Creato da maskulo il 16/01/2007

Esternalizzati!!!

Wind (società ex Enel) ha deciso di "svendere" 275 dipendenti della sede di Milano (Sesto San Giovanni) ad una società esterna. Il gruppo ha cinque call center. Fa fuori quello dove ha più operatori full time. Una manovara sporca per licenziare civilmente 275 persone!!! Anzi no ... si dice esternalizzati...usando un termine economico con cui è bene familiarizzare. Le esternalizzazioni sono infatti quelle che la legge chiama "cessione di rami d'azienda", regolate da norme ben precise ma spesso aggirate dalle imprese che usano questo strumento per attuare dei licenziamenti a breve medio-termine. Proviamo a capirci di più esaminando il caso di una grande azienda come Telecom Italia. In una schematizzazione semplice ma efficace possiamo immaginare l'azienda divisa in settori concatenati che lavorano per fornire il servizio telefonico all'utente. La rapida evoluzione tecnologica del mondo delle comunicazioni ha portato alcuni di questi settori a diventare eccessivamente costosi soprattutto per l'eccesso di risorse umane impiegate. Ovvio che l'azienda cerchi di ridurre questi costi, meno scontato che lo faccia a danno dei lavoratori. Impossibile licenziare direttamente, ecco le esternalizzazioni che intervengono a dare una mano per aggirare le norme. Individuato il "ramo" d'azienda dai costi eccessivi, la società rintraccia dei partners a cui cedere in blocco il settore produttivo, i lavoratori e, generalmente, una commessa di notevole entità. Tutto nel rispetto delle norme, in apparenza. In apparenza, appunto, come sottolineato dal coordinamento dipendenti Telecom. Perché le norme che regolano la cessione dei rami d'azienda pongono come condizione essenziale per effettuare tali operazioni "l'esistenza di una attività reale e autonoma, che deve garantire la sopravvivenza dell'azienda sostituita"

 

 

Dal sito ufficiale! Comunicato di solidarietà Rsu Fastweb Milano

Post n°29 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da maskulo

Cari compagni, cari amici,

gli avvenimenti di questi ultimi giorni, che hanno investito il Call Center milanese di Wind, ci inducono a fermarci un attimo per riflettere ancora una volta sulla congiuntura che il settore delle tlc stà attraversando.Il nostro settore è fisiologicamente instabile, il modello di business cambia di anno in anno e di conseguenza l'organizzazione del lavoro, nonchè le stesse strutture aziendali, che subiscono continue modifiche. Le aziende hanno, grazie alla legislazione in materia, ampi strumenti di flessiblità, soprattutto attraverso le varie forme di contratti di lavoro. Questo, insieme alla natura stessa del business (servizi e non produzione di beni), permette alle Imprese di realizzare profitti molto elevati rispetto agli investimenti e ai costi dell'attività.E così i mercanti del servizio avviano, dal nulla, società che da zero diventano aziende nazionali in pochi anni, per poi rivendersele, in tutto o in parte, al migliore offerente (se pensiamo agli ultimi anni, è stato così per tutti ). Quindi zero produzione di vera ricchezza per il paese (l'impresa italiana dà il servizio, ma gli apparati di rete, i server, i pc dei clienti e quelli dei nostri uffici, cosa è prodotto in Italia di tutto questo?), zero programmazione a lungo termine, zero stabilità organizzativa e percorsi professionali certi, zero certezze per la vita futura di ogni dipendente...

Riteniamo necessarie politiche governative del lavoro e leggi che servano a ridimensionare tutti quei mezzi attraverso cui le Imprese del settore possono realizzare il loro business sulla pelle dei lavoratori.

A noi nel frattempo non resta che fare il possibile, attraverso iniziative concrete, per focalizzare l'attenzione del paese su questo problema. In questo momento, di spazi in cui il Sindacato può collaborare con l'Impresa ne vediamo davvero pochi.

