Creato da Silentvoid il 23/01/2005
on not knowing how to live

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 6
 

Ultime visite al Blog

Silentvoidbubriskacassetta2acquasalata111nel.silenzio.di.noimisteropaganohesse_fginko56070lisa.dagli_occhi_bluultimo635ernestoandolinaunknown_toonshillmonellaccio19Arianna1921
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

Tutti al Brico! (o almeno chi vuole...)

Post n°116 pubblicato il 18 Marzo 2024 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

Come mi ero in qualche modo impegnato a fare, riprendo i temi dei due post precedenti, che cosa significhi capire e cosa significhi essere qualcun altro.

Insomma, giusto per stare in tema, parleremo dell'orgasmo.

Pensiamo all'orgasmo femminile.
Argomento delicato...anzi, delicatissimo. Proprio così. Ma mi addentrerò lo stesso per un po' nel merito di questo argomento perché tante volte a chiunque di noi è capitato di vivere situazioni frustranti e mortificanti sotto le lenzuola.
Il sesso è un’esperienza che ci vede particolarmente vulnerabili, anche se a qualcuno e qualcuna magari piace pensare che tutto si basi su rapporti e volontà di potenza. Molto semplicemente non è così.
Desidero parlare delle donne non per galanteria, ma perchè io sono un uomo, e quindi il fattore comprensione diviene incredibilmente evidente e cruciale.
Se io osservassi il corpo di una donna a partire dal primo momento dell’eccitazione sessuale e continuassi a osservarlo durante tutto il percorso che segue quel primo momento fino al raggiungimento del piacere, noterei sicuramente alcuni cambiamenti sia fisici, sia emotivi.
Sì, lo so, faccio tanti giri di parole, ma sto banalmente parlando della risposta sessuale femminile, che ha un fondamento biologico – ovvero è legata a ciò che accade al vostro corpo – ma che di solito è vissuta in un contesto personale, relazionale e culturale che può fare la differenza, in positivo o negativo.
Il che significa che anche se il tuo organismo funziona perfettamente, e anche se “tecnicamente” è in grado di eccitarsi e godere di tutte le sensazioni sessuali a tua disposizione, se è inserito in una relazione malsana o insoddisfacente, in un contesto poco eccitante, non potrà esprimere tutte le sue potenzialità.
Prima ho scritto "Se io osservassi il corpo di una donna a partire dal primo momento"...beh, volendo proprio partire dal primo istante sono consapevole che il desiderio sessuale, cioè la voglia di impegnarsi in un’attività sessuale, è l’aspetto più misterioso e il più difficile da descrivere in modo oggettivo. Quindi, se vi sta bene, abbiate pietà di me e diciamo che tutti capiamo di cosa stiamo parlando.
Così possiamo passare all'eccitazione, dove la respirazione accelera, si fa più intensa, il cuore comincia a battere più rapidamente e alcune parti del corpo entrano in tensione, altre si scaldano e cambiano colore come risultato del maggiore afflusso di sangue in quella zona. Altre cose accadono in questa fase nell'anatomia femminile, ma credo che ci siamo intesi su quale sia questa fase.
E visto che ci siamo intesi, ci intendiamo anche sul graduale aumento delle sensazioni piacevoli, che dipendono anche dalle trasformazioni fisiche di cui abbiamo parlato.  Aumento che culmina nell'orgasmo, il punto più alto dell’eccitazione sessuale. È una sensazione di benessere esplosiva e passeggera che coinvolge tutto il corpo per alcuni secondi. Insomma, è quando il cuore ci batte ancora più forte, avete presente?
Sono andato bene fino a qui? Non lo so, non importa, perché ecco il vero tema...quello che ho scritto sopra è la teoria, l'anatomia,e possiamo darla per scontata immagino, qualunque adulto dovrebbe sapere almeno cosa accade al corpo del partner quando si è così vicini, anche se i discorsi da spogliatoio maschile sono un po' scoraggianti in questo senso, e non conosco i discorsi da spogliatoio femminile.
Ma cosa capisco veramente io, del corpo e del piacere di una donna? O meglio ancora, cosa è possibile realmente capire?
Posso immaginare di capire il piacere, per analogia con la mia esperienza di esso,ma posso capire come sia il piacere non solo attraverso un'altra psicologia, un'altro vissuto, ma addirittura attraverso un'altra biologia?
Posso essere te?
Non lo so, ma ho un'idea degli attrezzi che ci servono se vogliamo almeno provarci, almeno in quegli istanti in cui siamo così intimi, ad essere un tutt'uno, a capire, a comprendere. Attrezzi unisex.

Tutti al brico allora, ecco una prima lista di ciò che ci serve, a mio parere:

Serve gentilezza,serve attenzione, serve cura, serve pazienza,serve un tipo di pensiero lento,che si dilati fino a racchiudere ogni istante e a scorporarlo dal flusso temporale,dalla sequenza meccanica degli eventi. Serve presenza. Serve ascolto. Serve parlarsi, chiedersi, confidarsi ciò che più piace, indagare e indagarsi con i gesti e con le parole.
Più tantissimo altro. Tutte cose che servono anche al di fuori del sesso, tra l’altro.
Diverrà comprensione tutto ciò? Potremmo dire di capire ciò che prova la persona con la quale siamo e ci stiamo fondendo, o con la quale stiamo anche solo parlando?

Potrò essere te?

Potrai essere me?

Non vi posso rispondere, per ora. Sono al brico.

Ma mentre aspetto che sia il mio turno in cassa, questa cosa ve la voglio sussurrare all'orecchio..

Io vedo un’umanità pesta, abbruttita, imbarbarita,stanca, esausta, incattivita, spaventata...eppure nei secoli,nei millenni,le persone si sono sfiorate,si sono toccate,si sono amate,e qualcosa passa, qualcosa è passato.
Moriamo, soffriamo,moriamo a milioni,a miliardi,ma qualcosa è passato,e i balzi di questo qualcosa sono quasi invisibili ma sempre più audaci.
Amiamo qualcuno che è molto lontano,amiamo qualcuno che è morto molto tempo fa.
Ci emozioniamo per arte creata da persone vissute secoli fa, non c'è più nemmeno la loro polvere, e loro sono comunque qui, in qualche modo.

Qualcosa è passato, tra di noi.

È lieve pensare che continueremo a passare questo testimone non visto, magari nemmeno capito, eppure evidente.

Come un' onda placida e gentile.

Come amarsi.

