Creato da cinciarella10 il 13/10/2014

L'ODORE DELLA NOTTE

… la notte, secondo l’ora, cambia odore …

 

 

« Una vergogna internazionaleLa quinta persona … »

“Mi è mancata l’allegria”

Post n°502 pubblicato il 17 Aprile 2015 da cinciarella10
 

 

 


Nichi Vendola: "Vado alla ricerca della felicità"

Dopo dieci anni Vendola si avvia a terminare il mandato come governatore della Puglia. E' ormai lontano anni luce dal leader che sembrava pronto per palazzo Chigi. Ora vuole tornare a scrivere versi e leggere romanzi. Per ritrovare l'allegria ma senza lasciare la politica: «Per me è impossibile»

«Una cosa che voglio subito riprendere è la lettura. E spero di riprendere un rapporto positivo col sonno». Stanco è stanco Nichi Vendola, dopo dieci anni al governo della Puglia. E a vederlo oggi sembra impossibile che ci sia stato un momento in cui pareva pronto per palazzo Chigi. Lui e le fabbriche di Nichi, ricordate? Era a un passo da Roma, a un'elezione di distanza, quella che si dava per certa nel 2011 e che però non è arrivata al momento giusto, rimandata da Giorgio Napolitano e Mario Monti.
Una lunghissima candidatura alle primarie del centrosinistra ha consumato tutto lo slancio di novità che Vendola aveva. Poi ci si è messo Matteo Renzi, e pure Beppe Grillo che gli "scippa" i cavalli di battaglia (tra cui il reddito minimo), e tutto sembra lontanissimo. Bisogna fare uno sforzo per ricordarsi delle videolettere di Nichi Vendola, pubblicate su una pagina youtube che è ferma da nove mesi. «L'obiettivo mio fondamentale» dice oggi Vendola, «è quello di recuperare la cosa che più mi è mancata in questo decennio: l'allegria».
Tanta fatica, racconta il governatore, a due mesi dalla fine del mandato, facendo il bilancio del doppio giro alla guida di una regione a cui comunque ha cambiato faccia, un'esperienza cominciata nel 2005 con una campagna elettorale condotta nel segno della sovversione: «pericoloso», «diverso», «estremista» erano i claim sui manifesti in strada. Ma anche Proforma, la compagnia di creativi che quella campagna aveva immaginato, ora lavora per Matteo Renzi dopo aver curato pure la campagna di Mario Monti e Scelta Civica.
E nulla rimane delle Fabbriche di Nichi, oltre seicento comitati, quasi tutti animati da giovani, che tanto hanno contribuito a cambiare l'immagine della Puglia. «Eravamo la forza di Vendola», dice all'Espresso uno degli animatori del gruppo romano. Bollenti spiriti, il programma con cui la Puglia ha fatto rientrare molti suoi giovani dopo un periodo di studio all'estero, rimane un merito impossibile da non riconoscere, ma la chiusura delle Fabbriche fu comunque vissuto come un tradimento: «Ricordo bene quel pomeriggio in un teatro romano, ci dissero che bisognava andare oltre». In realtà ci si stava fermando.
«Per dieci anni non ho scritto più un verso, ho letto pochi romanzi, non ho letto più un libro di poesie». «Ora», continua Vendola in perfetto vendolese, «ho bisogno di tornare di nuovo a respirare il profumo del mondo». Non lascia la politica, Vendola, come battono subito le agenzie, tentate dal titolo facile. «Non è così» precisa, «quelli come me vivono tutta la vita facendo politica, che è un modo di percepire la vita stessa, e quindi non la lasceranno mai». «Però non è obbligatorio stare nelle istituzioni o essere leader di un partito», «spero arrivi il tempo in cui potrò tornare nella condizione di militante», continua.