Rsu Fastweb Milano

 
 
 

SOSTEGNO DEL SOTTOSEGRETARIO VIMERCATI

Post n°28 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da maskulo

Riceviamo da Maurizio Bianchi (capo staff sottosegretario Vimercati) la dichiarazione del sottosegretario Vimercati, inviata alla stampa milanese:

SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO DEL SOTTOSEGRETARIO VIMERCATI AI LAVORATORI DEL CALL CENTER WIND DI SESTO SAN GIOVANNI.


“Solidarietà ai lavoratori in lotta e disponibilità per contribuire a trovare una soluzione che tuteli l’occupazione e i diritti acquisiti”. Così ha affermato il sottosegretario diessino alle comunicazioni, Luigi Vimercati, nell’incontro con una delegazione dei 275 operatori del call center Wind di Sesto San Giovanni, che l’azienda progetta di cedere a un’altra società.

“Il piano dell’azienda – ha precisato Vimercati – rischia di mettere in pericolo la sicurezza del posto di lavoro e i benefici acquisiti dagli operatori del call center, in massima parte donne. Mi adopererò, pertanto, affinché nelle sedi istituzionali competenti sia attivata in tempi rapidi ogni azione volta a preservare i diritti dei lavoratori e a indurre la Wind a recedere dall’intenzione di esternalizzare il call center sestese”.

Milano, 20 gennaio 2007

 
 
 

Comunicato Provincia di Milano

Post n°27 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da maskulo

Impegno della Provincia per un immediato confronto tra la nuova proprietà Wind,
il sindacato e il Ministero dello Sviluppo Economico

L’Assessore Provinciale al Lavoro e alle Crisi industriali e occupazionali, Bruno Casati, ha espresso viva
preoccupazione rispetto ai risvolti del progetto della Wind di esternalizzare i 275 lavoratori del Call Center
Corporate e Consumer di Sesto San Giovanni.
Il passaggio dall’ Enel al Gruppo Orascom Telecom della proprietà totale della Wind, a quanto pare senza le
adeguate tutele produttive e sociali, rischia di tradursi in gravi conseguenze occupazionali.
E’ stato comunicato ai 275 lavoratori del call center di Sesto San Giovanni, assunti a tempo indeterminato e in
prevalenza donne , il progetto di esternalizzazione aprendo in questo modo un itinerario che potrà coinvolgere
anche gli altri 2000 lavoratori occupati negli altri siti di Pozzuoli, Palermo, Roma e Ivrea.
Il call center di Sesto svolge funzioni specializzate rispetto alle relazioni e ai reclami con grandi/medie/piccole
imprese e soprattutto con la pubblica amministrazione; i principali clienti di questo call center sono quasi tutti i
Ministeri italiani, da quello per l’Interno al Ministero della Salute e della Giustizia.
Ci troviamo di fronte a un’intenzione che avrà delle sicure ricadute negative sul piano della qualità e della
sicurezza occupazionale, ma anche un conseguente decadimento del servizio erogato, una possibile brutta
evoluzione di un’azienda che nel tempo si era consolidata grazie al sostegno pubblico.
Le rappresentanze sindacali dei lavoratori, sospettando che questa azione improvvisa rappresenti solo l’inizio di
uno smantellamento dei siti Wind in Lombardia, hanno dichiarato lo stato di mobilitazione ed hanno anticipato
che domani una delegazione porterà le ragioni degli stessi lavoratori al Consiglio della Provincia di Milano.
L ’Assessore Casati si è dichiarato disponibile a promuovere un immediato terreno di confronto tra il sindacato, la
nuova proprietà della Wind e le istituzioni coinvolte, compreso il Ministero dello Sviluppo Economico.