Mi piacerebbe foste qui con me.

Mi piacerebbe essere lì con voi.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Konnichiwa

Post n°115 pubblicato il 16 Marzo 2024 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

Facciamo finta che io mi trovi chiuso in una stanza con un foglio di carta tutto coperto di ideogrammi giapponesi. Supponiamo inoltre che io non conosca il giapponese (ed è proprio così), scritto o parlato, e che io non sia nemmeno sicuro di riuscire a distinguere la scrittura giapponese dalla scrittura, diciamo, cinese o da segni privi di significato: in effetti per me gli ideogrammi giapponesi sono ahimè segni privi di significato. Ora supponiamo che, dopo questo primo foglio in giapponese, mi venga fornito un secondo foglio nella stessa scrittura, e con esso un insieme di regole per correlare il secondo foglio col primo. Le regole sono scritte in italiano e io capisco queste regole come qualsiasi altro individuo di madrelingua italiana. Esse mi permettono di correlare un insieme di simboli con un altro insieme di simboli, e ciò soltanto in base alla loro forma grafica. Supponiamo ancora che mi venga data un terzo foglio di simboli giapponesi insieme con alcune istruzioni, anche queste in italiano, che mi permettono di correlare certi elementi di questo terzo foglio coi primi due, e che queste regole mi insegnino a tracciare certi simboli giapponesi aventi una certa forma in risposta a certi tipi di forme assegnatemi nel terzo foglio.

Ma, forse direte voi, chi è che ti passa tutti questi fogli?

Beh, delle persone (alzo le spalle), e le persone che mi forniscono tutti questi simboli chiamano
il contenuto del primo foglio “scrittura”, quello del secondo “storia” e quello del terzo “domande”.  Inoltre chiamano “risposte alle domande” i simboli che io do' loro in risposta al contenuto del terzo foglio e chiamano “programma” l’insieme delle regole in italiano che mi hanno fornito. Ora, tanto per complicare un po’ le cose, immaginiamo che queste stesse persone mi diano anche delle storie in italiano, che io capisco, e che poi mi facciano domande in italiano su queste storie, e che io risponda loro in italiano. Supponiamo ancora che dopo un po’ io diventi così bravo nel seguire le istruzioni per manipolare i simboli giapponesi e che i programmatori diventino così bravi nello scrivere i programmi che, dal punto di vista di qualcuno che stia fuori della stanza in cui io sono rinchiuso, le mie risposte alle domande siano assolutamente indistinguibili da quelle che darebbero persone di madrelingua giapponese. Nessuno, stando solo alle mie risposte, può rendersi conto che io non so neanche una parola di giapponese. Supponiamo per giunta che le mie risposte alle domande in italiano siano indistinguibili da quelle fornite da altre persone di madrelingua italiana, per il semplice motivo che io sono di madrelingua italiana. Dal punto di vista esterno, cioè dal punto di vista di qualcuno che legga le mie “risposte”, le risposte alle domande in giapponese e a quelle in italiano sono altrettanto buone. Ma nel caso del giapponese, a differenza dell’italiano, io do' le risposte manipolando simboli grafici da me non interpretati. Per quanto riguarda il giapponese, mi comporto né più né meno che come un calcolatore: eseguo operazioni di calcolo su elementi specificati per via formale.

Il che ovviamente ci porta a chiederci cosa significhi "capire", "comprendere" qualcosa, non solo una lingua che non conosciamo, ma qualsiasi cosa.

Il che probabilmente vi porta a chiedervi se non ho davvero niente di meglio da fare.

Visto che non so se ce l'ho, ci rifletto su, e nel frattempo lascio in sospeso la chiacchierata su che cosa voglia dire capire.

Che spero faremo assieme.

Io e te.

Watashi wa anata ni kisu shimasu

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

C'è un piatto da lavare...

Post n°114 pubblicato il 13 Marzo 2024 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

...e poi c'è questa cosa che mi spezza in due, che è la questione del...ah, ma ciao! sei già qui?
Bene, allora dammi solo un attimo per ricompormi (ero spezzato in due), e sono subito da te.
Sì sì, proprio da te che stai leggendo ora.
Insomma,ti stavo dicendo che questa cosa del dualismo mi fa impazzire. Potremmo provare a
ricomporre il tema. Non ci vorrà più di un secolo o due,se mi aiuti.
Cartesio, bontà sua, ha fatto grandi cose, ma ha causato anche grandi danni. Insomma, davvero ce la vogliamo bere tutta d'un fiato 'sta cosa della netta separazione mente/corpo? Effettivamente però non è mica giusto cominciare dal povero Descartes, perché prima di lui sul tema si erano
già infervorate praticamente tutte le religioni (mono)teiste...e che tentazione sarebbe prender per buona alla prima il dualismo corpo/anima.
Ma mica basta così, perché c'è pure il materialismo, il fiscalismo, il comportamentismo, il cognitivismo, e un sacco di altri "ismo". Tutti separatisti, ohibò.
Comunque, vediamo di mettere un po' di caos in questo ordine. Allora,prendiamo come assiomaticamente esistenti il corpo e la mente, e facciamo un atto di fede e diciamo pure che esiste anche l'anima. Va bene. Fino a qui andiamo alla grande. Potremmo fermarci adesso, all'apice del successo, questione risolta, evviva Karamazov!
Eppure...io non la sento proprio questa separazione. Non mi convince proprio.      Non la SENTO.
Ogni cosa che percepiamo non è solamente percepita come sincrona in noi, è percepita in
maniera unitaria.
E qui abbiamo subito un altro bel dualismo duellante,quello tra olismo e riduzionismo.
Ma torniamo a noi, torniamo in noi.
Ogni emozione che proviamo è fisicamente localizzata, è impensabile, se ci pensi, che tu provi una forte gioia,una tremenda tristezza,una rabbia devastante,senza che una o più parti del tuo corpo siano simultaneamente coinvolte in questo sentire.
E abbiamo il nodo alla gola,lo stomaco chiuso (con o senza farfalle dentro), e ci prudono le mani e abbiamo il batticuore e le gambe molli e così via e così via...
Siamo davvero persuasi del fatto che se non avessimo risonanze corporee continueremmo a provare emozioni? Cioè così, più che emozioni provate diventerebbero idee di emozioni..aspetta, hai
detto idee? Cioè prodotti della mente? Molto bene, parliamo un po' di questa mente. Che ci
presenta un sacco di problemi solo per il fatto che esista, e che è la principale responsabile, immagino, della percezione duale (o triplice) che abbiamo di noi.
Ne elenco alcuni, di questi problemi,così, "à la carte", scegli il tuo problema preferito, il dolce e il caffè.
E biscotto della fortuna,se vogliamo proprio esagerare.

