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La vecchia foto

Post n°15 pubblicato il 12 Novembre 2010 da casadecolmeia
 

Mi è sempre sembrato incredibile come sia possibile ricordare fatti accaduti quando si hanno 3-4-5 anni di età. Eppure è così, e non  si tratta di ricordi sbiaditi, sono ricordi vivi e nitidi, dettagliati.   
Basta una vecchia foto trovata casualmente mentre si cercano altre cose, ed è come se da quella foto uscisse un fluido particolare, qualcosa che va ad inserirsi nella casella mentale che contiene quel particolare attimo di vita e quella cella si accende, si risveglia, emana senzazioni, profumi, colori, attimi di luce straordinariamente viva, e tu sei lì, vecchio bambino di 5 anni, sei lì che giochi sulla sabbia, ne senti i granelli tra le mani, ne vedi il colore, senti le voci, la voce di mamma che mi parla in dialetto, la paletta rossa e  le formine verdi, il secchiello giallo...sono impegnato a costruire un castello di sabbia, ma il castello crolla subito.                    
Quanti castelli ci saranno nella mia vita, castelli costruiti senza fondamenta e quindi destinati a crollare per legge di natura, ma ogni  volta ci riprovavo, e ancora, e ancora...e ad ogni crollo imparavo qualcosa, da ogni insuccesso traevo esperienza, deriso a volte per la troppa testardaggine trovavo dentro di me la forza di resistere, di continuare a provare, all'infinito. E questa forza, nonostante tutte le avversità dell'ultimo decennio, fa ancora parte di me: è una scoperta recente e mi piace pensare che questa voglia di non cedere derivi dal bambino di allora.                                                        
                                                                          
Ero un bambino malato: per 4 anni avevo sperimentato tutte le malattie infantili, le bronchiti e le polmoniti. "Poverino, è nato da genitori  troppo anziani" era il ritornello che il parentado blaterava ad ogni istante. Quando non ero malato succedeva, di rado perchè la povertà  dovuta alla guerra aveva ridotto quasi alla fame i miei genitori, che la domenica si andasse al lago. La corriera partiva da qualche parte vicino a casa mia, mia madre riempiva la borsa col  pranzo al sacco, come allora si diceva, e dopo un paio d'ore la corriera ci lasciava sul lago, in una trattoria che aveva un pergolato dedicato alla povera gente, a chi si portava il pranzo al sacco; bastava ordinare un po' di vino per avere diritto a tavolo e sedie.       
Ma il pergolato dava sul lago azzurro dall'acqua fresca e limpida,  c'erano prati verdi per correre e sdraiarsi. C'era folla, c'era tutta la città che invadeva i prati, e bambini che correvano, urlavano, sca
ricavano la gioia del primo dopoguerra. I genitori ritrovavano,  dopo anni e anni di lutti di bombardamenti di angosce, la voglia di  parlare, e parlare era libertà. LIBERTA' !!                              
E quella ritrovata felicità si toccava con mano. Noi bambini non  potevamo capire perchè, ma eravamo felici, eravamo, senza saperlo, bambini liberi!                                                           
Di quei viaggi ricordo i monti che contornavano il lago, le prealpi  prima e le cime aguzze delle Alpi all'orizzonte, e barchette con il tettuccio, i remi, le scie lucenti che tracciavano il lago, ricordo di struggente dolcezza e beatitudine.                          
                                                                          
Non avevo mai visto il mare. Certo, ne avevo sentito parlare, ma come di qualcosa lontano, di inaccessibile alla povera gente come noi.         
Poi una zia ricca che presta il denaro a sua sorella povera, la sorella povera è mia madre, povera di soldi ma straordinariamente ricca di amore. E il bambino, io, che ha bisogno di cure, viene portato al mare perchè il mare lo potrebbe guarire, e il mare non può che essere quello tanto decantato nel nord...immagino i consigli delle amiche, del parentado tutto, dei conoscenti. Vada lì..no meglio là..ma ci vuole troppo tempo..noooo...il viaggio è troppo faticoso per un bambino malato. Immagino mia madre che come sempre fa di testa sua,  la immagino scrivere una lettera alla pensione con quella sua grafia particolarissima che tanto ho amato, la immagino preparare la valigia, comprare il costume di lana per me e per lei, mi immagino sul treno sbuffante vapore e fumo, le stazioni, il cambio di treni, poi la valigia con le povere cose che viene trascinata per l'antico borgo: siamo finalmente arrivati al mare di Liguria.                                          
                                                                          
