Catcher in the rye
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JESUS JUST LEFT CHICAGO
JESUS JUST LEFT CHICAGO
La strada era ancora sgombra a quell’ora. L’auto scivolava veloce sull’asfalto appena bagnato.
Alla radio cominciavano ad arrivare le prime frammentarie notizie sull’accaduto. Cambio’ immediatamente stazione, non voleva sapere nulla sino a destinazione.
La debole luce del mattino iniziava ad illuminare la città. Era sua abitudine svegliarsi sempre prestissimo, prima dell’alba, per vedere i primi bagliori del giorno farsi strada attraverso la notte, era un qualcosa a cui non riusciva a rinunciare, come prepararsi un caffè amaro e bollente, accendere la tv, metterla sul mute e vedere le immagini che dallo schermo rimbalzavano per la stanza, era quanto si concedeva.
Da qualche tempo la sua vita procedeva sui binari di una decorosa anormalità che, tutto sommato, non aveva mai cercato di evitare, aveva preso una piega tale che gli impegni erano talmente fitti da non lasciargli il tempo di chiedersi nient’altro che la soddisfazione delle proprie esigenze primarie: mangiare e dormire. D’altra parte cosa fosse normale e cosa non lo fosse non era un problema per lui; era forse normale vivere una vita dove ogni giorno era uguale a quello precedente o svegliarsi accanto sempre alla stessa persona.
Un paio di chilometri e sarebbe arrivato, sorpasso’ un furgone poi svolto’ a destra. Aveva voglia di una ciambella calda ma era troppo tardi, avrebbe dovuto pensarci prima.
Mullen, quel pazzo di un irlandese, era stato lui a chiamarlo. Già se lo immaginava con una di quelle sue giacche sdrucite a dirigere le prime operazioni.
Mostro’ il tesserino e lo fecero passare, si era già creata la solita ressa, lo portarono dove un telo bianco era disteso per terra, qualcuno lo sollevo’, riverso giaceva il corpo di un uomo in una pozza di sangue. Mullen arrivo’ di corsa, “ Allora, si chiamava Jesus Moreira, trentadue anni, arrivato dal Brasile qui a Chicago da qualche anno. Nessun precedente.”
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