Problema uno: il problema, appunto, mente-corpo.
Sembra impossibile che debbano esserci relazioni causali tra due regni completamente diversi, quello fisico degli oggetti materiali e quello mentale (o spirituale) delle menti (o anime). Come avviene che qualcosa di corporeo causi qualcosa di mentale? Come avviene che qualcosa di mentale causi qualcosa di corporeo? Eppure se qualcuno mi pesta il dito di un piede sento dolore anche se il suo pestarmi il dito non è altro che un evento fisico in un mondo fisico, e il mio provare dolore è un evento mentale che si verifica all'interno della mia "anima". E c'è di peggio...decido di alzare un braccio, evento che ha luogo all'interno della mia mente cosciente, ed ecco, mirabile dictu, il mio
braccio si alza. Come può una decisione nella mia mente causare il movimento di un oggetto fisico del mondo, quale è il mio corpo? Beh, questo problema l'aveva anche Cartesio, e credetemi,
non l'ha risolto.

Problema due: il problema delle altre menti.

Problemi tre, quattro e cinque: l'analisi della percezione, il libero arbitrio, l'io e l'identità personale.

Di cui potremo occuparci in seguito, se ti va. Per ora, se non hai paura di avvicinare il tuo
orecchio alle mie labbra, ti sussurro la mia teoria...
la mente, la coscienza, l'intenzionalità, sono parte della natura. Esse si esprimono a livello biologico,
sono come la fotosintesi, o la digestione.
Ed è per questo che io penso che i dualisti si sbaglino, e che a volte si facciano pure male da
soli, a separarsi così. La percezione, l'azione, il pensiero, le sensazioni, le emozioni, le riflessioni,
la memoria, non sono semplicemente aspetti della nostra vita. Sono, in un certo senso la nostra vita.

Ok, siamo giunti fin qui, potremmo anche fare una pausa se ti va, lo so che ho lasciato indietro tante
questioni nominate prima, lo so, ma io ormai ho le bollicine nel cervello (che percepisco anche come
stanchezza corporea pur senza essermi mosso di qui).

Bugia. Mentre scrivevo ho fatto una o due pause. In una delle quali ho lavato i piatti (il piatto,in
realtà).Ecco perché sono stanco.

E c'era anche un bicchiere, perché lo sappiate.
E nessuno che mi abbia aiutato.

Ora andiamo.

Facciamo presto. I re d' Oriente bussano alla nostra porta, e vogliono risposte.

E io invece vorrei solo tenere le tue mani nelle mie per qualche istante...

Je vais, je vous aime, au revoir

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

On me being you being me being you...

Post n°113 pubblicato il 11 Marzo 2024 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

Aspetta...
Ecco,ci siamo fatti più vicini, ora è più bello parlare con te. Perché da qui riesco a vedere molti più dettagli dei tuoi occhi. E molti più dettagli nei tuoi occhi.
Potremo parlare più piano, e potremo parlare più lentamente, assaporare anche i silenzi e le pause,gli spazi tra le parole che trepidanti riempiamo di interpretazioni e aspettative.
Stiamo vicini, solo per un po', e vediamo se riesco a portarti con me,amica mia,amico mio.
Facciamo solo due passi,poi ti lascio andare,ma finché siamo assieme io sarò totalmente presente, sarò me e sarò te.
Il che ci porta nel luogo dove stiamo andando,a sbirciare un po' questo pasticcio del "se io fossi in te".
Parliamone solo un pochino,vuoi?
L’esperienza cosciente è un fenomeno che tendenzialmente diamo per scontato, eppure
è molto difficile in generale dire che cosa ne
dimostri l’esistenza. Il fatto che una persona abbia
un’esperienza cosciente significa, fondamentalmente, che a essere
quella persona si prova qualcosa.
Si potrebbe dire che una persona possiede stati mentali coscienti se e solo se prova
qualcosa a essere quello che è.
Il carattere soggettivo dell’esperienza non è analizzabile nei termini di alcun sistema
esplicativo di stati funzionali o di stati intenzionali, poiché questi stati potrebbero essere attribuiti a robot o ad automi che si comportassero come persone anche senza avere alcuna esperienza soggettiva.
È la nostra esperienza che fornisce il materiale di base alla nostra immaginazione, la quale è perciò limitata.
Non serve cercare di immaginare di avere sulle pelle le stesse esperienze che hai vissuto tu, di essere alto o basso come sei tu, di essere magra o grassa come ti vedi tu...se anche riesco a immaginarmi tutto ciò (e non mi è molto facile), ne ricavo solo che cosa proverei IO a
comportarmi o essere come te.
Se quindi per farsi un’idea di che cosa si provi a essere te ci si basa su un’estrapolazione dalla nostra situazione, questa estrapolazione é destinata a restare incompleta.

Dunque nessuno può essere qualcun'altra, non si può davvero capire completamente cosa si prova nei panni di qualcun'altro.
Ma non c'è da rattristarsi,anzi, c'è molto che possiamo fare. Possiamo essere con gli altri,essere vicini...posso stare CON te, essere VICINO a te, anche senza parlare, anche senza capire fino in fondo come ti fa sentire e stare quello che si agita dentro di te. O meglio, capendolo completamente magari,ma a modo mio. E può accadere che in alcuni preziosi momenti sappiamo che chi ci è vicino davvero sta sentendo esattamente come sentiamo noi.
Ma essere te,non si può. Perché sei unica,sei unico, storico, irripetibile,sei un intero universo,e sei bellissima.
Vorrei piantarti le mani nel petto e strappare via ciò che non ti fa vedere di te ciò che vedo io.
Vorrei....ma,aspetta un attimo, all' inizio non avevo detto che "sarò me e sarò te"? Quindi? Come la mettiamo,ti ho mentito?
Certo che no,non ti mentirei mai...il fatto è che stiamo anche giocando un po',io e te, io e voi, perché sono un uomo piuttosto solitario e magari anche un po' burbero, ma quando sto con te sento che voglio sorridere,e giocare,e danzare... perché?
Te l' ho detto, perché sei bellissima, perché sei bellissimo.
Va bene, è tempo di andare,per ora...
possiamo lasciarci la mano (ma quando ci siamo presi per mano?), aprire gli occhi (ma li avevamo chiusi?) e tornare alle nostre incombenze. Ah,io mi fermo qui ancora per qualche istante, tu la conosci la via del ritorno,vero? Non ci siamo poi allontanati molto,non ancora.

