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Gli entusiasti ritengono i social networks spazi globali di libertà. La realtà mi sembra molto diversa, almeno a giudicare dalle pagine “locali”. Le opinioni ragionate, frutto di un “lavoro”, sono ignorate: nessun “mi piace”, nessun commento, nessuna critica. Al contrario: foto, slogan, aforismi, accuse immotivate, gossip, banalità, sdolcinatezze, saluti godono di un ampio consenso. L’impressione è che, più del contenuto, conti l’autore del POST. Ad un paesano, soprattutto se ritenuto influente, un commento o, almeno, un “mi piace” a prescindere, non si nega. Con ciò non intendo significare che i contenuti debbano essere necessariamente seriosi, frutto di una riflessione, ma mi sembra che il futile abbia preso il sopravvento. A volte, cosa più grave, lo si vuole spacciare per cosa seria, ad esempio: attaccamento alla propria collettività. Quando poi qualcuno critica un POST e, badate bene, non è un paesano o un compagno di merende, può essere offeso o ricevere risposte del tipo “scrivo quello che voglio!” (Esempio di apertura mentale!) o ricevere minacce anche fisiche o vedere cancellato il proprio commento. O più di queste reazioni insieme. A riprova che i social networks non sono spazi di discussione e, tantomeno, di libertà. In attesa di una maggiore maturità degli utenti possono, al massimo, essere degli strumenti di comunicazione/informazione. |
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