Creato da cinciarella10 il 13/10/2014

L'ODORE DELLA NOTTE

… la notte, secondo l’ora, cambia odore …

 

 

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Cronache dall’inferno

Post n°630 pubblicato il 26 Maggio 2015 da cinciarella10
 

 

 


Storie di ordinaria follia

Per la rubrica "Cronache dall'inferno" vogliamo raccontarvi la storia di Francesca, addetta alla pulizie in una sede ministeriale di Roma, che rischia il licenziamento perché deve curarsi dal cancro. Una storia che ha dell'incredibile e che rivela tutta la drammaticità del momento storico che stiamo vivendo.

Francesca, nome di fantasia, (per ragioni legate a possibili ripercussioni padronali, la protagonista di questa triste storia ci ha chiesto di usare un nome di fantasia, Francesca, e per le stesse ragioni non sono riportati maggiori dettagli sul nome della ditta) è un'addetta alle pulizie presso una sede ministeriale a Roma e svolge questo lavoro da oltre quindici anni alle dipendenze di un'impresa privata. Nell' aprile dello scorso anno, Francesca ha scoperto di avere un carcinoma invasivo e si è sottoposta a due interventi. Ha iniziato, così, una lunga battaglia contro una malattia terribile, una battaglia che ha significato un cambio radicale di vita: sette mesi di chemioterapia, controlli continui, cure collaterali. Una battaglia che Francesca, con l'aiuto dei medici, dei suoi cari, degli psicologi, sta conducendo in prima linea con tutta la grinta e la forza che la contraddistinguono, riuscendo a sconfiggere anche la depressione che, spesso, in queste situazioni può diventare un ulteriore ed insidioso peso, un elemento destabilizzante non da poco. 
In questa lunga battaglia Francesca ha scoperto, però, che esiste un altro ostacolo che non aveva considerato, forse perchè inaspettato e subdolo, un ostacolo che distrugge moralmente più della stessa malattia: l'assenza di un adeguato aiuto da parte dello Stato, la mancanza di garanzie e il rischio reale di perdere il posto di lavoro.
Da quando è in cura, tra interventi e chemioterapia, Francesca si è trovata costretta ad usufruire di 9 mesi di malattia, di cui 6 pagati al 100 % e 3 pagati al 50%. Le norme che regolano i rapporti di lavoro nel settore privato prevedono, però, un tetto massimo di giorni di malattia, pari a 365 giorni in tre anni, calcolati sugli ultimi tre anni di lavoro. Svolgendo un rapido e semplice calcolo, ci rendiamo conto che avendo già usufruito, nel corso del 2014, di 9 mesi di malattia, Francesca corre il rischio reale di essere licenziata qualora dovesse richiedere altri due mesi per svolgere cure e controlli ospedalieri nei prossimi due anni. Ma, come è d'altronde facile immaginare, la situazione risulta davvero terribile poichè due mesi appaiono, verosimilmente, del tutto insufficienti, considerato il decorso ancora lungo che una malattia del genere richiede. E sempre a patto che, in tutto questo, non intervengano ulteriori complicazioni che purtroppo sono molto frequenti in questo genere di situazioni. 
L'unica soluzione che rimane a Francesca, quindi, sarebbe quella dell'aspettativa non retribuita per grave infermità. Ma questa è una non-soluzione perché, ovviamente, senza stipendio diventerebbe impossibile sostenere le spese necessarie per poter condurre una vita dignitosa. Dunque è così che Francesca, stanca e malata, è costretta a rientrare in servizio, tenendosi stretti i soli due mesi che le rimangono a disposizione per i prossimi due anni nella speranza di poter resistere il più possibile.
L'aspetto paradossale di tutta questa vicenda è che lei, per poter tornare al lavoro, ha dovuto fingere di stare bene alla visita del medico legale e, ciononostante, il medico del lavoro le ha proibito di svolgere mansioni pesanti. Ma Francesca deve inoltre fare i conti con il suo caporale che, da servo marcio del padrone quale è, nella paura di perdere il suo orticello, le ordina costantemente e senza sentire ragioni di svolgere mansioni pesanti nonostante la situazione grave in cui la dipendente versa.
L'altra assurdità che si palesa agli occhi di Francesca è l' evidente disparità di trattamento che sussiste tra un lavoratore agli ordini del privato ed un lavoratore alle dipendenze pubbliche. I lavoratori pubblici, in situazioni simili, godono di un regime di "favore" poichè è loro concesso, infatti, di usufruire di 18 mesi di malattia anziché dieci.
L'ulteriore conseguenza è che, facilmente, tali differenze finiscono per alimentare una guerra tra poveri dove, nella logica del mal comune mezzo gaudio, invece di lottare assieme per ottenere maggiori diritti e tutele, si finisce per lottare nella direzione di un egualitarismo al ribasso di cui Renzi si è fatto promotore. "Mai più differenze tra pubblico e privato" significa, per i borghesi, minore tutele per tutti.
Questa triste vicenda riesce a condensare in sè tutti gli elementi negativi di questo sistema basato sullo sfruttamento incondizionato dei lavoratori. Uno Stato che non è più in grado di tutelare i propri cittadini, uno Stato che, anzi, considera le tutele un costo invece di considerarle unaconquista di civiltà, che Stato è? Non c'è alcun dubbio: questo è lo Stato dei padroni. Lor signori che scrivono queste norme e delineano le sempre carenti legislazioni in materia di lavoro, lo fanno non perché non abbiano un «cuore», ma perché devono rispondere agli interessi dei propri datori di lavoro: i padroni. I partiti politici della borghesia che oggi si spartiscono le poltrone nelle istituzioni, al fine di preservare in ogni modo questi interessi, non possono che proseguire nelle loro politiche di macelleria sociale, nella promulgazione di leggi sempre più regressive, nell'erosione inesorabile di tutte quelle tutele, anche minime, necessarie alla classe lavoratrice, rivelando in tutta la sua violenza sino a che punto può spingersi, e si spingerà, la turpe logica del profitto e dello sfruttamento incondizionati. E, purtroppo, simili vicende che sono già fin troppe, si moltiplicheranno finché la corsa all'accumulazione dei profitti non sarà bloccata da un grande sollevazione popolare. Solo un popolo cosciente delle proprie condizioni storiche potrà cambiare il verso del movimento, invertendo l'attuale marcia e puntando dritto al progresso.
A Francesca un abbraccio da tutta la redazione di LCF.

