte del bisogno
come verdura assetata
di liquido evanescente.
Come il Bernini
nell'aureola di Santa Teresa cattura
un riverbero di luce divina.
Tu, raggio di sole...
Io, candore di luna...
Malia
Difficile in un antro di dolore,
tra porzioni d’ansia e un tamburellare,
saggiare l’extratemporale,
coglierne di sbieco l’espressione
mentre aspira chino nervosamente.
Discutibile, mastica parole sincopate,
tra una boccata e un’altra,
tra un passo e un altro.
Si abbina allo sguardo maliardo
quell’occhio stampato sul braccio.
È un quasar, mistero insolubile
O un buco nero che attira
il mio fluido vitale,
confonde l’orientamento
D’intralcio l’orario rompe l’incanto,
di scatto poi col ticchettio
copre il mio battito.
Non che il mio turno non ci divida;
ma è la distanza tra noi la deriva.