Io resto qui, perché se io fossi in te non resterei vicino a me quando comincia a far buio.

Magari mordo.

Ma in fondo,io non sono te...

Occhiolino...

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Schrödinger strikes back

Post n°112 pubblicato il 08 Marzo 2024 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

Sono un po' indeciso...
Non so ancora bene se scrivere cose vecchie con un nuovo stile, o cose nuove col vecchio stile. O cose nuove con nuovo stile,o magari mi attira di più scrivere cose vecchie col mio vecchio stile. D'altronde,dopo tutti questi anni,non mi sembrava bello farmi trovare troppo preparato. Magari mi aiuterete a decidere, o magari no. La nostra esperienza delle cose è spessissimo ambivalente, e le centinaia di piccole decisioni che prendiamo quasi in automatico in ogni momento se sottoposte a più profonda riflessione ci porterebbero a immaginare non solo esiti differenti,ma intenzioni ed interpretazioni differenti. Siamo sempre in un duplice stato di esistenza, finché non ci osserviamo o non veniamo osservati. Siamo gatti in una scatola. (Sì, proprio come quell' altro gatto famoso...)

E il veleno nell' ampolla è differente per ciascuno di noi.

E non sappiamo se siamo ancora vivi o già morti, solo osservando lo sapremo.

E chissà se ciò che (ci) accade è per caso o per necessità.

E non si cominciano i periodi con "E"

E magari ti bacio, ma non so chi sei.

O forse sì che lo so.

Viandante, quando mi passerai accanto,non rivolgermi,te ne prego, né un sorriso né una parola gentile... lascia che io tempri il mio cuore alla fiamma della solitudine... vattene...

La verità è che scrivo per dei fantasmi.
Non fantasmi di persone morte, anzi,fantasmi di persone vive.
Anche se...
mi sa che il fantasma sono io.
Batterò un colpo.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Nothijngrad

Post n°111 pubblicato il 03 Marzo 2024 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

Apro gli occhi.
Mi guardo intorno.
Tutto è così familiare e così estraneo allo stesso tempo. Chissà se siamo qui, se siete qui.
Dovrei guardare un calendario, vedere quanto tempo è passato, poi guardarmi dentro e sentire
quanto tempo è passato. Talvolta mi sembra di essere ringiovanito invecchiando, di vedere le
cose più a fuoco, con sguardo più lucido. O magari è solo disincanto, magari, come spesso
accade, si scambia per carattere ciò che è soltanto energia e per saggezza quella che è solo
stanchezza.
Mi sembra di ripercorrere strade e sentieri dei quali ricordo ogni millimetro, pur non avendovi
posato piede per secoli. In secoli che abbiamo attraversato, ciascuna, ciascuno a proprio modo,
con sofferenza e con felicità..il dolore e la felicità s'intrecciano come le curve di una
doppia ellisse nel codice genetico del cosmo. Mi piacerebbe sentire le voci di ognuna, di ognuno
di coloro che erano qui in quei momenti nel tempo, e so che non è possibile, e so che siamo punti di
luce sparpagliati ovunque, a distanze inimmaginabili. E' bello immaginare una tela nera,
immensa, in cui, se ci mettiamo alla giusta distanza, si possono vedere tantissimi puntini
luminosi, che beh, sì, è esattamente come guardare le stelle nel cielo, ma le stelle mi
sembravano un po' banali come metafora di noi, e allora meglio dei puntini luminosi su una nera,
infinitamente grande tela. Che sembra un cielo stellato. E la luce sei tu. Col tuo colore, con il tuo
essere tenue o intensa, calda o fredda.
Io non ho ancora deciso se sono un puntino di luce o la tela nera. Forse preferisco immaginare di
essere quello sfondo, quell'idea di essere, per chi lo desidera, una presenza lieve, una parola sicura,
una voce vicina.Oscar Wilde disse che la cosa terribile, quando s’invecchia, è che si resta giovani.
È vero, i nostri desideri non invecchiano con noi. Per gli altri, noi non siamo più gli stessi, ma i
nostri desideri e i loro oggetti restano uguali. La misura del tempo che passa è tutta in questo scarto.     
E bisogna rendersi conto che come si può restare prigionieri del passato, lo si può essere
anche del presente.
Ma farò come se fossimo tutti di nuovo qui, per un istante...vieni più vicina, vieni più vicino, ho
qualcosa da sussurrarti...

Gioca il tuo gioco. Metti a rischio ancor di più il tuo lavoro.Non essere il personaggio principale.
Cerca il confronto, ma senza volerlo. Evita i retropensieri. Non tacere nulla.
Sii dolce e forte allo stesso tempo. Sii astuta, intervieni e disprezza la vittoria.
Non osservare, non scrutare, ma resta vigile, pronta a scorgere i segni. Sii incrollabile. Mostra il tuo sguardo,
trascina gli altri nella profondità, abbi cura dello spazio e considera ciascuno per quel che è.
Decidi soltanto nell’entusiasmo, sii serena nella sconfitta.Soprattutto prendi tempo, percorri la strada più lunga.
Lasciati distrarre. Mettiti per così dire in congedo. Non ignorare la voce di un solo albero, di un solo fiume.Entra dove vuoi e concediti al sole.
Dimentica la tua famiglia, dai forza agli sconosciuti, studia i dettagli e parti là dove non c’è nessuno.
Non darti cura del dramma del destino, disdegna l’infelicità, togli le rughe crucciate dal tuo sorriso. 
Vivi nei tuoi colori, sentiti nel giusto, e che il rumore delle foglie ti divenga dolce. 
Passa attraverso i villaggi, 
io ti seguirò.



 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

My Own Summer

Post n°110 pubblicato il 18 Ottobre 2015 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

Sei così bella e importante.
E non hai volto, nè corpo.
Ma sei qui, sento la tua mancanza.
Qui mi troverai, nelle note mi troverai, nelle mie canzoni mi troverai, troverai il mio focolare acceso, non importa quanto sia forte la tempesta.
Un porto sicuro. Un punto fermo io sarò.
Arriva presto, che io possa non sfiorarti mai.
Ti lascerò il mio dono e porterò il tuo peso.
Vattene.
Che io possa rimanere lo stesso, e tu così diversa.
Sempre mi troverai qui.
E' solo amore, non darti pena.
E' tutto ciò che c'è.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Cathedrals to our pain

Post n°109 pubblicato il 11 Settembre 2015 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

Chissà se ancora qualche persona ricorda.