Milano, 17 gennaio 2007


Il testo è disponibile anche sul sito della Provincia di Milano al segente indirzzo:


http://www.provincia.milano.it/scopronews/comunicati_stampa/index.html?id=3852

 
 
 

"ICEBERG"

Post n°26 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da maskulo

STASERA ORE 20.30 NON PERDETEVI LA PUNTATA DEL TALK SHOW "ICEBERG" SU TELELOMBARDIA (WWW.TELELOMBARDIA.IT MAIL AD ICEBERG@TELELOMBARDIA.IT)

 
 
 

NUOVASESTO

Post n°25 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da maskulo
Foto di maskulo

Sul portale di nuovasesto.net è possibile scarica l'allegato in .pdf del giornale recapitato gratutitamente ai rsidenti in Sesto Giovanni.

http://www.nuovasesto.net/Pdf/archivio/01%202007.pdf

In prima pagina (poi prosegue a pagina 3) è pubblicato un ampio articolo sull'esternalilzzazione e una dichiarazione da parte del sindaco:
"Nella sede Wind della città - ha
dichiarato il Sindaco Giorgio Oldrini
- lavorano centinaia di persone
da oltre sette anni. L’azienda
non può sbarazzarsi della loro serietà
così di punto in bianco, soprattutto
mentre dichiara un aumento
dei profitti e dei clienti. Faremo
di tutto per garantire ai lavoratori
Wind di continuare a lavorare
nella nostra città”.

 
 
 

La voce dei 275 lavoratori WIND alla Camera del lavoro di Milano

Post n°23 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da maskulo

Sabato 20 Gennaio una delegazione dei lavoratori del Call Center di Sesto si è recata presso la Camera del Lavoro di Milano in Corso di Porta Vittoria dove si svolgeva un dibattito sul tema: "Fuori dalla precarietà. Proposte per una nuova legislazione sul lavoro".
Partecipavano all'incontro tra gli altri: Maurizio Zipponi (Rifondazione Comunista), Gloria Buffo (Commissione Lavoro Camera), Fulvio Fammoni (segretario nazionale Cgil), Gianni Pagliarini (presidente Commissione Lavoro camera).

Durante l'incontro ci hanno dedicato uno spazio nel quale abbiamo esposto tutte le nostre attuali problematiche e preoccupazioni per questa assurda decisione aziendale.

Ringraziamo il Centro diritti del lavoro 'Pietro Alo' e il Prc-Sinistra Europea organizzatori dell'evento.

 
 
 

Solidarietà istituzionale dell'On. Luigi Vimercati

Post n°22 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da maskulo

Nel tardo pomeriggio di venerdì 19 è passato a farci visita l’attuale sottosegretario alle Telecomunicazioni On. Luigi Vimercati, già consigliere comunale di Sesto San Giovanni, già assessore in Comune e Provincia e presidente dell’Agenzia Sviluppo Nord Milano nel periodo 2002-2005. Nel periodo 1994-2002 ha partecipato attivamente alla definizione delle politiche e dei progetti che hanno consentito alla ex città delle fabbriche di superare la crisi generata dalla chiusura dei grandi stabilimenti industriali e di trasformarsi in città dei nuovi saperi, della comunicazione e della multimedialità. Il sottosegretario Vimercati ha voluto chiarire che da parte del Governo non c’è alcun interesse a favorire un’esternalizzazione del sito Wind di Sesto San Giovanni, causando così un rischio di aumento del precariato, assicurando al tempo stesso il massimo appoggio politico ed il fatto che il ministro del lavoro Cesare Damiano sarà informato della nostra battaglia in modo dettagliato.