Tempo fa ho scritto da qualche parte questa frase: "Ho visto il mare  per la prima volta a 5 anni...e quasi ci annegavo". E' vero, lo ricordo intensamente perchè è una sensazione che poi mi  ha condizionato per tutta la vita. Anche oggi, dopo una vita di mare, devo vincere quella sottile angoscia che a volte mi prende improvvisa quando sono in mare.                                    
Il fatto è assolutamente banale: il bambino che non ha mai visto il mare arriva sulla spiaggia con il suo costumino di lana nuovo nuovo con la manina in quella di mamma che lo porta sotto l'ombrellone e gli fa tutte le raccomandazioni del caso. Ma il bambino, come tutti i bambini del mondo, corre via curioso verso quell'acqua dove piccole onde spumeggianti aspettano il suo arrivo. Lla sabbia scotta e corre veloce, entra in acqua dove la buchetta maliziosa si è messa apposta lì per fargli perdere l'equilibrio. Il bambino cade a testa in giù, la faccia nell'acqua...e beve, scopre con sbigottimento che l'acqua è salatissima, tossisce e nel tossire ribeve e ancora ancora. Ha paura, la paura dell'ignoto che attanaglia, gli manca il respiro, spalanca gli occhi che bruciano al contatto col sale...beve di nuovo. Sente i polmoni scoppiare, la paura è ormai terrore...sta succedendo qualcosa di terribile che non poteva certo immaginare.                           
Due mani forti lo sollevano, lo prendono in braccio, lo distendono sulla sabbia bagnata dove si forma un capannello di persone. Le mani forti gli massaggiano i polmoni, il bambino vomita. Arriva la mamma che immagino bianca come cera. Ricordo perfettamente le sue parole "Cominciamo bene..." in dialetto. Poi si pente, lei è mamma sempre, lo è sempre stata, mi prende    in braccio e mi culla. Piango e sto male, mi vergogno di tutta quella gente che parla di me e che mi mette al centro dell'attenzione. Io sono un bambino timido, schivo, malato. Mi stringo forte a mamma che mi porta sotto l'ombrellone, mi coccola...mi addormento.                  
                                                                          
Sfioro con la mano destra la vecchia foto, poi ci metto sopra la mano per sentirla bene, avverto i pori della carta ormai consunta che sembrano dilatarsi pian piano al tepore della mia mano, e una sensazione di        
presenza...sì, presenza: sono lì, sono seduto su quel patino dove un fotografo mi ha installato contro voglia, sto facendo i capricci  perchè lui vuole mettere il patino in mare e io non voglio, io ho paura. Il mare ormai mi fa paura, non ci voglio più entrare nell'acqua.   
Non ero un bambino capriccioso, ero un "bravo bambino" come diceva  sempre la mamma, anche se spesso nel lettino per tutte quelle malattie che si susseguivano, non ero solito fare capricci. Ricordo anzi molto bene come mi davano fastidio i capricci di mia cugina, che aveva la mia stessa età e passava molto tempo a casa mia. Lei era benestante grazie al lavoro del padre che faceva l'allevatore, era abituata ai capricci che poi mia zia troncava di  netto con una sculacciata.                                                
Ma quel giorno, nell'antico borgo ligure, ero arrabbiato davvero: non volevo la foto che la mamma voleva portare a casa per il papà, non sopportavo il fotografo che voleva mettermi in mare. Infine il compromesso: la foto     
si, va bene anche il patino, ma sulla sabbia! Credo che il fotografo si fosse ormai spazientito ed abbia scattato subito la foto fregandosene di inquadratura e sorrisi: ne è uscita una foto bruttina, con un bambino imbronciato che finge di remare sulla sabbia!                     
                                                                          
Continuo a tenere la mia mano sulla vecchia foto in bianco-nero, ormai quasi color ocra, guardo i dettagli: il costumino di lana, un improvviso flash... era verde! il costumino da bagno era verde, anzi, per la precisione, verde muschio ! e io sto facendo le smorfie a mia madre, mia madre non si vede nella foto, ma è lì, sulla destra con il costume di lana nero, che mi fa cenno di sorridere.                             
Poi fu improvvisamente necessario cambiare pensione. Ricordo ripide scale che mi portavano in una cameretta piccola dove c'era un letto in  ferro battuto. Lì dormivo con mamma. Immagino che i soldi non bastassero  
e che per prolungare il soggiorno mamma avesse trovato un alloggio più economico.                                                          
                                                                          
Sl, ero un bambino malato, ma quelle malattie infantili mi hanno reso forte. Dai sei anni in poi difficilmente mi sono ammalato, anche  quando sudavo nel gioco in mezzo alla neve che a volte cadeva copiosa ed io avevo pantaloni lunghi maglione e sciarpa al collo e fuori era sotto zero ma io non sentivo nulla il divertimento era giocare a  pallone nel campetto dell'oratorio con la neve in terra e i fiocchi che scendevano lenti e solenni il divertimento era il giocare a nascondino nella fitta nebbia autunnale che annullava le cose.            
Non ho avuto grandi malattie, ho toccato l'ospedale una sola volta per un problema rapidamente esauritosi.  Mi piace pensare che sia il mare che mi ha guarito, anche se è indubbio che al mio ritorno dalla Liguria hanno dovuto operarmi di tonsille con urgenza. Mi piace comunque pensarlo, credere che quella prima volta davanti all'immensità blu io sia guarito completamente da tutto.          
                                                                          
