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L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE (parte prima)

Post n°44 pubblicato il 02 Maggio 2008 da Il_casellante
 
Tag: Giulia
Foto di Il_casellante

 

Arriva il bel tempo. Nei campi rosseggiano i papaveri. Presto torneranno le rondini. Il polline delle graminacee mi tormenta. Ecco i segnali della buona stagione. Giunge l’ora felice di riempire le tasche dei cappotti con fiori di lavanda e caramelle di formalina. Camminerò a piedi nudi dentro i miei sandali. Accorcerò le maniche.   

Ieri sera ho invertito il guardaroba. D’inverno sistemo nei cassetti superiori  le canottiere  di  lana, mentre ripongo le T-shirt di cotone negli scomparti bassi, più disagevoli per il mio cronico mal di schiena.  D’estate inverto le posizioni: sopra la roba leggera, sotto la pesante, che tanto non s’usa. Inverto anche gli armadi, le cassapanche e i comodini. Creo spazi adeguati al nuovo equipaggiamento. Via le giacche grigie, via le scarpe massicce, via i maglioni intrecciati.  Col bel tempo sono preferibili tessuti freschi e colori vivaci. Non è una semplice questione di praticità. Una forma, seppur blanda, di adattamento all’ambiente richiede di collocare le risorse secondo un principio d’ordine: vicino, nell’armadio ai piedi del letto, quelle di più immediata utilità; lontano, nelle scatole sopra l’armadio (qualcosa anche in mansarda, qualcos’altro in cantina) la roba meno attuale e gli arnesi che adesso non servono. Occorrono adeguate capacità geometriche e un equilibrato senso estetico. Piegare le camice in base ad uno schema omologato di angoli e linee; impilarle secondo una coerente gradazione di colore, procedendo dai toni scuri ai toni chiari; distinguere righe e quadretti; arrotolare le cravatte in senso antiorario; eliminare il superfluo: l’ordine ha bisogno di essenzialità. Ogni cosa al suo giusto posto. Non è proprio una questione di razionalità. Le persone ordinate, con qualche eccesso patologico di natura compulsiva, ambiscono piuttosto all’armonia. Come i quadri di Magritte.

-         Sarebbe?

-         A te piacciono le ballerine di Degas, a me gli omini con la bombetta.

-         Ntz. Troppo razionali.

-         Piovono dal cielo. Hanno il cielo dentro la faccia, oppure una mela invece della testa, o niente: né faccia né testa. Ti sembra razionale?

-         Il surrealismo è profondamente razionale. Iper razionale. Tu sei surrealista.

-         Tu, invece, che sei? Impressionista? Impressionabile? Ti commuovi davanti alle ballerine di Degas. Brava. Animo sensibile. A me, però, piacciono di più gli omini. Va bene, sarò surrealista. E’ un reato?

-         Ntz.

-         Allora siamo d’accordo.

-         Ntz.

-         Non siamo d’accordo?

-         I tuoi omini sono evocativi. Le mie ballerine, commoventi. L’evocazione è uno spasmo della mente. La commozione è una vibrazione del cuore.

-         La commozione del cuore! Che vibra. Bello. Me l’annoto.

-         Tu da quanto tempo non piangi?

-         Non può piacermi Magritte? Devo piangere per forza? Guardare un poster di Degas, e piangere?  Non piango. Io preferisco Magritte. Mi emoziono per Magritte. Vale lo stesso, anche se non piango.

-         Da quanto?

-         Si, più o meno… No. La questione adesso è… Qual è la questione?

-         Io non ti ho mai visto piangere.

-         Al funerale di mio padre piangevo.

-         Io non c’ero.

-         Pazienza. Avrò pianto senza di te. Posso piangere senza di te?

-         Piangi senza di me. Vuoi che esca? Ti lascio solo?

-         Perché?

-         Per piangere.

-         Perché?

-         Piangere fa bene.

-         Che discorsi!

-         Tuo padre è morto dieci anni fa. Allora non mi conoscevi.

-         Ho pianto senza conoscerti. Si può?

-         Adesso non più. Adesso mi conosci.

-         Infatti adesso sono felice e non piango.

-         Mai?

-        

-         Hai mai pianto da quando mi conosci?

-        

-         Ti sei commosso almeno una volta?

-         ...

-         Sei davvero così felice?

-        

-         Mi ami?

 
 
 
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