Dieci anni fa, abbiamo parlato, abbiamo riso e forse abbiamo perfino pianto, chi lo sa, chi se lo ricorda...

E ora sono qui, non mi sono mai mosso da qui immagino, sono solo più vecchio, più provato, più forte.

E voglio provare a vedere se si può ancora tentare di lasciar cadere una parola o due nel vuoto silenzioso, per ascoltarne l'eco, che nel vuoto, come il suono, non c'è.

L'eco che non è la parola detta.

Quante cattedrali abbiamo eretto al nostro dolore nel frattempo? Dieci anni, un lampo, una vita, un soffio, un uragano.

Eccolo qui, l'uomo vuoto, l'uomo di vetro.

Se sei una vecchia conoscenza,bentornata; ti abbraccio forte, a lungo.

Se ancora non ci conosciamo, benvenuta, benvenuto.

Con l'azzurro negli occhi,

D.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

THE HOLLOW MAN

Post n°108 pubblicato il 06 Marzo 2011 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

Eccolo qui, l'uomo vuoto, il fantasma, l'etereo continuo spirito che ovunque passa.

Che forse chissà, in qualche modo resta, da qualche parte resta, in qualche cuore pesa.

ho freddo.

nel calore dove scrivo, tremo.

nella musica mi perdo, immerso.

infinito.immane.immenso

il mio pensiero si stende luminoso e vola e viaggia e guida e strade strade strade

corrono sguardi dai finestrini, ogni paesaggio che scorre ogni casa ogni

silente

emozione

porto in me ogni istante d'umanità, dell'umanità.

sempre mi troverai qui.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Post n°107 pubblicato il 05 Novembre 2006 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

I MISS YOU ALL AND I REPEAT MYSELF...

È tempo per me.
Forse presto sarò andato, passato come un soffio tra i tuoi capelli.
Il mio canto, una canzone per dirti addio.

Forse presto ogni mio tocco, ogni parola che abbiamo scambiato, i sorrisi, le lacrime, forse presto saranno sempre, non più legati ad una presenza.

O forse no, forse non è ancora tempo.

Ma la pressione su di me aumenta, il tremito che annuncia la terra che si spacca, la morte di coloro che amo, il mio guardare te e vedere dentro te.

Non vi ho mai parlato con parole e parole sole.

E di quante cose abbiamo parlato, per paesaggi strani e cangianti passeggiando, io e te, io e voi, noi noi noi.

Sbaglio tutti i tempi, sono sempre sfasato. A dire il vero, il tempo è in continua torsione, me ne accorgo.

Di quanto forse, attraverso queste infinità, abbia compreso l’importanza di un tocco, uno sguardo. Leggero, intenso.

E ognuna di voi, e ognuno di voi, ringrazio sempre, in ogni gesto, in ogni cosa che sfioro, la presenza di coloro che qualcosa mi hanno dato, insegnato, trasmesso, fatto provare, è come una fragranza, un profumo che percepisco, sottile danza del mio animo.

Osservo il comportamento della gente. Sono assolutamente ricettivo, immobile. Ne ascolto i corpi. Ne colgo i dettagli. Essi hanno molto da dire e manifestano le loro volontà che in taluni casi differiscono dalle volontà di coloro che in quei corpi abitano.

Una dei problemi della definizione di essenza è che è necessario darne una definizione senza utilizzare la nozione di essenza stessa, ci pensavo qualche tempo fa…

Io disperdo molto mentre parlo, pur faticando molto per contenere le dispersioni, perché ogni parola mi apre una o più porte che sono interi modi o passaggi o scorciatoie verso mondi. In un certo senso, ogni volta che utilizzo il linguaggio, mi metto in viaggio.

Io e te, abbiamo parlato di quasi ogni cosa, dalla fisica quantistica all’amore, dalla pispola al pesce che diviene anfibio, passando per l’orgasmo femminile e quanto venga poco compreso, senza dimenticarci dell’amore, e del linguaggio, e del gatto di schrodinger. Siamo stati a chiacchierare con Zenone.
E un sacco di altre cose. È incredibile, in quanti posti siamo stati, che dici?

Per me, lo è…

E sai, credo che in molti altri posti andremo, e cammineremo in equilibrio sull’azzurro dell’alba, a rotolarci nelle fiamme del tramonto, e saremo feroci immersi nel sangue di crepuscoli ramati dove ci guarderemo negli occhi per ferirci, e faremo l’amore avvolti dal velluto di notti scure e dense. Ognuno con ognuno.

Dono, a te, perché è probabile che io e te ci conosciamo, o magari no, una lacrima. La lascio stillare, con dolcezza dalla punta del mio indice…se la segui, vedrai ciò che i miei occhi hanno visto, e la mia bocca pronunciato, in un altro tempo, in un luogo dove chi c’era non c’è più, e sempre esiste, e sempre cambia. C’è ora, ci sono ora, sono qui con me.

E chissà dove sono io…

Sei rimasta intrappolata, la tua libertà è stata annullata. Le tue ali sono state mozzate.
Solo le cose si possono possedere, mai le persone. Come puoi possedere una persona? Come puoi dominarla? Come puoi renderla una proprietà? Impossibile!
Eppure, è quello che il marito sta tentando di fare con la moglie, la moglie con il marito, i fidanzati e le fidanzate, i genitori con i figli, perfino tra amici, perfino tra amiche.
Vedo spesso conflitto, l’essere distruttivi l’uno con l’altra.
Di fatto, quando possiedi una persona odi, distruggi e uccidi, divieni un assassina. Sei un assassino. L’amore è libertà. Renderà l’amato sempre più libero, darà ali all’amata, l’amore aprirà un cielo sconfinato.
Non può trasformarsi in una prigione, in una gabbia.
Ma tu non conosci quell’amore, quasi mai.
E questo vale per molte cose che facciamo. Anche se provi a fare qualcosa di buono, farai del male. E allora sarari frustrato, e soffrirai, e te la prenderai con te stessa, e avrai poca fiducia, o magari un ego che si gonfia dismisura, nel terrore sopito che spunti un ago abbastanza appuntito e lo faccia scoppiare…
I vostri templi, le vostre chiese e moschee si sono tutte macchiate di peccato nei vostri confronti, perché vi vorrebbero dominare.

