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Porti, ora si muore a Napoli

Post n°182 pubblicato il 16 Maggio 2007 da circololenci

Tre vittime in una giornata: Luigi perde la vita schiacciato da un peso. A Bergamo muore Vittorio, meccanico di 50 anni. E sulla A1 la fine di un terzo operaio. Oggi sciopero dei portuali per l'intera giornata
Ilaria Urbani
Napoli
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La sirena assordante di una nave in partenza interrompe per un attimo il vociare del presidio dei dipendenti del Molo Vigliena, uno dei tanti attracchi nel porto di Napoli. Un segnale che li porta a fissare di nuovo i container per lo più provenienti dalla Cina e i camion che ogni giorno incrociano nei loro sguardi. A distanza di poche ore dalla morte di Luigi, un loro compagno di lavoro, il clima si surriscalda. Al silenzio e allo sgomento iniziale per l'ennesima morte sul lavoro fanno posto le denunce, le accuse e le lamentele per la totale mancanza delle norme di sicurezza. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti indicono immediatamente uno sciopero nazionale di 24 ore a cui oggi aderiscono tutti i lavoratori dei porti italiani. La morte di Luigi non dovrà passare inosservata.
Trascorrono soltanto due ore e il clima di sconcerto da Napoli arriva a Lovere, provincia di Bergamo. Un altro operaio è morto. Dipendente della Lucchini Sidermeccanica, Vittorio Bendotti, 50 anni, è stato colpito all'addome da un carrello che trasportava due travi di acciaio incandescenti. Un terzo operaio 50enne, si saprà in serata, ha perso la vita sull'autostrada A1, vicino Casalecchio di Reno, schiacciato da una gru. Luigi Davide invece, questo il nome completo del manutentore del porto di Napoli nella zona di Vigliena, aveva 43 anni, abitava a Casalnuovo, comune dell'hinterland di Napoli ed è rimasto schiacciato, probabilmente da un camion, ieri mattina all'interno del molo 56, terminal So.te.co. azienda da poco acquistata dalla Co.na.te.co. (Consorzio napoletano terminal container) e di cui Luigi era dipendente da più di 7 anni. Meccanico di professione, Luigi era padre di tre figli di 17, 15 e 5 anni, quest'ultima, pare, affetta da una forma di autismo. Negli occhi dei colleghi si legge la rabbia per non aver fatto in tempo a salvarlo.
La sorte questa volta è toccata a Luigi, e domani - si chiedono i lavoratori portuali - di chi sarà il turno? Tra la calura quasi estiva e il forte tanfo del combustibile delle navi, l'ultima traccia di Luigi è quella macchia di sangue, circondata da transenne, rimasta indelebile all'interno del molo 56. Sarebbe quella l'unica prova per risalire alla dinamica della sua morte. Inizialmente si pensava l'avesse investito un carrello per il trasporto dei container, poi quando il corpo di Luigi, già senza vita, è stato trasportato all'ospedale Loreto Mare, i medici avrebbero chiarito che sul ventre dell'uomo si sarebbero trovate le tracce delle ruote di un camion. Nessun testimone per ora è comparso per raccontare i fatti. E le risposte a quello che gli altri dicono di non aver visto - sembra infatti che in quell'ala del terminal al momento dell'incidente non ci fosse nessuno - potrebbero essere contenute nelle registrazione delle videocamere a circuito chiuso che sorvegliano il terminal della Co.na.te.co. Gli inquirenti intanto stanno continuando a visionare il materiale video per tentar di capire se l'istante dell'incidente in cui è rimasto vittima Luigi sia stato ripreso almeno dalle telecamere. «Sparirà tutto come è accaduto tante altre volte - accusano alcuni dei dipendenti dell'azienda - qui dentro siamo sfruttati e quando proviamo a far rivendicare qualche diritto ci fanno capire che è meglio non parlarne».
Lo sciopero proclamato per oggi dai sindacati di categoria segue di appena un mese quello dedicato a Enrico Formenti, ucciso dal peso di una balla di carta nel porto di Genova, al Terminal Frutta di ponte Somalia. «Chiediamo la convocazione immediata di un tavolo operativo presso l'Autorità Portuale - spiegano Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Mare - con la partecipazione delle Imprese, delle istituzioni, delle parti sociali, della Prefettura, della Capitaneria, dell'Asl. È urgente che il tavolo dia risposte chiare e impegni precisi in termini di organizzazione operativa, per evitare nelle prossime ore il blocco a tempo indeterminato delle attività portuali». A fargli eco i lavoratori portuali che alla spicciolata ieri hanno raggiunto il terminal. «Il problema - spiega un giovane dipendente - è che se entrano qui dentro e vedono quali sono le reali situazioni in cui lavoriamo, bisognerebbe chiudere per 4 o 5 anni. Grasso a terra, poco spazio per muoverci, mancanza di segnaletica per la viabilità dei tir che transitano. La mancanza di spazio spesso ci costringe a fare delle pile di container molto alte e se facciamo notare che le file di materiali troppo alte rendono il lavoro ancora più pericoloso, non veniamo ascoltati». «Il problema - aggiunge un altro lavoratore - non è mettere l'elmetto e il vestiario idoneo, ma avere i responsabile della sicurezza sui luoghi, soprattutto quando arrivano le attrezzature da montare».
Il principale problema è dunque la difficoltà di spostamento negli spazi angusti. «Chi lavora qui dentro e come me guida i tir per aziende di subappalto - spiega un camionista - spesso ha contratti part-time anche se lavora più di 12 ore al giorno: è probabile dunque che a volte sei stanco o poco attento. I turni sono massacranti: ci si riposa solo un giorno dopo 7 consecutivi di lavoro anche per più di 14 ore di fila».

 
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