Ma prima vuole traghettare la sua Sel, sempre all'opposizione delle larghe intese anche adesso che in parlamento si è assottigliata perché tanti (guidati da Gennaro Migliore) hanno ceduto alle lusinghe di Matteo Renzi, da un'altra parte: «Il mio auspicio e la mia speranza» è la precisazione che detta alle agenzie, «è che Sel possa nelle prossime stagioni essere protagonista di un grande rinnovamento della sinistra italiana». La strada è stessa di Maurizio Landini. Un po' Syriza, un po' Podemos. E la calma, però, anche. Senza fretta, mi raccomando.
La voglia di rifiatare è sincera. Vendola non ha mai nascosto la voglia di dedicarsi alla famiglia, alla madre novantenne («una ragazzina») e al compagno Ed, sempre parco nelle apparizioni pubbliche e che solo nel 2012 ha registrato un appello al voto, nello sprint finale delle ultime primarie, quelle perse in partenza perché giocate contro un Pd con cui i rapporti erano giù più che freddi e che già aveva governato con Mario Monti e con le larghe intese, di cui Sel era opposizione. Vinse Pierluigi Bersani. «Se riuscissi, con questo messaggio, a convincervi dell'amore che Nichi ha per l'Italia e che mi trasmette tutti i giorni, voi non avreste più dubbi su chi votare alle Primarie», diceva Ed, in maglietta verde smeraldo.
Il nemico di sempre era il voto utile. Nichi però si fermò al 15,6 per cento. Terzo, in una partita tutta due, tra Bersani e Matteo Renzi, che - già si intuiva - avrebbe presto portato a un altro governo di larghe intese, con buona pace della carta d'intenti che doveva tenere unito il centrosinistra (dentro cui Vendola, fino all'ultimo, voleva tenere tutti, anche quel Di Pietro inviso a Napolitano).
Non è servito a molto, questa volta, l'impegno del compagno sempre presente in ogni campagna elettorale, sempre supervisore per l'immagine e la comunicazione. Ed Testa. «Vorrei sposarmi con Ed» ha ripetuto Nichi ancora una volta, questa volta intervistato da Chi. «Appena lasciato l'incarico rifletterò anche se affrontare la paternità o no». E anche questa è un desiderio già dichiarato. «Non ho mai sopportato» scrisse già nel 2012, in una lettera pubblica, «l'idea che questo mio desiderio potesse essere spettacolarizzato e strumentalizzato, ma non sopporto più l'idea di doverlo occultare».
C'è un giorno, racconta chi con Vendola ha lavorato, nel partito, che più di altri ha cambiato tutto, «e ha fatto montare una certa tristezza». E il giorno della telefonata con Archinà e quel video sul Fatto Quotidiano, «montato ad arte». Quella risata scambiata col responsabile delle relazioni esterne dell'Ilva. In piena vertenza. «Un dolore fortissimo», confida Vendola, «era una telefonata fatta per riallacciare i rapporti. Mica chiamo Archinà per simpatia io, difendo i posti di lavoro e l'ambiente».
Il colpo è però fatale. Per l'umore prima che per la reputazione. Vendola sembra uno dei tanti, di colpo un politico di professione, lui che lo è (essendo già ai vertici quando dopo la Bolognina nasce Rifondazione) ma che non lo sembrava. In molti faticano a ricordare le piazze enormi delle campagne pugliesi e le fortunate apparizioni televisive. Dimenticati i comizi sulla bellezza, la contesa semantica contro il «supermercato del berlusconismo» prima e la velocità di Renzi poi. Lontane le imitazioni di Checco Zalone («Bimbo ma tu, da me, che vuoi?») e la rubrica che gli dedicava l'attuale direttore del Foglio, Claudio Cerasa, a cui facevano evidentemente ridere anche frasi semplici come questa: «Il capitalismo ormai non è solo incompatibile con la democrazia: è incompatibile con la vita».

