Sogno e poesia

per chi ha sempre la testa tra le nuvole

 

 

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Tra sogno e disinganno

Post n°17 pubblicato il 31 Gennaio 2006 da briciolina82
 

Il titolo del mio post è indicativo, innanzitutto perchè è quello che ho scelto per la mia raccolta di poesie(che forse vedrò pubblicata presto, incrocio le dita) e poi perchè la mia vita è un'amaca che oscilla tra queste due realtà.E poi perchè sono sentimenti tipici delle chat, c'è il sogno, l'illusione di incontrare una persona con cui hai condiviso i tuoi problemi e hai colmato un pò la noia esitenziale che ti perseguita, e che si è aperta un pò con te anche se non avete interessi in comune.Poi subentra il disinganno, quando quella stessa persona, che tu credevi provasse un minimo di affetto per te (o almeno fosse interessato alla tua sorte) , tre giorni dopo averti proposto di incontrarla, quando tu cerchi di fissare una data, ti dice, dopo 11 mesi che chatta con te(perchè?Boh!) che non sei una sua priorità, che non  sa nemmeno che cosa vuol fare, che forse potremmo non incontrarci mai, forse mi ha illuso, ma non è sicuro nemmeno  questo...In un anno mi sono solo preclusa nuove conoscenze, ma domani è un altro giorno...Per una delusione non mi chiuderò di nuovo in me stessa...spero che tra breve avrò notizie migliori da darvi... Mi sento un pò in colpa,lo ammetto, verso me stessa, perchè mi espongo troppo e idealizzo le persone, poi quando finalmente le riscopro con i loro difetti e la loro superficialità nei miei confronti vorrei tornare indietro nel tempo, non essermi fidata... Mi piacerebbe poter dire che nella realtà non virtuale le persone sono diverse, meno ambigue, ma purtroppo ho verificato che non è così, i falsi amici spuntano nella mia vita come funghi, forse sono amici soltanto a senso unico, nel senso che si ricordano di me solo quando hanno bisogno di favori, dopo possono stare anche 3 mesi senza vedermi, fino a quando li chiamo al telefono e allora accampano scuse assurde, mai che mi dicano come stanno realmente le cose. Il potere della comunicazione e della comprensione reciproca lo scopro sempre limitato, ovunque io cerchi "amicizia". Forse invece quella che non va è l'ottica con la quale guardo le cose...

 
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VERSI

Io sono solo
Il fiume è grande e canta
Chi c'è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.

Tutte le ore sono uguali
Per chi cammina
Senza perché
Presso l'acqua che canta.

Non una barca
Solca i flutti grigi
Che come giganti placati
Passano davanti ai miei occhi
Cantando.

Nessuno.
(
Attilio Bertolucci)

A volte sulla sponda della vita
preso da un infinito scoramento
mi seggo; e dove vado mi domando,
perché cammino. E penso la mia morte
e mi vedo già steso nella bara
troppo stretta fantoccio inanimato...

Quant'albe nasceranno ancora al mondo
dopo di noi!
Di ciò che abbiam sofferto
di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
non rimarrà il più piccolo ricordo.

Le generazioni passan come
onde di fiume...

Una mortale pesantezza il cuore
m'opprime.
Inerte vorrei esser fatto
come qualche antichissima rovina
e guardare succedersi le ore,
e gli uomini mutare i passi, i cieli
all'alba colorirsi, scolorirsi
a sera.
(
Camillo Sbarbaro)

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(
Vincenzo Cardarelli)

 

MIE POESIE NEL BLOG

   Ti ho cercato nelle onde del pensiero,
   al tramonto nell'abbraccio
   tra la nube grigio-perla e il rosso rubino.
   ti ho cercato nelle grotte del bisogno
   come verdura assetata
   di liquido evanescente.
   Come il Bernini
   nell'aureola di Santa Teresa cattura
   un riverbero di luce divina.
   Tu, raggio di sole...
   Io, candore di luna...

Malia

Difficile in un antro di dolore,
tra porzioni d’ansia e un tamburellare,
saggiare l’extratemporale,
coglierne di sbieco l’espressione
mentre aspira chino nervosamente.

Discutibile, mastica parole sincopate,
tra una boccata e un’altra,
tra un passo e un altro.
Si abbina allo sguardo maliardo
quell’occhio stampato sul braccio.
È un quasar, mistero insolubile

O un buco nero che attira
il mio fluido vitale,
confonde l’orientamento

D’intralcio l’orario rompe l’incanto,
di scatto poi col ticchettio
copre il mio battito.

Non che il mio turno non ci divida;
ma è la distanza tra noi la deriva.

 

 
 

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