di Pasquale Vecchierelli
da La Città Futura
Sabato 23 Maggio 2015


 ... siamo in tante, Francesca ... un abbraccio fortissimo ... 

         

 
 
 
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CINCIARELLE



 

I POETI LAVORANO DI NOTTE



I poeti lavorano di notte
quando il tempo
non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini, da "Destinati a morire"

 

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DANZA DELLE STREGHE


Le streghe non si vedono,
ma le streghe ci sono
Nel buio si radunano,
in riva a fiumi e laghi
Corrono senza un frullo,
volano senza un suono
Non le sentono gli uomini,
non le vedono i maghi.

Le streghe sono magiche,
le streghe sono donne
Incendiano le tenebre
con le risa e la danza
Fanno ruotar mantelli,
le favolose gonne
Finché dura la notte,
finché ne hanno abbastanza.

E gli umani le cercano,
le vogliono vedere
Curiosi delle favole,
stupiti delle grida.
E furtivi si accostano,
chini nelle ombre nere
Tremanti di paura,
ubriachi di sfida.

Ma le streghe li sentono,
corrono sulle sponde
Sopra le acque fuggono,
gioiose equilibriste
E per gli umani restano
i cerchi delle onde
Come gonne che ridono:
"Le hai viste? Non le hai viste?"

