Creato da m.edea il 05/10/2007

Cantina

la cantina del mio cervello

 

 

« SassiMessaggio #7 »

Buon viaggio

Post n°6 pubblicato il 11 Ottobre 2007 da m.edea
 

:-Il momento è arrivato, il tempo scaduto. Bisogna ricominciare. Spogliati.-

:- Non posso ho i calzini bucati.

:- Spogliati! Subito! Immediatamente! Cappotto, cappello, camicia, pantaloni. Non fare storie, il tempo è scaduto, lo capisci che non c’è più tempo? È scaduto, non siamo più quelli di ieri, bisogna liberarsi di tutto, spogliati non fare storie…

:- No. No e ancora no, io non mi spoglio, ho paura, io non mi spoglio, non ancora, ancora un po’, posso ancora farcela. Spogliati tu, inizia, ti seguo, ti verrò dietro…

:- Abbiamo iniziato insieme, dobbiamo farlo insieme, inizia tu per prima, tu hai il cappotto, io solo questo maglione, solo questo paio di pantaloni, rimango nudo per prima, levati il cappotto, serve per prendere tempo, anch’io ho paura, ma bisogna farlo, bisogna liberarsi, gli altri vestiti sono lì…

:- Non ci sto, non mi spoglio, rimango con questi abiti, abbiamo iniziato insieme, poi ci siamo persi, ricordi che io non ti ho seguito? Ricordi che non ci sono stata al gioco quella sera? Quella sera insieme a noi c’era anche C, io non ascoltavo, io non ero con voi, la mia mente non vi seguiva, quella sera ho scelto di rimanere sempre così, quella sera ho deciso che non ti avrei seguito. Non mi levo il cappotto, tu sei in pantaloni e maglietta perché non hai avuto coraggio, non hai avuto coraggio quella sera, hai fatto quello che ti si chiedeva, tu quella sera con C non ti sei fidato di quello che eravamo e ti sei levato la giacca, ho ancora la possibilità di farcela con questi vestiti, non li voglio quegli abiti che hai preparato per me. Se proprio vuoi cambiare vestiti lo devi fare da solo, questa volta io vado via.

:- Dove vai? Tu senza di me non esisti, non ci sei, chiudo gli occhi e sparisci, se decido una cosa la devi fare, sei quello che vedo lo capisci? Devi cambiare, devi cambiare tutto, altrimenti ci beccano, è la fine, ci fanno sparire, io sparisco e il mondo non c’è più, se non c’è più il mondo noi finiamo nel vuoto, è terribile vagare nel vuoto, non c’è aria, non c’è acqua, non c’è nulla, solo i nostri corpi martoriati.

:- Fermati, non dire nulla, io sparirò appena mi cambierò di abito, tu ti allontanerai, non ci incontreremo più, indosseremo altri vestiti, io non ti riconoscerò e saremo spariti, né io né tu la prossima volta saremo in grado di vederci e riconoscerci. Ricordi il parco? Il sentiero con le piante officinali? Ricordi com’ero? Sono ancora in quel modo, sono sempre quella con i jeans, con i capelli lunghi, con l’amore dentro il cuore, sono quella che esce di notte e cerca un amico per le strade della città. Io non mi sono cambiata di abito, non posso farlo perché smettere di esistere mi farebbe male, farebbe male al cuore, il tuo è più forte, lo è sempre stato, perché hai sempre cercato la verità nei numeri, io invece nei cassonetti della spazzatura.

:- Fermati, seguimi, questa volta fidati di me, vieni con me.

:- Mi sono fidata una volta.

:- Non puoi farlo ancora?

:- No.

:- Si puoi, devi farlo, ci dobbiamo travestire ancora, non ci devono riconoscere, se non ti cambi di abito è la fine, se non ti cambi gli abiti questa volta ci catturano e il riscatto poi sarà troppo alto, non ce lo possiamo permettere, non possiamo permetterci di sparire sul serio, è importante restare vivi, questo paese ha bisogno di noi, questo posto senza di noi smette di esistere, tante persone si sono fidate, tante altre ci stanno cercando, non possiamo mollare, fidati ti prego.

:- No, tu stai andando via, ti vedo già sbiadito, lontano, la mente non ce la fa. Sai cosa è successo qualche giorno fa? Ero per strada, Via delle Medaglie d’oro, mi fermo davanti ad un palazzo, ci abitava un mio amico che si è spogliato qualche anno fa, un tipo mi guarda, io faccio altrettanto, seguono delle parole, “è lei la tipa dell’appartamento?” Lo guardo alzando il sopracciglio sinistro e dico la verità “No, non sono io la tipa dell’appartamento, ma quale appartamento si fitta?” Il tipo mi guarda ancora, non risponde alla mia domanda, dice solo “Peccato!” Sì peccato che non sia io la tipa dell’appartamento, ci sarei voluta ritornare in quel posto, avrei voluto rivedere quella stanza con la libreria sulle pareti, ma non posso, nessuno mi riconosce più, lì, da quando lui si è spogliato. Non posso, capisci! Non posso spogliarmi, se lo faccio altre persone potrebbero ritrovarsi davanti al mio appartamento e non essere riconosciute, altre persone potrebbero smettere di esistere, io e te abbiamo un compito, cercare gli altri, lo ricordi? Se ci cambiamo non ci riconoscono. Il pericolo avanza. Sparizione, tormento, delirio, non è questo il momento, stanno succedendo troppe cose, siamo ancora pochi. Hanno il sopravvento, il potere non è nelle nostre mani, non ce lo possiamo permettere, non mi far levare i vestiti, non ancora, li leverò quando non avrò più bisogno di loro. Quando potremo andare in giro senza, quando saranno simbolo di nulla, solo a quel punto, in quel momento potrò, potremo decidere sul serio. Adesso No. Tu stai andando via, io devo continuare.

