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RU486 - 1° Parte

Post n°89 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da catholicmind

Tutto quello che i sostenitori della Ru486 non dicono alle donne

Eugenia Roccella tratto da Il Foglio 23/09/2005

La Ru486 viene presentata come l'aborto facile. Troppo facile, sostiene chi nutre perplessità sul metodo: inghiotti una pillola, bevi un bicchier d' acqua, e dimentichi il senso del gesto, la soppressione di una vita (negli Usa la chiamano anche Kill Pill). Finalmente facile, esulta chi invece ne chiede l'introduzione in Italia: si elimina il dolore, il suo pesante carico simbolico punitivo, e si semplificano le procedure. Ma quanto c'è di vero, in questa sbandierata facilità? Cosa comporta, per le donne, l'uso della pillola abortiva? Le femministe, abituate a mantenere sulle manipolazioni del corpo, in particolare della fertilità, un ampio margine di autonomia critica, se lo sono chiesto venti anni fa. Nel 1991 esce "RU486, Misconceptions, Myths and Morals", delle studiose Renate Klein, Lynette Dumble e Janice Raymond, e pubblicato dal Massachussetts Institute of Technology. Le accuse rivolte all'aborto farmacologico sono durissime, ma soprattutto le autrici si preoccupano di smontare alcuni miti pubblicitari. Per esempio, l'idea che si possa fare tutto in una confortevole situazione di privacy: niente più ospedali né ricoveri, ma la possibilità di restare tranquille a casa propria. Ma, da una parte, le visite necessarie (da tre a cinque) sono troppe perché la procedura si possa definire "confidential", come accade ad esempio per i test di gravidanza a domicilio. Dall'altra, la paziente non può sapere quando il feto sarà espulso, se a casa, in ufficio o altrove, se nei primi giorni o più tardi. La decantata privatezza dell' operazione tende a trasformarsi in sensazione di abbandono e di solitudine, con tutte le paure che possono affiorare. Non a caso, nel manuale di raccomandazioni fornito dalla National Abortion Federation al personale sanitario per un aborto sicuro, accanto alle controindicazioni mediche ci sono quelle logistiche: l'uso della Ru486 è sconsigliato a chi non abbia un telefono, un mezzo di trasporto, o viva a più di due ore di distanza da un Pronto soccorso. C'è il rischio di un'emorragia senza controllo, che può diventare fatale in una situazione di isolamento. Inoltre non sembra che l' aborto farmacologico sia fisicamente meno doloroso di quello chirurgico - la Ru486 ha come effetti collaterali nausee, mal di testa, crampi addominali violenti, e va accompagnata da antidolorifici - né che sia più sicuro; soprattutto non se ne conoscono gli effetti sulla salute a lungo termine.

Ma il dubbio più grave che serpeggia tra le femministe, e che indusse il sesto Congresso internazionale per la salute della donna (Filippine, 1990), a pronunciarsi contro la pillola abortiva (e contro alcuni sistemi contraccettivi considerati rischiosi come il Norplant e i cosiddetti vaccini anticoncezionali), è la possibilità di abusi nei confronti delle donne dei paesi terzi. La facilità dell'aborto chimico assume, fuori dal contesto occidentale, significati a dir poco ambigui. La sua sicurezza dipende dai controlli medici, dalla vicinanza di una struttura che sappia fronteggiare un'emergenza, per esempio una trasfusione. Non è il caso di gran parte dei paesi in cui infuriano le campagne per la riduzione della fertilità. L' intensa attività antinatalista degli organismi internazionali nel terzo mondo si basa su documenti e risoluzioni imperniati sull'autodeterminazione femminile; nella pratica, però, si rivela assai disinvolta. I piani di controllo demografico sono gestiti spesso da governi autoritari, incuranti della concreta libertà delle donne, e pochissimo preoccupati della tutela della loro salute. Le campagne di sterilizzazioni e aborti forzati, come quella cinese (che, secondo le recenti e agghiaccianti testimonianze pubblicate da Time magazine, è ricominciata), sono solo la punta dell' iceberg di una interminabile serie di violenze, dalla sperimentazione di farmaci anticoncezionali a rischio, all'inserimento obbligato dello Iud alle donne che chiedono l'aborto, passando per la disinformazione consapevole e il ricatto. Se la sterilizzazione femminile è, nel mondo, il metodo anticoncezionale più usato (subita da 150 milioni di donne) lo si deve a una scelta precisa: chi decide le politiche demografiche non intende lasciare il controllo della fertilità nelle mani delle donne, e orienta la selezione dei metodi contraccettivi a questo scopo.

L'uso, apparentemente semplice, della Ru486, si è già diffuso nei paesi terzi, con esiti immaginabili se persino il governo cinese è tornato sui suoi passi, restringendone l'adozione (era venduta liberamente in farmacia) alle strutture ospedaliere. A fronte di alcune associazioni femministe, come la Feminist Majority Foundation, che fin dall'inizio l'hanno sponsorizzata come "alternativa poco costosa e sicura per le nazioni povere", molte altre hanno considerato rischiosa proprio la sua facilità. Il Center for American Progress, una fondazione culturale di sinistra, ha pubblicato "Donne di colore e giustizia riproduttiva", in cui si accusano le femministe occidentali di aver privilegiato un'ottica soggettiva, sottovalutando l' impatto della sterilizzazione e di altre pratiche anticoncezionali, tra cui la Ru486. Nel documento si denuncia come, negli anni 70, "le maggiori organizzazioni femministe e pro-choice non si sono unite alle donne di colore nella richiesta di regole per la sterilizzazione, perché la loro esperienza era radicalmente diversa. Mentre le donne di colore subivano sterilizzazioni forzate, le donne bianche delle classi medie avevano difficoltà a ottenere la sterilizzazione volontaria nelle strutture sanitarie. (.) 38 gruppi pro-choice (tra cui Naral, Ippf, Avsc) si sono opposti a una legislazione che imponesse regole per la sterilizzazione, perché ritenevano ostacolasse la libertà di scelta delle donne".

La Ru486 può essere somministrata senza fornire alle pazienti una chiara e completa informazione su quello che avverrà e sui rischi che si corrono, persino senza dir loro che si tratta di un aborto. Utilizzare metodi contraccettivi o abortivi che non riducano il livello di consapevolezza femminile è essenziale per le donne, ma nei paesi terzi spesso è letteralmente una questione vitale.

 
 
 
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Data di creazione: 01/07/2007
 

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