 
 
 

Iniziative di Protesta

Post n°21 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da maskulo

17-01-2007: Incontro con il sindaco di Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini e l’assistente dell’assessore provinciale Bruno Casati (Assessore al Lavoro e al Contrasto Crisi Industriali e Occupazionali; Patrimonio, Demanio ed Edilizia varia.) Renato Sacrestani.
18-01-2007: Oggi è venuta in sede una troupe di Rai1 (abbiamo rilasciato varie interviste e vi faremo sapere quando il servizio sarà messo in onda). Sono venuti dei giornalisti de "Il Corriere della Sera". Una delegazione di lavoratori è andata in Università Cattolica per "salutare" Romano Prodi. Un'altra delegazione di lavoratori è andata negli uffici della Provincia per parlare con l'Assessore alle crisi industriali e occupazionali.
19-01-2007: Oggi è venuta la trouper del Tg3 (dovrebbero trasmettere il servizio al TgNazionale alle 12:oo e al TgRegionale alle 14:oo). Un giornalista di Repubblica ha fatto foto e raccolto commenti/impressioni. Stasera tutti a "salutare" Aldo, Giovanni e Giacomo allo "Zelig" di Sesto

 
 
 

Il mio punto di vista

Post n°20 pubblicato il 20 Gennaio 2007 da maskulo

E' normale che di fronte ad una situazione del genere inizino ad uscire fuori tutte le invidie.... i malcontenti....e soprattutto l'ipocrisia generale di molti dipendenti ke pensano ke la causa principale della vendita del call center di Milano sia dovuta al fatto ke nessuno faceva poco o un ka..o! o ke quel tizio ha lavorato meno di me e adesso cosa pretende...E non escludo che l'azienda abbia deciso di dare la notizia alla catzus x creare appositamente tale situazione.

Io da esterno... ma neanche piu' di tanto.... penso ke la decisione esula da tutto cio':
1) il faraone ha deciso di tagliare 1000 posti di lavoro x trasformare l'azienda in una low-cost - è da diverso tempo che con vari spostamenti ha convinto la gente ad andarsene spontaneamente;
2) nessuno è licenziabile xè ha un contratto a tempo ind. (azienda con + di 15 dipendenti...) e l'unico modo per farlo civilmente(come ha diakiarato lo st.....) è cedere le "risorse" ad una società di servizi esterna che paga tali risorse alla Wind (anzi a Naguib e quindi i soldi vanno in Egitto per coprire i debiti contratti inizialmente per comprarsi Wind)e inoltre elimina anche il costo del personale preferendo pagare la società esterna che se ne accolla
3)la società di servizi per cui andrete a lavorare (oggi al tg parlavano di omnianetwork o COS)lavora per commesse, quindi lavora per clienti; se ho interpreato bene la legge voi manterrete le stese condizioni contrattuali (durata, livello, orari, trattamento economico; forse potreste essere inquadrati in un altra categoria contrattuale diversa dalle telecomunicazioni) ma lavorando per una società di outsourcing è da capire se farete outsourcing sempre per WInd (incredibile ma vero) o magari passato il primo periodo potreste fare attività di outsoucing per uno qualsiasi dei clt, ovvero fare call-center inbound e outbound per...Sky, Mediaset, H3G, Clarima, Fineco, Woolwich... se la società acquirente fosse Omnianetwork...visto ke ci lavoro da settembre...e se andate a vedere il capitale sociale versato...non sapete se ridere o piangere


Quindi è inutile ke vi fate la guerra tra di voi! Indipendentemente dal fatto ke da sempre chiunque in Wind abbia sempre sgobbato come un somaro o abbia sempre kazzeggiaro-lavorando...
Questa decisione è nata solo dal fatto ke adesso Wind è in mano ad un capitalista straniero ke cerca di guadagnarci piu' soldi possibili e prendetevla pure con l'ex governo che ha creato leggi apposite per permettere cessioni di rami aziendali al fine di potersi liberare in maniera oscura e civile del personale in esubero.

Restate uniti!

 
 
 

Domenica h 23.00

Post n°17 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da maskulo

Speciale TG1 sulla Situazione WIND.

