Creato da Carezze_E_Lame il 02/05/2011

Carezze_E_Lame

tutto quello che mi passa per la testa

 

 

( di altri frammenti -)

Post n°9 pubblicato il 08 Settembre 2011 da Carezze_E_Lame

ho un tempo che corre inesorabile, ho la mia vita che non torna indietro; ed ho deciso che nessuno potrà fermarmi su una "soglia" di dolore e inappetenza. Io non posso più aspettare chi non è in grado di capire, di capirmi, di accettarmi, di amarmi .. non voglio più impantanarmi, troppi sono stati gli stalli nella mia vita. Io ho fame di vivere e vivermi BENE. E ho deciso di non perdere un secondo in più per soffrire e gridare poi al rimpianto di un attimo diversamente vissuto meglio. Ed è per questo che ti ho lasciato. Non mi hai dato nè amore nè bene, anzi mi stavi gettando in una palude servendoti della parola amore come abito scintillante. Quelle che furono carezze le ho trasformate in lame. Addio.

 
 
 

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Post n°8 pubblicato il 19 Maggio 2011 da Carezze_E_Lame

C'e una me che aspetta di ricongiungersi colmondo. E' nel tempo sfalzato indietro, tutto il resto è irraggiungibile, per questa me. E' caduta dall'albero delle fate troppo presto, ha saltato il fossato troppo presto. E come  una moscacieca èrimasta ad osservare da sottoterra con una bicicletta disintegrata affianco e un vestitino ormai troppo corto per stupirsi più dell'innocenza. A me manca un lembo di quel vestito. Dopo quella caduta.

 
 
 

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Post n°7 pubblicato il 12 Maggio 2011 da Carezze_E_Lame

lei sapeva del mio amore per lui, eppure senza interesse alcuno era abile a farmi impazzire.
Gli girava intorno posandogli spesso una mano sulla spalla, accarezzandolo per poi voltare lo sguardo verso di me come se volesse dirmi "Avresti voluto essere al mio posto eh?" in quella foto di gruppo, nel giorno di un compleanno, verso metà giugno, la comitiva si riunì. Eravamo molti in quella casa, lui abitava di fronte a me, lo divoravo con gli occhi, ma per una frazione di secondo,nulla di più. Lei sapeva del mio amore per lui, perché aveva intercettato l'unico biglietto che avevo mandato a lui; lui lo lesse,ma finì nella borsetta di lei che lo sfilò dalla sua mano. Avevo quindici anni, lei era più grande, non solo di me, ma anche di lui, di un anno p forse due al massimo. Ma erano anche mezzi parenti, per questo lei non aveva interesse, non era innamorata e giocava a farmi impazzire. Nella foto di gruppo lei al centro lo abbracciò, io uscii tagliata, ai margini, mi diedero una copia, dopo lo sviluppo delle foto, che strappai.. La sera lui si mise alla tastiera, a suonare, io ero al centro della stanza, dietro di lui. Alcuni si misero a cantare, alcuni uscirono sul balcone,faceva caldo ed io ero lì dietro di lui a poco più di due metri. Lei ogni tanto gli toccava una spalla, lo accarezzava sulla testa e subito voltava lo sguardo verso di me accennando un sorriso di sfida e sfottò. Ero una statua seduta al centro della stanza con una voglia di sbatterla contro un muro e prenderla a schiaffi anche di manrovescio; invece restai impalata lì, con lo sguardo basso che riuscivo a sollevare a mezz'aria ogni tanto. Non riuscivo a capire il perchè di quell'atteggiamento così sadico perchè non ebbi mai avuto confidenza nè alcun litigio precedente con lei, quindi non poteva essere, il suo, un gesto di vendetta, e d'altronde lei subentrò  da pochissimo tempo in comitiva, circa quattro mesi, mentreio c'ero da più tempo. Il suo scopo era beffeggiare i miei sentimenti, tanto per il gusto di farlo. Dopo quasi un'ora di sopportazione, il