Ma fa nulla.

Basta pensare, fallo come fosse un gioco. Perché, vedi, per TE c’è spazio, nel momento presente, ma non per i pensieri, quelli hanno bisogno di un passato e di un futuro
Seduta accanto all’amato, mano nella mano, semplicemente esisti. E quando esisti con chi ami, figlio, amico, marito, animale, collega, moglie, chiunque, chiunque tu ami, quando esisti con chi ami si verifica un dialogo particolare, entrambi siete diventati uno…

Ma fa nulla…

La lacrima è caduta.

Ed io, beh, chissà dove sono ora…
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Post n°106 pubblicato il 08 Agosto 2006 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

THE EYES OF THE DEVIL

Un paio di notti fa, vedete, ho baciato il diavolo.
Sognavo, ed era a terra, soffriva.
Bellissima, i capelli dalle spalle, a terra, era così bella…
E quando sono caduto le ho chiesto se mi sarebbe stata vicina, se non mi fossi rialzato.
E così ci siamo stretti, a terra, e ci siamo baciati, forte, sulla bocca.

E poi…

Poi ha aperto gli occhi, gli occhi che erano nei miei occhi, la sua bocca premuta sulla mia.
Ed era il diavolo. No no, non scherzo.
E mi ha terrorizzato. Non lo ricordavo così feroce e violento. Non lo ricordavo così capace di VEDERE.
E non riuscivo più a staccarmi, e lui mi guardava. Per farmi male.
Per uccidermi. Per eliminare ogni equilibrio. Niente più patti di non interferenza.
E poi, mi sono trascinato brutalmente via, e non potevo parlare. L’ agghiacciante afonia.
Devo urlare e non posso. Non ho bocca.

E rientro, a ritroso, prendo il tempo e lo torco, lo stringo e piego, e torno nel ventre, a cercare un aiuto che non posso chiedere, non ho la bocca e devo urlare.

Con un unico grido, il mio risveglio. E gli occhi del diavolo, nei miei.

Ricordo la cattiveria con la quale ha piantato i chiodi del suo sguardo nelle mie pupille.

E magari fosse una cosa che scrivo per parlar d’una donna…
Magari è che invecchio e reggo meno le emozioni tachicardiche…
Ma gli occhi del demonio, piantati nei tuoi, ad un centimetro…

Fa paura.

Fa paura solo pensarci.

Ma io torno qui dopo tre quattro vite e dico queste cose, sono proprio sgarbato…

Chissà se ancora sarete qui, dopo tanta scortesia, e se ci troveremo, vicini, a vedere i vostri visi bellissimi…

Si dice che il sogno dell’uomo
Fa sì che il proprio domani
Sia senza il calar del sole

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Post n°105 pubblicato il 02 Agosto 2006 da Silentvoid
Foto di SilentvoidI AM BACK AND BLEEDIN'...

Ohibò, sono tornato.
Sanguino mooooolto...
Ma, signore, signori, che piacere rivedervi...

sorrido sorrido sorrido davvero...

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Post N° 104

Post n°104 pubblicato il 21 Luglio 2006 da Silentvoid

A LITTLE SOMETHING KEEPS ME AWAY...

Ecco, il punto è che sono senza il computer.
Da un bel po', oramai.
E ci metto così tanto perchè se non recupero i datio che ho nell'hard disk perdo un anno e mezzo di lavoro, il libro che sto scrivendo, progetti musicali in pieno mastering, più tuuutte le piccole cose irrecuperabili che si perdono in questi casi, foto, scritti, etc..

Questo detto, ecco perchè sono assente.

E questo detto, è successo che questa settimana l'esistenza mi ha rammentato che o faccio la mia parte, e anche se vi dicessi quale è e cosa sono non ci credereste e fareste bene, o vengo disintegrato.
E siccome ho la tendenza ad essere quasi indistruttibile, anche se strapieno di segni, beh, ecco, in estrema sintesi, sono distrutto.

Ma, una cosa ancora voglio dire, che il tempo stringe e il pc dove scrivo non è mio...

che io sono un essere triste, tristissimo, sepolto sotto un mare di cazzate.

Lei lo sa, lei vede.

E non posso esser triste, per quanto sotto i colpi, perchè me l'ha chiesto, e tutto sommato è una richiesta ragionevole.

Sto scrivendo un pezzo nuovo.

Ve lo farò sentire, vi va?

See you somewhere in time,

D. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Post n°103 pubblicato il 09 Giugno 2006 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

