Creato da casadecolmeia il 17/08/2010
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« La valse de ma vieUomini di mare »

Follia di mare

Post n°8 pubblicato il 14 Settembre 2010 da casadecolmeia
 
Foto di casadecolmeia

Stanotte sono drogato, ma la mia droga non si chiama eroina, la mia polvere non si chiama cocaina.                              
Stanotte mi ribello, stanotte mi rifiuto di dormire, stanotte non c'è misura, non c'è ordine, non c'è armonia: stanotte voglio esprimere la mia parte tenebrosa e dionisiaca, stanotte voglio riattizzare il fuoco che rode: per troppi anni avete saccheggiato il mio cuore, inaridito il mio spirito, imbavagliato il mio corpo. Stanotte sono fuori di me, stanotte sono ebbro, ubriaco di lucida follia.                
Stanotte ho esuberante bisogno di mare. Voglio il mare, il mio mare. Come particella d'acqua voglio lasciarmi da lui trascinare in un moto lagrangiano fino ad arrivare là, in quel punto anfidromico senza dimensioni, e là ancorare il mio corpo per gustare il fresco piacere del moto euleriano, osservare la terra dall'isola più bella del mondo, provare ancora il piacere di ulisse.                                   
                                                                          
Stanotte voglio rivivere ogni singola nave, ogni singolo porto, ogni singolo fatto che hanno accompagnato la mia vita.                         
Ogni nave...tanti nomi..impossibile ricordarli tutti..ma alcuni sono perennemente incisi dentro il mio cuore:  la prima barca della mia vita, bianca e blu, ballerina come poche, lì ho scoperto il mare, li ho trovato una boa gialla, lì trovato l'amore follesantopeccaminoso. Poi la superba nave coi suoi sottomarini, e giù lungo le dune dello stretto a toccare con mano la corrente che scorre impetuosa.                                 
La nave danese, la missione più lunga, l'incanto del blu profondo e l'esperienza di ondate superbe, la nave turca e la magia del Bosforo e del doppiostrato.   
E tante tante altre...non ricordo tutti i nomi, ma di ognuna ricordo il clima umano, le persone, la lingua, i volti mediterranei bruciati dal sole e le barbe bionde dei marinai del nordeuropa.                      
E i porti: poveri piccoli grandi solenni ognuno col proprio odore e col proprio vento.                     
                                                                          
Qui sono uno dei tanti tra la folla, là nell'isola sono IO, là sono me stesso, vero  bellissimo senza tempo come i semidei di Omero che popolano il Mediterraneo, là mi innamoro delle ninfe leggiadre che abitano la macchia che costeggia il mare, là incontro le muse creatrici figlie di Zeus che mi regalano il loro sorriso, là sento il canto ammaliante delle sirene che cantano note inesistenti percepibili a pochi.                                          
                                                                          
Io non voglio il vostro mare di cartolina, il vostro mare di merda. No. Quello ve lo lascio ai vostri rifiuti tossici, alla vostra spazzatura, ai vostri olii solari, alla vostra plastica, ai vostri liquami puzzolenti, ai vostri asciugamani fatti di petrolio distesi su sabbie fatte di cemento. No.       
                                                                                                
Il mio mare è silenzio che comunica con l'anima.                          
Il mio mare è meditazione che induce al raccoglimento.                    
Il mio mare è la zattera del primo uomo ardito che scopre la vela che cattura il vento.                                                     
Il mio mare è il pescatore in attesa di raccogliere molluschi sulla spiaggia che scopre stupefatto il legame eterno tra luna e mare.          
Il mio mare è colui che osserva il cielo e trova un perfetto sistema di riferimento per trovare la sua isola felice.                           
Il mio mare è l'uomo nudo che osserva la vena d'acqua più chiara che risale illogica la costa e scopre la rotazione della terra.         
                                                                          
Il mare, ma povero. Il mare, ma aspro. Il mare, ma nervoso.         
Il mare terribile che solleva e trascina i moli, che abbatte strutture,  che invade terre a lui dall'uomo rubate.                                     
Il mare come lotta tra il soffio animoso del vento e l'onda che frange nella burrasca effervescente di sogni.                                    
Come puoi, uomo, gustare la calma che dilata l'infinito e tranquillizza il cuore se prima non hai sofferto sull'onda che scrolla la nave?         
Il mio mare è sofferenza creatrice di spiriti indomiti e solitari.        
il mio mare è capacità di meravigliarsi ancora nonostante l'età.          
il mio mare è l'anima che mette le ali e vola sopra orizzonti nascosti.   
il mio mare è l'infinito che sembra svanire nella lontananza assoluta e invece c'è altro mare, e poi ancora mare, e poi oceano vasto immenso incommensurabile infinito.                                 
Il mio mare è geloso di sè, non nasce e non muore e vince il tempo.                                     
Il mio mare non teme l'uomo.                        
Il mio mare parla e predice il futuro, e il futuro è l'acqua che manca, il futuro è lui: il mare.                                                 
                                                                          
Questo mio mare lo sentivo da solo..poi arrivasti TU.
E io ebbro di mare canto per te questa notte senza saper cantare, ti cedo con lacrime di gioia i miei sogni usati, scardino con forza il portone arrugginito dell'anima mia perchè tu possa vederne la tua luce ancora intatta, scrivo per te questa notte per mandare in risonanza il mio cuore.      
E da sempre e ancora e ancora ti tengo stretta per mano... qualcosa di ineluttabile accadde, e ora tocca a te sola aiutare il mio cammino sempre più lento.   

La bottiglia di assenzio è ormai vuota, la fata verde ha prodotto gli effetti che desideravo. Spengo la luce.

 

 

 

 
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