campanello di quella casa suonò, e io andai ad aprire, accogliendo un ragazzo della comitiva, e cogliendo l'occasione al volo, me ne andai salutando dall'ingresso con un timido "ciao" a bassa voce che nessuno udì  eccetto quel ragazzo appena entrato che rispose al mio saluto .. Giorni dopo, anche un'altra ragazza della comitiva, che non fu presente alla festa, seppe del mio innamoramento verso questo ragazzo, e anche se lei mantenne un atteggiamento meno sadico, a volte lanciava frecciate verbali nei miei confronti, come si trattasse di una guerra fredda che ogni tanto si divertiva a surriscaldare. Furono, ognuna a suo modo, ostili verso di me. Pensavo di potere trovare un po'di complicità tra persone del mio stesso sesso, e non ne trovai alcuna. Anzi, avrei, a un certo punto, preferito la loro più totale indifferenza. Già ero timida e impacciata, e il loro comportamento mi fece sentire ancor più un pesce fuor d'acqua e mi isolò completamente dal gruppo. Per loro ero trasparente, in tutti i sensi, tranne che per colpirmi. Quando loro decidevano di uscire non mi chiamavano mai, sapevo solo dopo delle loro passeggiate. Io restavo sola in casa con la madre di questo ragazzo di cui ero innamorata, lei era non vedente, una signora simpatica e dolcissima, rimasta vedova pochi anni prima. Non ha mai saputo che io amavo suo figlio, per lei ero la ragazza del palazzo di fronte, un'amica come tante. Suo figlio sapeva che io lo amavo. Aveva letto il mio biglietto. Speravo in una sua risposta. Così, dopo un anno, un giorno d'estate presi il coraggio e lo beccai da solo senza amici in casa. Mi dichiarai a voce, non l'avessi mai fatto. Scosse la testa, fece una smorfia di disapprovazione e con tono incazzato e scocciato mi rispose di non stargli più tra le palle; e con rapida decisione, prese le chiavi della macchina, disse a sua madre, seduta sul solito divanetto in soggiorno,che doveva andare in un posto, e avrebbe rincasato tardi, lasciandomi lì di sasso, inerme e manco piangere potevo, altrimenti sua madre se ne sarebbe accorta,  perchè un cieco non vede le lacrime, ma i singhiozzi del pianto li sente, eccome. Giurai a me stessa, e lo feci, che mai più avrei osato dichiararmi  a un ragazzo, non volevo correre il rischio di essere di nuovo trattata in quel modo; preferivo fosse il ragazzo ad avvicinarsi a me, ma se ciò non succedeva, preferivo morire e tenermi dentro l'amore, e fare estinguere piano piano il fuoco, col passare del tempo. Poco dopo, smisi di frequentare quella comitiva, e conobbi un periodo di solitudine cupo, senza amici, perchè tra i compagni di liceo non riuscìì a legare con nessuno e solo in un secondo momento arrivò nella mia classe, dopo un cambio di sezione, la ragazza che sarebbe diventata pian piano la mia migliore amica, grazie alla quale ritrovai il sorriso e alla quale potei confidare tutto senza paura di essere derisa o giudicata. Ma prima passarono mesi, il sabato non uscivo mai perchè non avevo nessuno, me ne stavo in camera mia ad ascoltare musica, e a riempire i diari della cronaca del mio vissuto chiedendomi se un giorno tutto questo fosse finito, e cosa avevo fatto io di male per meritarlo;  la mia voracità crebbe più del solito e in un anno raggiunsi l'obesità . Avevo sedici anni, ricordo che fu un anno disastroso anche dal punto di vista scolastico. Rischiai la bocciatura, e mio padre era incazzato nero con me. Nulla mi andava bene e una sera, affacciata alla finestra della  mia piccola veranda, mi balenò in testa di farla finita. Come risalii dal fondo, pian piano,fu storia lenta e inaspettata, anche per me, almeno in quel periodo.