 
 
 

Telegiornale: Tg3 Nazionale delle ore 12 di oggi

Post n°16 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da maskulo

Ciao a tutti,
condividiamo sul blog la notizia data al Tg3 delle ore 12 di oggi.
Click sul link seguente per vedere il video.

http://dailymotion.alice.it/ser_magik/video/x10kis_wind-

 
 
 

SOLIDARIETA' AI LAVORATORI WIND da parte delle Rsu Vodafone Milano

Post n°15 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da maskulo

Lo scorso 12 gennaio la dirigenza di Wind ha annunciato la cessione di ramo d'azienda per il call center di Sesto San Giovanni, che occupa 270 lavoratori, la grande maggioranza full time e a tempo indeterminato. I lavoratori, appena saputa la notizia, sono scesi in sciopero spontaneo e stanno preparando iniziative di lotta contro tale decisione.
[.......]
Il segnale che viene da Wind e' molto preoccupante per tutti i lavoratori del settore, perche' evidenzia la miopia di scelte aziendali orientate a migliorare la loro posizione sul mercato e al mantenimento dei risultati positivi solo attraverso la cessione dei lavoratori che con le loro competenze e professionalita' le hanno rese cosi' competitive.

Esprimiamo la nostra massima solidarieta' ai colleghi di Wind rendendoci disponibili a sostenerli nelle loro azioni di protesta!

Rsu Vodafone Milano

 
 
 

Telegiornale

Post n°14 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da maskulo

Ciao a tutti,
pubblichiamo il servizio andato in onda durante la giornata di ieri su Telelombardia ed Antenna 3.
Ci teniamo inoltre ad informare che Telelombardia è visibile anche su Sky, canale 901, per cui, visto che starà sul pezzo sui prossimi giorni, sintonizzatevici da tutte le regioni d'Italia.

Ecco il video:
http://www.youtube.com/watch?v=3XMfXqUdzKc
Buona visione.

 
 
 

Nuovo Articolo 2112

Post n°13 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da maskulo

Per il trasferimento di un ramo d'azienda non è più necessario che l'autonomia funzionale sia preesistente al trasferimento medesimo. Il nuovo art. 2112 recita:

"[...]Le disposizioni del presente articolo si applicano altresì al trasferimento di parte dell'azienda, intesa come articolazione funzionalmente autonoma di un'attività economica organizzata, identificata come tale dal cedente e dal cessionario al momento del suo trasferimento".

E' inutile dire che su questa "novità" si sono spesi fiumi d'inchiostro. Basti dire che cozza con la normativa comunitaria e vi è chi sostiene che eccede la delega conferita all'esecutivo con la legge 30.

 
 
 

Art. 2112 c.c. TRASFERIMENTO D'AZIENDA

Post n°11 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da maskulo

Innanzitutto vi rimando a questo sito: http://www.fezzi.it/200risposte/trasferimento_azienda.htm

Questione 1

Quali garanzie hanno i lavoratori nel caso di cessione d'azienda?

L'art. 2112 c.c. dispone, tra l'altro, che, nel caso di cessione dell'intera azienda, o di un suo ramo autonomo, i relativi rapporti di lavoro vengano trasferiti al datore di lavoro acquirente. Si tratta, di una norma di estrema garanzia per il lavoratore che, conseguentemente, non può essere licenziato per il semplice fatto che l'azienda cui è addetto è stata ceduta.

La norma in questione è stata oggetto di un'attenta interpretazione giurisprudenziale, che ha vigilato affinché questa norma garantista non si ritorcesse, di fatto, contro i lavoratori. Infatti, per esempio, l'imprenditore potrebbe cedere una parte della propria attività produttiva ad una piccola impresa ; configurando l'operazione come cessione del ramo d'azienda, tale imprenditore si potrebbe disfare di alcuni lavoratori che, venendo ceduti, perderebbero le garanzie contro i licenziamenti ingiustificati, eludendo così la normativa che garantisce solo ai lavoratori delle imprese medio – grandi la tutela reale contro i licenziamenti illegittimi.