Luca Sappino
L'Espresso
Mercoledì 15 Aprile 2015

 
 
 
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CINCIARELLE



 

I POETI LAVORANO DI NOTTE



I poeti lavorano di notte
quando il tempo
non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini, da "Destinati a morire"

 

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DANZA DELLE STREGHE


Le streghe non si vedono,
ma le streghe ci sono
Nel buio si radunano,
in riva a fiumi e laghi
Corrono senza un frullo,
volano senza un suono
Non le sentono gli uomini,
non le vedono i maghi.

Le streghe sono magiche,
le streghe sono donne
Incendiano le tenebre
con le risa e la danza
Fanno ruotar mantelli,
le favolose gonne
Finché dura la notte,
finché ne hanno abbastanza.

E gli umani le cercano,
le vogliono vedere
Curiosi delle favole,
stupiti delle grida.
E furtivi si accostano,
chini nelle ombre nere
Tremanti di paura,
ubriachi di sfida.

Ma le streghe li sentono,
corrono sulle sponde
Sopra le acque fuggono,
gioiose equilibriste
E per gli umani restano
i cerchi delle onde
Come gonne che ridono:
"Le hai viste? Non le hai viste?"

Bruno Tognolini
da Melevisione
Il libro nero di Strega Salamandra
Giunti Junior Editore

 

BIANCA TRA LE FOGLIE

 

RIMA DELLA RABBIA GIUSTA



Tu dici che la rabbia
che ha ragione
È rabbia giusta
e si chiama indignazione
Guardi il telegiornale
Ti arrabbi contro
tutta quella gente
Ma poi cambi canale
e non fai niente
Io la mia rabbia giusta
Voglio tenerla in cuore
Io voglio coltivarla
come un fiore
Vedere come cresce
Cosa ne esce
Cosa fiorisce
quando arriva la stagione
Vedere se diventa
indignazione
E se diventa,
voglio tenerla tesa
Come un'offesa
Come una brace
che resta accesa in fondo
E non cambia canale
Cambia il mondo

Bruno Tognolini
da "Rime di Rabbia", Salani Editore

 

FILASTROCCA LIBERA




Libero, libera, liberi tutti
Libero l'albero e libero il seme
Liberi i belli di essere brutti
Le volpi furbe di essere sceme
Il fiume libero d'essere mare
Il mare libero dall'orizzonte
Libero il vento se vuole soffiare
Liberi noi di sentircelo in fronte
Libero tu di essere te
Libero io di essere me
Liberi i piccoli di essere grandi
Liberi i fiori di essere frutti
Libero, libera, liberi tutti

Bruno Tognolini,
da Rima rimani, Salani 2002

 

SCONGIURO CONTRO IL NAZISMO FUTURO




Gli abbiamo detto
che la rabbia non è bene
Bisogna vincerla,
bisogna fare pace
Ma che essere cattivi
poi conviene
Più si grida, più si offende
e più si piace
Gli abbiamo detto
che bisogna andare a scuola
E che la scuola com'è
non serve a niente
Gli abbiamo detto
che la legge è una sola
Ma che le scappatoie sono tante
Gli abbiamo detto
che tutto è intorno a loro
La vita è adesso,
basta allungar la mano
Gli abbiamo detto
che non c'è più lavoro
E quella mano
la allungheranno invano
Gli abbiamo detto
che se hai un capo griffato
Puoi baciare 
maschi e femmine a piacere
Gli abbiamo detto
che se non sei sposato
Ci son diritti
di cui non puoi godere
Gli abbiamo detto
che l'aria è avvelenata
Perché tutti
vanno in macchina al lavoro
Ma che la società sarà salvata
Se compreranno
macchine anche loro
Gli abbiamo detto tutto,
hanno capito tutto
Che il nostro mondo è splendido
Che il loro mondo è brutto
Bene: non c'è bisogno di indovini
Per sapere che arriverà il futuro
Speriamo 
che la rabbia dei bambini
Non ci presenti
un conto troppo duro

Bruno Tognolini
da "Rime di Rabbia", Salani Editore
 

I PIEDI
---------------------------------

 

Salgono i piedi per la salita, 
passo per passo finché è finita.
Scendono i piedi per la discesa,
giù verso il basso
che il passo non pesa. 
Piedi leggeri, passi pesanti, 
lungo i sentieri
che portano avanti. 
Passi di marcia rivoluzionaria: 
testa per terra, piedi per aria. 

Bruno Tognolini
da "Rimelandia" 
Il giardino delle filastrocche
Mondadori Newmedia

 

DANZA ARABA

 

JAZZ

 

TEATRO



"Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi. Il materiale per crearlo dovete prenderlo da voi stessi, dalle vostre memorie emotive, dalle esperienze da voi vissute nella realtà, dai vostri desideri e impulsi, da elementi interni analoghi alle emozioni, ai desideri e ai vari elementi del personaggio che impersonate ... Imparate ad amare l'arte in voi stessi e non voi stesse nell'arte."

Konstantin Sergeyevich
Stanislavskij

 

CINEMA

"Il cinema è composto da due cose: uno schermo e delle sedie. Il segreto sta nel riempirle entrambe." Roberto Benigni

 

GENERALE



Generale,
il tuo carro armato
è una macchina potente.
Spiana un bosco
e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
Ha bisogno di un carrista.

Generale,
il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta
e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
Ha bisogno di un meccanico.

Generale,
l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

Bertolt Brecht

 

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