Sogno e poesia

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L'amicizia...che non ho

Post n°23 pubblicato il 22 Aprile 2006 da briciolina82
 

Che bella cosa l'amicizia....solo mi chiedo cosa sia in realtà e come mai in 23 anni non ho nemmeno un amico...La verità è che non ci ho mai creduto, la dinamica dare-avere non l'ho mai fatta mia... Questi sono i versi di una mia poesia scritta qualche anno fa.Ma non è cambiato nulla da allora, in fondo ho sempre pensato nella mia vita di poter stare senza amici, di potermi beare della mia solitudine, tanto ero libera...
Un gioco di dinieghi, una partita,/l’amicizia, un tu ed io così diversi,/sondare i gesti di un bambino, quasi/fratello, dei fogli in un diario,/nomi e Canti del Poeta solitario.//Universale baratto/inciso nel vento,/do ut des, vola via in un momento...

Come la penso?Beh le amicizie vere è difficile trovarle, si può pensare di creare delle amicizie virtuali, dei legami speciali, di trovare in rete dei fratelli del destino. Però quando hai bisogno di qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui prendere un pò d'aria e  trovano tutte le scuse di questo mondo per non volerti vedere, quando devi dare una settimana di preavviso per "scomodare" qualcuno; quando l'unica persona che ti faceva professione di affetto non la vedi da un mese e mezzo (beh ha i sui problemi ma era proprio lui ad insistere per vedermi e che mi era affezionato); quando fai a capire a qualcuno che vorresti vederlo di persona ma lui fa finta di non capire perchè non gliene frega nulla di te, perchè è molto più comodo chattare ogni santo giorno, evocando la paura che qualcuno possa o non possa affezionarsi all'altro (oh che disgrazia sarebbe),quando mentre l'apatia ti sommerge ti capitano queste simpatiche cosucce...allora ti chiedi: "Ma sono solo io completamente sola al mondo e posso capirmi solo io, o esiste qualche angelo su questa terra, qualcuno che mi possa capire, e preoccuparsi se sto male o peggio?". Vorrei sapere da voi se vi siete mai sentiti così...se c'è ancora per me una speranza...se credete nella vera amicizia...

 
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VERSI

Io sono solo
Il fiume è grande e canta
Chi c'è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.

Tutte le ore sono uguali
Per chi cammina
Senza perché
Presso l'acqua che canta.

Non una barca
Solca i flutti grigi
Che come giganti placati
Passano davanti ai miei occhi
Cantando.

Nessuno.
(
Attilio Bertolucci)

A volte sulla sponda della vita
preso da un infinito scoramento
mi seggo; e dove vado mi domando,
perché cammino. E penso la mia morte
e mi vedo già steso nella bara
troppo stretta fantoccio inanimato...

Quant'albe nasceranno ancora al mondo
dopo di noi!
Di ciò che abbiam sofferto
di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
non rimarrà il più piccolo ricordo.

Le generazioni passan come
onde di fiume...

Una mortale pesantezza il cuore
m'opprime.
Inerte vorrei esser fatto
come qualche antichissima rovina
e guardare succedersi le ore,
e gli uomini mutare i passi, i cieli
all'alba colorirsi, scolorirsi
a sera.
(
Camillo Sbarbaro)

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(
Vincenzo Cardarelli)

 

MIE POESIE NEL BLOG

   Ti ho cercato nelle onde del pensiero,
   al tramonto nell'abbraccio
   tra la nube grigio-perla e il rosso rubino.
   ti ho cercato nelle grotte del bisogno
   come verdura assetata
   di liquido evanescente.
   Come il Bernini
   nell'aureola di Santa Teresa cattura
   un riverbero di luce divina.
   Tu, raggio di sole...
   Io, candore di luna...

Malia

Difficile in un antro di dolore,
tra porzioni d’ansia e un tamburellare,
saggiare l’extratemporale,
coglierne di sbieco l’espressione
mentre aspira chino nervosamente.

Discutibile, mastica parole sincopate,
tra una boccata e un’altra,
tra un passo e un altro.
Si abbina allo sguardo maliardo
quell’occhio stampato sul braccio.
È un quasar, mistero insolubile

O un buco nero che attira
il mio fluido vitale,
confonde l’orientamento

D’intralcio l’orario rompe l’incanto,
di scatto poi col ticchettio
copre il mio battito.

Non che il mio turno non ci divida;
ma è la distanza tra noi la deriva.

 

 
 

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