In particolare, la giurisprudenza si è occupata di un caso in cui il datore di lavoro acquirente, a pochi mesi dall'acquisto del ramo d'azienda, aveva cessato l'attività. In quel caso, il Pretore aveva ritenuto che la cessazione dell'attività ceduta è in sé configurabile come un rischio dell'attività di impresa e, come tale, legittima. Altro sarebbe, però, se la cessione fosse avvenuta a seguito di un comportamento doloso o di colpa grave, tenuto dal venditore nei confronti dei lavoratori: per esempio, chi ha venduto il ramo d'azienda era a conoscenza del fatto che l'acquirente non fosse un imprenditore serio. In una simile ipotesi, la successiva cessazione dell'attività ceduta non realizzerebbe il normale rischio d'impresa ; al contrario, si tratterebbe della realizzazione di un rischio ben calcolabile, che il venditore avrebbe potuto ipotizzare se fosse stato mediamente diligente.

Naturalmente, il lavoratore deve provare che la cessione sia avvenuta nonostante la consapevolezza, da parte del venditore, della scarsa affidabilità imprenditoriale fornita dall'acquirente. Qualora la prova venisse fornita, i lavoratori licenziati avrebbero diritto al risarcimento del danno da parte dell'imprenditore cedente.

Questione 2

Nel caso di trasferimento d'azienda, quali sono i diritti delle organizzazioni sindacali?

Nel caso di cessione di un'azienda che occupi più di 15 lavoratori, l'art. 47 L. 428/90 prescrive che il cedente ed il cessionario ne diano comunicazione, almeno 25 giorni prima, alle rappresentanze sindacali aziendali ed alle rispettive organizzazioni di categoria. In mancanza delle Rsa, l'informazione è dovuta alle organizzazioni sindacali di categoria aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Più precisamente, l'informazione deve riguardare i motivi del trasferimento; le sue conseguenze giuridiche, economiche e sociali per i lavoratori; le eventuali misure previste nei confronti di questi ultimi.

I sindacati che hanno ricevuto la comunicazione possono, nei sette giorni successivi, richiedere un esame congiunto, che deve iniziare entro sette giorni dalla richiesta. La procedura di informazione - consultazione sindacale è comunque esaurita qualora, entro dieci giorni dall'inizio dell'esame congiunto, le parti non raggiungano alcun accordo.

L'accordo eventualmente raggiunto nell'ambito della descritta procedura può prevedere deroghe alle disposizioni dell'art. 2112 c.c.. In particolare, si può pattuire che i lavoratori dell'azienda ceduta non passino, in tutto o in parte, alle dipendenze del cessionario. A tal fine, è però necessario che il trasferimento riguardi aziende per le quali sia stato accertato lo stato di crisi, o per le quali sia intervenuta dichiarazione di fallimento (o di altra procedura concorsuale), e sempre che l'accordo preveda la salvaguardia anche parziale dell'occupazione.

L'art. 47 cit. prevede esplicitamente che il mancato rispetto, da parte del datore di lavoro, dell'obbligo di esame congiunto costituisce condotta antisindacale.

Questione 3

Nel caso di cessione d'azienda, i diritti dei lavoratori rimangono inalterati anche con il nuovo imprenditore?

L'art. 2112 del codice civile prevede che, in caso di trasferimento dell'azienda (o di un suo ramo autonomo), il rapporto di lavoro prosegue con l'imprenditore che subentra, ed il lavoratore conserva tutti i diritti che aveva in precedenza. In sostanza il trasferimento non può determinare un peggioramento delle condizioni del lavoratore, al quale non può, ad esempio, essere diminuita la retribuzione o aumentato l'orario di lavoro.

Il principio non vale solo nel caso dei diritti disciplinati dalla legge o dal contratto, ma anche nel caso in cui il diritto del lavoratore trova il proprio fondamento nella volontà del datore di lavoro, tradottasi in un uso consolidato nel tempo.