Ho rivisto il mare dieci anni dopo, in Toscana, passando sul lungomare con la mia bicicletta nuova fiammante. Su quelle spiagge di Toscana, ho incontrato ragazzine dai primi rossori, come succede a tutti i ragazzi di quell'età. Il mare induce al romantico, alle confidenze, all'innamoramento, alla serenità, alla gioia.                         
                                                                          
Non sapevo certo allora, non immaginavo nemmeno lontanamente, che la vita mi avrebbe regalato il mare. Accadde così, casualmente: una delle tante lettere inviate in cerca di lavoro, la risposta per un colloquio informativo, un colloquio tecnico con tema le onde del mare. E, inverosimilmente, io, che non  sapevo nulla del mare e che certo non era nelle mie preferenze, venni assunto, e immediatamente, lo stesso giorno! ed eccomi lì a bordo, senza sapere niente di mare, senza aver mai messo piede su una barca,  senza saper nuotare, sbattuto in mare, subito, nemmeno il tempo di organizzare i pensieri.    
E giornate di vomito sulla nave che cavalcava le onde, e la grinta che mi faceva tutto sopportare, la determinazione di riuscirci, il cercare di autoconvincermi che il male era solo psicologico, era paura, era ricordo di quel giorno di tanti anni prima sulla spiaggia di Liguria. 
E il vomito finì quando la paura scomparve. E il rollio cominciò ad essere sopportabile, la mente cominciò a ragionare, comincia a innamorarmi di quello spazio sconfinato sempre vivo e tumultuoso, comincia a godermi quelle calme tra una mareggiata e l'altra quando l'onda lunga cullava la nave. Con entusiasmo e sorpresa capii che quello era il "mio" lavoro, la vita che volevo senza saperlo, le emozioni nuove di cui avevo inconscio bisogno.   
             
Oggi in quell'antico borgo ligure c'è un porticciolo che allora non c'era e che ora  viene ampliato; ora ci si arriva con l'autostrada nel paesino, ha, come tutte le autostrade una sigla, ma è nota come "autostrada dei fiori".  
Ecco il cartello di uscita, freccia a destra, rallento, aspetto con pazienza al casello dove una breve coda di auto è in attesa, scendo fino alla vecchia Aurelia a picco sul mare, la percorro lentamente cercando gli antichi ricordi.                                  
Il mare, oggi, è Mediterraneo vero. 
Due curve in discesa, un'altra, ampia, sulla sinistra: ecco Punta Aspera, ecco laggiù in fondo il litorale, l'immenso cantiere, il nuovo molo che allarga smisuratamente il bacino portuale per le nuove esigenze turistiche. Un enorme cartello con il disegno del nuovo porto e il  nome dei progettisti. C'è anche il mio nome. 
                                                    
Sono tornato qui, oggi, mezzo secolo dopo. La vecchia foto in mano: ho cercato, analizzato, confrontato. Ho ritrovato, cosa non facile,  il posto esatto dove stavo per affogare, dove un fotografo impaziente aveva scattato una foto a un bimbo smorfioso su un patino.
Mi siedo sulla sabbia umida, giacca e cravatta d'ordinanza... e mia madre è lì con me...e mi tiene per mano.                          
                                                 

 
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Commenti al Post:
Strega_Morgause
Strega_Morgause il 12/11/10 alle 22:48 via WEB
Uno straordinario viaggio nel passato, come stargate una vecchia foto. Alla ricerca del tempo perduto, lo facciamo , ma fa male, almeno a me. Anche io sono stata una bambina malata e anche una adolescente malata; ogni tanto lo sono ancora e sempre per la stessa malattia. E la malattia nel bambino è solitudine, stai dentro una gabbia, di necessità.ma la fantasia lavora, ci ho vissuto per anni a fantasticare altri mondi. E probabilmente anche tu , amico mio. Questo ti ha portato a scrivere un post come questo, che è una chicca autentica. Mi mancavi, amo la tua prosa e ti ho amato molto qui. Baci&baci enri
(Rispondi)
casadecolmeia
casadecolmeia il 15/11/10 alle 19:33 via WEB
fa male, hai ragione...e la gabbia del bambino per me era un lettino con le sponde alte. Poi, crescendo, altre gabbie, alcune meno evidenti, quasi nascoste, ma pur sempre gabbie. Poi un giorno trovi il modo di scappare da tutte le gabbie e ti senti libero, ma anche solo...finchè la vita ti regala qualcuna che val la pena di amare. E allora tutti i mondi immaginati con la fantasia sembrano concentrarsi su un unico essere...ed è coinvolgente, piacevole, entusiasmante..ma nulla sembra durare nonostante l'impegno. Grazie del tuo commento, sei sempre troppo buona...me è bello trovarti qui
(Rispondi)
cielomagico0
cielomagico0 il 04/12/10 alle 18:43 via WEB
leggerti è piacere puro, sempre. tu non sei mai banale e ogni frase è perfetta. Bello molto bello questo post dedicato alla mamma e pieno di ricordi
(Rispondi)
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