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il due di novembre....

Post n°8 pubblicato il 16 Novembre 2008 da cabaret_tiamo

Era il giorno dedicato ai santi ma sembrava che fosse una giornata di settembre; qualcuno sembrava essersi dimenticato che normalmente in questo periodo dell'anno l'inverno aveva già iniziato a farsi sentire e l'estate di San Martino era diventato un ricordo ormai lontano.Si svegliò di buon ora,considerato che era  domenica, ma il sole già filtrava tra i buchi delle persiane come sempre aperte.Un sorriso riempì le sue labbra ancor prima di alzarsi dal letto ed avviarsi al bagno;un motivetto riempiva già la sua mente mentre lo spazzolino elettrico svolgeva la sua funzione quotidiana e gli toglieva dalla bocca il sapore della notte.Senza indugi decise immediatamente di mettersi i jeans, poi scelse una camicia bianca ed un maglioncino fuxia;lasciò le sue church's dov'erano e si diresse alla scarpiera per prenderne un paio adatte all'idea che già gli frullava nella mente: una bella passeggiata sulla spiaggia.Poi infilò il piumino smanicato ed uscì. Era pronto ad affrontare il nuovo giorno seguendo il vento, ma non poteva sottrarsi come prima cosa al rito quotidiano di un buon cappuccio e di un buon cornetto.Poi risalì sulla sua torpedo e, accendendo la prima sigaretta della giornata, la mano corse all'autoradio : la musica lo avrebbe accompagnato fino al mare, il suo mare.

Parcheggiò l'auto davanti ad uno qualsiasi degli stabilimenti e si avviò sulla spiaggia;una piccola sorpresa lo aspettava: aveva dimenticato che i bagnini in quel periodo sono soliti accumulare la sabbia in una interminabile trincea alta circa due metri per evitare che le mareggiate portino via quella che sarà la loro fonte di guadagno nell'anno a venire .Ma poco male...con il fiato corroso dalle troppe sigarette si apprestò alla scalata della trincea ...

Non aveva tempo da perdere, era troppo desideroso di accarezzare con lo sguardo il suo mare che lo aspettava calmo e rilassato, quasi volesse trasmettergli il piacere che provava ogni volta che i suoi occhi si posavano su di lui. Lui era cosciente che tutto questo non era riservato solo a lui, ma poco gli importava: al suo mare concedeva la possibilità di mostrarsi e donarsi anche agli altri perchè sapeva che il suo mare avrebbe sempre e comunque avuto per lui un'attenzione che solo chi lo ama gli avrebbe riservato.Era il corpo nudo e bellissimo di una donna amata che pur essendo stato esposto da madre natura in una vetrina a tutti visibile, ricambiava in maniera diversa ogni sguardo, riflettendo amore agli sguardi innamorati ed indifferenza agli sguardi furtivi.

Si diresse lentamente verso il suo mare ed iniziò a passeggiare su quel lembo bagnato di sabbia ,la famosa battigia ;il suo sguardo era attento a cogliere tutti i messaggi delle piccole onde ed i suoi sensi attenti a non lasciarsi sfuggire nulla di tutto ciò che gli veniva trasmesso.

Poi si accucciolò sulla sabbia ancora calda, distese  le gambe incrociandole in avanti ed appoggiò le mani indietro;chiuse gli occhi e rivoltando indietro il capo lasciò che il sole gli trasmettesse il piacere di averlo lì, in quel momento, in quel posto ,magico; assaporò il piacere di tutto questo chiudendo gli occhi e respirando il piacere.

Poi li riaprì e smettendo di far parlare la sua mente, ritornò ad osservare il  mare;avvertì poco lontano la presenza di lei: stava passeggiando verso la sua direzione, i capelli lunghi e biondi sciolti sulle spalle, il collo leggermente incurvato all'indietro, gli occhi socchiusi e le palmi delle mani aperte, intente ad accumulare tutto il piacere possibile.

Quando lei riapriva gli occhi guardava alternativamente sia il mare sia il sole, ma un velo di tristezza sembrava far parte di lei. Gli passò davanti e lui avvertì un impercettibile sguardo , quasi distratto seppur cosciente; e quando già si stava allontanando, lui col pensiero le inviò un messaggio telepatico : le disse "ti prego fermati e voltati a guardarmi!".

