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Calore
Post n°710 pubblicato il 10 Novembre 2015 da ciemmetre
E venne il tempo in cui giocai col fuoco e col calore; un semplice colpo di cursore e il combustibile aumentava e diminuiva. Incremento o decremento imponevano maggiore o minore lucentezza alla fiamma. La macchina fremeva e sudava come la mia fronte con gradi che saltavano su un monitor e tratteggiavano arabeschi in forma di grafici e di emissioni. Gli esaustori mediani e di coda vomitavano gas, solfuri e co2, comandavo le macchine e loro servili, stavano ai miei desideri imposti dalla produzione. Erano forni rotanti da cinquanta metri; piccoli giocattoli rognosi e difficili. Dotati di un "carattere" difforme in cui un buon fornaciaio doveva e sapeva anticipare le mosse in base alle depressioni in linea e alle temperature in griglia e in testata. Erano tempi diversi, tempi in cui mi ponevo il problema del badge, della paga, della riuscita operativa, e delle consegne. Ci fu un tempo in cui tutto questo cambiò. Mutarono gli equilibri e mutarono le sicurezze. Il posto di lavoro divenne una zattera in un mare in tempesta, arrivò il momento in cui dovetti fare delle scelte definitive che mi allontanarono da quelle macchine e da quell'ambiente: la fabbrica. Venne il momento in cui dovetti fuggire fortunosamente ed entrare in un ufficio, rielaborare tutta la mia vita lavorativa, reinterpretarla e riadattarla a mutate esigenze. Tutt'ora sono in fase di adattamento e ancora adesso, da che la fiamma di quei forni è stata spenta da due anni, devo costringermi a pensare secondo canoni difformi. La notte qualche volta mi sovviene di pensare alle giornate in tuta sporca di polvere e carbone, un rumore cupo; il canto del fuoco sparato nella bocca dei due forni in marcia. La luce accecante delle stelle e del materiale fuso che colava nella "Fuller", il ronzio dei ventilatori di raffreddo e la luce cupa del reparto di cottura. Ho un'anima operaia, sono nato nella fabbrica nel 79 ed ho finito nel 2013, sono ancora un privilegiato perchè lavoro in un posto ambito da tantissimi con un contratto a tempo indeterminato. Sono impiegato e le mie mani puzzano ancora di carbone. |
Inviato da: cassetta2
il 28/11/2020 alle 19:08
Inviato da: REGINA.LEONESSA
il 14/02/2017 alle 13:33
Inviato da: channelfy
il 16/12/2015 alle 20:06
Inviato da: aldo.giornoa64
il 14/12/2015 alle 22:39
Inviato da: ciemmetre
il 09/12/2015 alle 21:12