Creato da aliantelibero il 15/08/2008
ovvero il fratello dello scemo del villaggio
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I contenuti e le immagini non intendono offendere nè stigmatizzare persone con disagio psichico o loro familiari. Termini crudi e forti sono usati, e talvolta abusati, non per connotare le persone in condizione di disagio psichico, ma per sottolineare e stigmatizzare precisi luoghi comuni e stereotipi sociali di cui è spesso intriso il linguaggio e il pensiero corrente
Il blog non pretende di far divulgazione nè scientifica nè di altra natura, ma offre solo le riflessioni e gli sfoghi di una persona che nel mondo della malattia mentale, per professione e per affetti familiari, ci vive ogni giorno.
Il personaggio narrante è frutto di pura fantasia e tutte le vicende narrate, devono intendersi fortemente romanzate, senza alcun riferimento intenzionale a persone reali... in quanto ai fatti, quando sarà necessario i riferimenti saranno seri e circostanziati e sotto stretta responsabilità dell'autore.
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Amerigo colleziona poesie ed aforismi sull'amore.
All'inizio sfogliava i miei libri ricopiando a mano quelle poesie o passi di poesia che più lo colpivano.
Le trascriveva sul suo quaderno in carta riciclata e foderina in pelle gialla, regalo di un mio viaggio, non ricordo dove.
Usava sempre una Montblanc nera e oro, rigorosamente tarocca, mio regalo di un viaggio in Turchia.
Poi ad un certo punto ha smesso di ricopiare. E' passato ad un artigianale copia ed incolla, mutilando i miei libri con le sue forbici fameliche d'amore.
Difficile descrivere la mia reazione quando ho scoperto questa impoetica e devastante nuova metodologia. Il pallore ammutolito di fronte alle pagine ferite. Il senso di smarrimento e il timore di scoprire la dimensione di quella catastrofe nella mia biblioteca. Alla fine abbiamo concordato una più articolata ma meno cruenta soluzione con fotocopie e stampe.
Non ho mai trovato, però, il coraggio di chiedergli quanti e quali libri avesse massacrato. Di tanto in tanto oggi mi capita, ancora oggi, di trovare, quasi dimentico e mai abbastanza preparato, nuove vittime del suo delitto. L'ultimo colpo in ordine di tempo, il mio Hikmet.
Ma non è questo il cuore di questo nuovo racconto. Non sono i delitti di carta di Amerigo che animano le mie dita su questa tastiera (già... come Amerigo anche io, alla fine ho messo da parte la mia Parker, regalo della prima comunione, che tante pagine ha segnato con i miei deliri).
Accade qualche mattina fa che Amerigo mi chieda nuove fotocopie. Nulla di nuovo sin qui, tranne che stavolta non chiede fotocopie dei miei libri, ma delle pagine del suo quaderno.
Alla mia sorpresa risponde con uno sguardo timido e mi dice che gli serve per far capire ad una donna cos'è l'amore e in un sussurro pronuncia un nome.
Quel nome... Il nome della donna che fa battere il mio cuore forte.
Il silenzio dopo dura pochi istanti, ma sembra un'eternità. Con tranquillità cerco di dirgli che quella donna sa cos'è l'amore, ma lui scuote la testa. Poi tutto d'un fiato...
...se una persona sta con qualcuno che non ama e ci rimane rinunciando a chi ama, quella persona non ha capito cos'è l'amore.
Credevo fossimo riusciti a nascondere a tutti, e soprattutto a lui, la tenerezza impossibile che unisce il mio al di lei cuore. Impossibile a causa di un matrimonio fallito ma tenuto in piedi per stupidi stereotipi, vigliaccheria forse, fragilità e violenza.
Gli occhi di Amerigo, sono innocenti, ma questo non significa siano stupidi. A volte lo dimentico anche io.
Non lo so se quella donna potrà davvero imparare l'amore dalle poesie di Amerigo, per quanto belle.
La poesia forse esiste proprio perchè nella realtà certe cose non accadono mai.
Però ancora una volta Amerigo ha insegnato qualcosa a me.
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LA FAMIGLIA BUONOFIGLIO
Amerigo Santacroce… mio fratello.
Uno dei tanti nati verso la fine degli anni 60, quando i parti si facevano in casa e il nascituro doveva affidare la sua sorte nelle mani di qualche buona praticona...
Lui non ebbe culo: una banale complicazione, una levatrice leggermente impreparata, un principio di embolia che blocca l’afflusso d’ossigeno al cervello e… buona notte al secchio…
Ecco dunque a voi, signore e signori l’iperbolica genesi dell’attuale detentore del titolo di “scemo del villaggio” di questo ameno borgo del sud Italia.
Io.. io sono Adalberto.
Adalberto Buonofiglio per la precisione. Figlio di secondo letto di mia madre. Potete tranquillamente risparmiarvi l’ironia a buon mercato sul mio nome: la conosco da quando sono nato. Per l’esattezza 7 anni dopo. In ospedale questa volta, a scanso di equivoci…
PierManfredo Santacroce, padre d’Amerigo era un artista di quelli che la critica colta ama chiamare “eclettico”. La gente comune, più grossolanamente, “svitato”. Di origine geografica ignota, girovago fin dall’adolescenza, la leggenda narra che non abbia soggiornato in un luogo mai più a lungo di 3 anni consecutivi.
Il matrimonio e la convivenza con mamma non contraddissero questa regola. Si racconta infatti che all’alba del mille e dodicesimo giorno di stanzialità nel nostro paese raccolse i suoi vestiti ed i suoi silenzi lasciando come ricordo di se un letto vuoto, un amore interrotto ed un figlio che era il giusto frutto di cotanto genitore.
Di Antonio Buonofiglio, mio padre c’è poca storia da raccontare… Buon uomo senza arte e senza dote. Semplicemente l’unico partito per rimediare alla “bianca vedovanza” di mia madre
Su Maddalena Santacroce Buonofiglio, angelo del focolare di questa nostra laconica famiglia, concedetemidi conservare un devoto silenzio, ché gia troppe son le parole spese su di lei…
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