Ma lei proseguì nel suo incedere lento e quando lui ormai si stava deridendo di aver potuto anche solo immaginare di poterla raggiungere col pensiero, lei si fermò...guardò ancora il mare poi girò lo sguardo su di lui e ritornò sui suoi passi. Tra pochi minuti le sarebbe ripassata davanti e lui ne approfittò per cercare le parole meno banali che avrebbe potuto rivolgerle .

Sapeva di non essere bravo in quel tipo di approccio e le frasi si formavano e venivano scartate immediatamente nella sua mente...Alla fine seguì l'istinto e le disse:" è bello guardarti e sentire quanto stai godendo per questo sole e questo mare in modo così completo...scusami, ma mi piacerebbe tantissimo se tu ti sedessi accanto a me...ti và?"

Lei si fermò a guardarlo per un interminabile momento; lo guardò ma non rispose , ma i suoi occhi entrarono in quelli di lui per uno scambio incontrollabile ed infinito di parole che nessuna bocca avrebbe mai potuto proferire a quella velocità. Poi gli si avvicinò e si ingocchiò davanti a lui; nessuna parola uscì dalle loro labbra : continuavano a guardarsi senza parlare  per un paio di minuti che sembravano eterni.

Poi lei prese una mano di lui sulle sue mentre i suoi occhi continuavano a guardare gli occhi di lui, per poi abbassare lo sguardo sulla mano di lui appoggiata al palmo della sua e la accarezzò con l'altra. Fatto questo per un'altro interminabile istante, ed apparentemente soddisfatta di questo contatto, rialzò gli occhi in quelli di lui.

In quel momento un'ombra di tristezza ne velò il chiarore delle pupille ed una breve lacrima bagnò una guancia.Lasciando delicatamente la mano di lui, la asciugò con la sua, abbassando lo sguardo, e quando lo rialzò gli comunicò  che non poteva, proprio non poteva fermarsi.Il suo viso si avvicinò a quello di lui e le sue labbra si appoggiarono delicatamente sulle labbra di lui, trasmettendogli contemporaneamente tutto il piacere di quell'incontro e tutta la tristezza che non potevano esprimere con delle parole.

Nessuna parola era stata proferita da lei, solo quel bacio lieve ed intenso, inginocchiata ancora davanti a lui , mentre stava già preparandosi a riprendere il proprio cammino. Era già in piedi quando lo guardò, ridendo forse della sensazione di stupore che sembrava essersi impossessata di lui, per quello svolgere così inatteso di eventi. Gli disse "ciao..." e si girò a riprendere il proprio cammino volgendogli le spalle.

Ciao...ciao...ciao...

Non gli era mai capitata un'emozione così strana, così piena,così imprevedibile come quella; non sapeva che fare : alzarsi e rincorrerla? chiederle spiegazione?stò sognando?

L'istinto gli diceva di alzarsi e di raggiungerla, e lui questo si apprestò a fare, ma dopo pochi passi si fermò e comprese che sarebbe stato un errore, che aveva avuto in sorte la fortuna di un incontro con una persona speciale che probabilmente non era ancora pronta ad un incontro. Decise in un breve istante di assaparorarne ogni attimo e rimandò al destino la possibilità di reincontrarla, per ora erano le sue  labbra che conservavano un messaggio indelebile.

Rimase fermo per lunghi minuti a guardare la figura di lei che si allontanava senza voltarsi indietro e le rivolse un'ultimo pensiero : " ciao...amore...spero di ritrovarti...e così sarà se così deve essere! Abbi cura di te...."

E quando lei scomparve alla sua vista.  si accorse che il Suo mare aspettava calmo di poter riavere la sua attenzione...così lo guardò e lo distinse chiaramente  rivolgergli l'occhiolino.Sorrise e così facendo si diresse nuovamente verso la trincea di sabbia che lo separava dalla sua torpedo. Giunto in cima alla trincea si fermò e si voltò a riguardare il mare : non potè trattenere il proprio braccio che si alzò ed agitando la mano in un gesto di saluto disse:

"Au revoir!"

 
 
 
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