:- Non hai ancora capito, sei  ancora impantanata con questa storia, ancora ci credi, è grave. Lo sai? È grave, non esiste nulla di quello che ci siamo creati, non esiste quel mondo che cercavamo, esiste solo quello che vediamo, ci siamo solo io e te, siamo la stessa cosa che cambia forma, dobbiamo darci la possibilità di entrare nel sistema, ci sta tagliando fuori, questo sistema non ci vuole più.

:- Parla chiaro se ci riesci, non ti capisco, ti ho ascoltato una volta, mi sono fidata, ho creduto alle tue parole quel giorno nel parco, ho creduto alla storia del grano, dei semi, dell’esplosione, ho creduto che siamo arrivati qui per un motivo, abbiamo cercato insieme il motivo, adesso tu vuoi abbandonarlo perché non ce la fai, perché pensi che era un errore, vero? Adesso vuoi far cambiare anche me, perché non mi vuoi lasciare sola. Non ho paura. Vai, non ci pensare, resto qui, con il mio cappotto, con i miei pantaloni, la mia maglia, sapremo dell’errore solo alla fine, in ogni caso   è un errore.

:- Non mi capisci più, non ascolti più, non ci sei già più, stai per sparire, qualcosa non ha funzionato, qualcosa è andato storto, ti avevo avvisata che c’era una scadenza, ti avevo informato, ti avevo detto tutto, non rispetti i tempi, se non li rispetti tutto quello che è stato in questi anni sarà stato inutile. Amica mia, senti quanto dolce è questa parola, questa frase senza verbo. Questa frase ti da identità, amica mia spogliati, seguimi anche da lontano, solo con lo sguardo che poi si perde, seguimi, non puoi farlo se non ti spogli, levati il cappotto, solo quello, il resto lo puoi tenere, fa caldo, poggia il cappotto lì sulla sedia, lo riprenderai un giorno insieme alla mia giacca che sta ancora lì sulla sedia a casa di C, aspetteremo di nuovo il freddo per indossare i nostri abiti, adesso fa caldo, devi levarti questi abiti per non sparire, per non essere presa, per non essere attaccata,  non lasciamoci così, non ancora così.-

La stanza è vuota, le pareti bianche, il pavimento sporco, il rumore non c’è. E’ la stanza del nulla. La sedia non c’è. A e B non possono continuare a parlare, qualcuno li ascolta, lei non sa dove poggiare il cappotto, può solo scaraventarlo fuori, non lo può poggiare da nessuna parte; quel cappotto appena lo leverà sparirà, non lo potrà indossare mai più, la giacca di B è sparita perché da C non c’era nessuna sedia, perché quegli abiti appena li levi, appena non li indossi spariscono, quegli abiti sono i vestiti di un momento, sono solo l’idea di un mondo, un dejà vu, bisogna indossarli e liberarsene, tenerli troppo a lungo significa cessare di vivere, qualcuno lo ha fatto ed è sparito, qualcun altro non ricorda di averli mai portati indosso, altri ancora hanno avuto la possibilità di indossarli, ma non ce l’hanno fatta perché la fatica era troppa. Adesso l’incertezza è arrivata, adesso A e B devono scegliere. B vuole liberarsene, ci ha provato una volta a casa di C, poi ha desistito, ha preso tempo, A è sicura di non farlo mai, il suo è il timore di dimenticare. Teme che cambiarsi le faccia perdere quell’unica possibilità di stare al mondo, teme che cambiarsi d’abito le faccia perdere la memoria, la memoria storica della guerra, la memoria del sentire, vive di epifanie, quei vestiti l’hanno accompagnata nel parallelo mondo del sentire, B vuole farle cambiare idea ora che sta per allontanarsi. Si lasceranno, lei ha scelto di rimanere nella città dove alberga la stanza vuota, ci tornerà con i suoi monologhi, lui si dissolverà e il luogo che l’ospiterà avrà un’altra stanza con altre pareti bianche, il pavimento sporco, senza rumori e monologherà: aspettando la fine.       

 

 

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Commenti al Post:
cuorepulito1958
cuorepulito1958 il 31/10/07 alle 09:01 via WEB
Ti faccio i miei complimenti più sinceri! Sai tenere bene la penna in mano! I tuoi scritti sono scorrevolissimi ed estremamente piacevoli! Un saluto e un sorriso! :-) Corrado Post scriptum: grazie per essere passata da me! :-)
 
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