C'era una volta...
le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.
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Da una conversazione con Magdalene57 e casalingapercaso sulle bugie degli adolescenti, ecco alcune riflessioni. Se cerchiamo di liberarci per un attimo da sovrastrutture morali o sociali ed esaminiamo la crescita del ragazzo come un percorso individuale, sì, ma anche fisiologico e per questo comune ad ogni essere umano; se cerchaimo di astrarci dal ruolo di educatori (genitori o insegnanti, o comunque figure che sentaono il peso e la necessità di fornire modelli di compertamento referenziali); se cerchiamo di scomporre la crescita in una serie di atteggiamenti ed esperienze attraverso le quali l'essere umano va acostruirsi un ruolo ed una personalità nuova in un contesto che gli è ancora estraneo e nel quale fa fatica a riconoscersi... "Mentire implica disporre o sviluppare una buona quota di fantasia, di astrazione e immaginazione ed è funzionale alla creazione della propria identità. Non a caso, il bambino impara a formulare una bugia quando inizia a introdurre tra i suoi giochi, a circa due anni di età, il "come se", ovvero quando apprende che ci può essere una realtà diversa da quella che vive concretamente e quotidianamente. |
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Il dossier di questo numero è dedicato a "Fiabe di ieri e di oggi".
C'è anche un articolo di Regina Crimilde sulla figura della madre: UNA MADRE DA FAVOLA
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Nel corso della vita la bugia assume contorni diversi, dalla innocenza infantile in cui è necessaria per creazione di un divertente universo parallelo, alla cosciente alterazione della realtà per fini personali (senza entrare nel merito della causa) negli adulti.
Nell'adolescente quindi la parte creativa viene assoggettata alla necessità emergente di assicurarsi uno spazio stabile in un mondo che inizia a non vedere i genitori come punto di riferimento.
L'adolescente che quindi è troppo o poco oppresso tenderà a creare la bugia più utile all'idea che in quel periodo ha del suo mondo ottimale??
Possibile che anche negli adulti rimanga la necessità di far collidere il mondo immaginario con quello reale pur non sussistendo alcuna patologia?
Grazie
quanto poi agli adulti: perché no? in fondo quando ricerchiamo un ideale, in amore, ad esempio, non siamo forse consapevolmente a cercare di far collimare fantasia e realtà?