Bruno Tognolini
da Melevisione
Il libro nero di Strega Salamandra
Giunti Junior Editore

 

BIANCA TRA LE FOGLIE

 

RIMA DELLA RABBIA GIUSTA



Tu dici che la rabbia
che ha ragione
È rabbia giusta
e si chiama indignazione
Guardi il telegiornale
Ti arrabbi contro
tutta quella gente
Ma poi cambi canale
e non fai niente
Io la mia rabbia giusta
Voglio tenerla in cuore
Io voglio coltivarla
come un fiore
Vedere come cresce
Cosa ne esce
Cosa fiorisce
quando arriva la stagione
Vedere se diventa
indignazione
E se diventa,
voglio tenerla tesa
Come un'offesa
Come una brace
che resta accesa in fondo
E non cambia canale
Cambia il mondo

Bruno Tognolini
da "Rime di Rabbia", Salani Editore

 

FILASTROCCA LIBERA




Libero, libera, liberi tutti
Libero l'albero e libero il seme
Liberi i belli di essere brutti
Le volpi furbe di essere sceme
Il fiume libero d'essere mare
Il mare libero dall'orizzonte
Libero il vento se vuole soffiare
Liberi noi di sentircelo in fronte
Libero tu di essere te
Libero io di essere me
Liberi i piccoli di essere grandi
Liberi i fiori di essere frutti
Libero, libera, liberi tutti

Bruno Tognolini,
da Rima rimani, Salani 2002

 

SCONGIURO CONTRO IL NAZISMO FUTURO




Gli abbiamo detto
che la rabbia non è bene
Bisogna vincerla,
bisogna fare pace
Ma che essere cattivi
poi conviene
Più si grida, più si offende
e più si piace
Gli abbiamo detto
che bisogna andare a scuola
E che la scuola com'è
non serve a niente
Gli abbiamo detto
che la legge è una sola
Ma che le scappatoie sono tante
Gli abbiamo detto
che tutto è intorno a loro
La vita è adesso,
basta allungar la mano
Gli abbiamo detto
che non c'è più lavoro
E quella mano
la allungheranno invano
Gli abbiamo detto
che se hai un capo griffato
Puoi baciare 
maschi e femmine a piacere
Gli abbiamo detto
che se non sei sposato
Ci son diritti
di cui non puoi godere
Gli abbiamo detto
che l'aria è avvelenata
Perché tutti
vanno in macchina al lavoro
Ma che la società sarà salvata
Se compreranno
macchine anche loro
Gli abbiamo detto tutto,
hanno capito tutto
Che il nostro mondo è splendido
Che il loro mondo è brutto
Bene: non c'è bisogno di indovini
Per sapere che arriverà il futuro
Speriamo 
che la rabbia dei bambini
Non ci presenti
un conto troppo duro

Bruno Tognolini
da "Rime di Rabbia", Salani Editore
 

I PIEDI
---------------------------------

 

Salgono i piedi per la salita, 
passo per passo finché è finita.
Scendono i piedi per la discesa,
giù verso il basso
che il passo non pesa. 
Piedi leggeri, passi pesanti, 
lungo i sentieri
che portano avanti. 
Passi di marcia rivoluzionaria: 
testa per terra, piedi per aria. 

Bruno Tognolini
da "Rimelandia" 
Il giardino delle filastrocche
Mondadori Newmedia

 

DANZA ARABA

 

JAZZ

 

TEATRO



"Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi. Il materiale per crearlo dovete prenderlo da voi stessi, dalle vostre memorie emotive, dalle esperienze da voi vissute nella realtà, dai vostri desideri e impulsi, da elementi interni analoghi alle emozioni, ai desideri e ai vari elementi del personaggio che impersonate ... Imparate ad amare l'arte in voi stessi e non voi stesse nell'arte."

Konstantin Sergeyevich
Stanislavskij

 

CINEMA

"Il cinema è composto da due cose: uno schermo e delle sedie. Il segreto sta nel riempirle entrambe." Roberto Benigni

 

GENERALE



Generale,
il tuo carro armato
è una macchina potente.
Spiana un bosco
e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
Ha bisogno di un carrista.

Generale,
il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta
e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
Ha bisogno di un meccanico.

Generale,
l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

Bertolt Brecht

 

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