 
 
 

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Post n°6 pubblicato il 10 Maggio 2011 da Carezze_E_Lame

cos'è la fdiucia se non il bene più prezioso che si possa dare a un'altra persona? è come permetterle di entrare dentro la tua anima, il tuo cuore, i tuoi segreti, i tuoi  sentimenti,dopo averne aperto le porte, come se le dicessi "accomodati, ogni cosa che è in me è anche tuo, a tua conoscenza " è il presupposto dell'amore, e dell'amicizia. E' quella che mi tengo stretta dentro per paura di morire un'altra volta, l'ennesima, se verrà tradita.

 
 
 

( di altri frammenti - ricordi)

Post n°5 pubblicato il 06 Maggio 2011 da Carezze_E_Lame

mi crollò il mito del più carino del palazzo (post precedente) Che fu sostituito da un altro, che abitava al terzo piano, proprio sotto di me; alto, magrissimo, un po' scuro di carnagione, moro, occhi neri lucenti. Con lui ho scoperto il sesso, anale, perché davanti ci facevamo male entrambi, nonostante fossi già signorina, e questa sessualità precoce col tempo divenne un conflitto, e mi creò imbarazzo nel mentre la vivevo e malessere anni dopo, ripensando a questi episodi. Godevo, lo ammetto, ma soprattutto lui mi faceva stare bene, perché lui era il primo a cercare solo me, infatti non aveva nessun'altra e mi baciava come io desideravo, meglio del primo. Poi, dopo molti mesi, non ricordo, forse un anno, mi ritrovai con lui e altri due ragazzi del quartiere nella sua stanza, e tirò fuori, per iniziare, due giornali pornografici che teneva nascosti camuffati nell'armadio sotto i vestiti. E mi fece notare quelle che per lui erano le posizioni e gli scatti migliori, e m'invitava a cominciare a toccarglielo. Poi, uno di quei due ragazzi si spogliò. Volevano scoparmi in branco, ma il suono del campanello di casa interruppe tutto. Sua mamma era rientrata dalla spesa, e mi fecero segno che tutto era rinviato. Quando ci lasciammo, dopo un quarto d'ora circa, rincasai e mi sentii stranita, ma andai in camera a giocare e non pensai. Lui, poco dopo, alluse in giro, per le strade, di averlo fatto con me. Non ebbi il coraggio di picchiarlo nè di obiettargli nulla ; lui era più grande di me e mi aveva letteralmente "presa" ... ma io non potevo pensare nemmeno lontanamente che lui voleva fare di me una baby troia; ero delusa e mi veniva da vomitare al pensiero. Fu il trasloco di residenza ( i miei avevano trovato l'occasione di una casa libera in un altro quartiere), dopo due mesi, col conseguente abbandono di quella zona, di quella periferia squallida e degradante, a farmi svincolare da quel laccio, ma solo in apparenza, perché quel laccio condizionò anche i futuri approcci in età adolescenziale ... Confidai questo molti anni dopo a un prete, che non lo considerò un peccato da parte mia, dicendomi che ne ero, semmai, vittima, anzi disse che avrei dovuto, forse, dire tutto questo molto tempo prima, invece che trascinarmelo dentro per anni, per il bene di me stessa, per liberarmene, insomma fu comprensivo. Ma io feci la prima comunione, a dieci anni, con quel tarlo che iniziava a rodermi, e non mi sentivo in pace con me stessa; nutrivo disprezzo e disistima verso la mia persona. Tutto quello che ho vissuto in quei due anni, le violenze sessuali presentate come gioco carino, e la violenza apertamente adottata come unica arma di difesa ad altra violenza, in un episodio che scriverò dopo, continuò nel tempo a confondermi le idee e i comportamenti, spesso contraddittori, e opposti, fatti di un misto di accondiscendenza e ripulsa estreme verso i ragazzi ...  Non sono mai riuscita a trovare il giusto equilibrio nei rapporti, l'amore che volevo, anche fisico, sì, ma l'amore non è solo questo, e io lo sapevo bene, solo che avevo il terrore a dirlo e a spiegarlo, anzi quando mi muovevo in una direzione di rapporto in questo senso, e volevo una storia completa, di vita, di condivisione più profonda, loro mi mollavano o semplicemente, quando una situazione non mi piaceva più, troncavo, ero io a scappare, per poi cominciare daccapo uguale con un altro ancora sperando che tutto fosse diverso ...  è quello che ho vissuto, e verso cui ancora non riesco, in parte, a liberarmi, nel senso che provo una sorta di amore/odio verso l'universo maschile. Ed è forse il motivo per cui sono sola da molto tempo e ho paura a fidarmi di un uomo e di abbandonarmi totalmente a lui. Divento un istrice e mi vergogno della parte più tenera di me, ma che è stata distrutta a dieci anni, senza che nessuno l'abbia mai saputa scorgere e tirar fuori. Voglio e non voglio l'amore al tempo stesso. Così tronco le storie a metà, anche adesso che avrei la maturità umana per poterle vivere. Ma anche di questo, la maturità, non sono sicura. Ho una voglia pazzesca di innamorarmi di nuovo, e quando mi ricapita, ho paura. Sento che la vita è breve, a tratti ho l'impressione di morire; per poi cadere nella sensazione opposta, cioè di vedere davanti a me una vita lunghissima, ma di doverla passare in solitudine. Solitudine che odio e amo al tempo stesso, che per tanto tempo ho confuso per libertà, ma non è così. Invidio chi ha avuto una crescita umana e sessuale senza violenze o esperienze premature che bruciano, e demoliscono l'intero apparato ideale che ci si fa dell'amore, oltre quello genitoriale che fortunatamente in me resta intatto . Invidio chi si è già sposato, dopo una scoperta graduale e consapevole dell'amore, e magari si lamenta perchè dice che se potesse tornare indietro vorrebbe stare single e grattarsi la pancia nel tempo libero dal lavoro senza coniuge e figli a carico. A me l'amore è stato negato e strappato finora, e chi ce l'ha ci sputa pure sopra, col dovuto rispetto per tutti, compresi separati e divorziati. Se ho scritto questo, è per sfogo di una cosa che mi porto dentro da più di 20 anni, e l'unica cosa che mi preme di dire è di stare vicino ai vostri figli, ma capisco che non sempre loro si fanno aiutare e tendono a nascondere le cose brutte ai genitori, forse per paura di sconsiderate reazioni. Io ho già pagato per il mio silenzio, avevo paura e vergogna, e sono stata down d'umore per molto molto tempo, sfociando in uno stato di blanda depressione.

 
 
 
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