Creato da mcalise il 13/05/2013

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Parole dimenticate: riprovazione

Post n°6 pubblicato il 22 Settembre 2013 da mcalise
 

 Purtroppo è diffusa l’abitudine di non stupirsi più dei comportamenti fuori dalle regole, accettando la diffusione diatteggiamenti opportunistici, o addirittura illegali, che danneggiano la collettività.  

La riprovazione da parte dei cittadini fa sì che una persona accusata di un comportamento riprovevole, specialmente se ricopre incarichi pubblici,  si dimetta dalla carica; ciò avviene sporadicamente in Italia.

 

La constatazione diviene più palpabile neipiccoli centri dove le persone più facilmente conoscono i propri concittadini,i loro pregi e difetti. La passeggiata, le chiacchiere al bar vedono amabilmenteinsieme cittadini, diciamo un po’ superficiali, con faccendieri che usano l’incarico pubblico per l’arricchimento privato, evasori fiscali, falsi invalidi,maneggioni di ogni specie.

 

Se iniziassimo a sdegnarsi e a prendere le distanze dagli autori di questi comportamenti negativi, si avvierebbe un processodi riprovazione sociale diffusa che potrebbe arginare la dimensione del problema. Lo sdegno, quando c’è, è passeggero.

 

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Commenti al Post:
AdrianaCalise
AdrianaCalise il 23/09/13 alle 14:10 via WEB
La verità è che ne vediamo tante e di tutti i colori che non ci indigniamo più per nulla! Personalmente, mi sdegno anche per i piccoli gesti incivili, di cui siamo vittime quotidianamente. Forse risulteremo insopportabili, ma dovremmo cominciare a "alzare la voce" quando non ci concedono il passo sulle strisce pedonali o gettano le carte per terra. ¡Viva los indignados!
 
RiccardoCalise
RiccardoCalise il 25/09/13 alle 21:51 via WEB
Parole dimenticate, ecco l'anello mancante! Un pensiero che formulavo da tempo...e quest'"anello" è servito per buttarlo giù. Grazie! La mancanza di riprovazione verso atteggiamenti di diffusa illegalità di privati cittadini, siano pur essi amministratori pubblici, credo sia una diretta conseguenza della mancanza di riprovazione, di una fetta ben più grande di persone (e tra esse anche quelle che si riprovano o si sdegnano, seppur momentaneamente, per i suddetti atteggiamenti) verso quello che è il sistema economico-politico del quale facciamo tutti tristemente parte. Un sistema che ha come principio cardine quello del massimo profitto con il minimo "sforzo" e che in pratica consente a tutti, pesci grandi e pesci piccoli, di aggirarne le regole per massimizzare il profitto. Questo fa si che tutti, o quasi, si "lamentino" del modo illecito con il quale il vicino di casa si arricchisce, sia esso un finto invalido, un grande industriale o una persona di spettacolo, ma contemporaneamente, fa si che tutti desiderino determinate cose e che quindi, a modo loro (e sappiamo quanto il concetto di onestà sia relativo) cercheranno di ottenerle. Se è socialmente accettato che le industrie inquinino, che producano beni di ogni specie (senza alcuna pregiudiziale sull'utilità o sulla dannosità del bene prodotto), che gli stati prevarichino sulle contestazioni con la forza, che la pubblicità ed i suoi introiti siano la base economica di molteplici dinamiche, diventa inevitabilmente accettabile che ognuno provi ad arrampicarsi sugli specchi di questi alti grattacieli in vetro come meglio può. Da quando, forse ormai da trent'anni, anche le forze di pseudo-sinista hanno smesso di credere in un alternativa, seppur discutibile, all'attuale sistema capitalistico, tutta una serie di pilastri non vengono più messi in discussione. Ognuno, a suo modo immagina ricette per poterli limare o migliorare, ma nessuno immagina più di poterli abbattere. Il sistema industriale, il sistema scolastico, la sanità, ecc. sembrano esser diventati dogmi che da nessun seggio del Parlamento vengono più seriamente messi in discussione. Questo, secondo me, è la radice dell'appiattimento etico ed ideologico che oggi ci assale e ci rende tanto indifferenti. Siamo stati ben addomesticati. Il mio non vuol esser affatto un modo per giustificare alcunché, anzi. Ma ritengo che la riprovazione, da sola, non sia più sufficiente. Non potendo più far credito a queste persone, non credendo alla violenza ed all'insurrezione popolare (vedi la "Primavera araba") e non essendo così tonti da lasciarci abbagliare da "movimentismi" vari, l'unica alternativa che ci resta è quella dell'azione. Un agire lento e ponderato che miri, un mattone alla volta, a togliere linfa a tutto questo sistema. Tutto questo potrà condurre singoli e gruppi (auspicabilmente sempre più grandi) ad una diversa concezione di vita, dove inanzitutto sia primario il rapporto tra l'individuo ed il proprio Io, e con la natura che lo circonda, sia essa piante, animali o altri esseri umani. In una prospettiva del genere, la sanità si tramuterebbe in "star bene psico-fisico", la scuola in l'apprendimento reale, il lavoro in qualsiasi mansione che uomini e donne posso svolgere per se o per la collettività. E, se si arrivasse a far coincidere il benessere indivuduale con quello collettivo, a quel punto, riterremmo riprovevole anche chi cerca di arricchirsi sulla nostra salute, sul nostro desiderio di apprendere o di lavorare; e quella sì che sarebbe vera riprovazione.
 
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