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“Caro amico ti scrivo [ …] l'anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va. [ …] L'anno che sta arrivando tra un anno passerà”. Sono i versi della canzone “L'anno che verrà” di Lucio Dalla che, velati di pessimismo, ci ricordano che “qualcosa ancora qui non va” e questo qualcosa è destinato a ripetersi, a perpetuarsi. Purtroppo, è semplice l’accostamento ai molti problemi sapresi che si trascinano, sostanzialmente immutati, da un anno all’altro. Noi, facendone un consuntivo, scopriamo che molti di essi, grandi e piccoli, sono rimasti irrisolti. Ciò è naturale, si potrà sempre dire che c’è ancora qualcosa che qui non va, poiché nuove richieste, nuove esigenze, nuovi problemi si affacciano. Ma sono veramente nuovi o l’avvilente riproposizione dei vecchi? Temo che i nodi irrisolti di quest’anno siano sostanzialmente gli stessi degli anni passati; è facile prevedere che, esclusi i “miracoli” ai quali non crediamo, saranno gli stessi negli anni venturi. Tutto sembra cambi ma, nella sostanza, nulla cambia; siamo in uno stato di stagnazione. Allora cosa possiamo augurarci per l’anno che verrà se non uno scatto collettivo, una discontinuità con il passato prossimo e remoto. Come? Certo non esiste una ricetta, un unico sistema. Qui posso dare solo un modesto suggerimento, un necessario punto di partenza. Credo sia opportuno e realistico pensare che non bisogna inventarsi nulla. Occorre recepire idee, progetti e soluzioni già sperimentate e adattarle alla propria realtà. Per fare ciò occorre alzare lo sguardo. Si, di tanto in tanto, non limitarsi a guardare il proprio ombelico, ma osservare l’esperienze altrui. Ma guardare lontano è inutile se non si è pronti ad ascoltare, a valutare un’idea per quello che è e non per chi la propone. A volte il “lontano” è vicino a noi e non riusciamo a vederlo limitati dai nostri pregiudizi, dalle nostre avvilenti appartenenze o, peggio, da meschini interessi. Dovremmo essere consapevoli che la crisi non ha soluzioni semplici e solo un forte impegno collettivo, una forte coesione potrà rivitalizzare, da tutti i punti di vista, la nostra collettività. Occorre creare occasioni di incontro, dialogare. E per dialogare proficuamente occorre, per prima cosa, saper ascoltare. “L'anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando è questa la novità.” Prepariamoci anche noi. Una riflessione critica, prima individuale e poi collettiva, potrebbe essere il presupposto per un proficuo anno nuovo. E con questa speranza auguro a tutti i concittadini buone feste e un felice 2015. |
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