C'era una volta...
le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.
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Lévi-Strauss, antropologo strutturalista, ha analizzato il ruolo e la funzione delle storie mitiche all’interno delle civiltà prive di scrittura.
Buona parte della cultura orale di questi popoli è incentrata su storie mitiche che, se ad una prima analisi possono apparire assurde e prive di logica, in realtà sono ricche di valori culturali e sociali, riferimenti alla loro struttura sociale ed economica e risultano essere un tentativo di spiegare, di dare un ordine alla realtà naturale:
"[...] ho cercato di mostrare come questi popoli, che siamo soliti considerare completamente asserviti alla necessità di non morire di fame e di mantenersi robusti solo per sopravvivere in condizioni materiali durissime, siano perfettamente capaci di pensiero disinteressato, siano cioè mossi dal bisogno o dal desiderio di capire il mondo intorno a loro, la natura e la società. [...]"
(Lévi-Strauss, Mito e significato )
Il mito non è quindi puro frutto della fantasia: l’uomo osserva la realtà e, usando le proprie facoltà mentali, ne fornisce una spiegazione. Si tratta naturalmente di un modo di procedere lontano dalla logica scientifica: ma l’obiettivo è la "comprensione generale dell’universo - e una comprensione non solo generale, ma anche totale"
Il mito, in questo modo, offre all’uomo "l’illusione di poter comprendere l’universo" senza fornirgli però la possibilità di esercitare su di esso un maggiore controllo materiale. "
Molti racconti mitici ruotano intorno al tema natura/cultura, affrontando il rapporto esistente tra prodotti naturali e prodotti creati dall’uomo e sviluppandolo attraverso opposizioni.
Così possono diventare elementi culturali il nutrirsi di cibi cotti, coltivare vegetali o il silenzio, ed elementi naturali i loro opposti, cioè nutrirsi di cibi crudi, raccogliere vegetali che crescono spontaneamente e il rumore (elemento naturale per popoli che vivono in prossimità di foreste).
In altri miti troviamo esseri umani in opposizione agli spiriti, i fratelli maggiori ai minori, l’autorità terrena a quella sacra, la luce al buio, ecc.
La struttura binaria è riscontrabile anche nelle fiabe classiche: ad esempio Cenerentola è buona, bella, ha piedi piccoli, è giovane e adotta un atteggiamento passivo verso la matrigna e le sorelle, mentre le sorelle sono più vecchie, più brutte, aggressive, con i piedi grandi.
Levi-Struss afferma anche l’impossibilità di separare nettamente mito e fiaba: "è anzi possibile constatare come dei racconti, che hanno il carattere di favole in una società, sono miti per un’altra, e viceversa".
Ma mentre i miti si basano su forti opposizioni interne di carattere cosmologico, naturale e metafisico tra gli elementi, le fiabe presentano opposizioni più lievi, solitamente di carattere sociale o morale; poiché "la favola è una trasposizione attenuata di temi la cui realizzazione amplificata è caratteristica del mito."
Tutto ciò non implica subordinazione di un genere all’altro, come se l’uno venisse prima dell’altro, quanto piuttosto di complementarità: "le fiabe sono miti in miniatura, in cui le stesse opposizioni sono riportate in scala ridotta [...]"
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Il dossier di questo numero è dedicato a "Fiabe di ieri e di oggi".
C'è anche un articolo di Regina Crimilde sulla figura della madre: UNA MADRE DA FAVOLA
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