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voci da un lavoro che sta morendo
Post n°464 pubblicato il 12 Luglio 2012 da ciemmetre
Sono voci che s'accavallano, rimbombano nella testa, saltano fra le macchine. voci che commentano ma non sanno dire nulla oltre la loro rassegnazione. erano voci abituate a tutto, all'auto familiare, alla villetta coi nanetti e biancaneve in giardino, e se non c'era la villetta c'era l'appartamento di proprietà senza nanetti ma coi canarini. erano voci che andavano in vacanza al mare cascasse il mondo con tanto di canotto e paperette gonfiabili, oppure in montagna dove un paio di sci sarebbero stati torturati in modo scientifico portandoli su sentieri improbi. sono voci che provengono da tante teste vuote, avezze ad una presunta ricchezza che mai abbiamo raggiunto, perchè un conto è il benessere che ben s'adatta alla temporaneità degli eventi. un altro la ricchezza che ti para il culo. Dicono che chiuderanno, lo facciano allora, non mi frega, sono anni che vivo sul limite del precario, ma una soddisfazione me la devo levare, vedere le loro facce e sentire le loro voci alzarsi in difesa non dei diritti sacrosanti, ma dei beni acquisiti, e poi versargli addosso tutto il mio disprezzo, poichè nulla fecero per difendere quei diritti, prima la villetta, la macchina, le vacanze, il calcio poi le cose serie. tirino loro la cinghia, per quanto mi riguarda lo fo già da diverso tempo |
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