MEDLEY NUMBER ONE. SOMETHING I ALREADY SAID, MASKS DOWN AND SOME MORE...
Pssst! Ehi, sono qui…
Già, direte voi, ma cosa ci fai lassù, seduto nella posizione del loto sulla biforcazione dei grossi rami della vecchia quercia?
Guardavo un posto.
Dove porterò chi vuole venire con me. ORA.
Non seguire, che qui nessuno segue nessuno. Ma passeggiare con me. Ed io con voi.
Giusto fino a quell’altura, la vedete, no, quella collinetta laggiù…
Sarà piacevole e a me gradita, la vostra compagnia, la vostra sola presenza, essenziale e sincera.
Che a nulla servono le maschere, qui. Abbandoniamo le maschere. E’ l’unica speranza di cogliere la verità.
E, ognuno di noi lo sa, la verità non è affatto lontana, l’amore non è affatto lontano. Sono semplicemente nascosti, relegati dentro di noi. E noi ci aggrappiamo alla menzogna. La nostra personalità è una menzogna. E’ anche a causa della personalità che non siamo in grado di andare verso l’essenza. E’ la società che insegna la personalità; essa crea le menzogne. E, a dire il vero, esse sono davvero molto convenienti. Le menzogne funzionano come lubrificanti, semplificano la vita. Vedi qualcuno e gli sorridi. E quel sorriso è una menzogna, perché non viene quasi mai dal cuore, è solo dipinto sulle labbra. L’hai costruito, l’hai creato artificialmente, è una sorta di esercizio delle labbra. Ma semplifica la relazione: anche l’altro comincia a sorridere.
Ho banalizzato, sicuro. Ma di certo nessuno di voi ha perso il senso di ciò che intendevo. Osservate la gente…
Se tu sei vero, se ognuno di voi, di noi, è vero, se davvero siamo come siamo, sarà molto difficile. Le relazioni diventeranno difficili.
Ho sentito più d’uno psicologo affermare che se ognuno cominciasse a rivelare cos’ha nel cuore, cosa sente veramente dentro, l’amicizia scomparirebbe dalla terra, l’amore scomparirebbe dalla terra. E sarebbe probabilmente vero, se guardiamo all’amore tra maschere che la cultura di questo decadente tempo ostenta. Osservate la gente…
Continuiamo a tenere tutto nel cuore, e continuiamo a recitare qualcosa che non è affatto reale…facciamo qualcosa di diverso, molte volte l’opposto di ciò che sentiamo. Sei arrabbiata, e sorridi. Sei ferita, e sorridi. Ti senti ribollire dentro, e sorridi. Hai voglia di gridare, e continui a cantare. Hai voglia di fare qualcosa di diverso da ciò che fai, ma non è possibile, non è conveniente, non è la cosa giusta da fare…
La società crea questa persona, queta maschera intorno a noi, questa personalità. La società, tutti noi.
La parola “personalità” ha la sua radice in “persona”. Nel teatro greco si usavano delle maschere. La voce proveniva dalla maschera: “sona” significa “voce, suono”, e “Per” significa “attraverso la maschera”. Questo etimo è davvero interessante, non trovate? Non si conosce il vero volto, chi sia il vero attore, la vera attrice. C’è una maschera, attraverso la quale giunge la voce, sembra proprio che venga dalla maschera, e tu non conosci il vero volto. La parola “personalità” è bellissima, viene dal teatro greco.
E noi siamo pieni di maschere, strato su strato, se scaviamo un po’ potrebbe sorprenderci quante facce ci siamo portati dietro.
MA.
Vi ho annoiato a morte con le mie futili chiacchiere, e siamo oramai arrivati…ecco, siamo sullo spiazzo verde in cima alla collina...
Come, non mi vedi? Ah, già, dimentico sempre che io mi muovo di continuo, evanescente, uno spettro, presente, un’intera montagna…ma, anyway, siete qui, ed io sono qui…
Così, giusto per parlare con voi, per seguire con gli occhi i vostri animi, per stare un pochino assieme…sono qui, appena dietro l’angolino…
Prendiamo la vita in modo giocoso. E’ un’arte, nel vero senso della parola. Il suono e il silenzio, l’amore e il dolore, stare con la gente, avere relazioni e stare da soli…tutte queste cose si possono vivere contemporaneamente, in una sorta di simultaneità, come un fiume in piena, inarrestabile. Siete piene di vita, colmi di vita. L’intero pianeta è così sbalorditivamente gravido di vita, dai virus ai batteri alle piante agli animali agli esseri umani, tutti che sgomitano per avere uno spazio proprio, per muoversi, per cibarsi, per conoscere e assaporare tutto ciò che si riesce ad arraffare all’esistenza…ed io vi dico, prendete ogni cosa, esperite, fate davvero vostro ogni minimo istante, senza limiti, senza freni. Ubriacatevi di vita, di dolore, di gioia, di ogni, ogni cosa. Ubriacatevi d’amore.
Gli esseri umani sono meravigliosi, complessi e meravigliosi, oh sì…
La vita dovrebbe essere una festa, non un digiuno, ogni istante una celebrazione.
Il peggior nemico, ed il più grande ostacolo, lo troviamo in noi. Come in noi è ogni bellezza. L’ostacolo si può rimuovere, la bellezza è invece essenziale al nostro essere, è propria dell’essenza. Esistono metodi per vedere. Non credetemi, per carità. E’ in voi. Oh sì.
Il problema può essere l’ego. L’ego può esistere come disturbo alla tua felicità se prendi te stessa/o e ogni altra cosa troppo seriamente. L’ego teme l’allegria e il riso (non lo pensate, eh?), ha quasi sempre bisogno di un’atmosfera greve, seriosa, di tristezza, per essere forte, per rafforzarsi. Anche le persone più umili, possono in realtà essere molto egoiste, possono essere molto fiere della loro umiltà. La prendono molto seriamente. Ma una persona davvero consapevole celebra l’istante, con passione ed intensità, come ghiaccio e fuoco, è un sole, e non ha affatto BISOGNO di essere seria…guarda gli alberi: sono seri? Guarda gli uccelli, ascoltali: sono seri? Osserva le stelle, la luna, il sole: sono seri? L’esistenza è intimamente non-seria; è una danza continua, è una celebrazione eterna, è una festa.
Solo l’uomo è serio, perché solo lui ha provato a creare una separazione netta tra sé e l’esistenza. Non vuole essere parte del tutto, vuole la sua definizione. Vuole una bella etichetta stampata in fronte che lo distingua. Anche se ciò crea infelicità. Non solo, si scaglierà con tutti i mezzi possibili contro chi prova anche solo ad ipotizzare che davvero non serve a nulla, tutto questo gran lavoro di auto-affermazione. E’ già qui, è evidente, è ora. Non c’è bisogno di etichette di nessun tipo. Anche un colibrì percepisce le differenze tra un colibrì, un gatto ed un uomo. Ma noi cerchiamo la perfezione, tendiamo a ciò che può solo bloccarci, che ci può far stagnare. L’imperfezione è il modo d’essere della vita, si può crescere solo se si è imperfetti. Se sei perfetta non esiste crescita, né evoluzione. Se sei perfetto sei bloccato. Perfezione vuol dire morte; imperfezione significa flusso, movimento, dinamismo. Non siamo soddisfatti, quasi mai…non siamo soddisfatti da ciò che è ordinario. Eppure l’ordinario è splendido, meraviglioso, se impariamo a vederlo, a coglierlo, le cose comuni divengono bellissime, lo sono già. E noi quante cose perdiamo…
Eppure, non ci sembra…e tutte le religioni inventano storie false sui loro fondatori. La verità è che non potrete trovare un uomo più normale del Buddha, di Gesù, di Mahavira, di Zarathustra, di Lao-tzu. Sono assolutamente semplici! Vivono nel tatuata, nello stato di fatto delle cose. Non ambiscono ad alcuna perfezione. Sono completamente a proprio agio con l’imperfezione del mondo. E non si prendono poi così sul serio, ce ne sarebbero di aneddoti, non pensano di dover superare tutti, raggiungere risultati prestigiosi, traguardi ambiti. Sono gente bellissima, e la loro bellezza consiste nell’aver scoperto che l’ordinario è straordinario, che il mondano è sacro. Ma tutti si prendono sul serio, tutti prendono gli altri davvero seriamente.
Sii più allegra, più allegro, gioca. Ridi di più.
Te lo dice uno che non ride mai.
QUASI mai.
Ma io non sono affatto serio.
Io vi ho osservato ridere (sì, lo so, lo so, pensate sia così per dire, etc etc…)…
E sapete cosa ho visto, qundo ridete DAVVERO?
Che ti sei sciolta, non più rigida, fluisci, hai energia lucente…ed è sempre lì…
La persona seria è tesa, spesso preoccupata. Sempre ansiosa di essere sulla giusta via…ma non esistono cartelli indicatori.
Eh già, tutte le vie sono immaginarie. L’esistenza è come il cielo, non esistono vie. La tua consapevolezza è simile ad un cielo, ma molto più chiaro e terso, senza strade né sentieri. Non puoi perderti. Per andare fuori strada ci vuole una via. E trovare la felicità non è un obiettivo. E’ trovare la verità. Trovare la verità equivale a trovare se stessi. Chi può allontanarvi da te stessa/o? Puoi andare ovunque, provare ogni dolore e ogni tensione, ma non puoi allontanarti da te stessa/o.
Ovunque sei, esisti.
Se, dico se, nella vita inizi a giocare, magari apprenderai il sentiero privo di sentiero.
Bene, immagino di aver fatto la mia solita quantità di confusione.
Optime.
Ora devo davvero scappare, ma torno presto presto.
Ho tempi biblici, è uno dei miei infiniti difetti, ma risponderò a tutti coloro che sanno che in un modo o nell’altro una risposta da me arriverà.
Sono un ragazzo serio, in fin dei conti….
;)
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Post n°102 pubblicato il 16 Maggio 2006 da Silentvoid
Foto di Silentvoid