Si parla, in casi simili, di una prassi aziendale, ovvero di un comportamento ripetuto nel tempo in modo costante, sino a divenire parte integrante del rapporto di lavoro. Una simile prassi rientra tra i cosiddetti "usi negoziali o di fatto": in definitiva, è come se alle clausole previste dalla lettera di assunzione o dal contratto collettivo se ne aggiungesse un'altra, non scritta, ma che diventa comunque vincolante per le parti, e che come tale deve essere rispettata. Anche tale diritto, così come quelli messi per iscritto, non può dunque essere revocato per iniziativa di una sola delle parti, in modo unilaterale, ma deve essere rispettato sino a quando entrambi i soggetti interessati abbiano manifestato la loro intenzione di revocarlo o modificarlo.

Dunque, in mancanza di accordi stipulati al momento della cessione dell'azienda, con cui sia stato espressamente autorizzato dai lavoratori (o dai loro rappresentanti) il venir meno della prassi consolidata, questa deve continuare a trovare applicazione.


Questione 5

In caso di cessione d'azienda, la retribuzione del lavoratore può subire decurtazioni?

La questione è stata di recente affrontata dalla Cassazione (sentenza n.4724 del 12 maggio 1999). Nel caso esaminato dalla suprema Corte era accaduto che il trattamento economico dei lavoratori aveva subito, a seguito del trasferimento d'azienda, una diminuzione. Infatti, il datore di lavoro acquirente aveva raggiunto con i sindacati un accordo che, in vista del mantenimento dei livelli occupazionali, prevedeva una diminuzione delle spettanze retributive, peraltro subordinatamente alla adesione da parte di ogni singolo lavoratore. Secondo la tesi difensiva della società, l'accordo era coerente con quanto disposto dall'art. 47 c. 5 L. 428/90: tale norma prevede la inapplicabilità del già citato art. 2112, qualora il trasferimento riguardi aziende per le quali sia stato accertato lo stato di crisi, o per le quali sia stato dichiarato il fallimento o siano state ammesse ad altre procedure concorsuali, e sempre che la deroga alla norma codicistica sia prevista da un accordo - stipulato con le Rsa o con le rispettive associazioni di categoria - che consenta, anche solo parzialmente, il mantenimento della occupazione.

Un lavoratore aveva però adito il giudice del lavoro, contestando la decurtazione retributiva. In particolare, il lavoratore sosteneva che l'accordo non era applicabile nei suoi confronti sotto un duplice profilo: da un lato, perché egli non era iscritto ai sindacati che l'avevano stipulato; da un altro punto di vista, perché egli non aveva prestato all'accordo l'adesione prevista dall'accordo stesso per la sua efficacia. A questa argomentazione, la società ribatteva che, ai sensi dell'art. 1372 c. 2 c.c., l'accordo può produrre effetti nei confronti dei terzi nei casi previsti dalla legge, come nel caso di specie.

La Corte di cassazione ha accolto la tesi del lavoratore. Infatti, è stato rilevato che il citato art. 47 c. 5 consente deroghe alla disciplina dettata dall'art. 2112 c.c. in tema di trasferimento d'azienda; tuttavia, queste deroghe non possono essere introdotte unilateralmente dal datore di lavoro; al contrario, le stesse devono essere concordate. Nel caso di specie, l'accordo raggiunto con i sindacati era inapplicabile al lavoratore ricorrente sotto il già segnalato duplice profilo: perché tale lavoratore non era iscritto ai sindacati stipulanti, e perché egli non aveva aderito all'accordo medesimo. Pertanto, in una simile situazione, la decurtazione retributiva operata nei confronti di questo lavoratore dipendeva non tanto da un accordo, quanto piuttosto da una unilaterale decisione dell'imprenditore. Pertanto, nel caso di specie non era configurabile nessuna legge che estendesse ai terzi l'efficacia del contratto, con conseguente illegittimità del comportamento del datore di lavoro

 
 
 

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