MINUETTO X MY NOVEMBER

Le parole. Le parole che mi mancano.

È incredibile che io sia arrivato fino a qui.

Con voi, con voi, con te.

Con te, amore mio.

Quando succede, quando sento le carni della mia schiena che si lacerano, il sangue che scorre, e poi la sensazione, sempre un po’ estranea, delle ali. Amore mio, amore mio, non fermatevi.

Non lasciare che ti fermi nulla, davvero, per primo il linguaggio, le parole, la paura tremenda che ne hai.

No. Non ti fermare.

Sono così triste, qualche volta. Perché penso a lei che è morta, e nulla potevo fare, tutto il molto che ho potuto l’ho fatto. E non ho rimpianti, davvero no. Né magari mi manca nemmeno. Certo era bella, bella e forte.

E penso a lui, mio padre che mio padre non era, che io padre non ho, e alla sua dolcezza rude, le sue forti mani, lui che suonava l’organo con dieci parti di sé.

E quanto poco, ricordo ora, quando era vivo, abbiamo parlato di musica, e che strano per me, che faccio il musicista, è stato.

Ma mica serviva parlarne. Stare assieme era musica. E sono stato l’ultima persona che ha visto da vivo.

Ricordo mia madre sanguinante appoggiata alla mia spalla. Che piccolo ero allora, avrò avuto un secolo sì e no.

Ma vedi, a me manchi anche tu, mi manca il tuo sguardo. Quella leggera presenza che potrebbe lasciare che io per un istante o due mi abbandoni con infinita dolcezza, un riverberare d’anime, che i sorrisi sono negli occhi.

Non temere le parole, le parole, le opinioni, non v’è nulla come te, nulla che possa essere più di te meraviglia.

Certo che non mi credi, che non lo vivi davvero, ma sapessi i miei occhi quando ti vedono.
Quello che vedono.

Io sono qui, resto qui. Qui mi troverai a distanza d’anni, di millenni, a milioni d’anni luce di distanza.
Né io sono speciale.

Ognuna di voi, che bella che sei, ho il tuo volto di fronte, pieno di nomi e volti, che bella sei.

Ma riesci a sentire che parlo con TE? Perché credi che sia così, genericamente rivolto a chiunque? Na na, qui parlo con ognuno ed ognuna, ed ognuna ed ognuno sa dove e come parlo con lei, e lo so anche io.

Ecco il livello di esperienza dove accadono cose al di là delle parole, dove il linguaggio viene lasciato alle spalle, una distanza misurabile in anni luce, là dove non è affatto possibile concettualizzare ciò che sperimenti.

Senza che nulla in te si agiti, senza il minimo fruscio interiore.

L’amore è il mio messaggio. Portato su braccia piene di cicatrici, portato con un corpo forte e stanco, con quello sguardo che è per dirti che l’esistenza è ricca, è immensa.

Vedo persone che non hanno mai vissuto. È vero, sono venute al mondo, ma questo non basta per essere vivi.
Vegetano pensando, pensando di essere vivi. E un giorno moriranno, senza aver mai vissuto un solo istante.
Perché si vive? Per amare, per gioire, per essere estatici. Il resto sono storielle che ci raccontiamo.

E cos’è mai la “ricchezza”? godere la vita sempre di più, renderla sempre più ricca d’amore, sempre più vasta la nostra danza.

Milioni di persone continuano a vivere senza mai ammirare un’alba, senza mai fermarsi una sola volta per guardare un tramonto e tutti i colori che il sole si lascia alle spalle nel cielo. Milioni di persone non alzano mai gli occhi al cielo e al suo splendore.

Vivere una vita multidimensionale, immagina…e v’è musica, e poesia, e pittura e prosa e scultura e filosofia, v’è religione e v’è sesso, ogni cosa, ogni architettura, ogni passo di danza, ogni bacio ed ogni lacrima…

L’esistenza è lussuosa, è un lusso sfrenato…là dove un fiore basterebbe, ne spuntano milioni…a cosa mai serviranno tante stelle?

La vita evolve, su questo pianeta, e a detta degli scienziati, su un sacco di altri pianeti…e né su questo né su quelli sappiamo mai bene che tinte la vita abbia preso, che forma, che splendore…ma una cosa è sicura, perfino per me che certezze non ho…l’esistenza è una forza straripante, abbonda in ogni cosa, nel dolore straziante come nella gioia accecante, è un lusso. Non è affatto povera.

La povertà è una creazione umana.

Oh sì.

Ed io, io vorrei tanto potermi fermare tra braccia che mi cullino, strana cosa ch’io lo dica, per un istante o due.

Poi, ripartirò subito, davvero…

Per un istante o due…
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
« Precedenti Successivi »
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963