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Riforma degli ammortizzatori sociali: quant'è la paccata di soldi?

Post n°8 pubblicato il 14 Marzo 2012 da claudionegro50
 
Foto di claudionegro50

 

 

Il conto dei fabbisogni per una riforma degli ammortizzatori sociali nel senso condiviso (almeno in linea di principio) da Governo e Parti Sociali è complesso, e si presta a letture anche opposte. Utilizzerò per questo breve tentativo di analisi i dati dei due trienni 2006-2008 e 2009-2011, estratti dal recente Studio della UIL confederale.


La prima cosa che si nota è che in realtà il bilancio della CIG non è drammatico: nei sei anni considerati, la CIGO è in attivo di 3.900 mln, la CIGS è passiva di 3.200 mln, la CIGD è tutta a carico della fiscalità e quindi passiva di 3.760 mln. Gli utilizzatori della CIGD sono tra il 55% e il 60% imprese artigiane e del commercio, che quindi non pagano i contributi per la CIG. Se tutte queste aziende avessero pagato lo stesso contributo che si paga per la CIGO, i costi a carico della fiscalità si sarebbero ridotti a circa 1.500 per il triennio. In sostanza con una carico per la spesa pubblica di 500 mln/ anno anche la CIGD dovrebbe essere in equilibrio, se non in attivo. In definitiva il bilancio totale delle diverse CIG evidenzierebbe un onere accettabile (e straordinario, perchè riferito ad un momento di pesante crisi) o addirittura con un pareggio se le CIGS erogate impropriamente (in sostanza al posto della mobilità o della disoccupazione) cessassero di venire pagate.


Il buco vero invece è sulle indennità di disoccupazione (essenzialmente mobilità e disoccupazione ordinaria): un passivo cumulato di 32.500 mln nei 6 anni; da notare che il saldo entrate-uscite di queste due voci è costantemente in passivo anche prima della crisi (anni 2006-7-8)

La contribuzione per l'indennità di disoccupazione è sostanzialmente costante: nel periodo varia da 3.631 mln a 3.999 mln. In parte lo sbilancio è dovuto alla disoccupazione agricola, la cui spesa in effetti coincide fino al 2007 col saldo negativo dell'indennità, ma poi ne viene nettamente superata. Il passivo dell'indennità di disoccupazione ordinaria passa da 1.350 mln del 2006 a 6.550 mln del 2011.


Trend negativo costante anche quello della mobilità, che sale anche se in modo non così eclatante negli anni della crisi: andiamo da -1.000 mln. nel 2006 a -1.675 nel 2011.


Tirando le somme abbiamo una CIG che, nelle sue tre diverse forme, copre tutto il lavoro subordinato e che può già essere in equilibrio, e probabilmente in attivo quando finirà la crisi, a condizione che le aziende che oggi fruiscono gratis della CIG in Deroga paghino un contributo almeno simile a quello che le imprese industriali pagano per la CIGO, e un sistema di indennità di disoccupazione in costante passivo, evidentemente perchè sottoalimentato. Il passivo cumulato nel triennio 200-2008 (niente crisi) è stato di oltre 6.000 mln., quello del triennio 2009-2011 (piena crisi) è stato di 23.700 mln. D'altronde il costo cumulato della indennità di disoccupazione + indennità di mobilità è sempre maggiore di quello cumulato delle diverse CIG: nel triennio 2006-2008 oltre 21.600 mln. contro 4.472 mln., nel triennio 2009-2011 37.700 mln. contro 16.132 mln. L'unico dato in parziale controtendenza è che mentre le spese per la CIG dal triennio senza crisi al triennio di crisi salgono del 360%, quelle per le indennità di disoccupazione aumentano in proporzione molto meno: 159%.


Resta il fatto che mentre all'equilibrio del sistema CIG basterebbe anche in piena crisi una spesa pubblica di 500mln/anno e un aumento entrate di circa 750 mln/anno (circa la metà dei contributi versati per la CIGO, e corrispondenti alle posizioni delle aziende che oggi utilizzano gratis la CIGD), all'equilibrio delle indennità di disoccupazione servirebbero, a cifre 2011, 8.200 mln a carico della spesa pubblica all'anno.


L'ipotesi del ministro Fornero aumenta le prestazioni economiche: oggi la mobilità è poco superiore ai 900 € lordi, e la disoccupazione (60% della retribuzione) è più o meno lì o anche più sotto. Unificare le indennità a 1.109 € ha un costo superiore evidente. Altro incremento dei costi verrebbe dall'allungamento della durata dell'indennità di disoccupazione, che pare di capire arriverebbe per tutti a 12 o 18 mesi a regime, solo parzialmente compensata dal fatto che sparirebbe la mobilità di 24 o 36 mesi (sempre a regime...). Se infine il sistema verrà (come giusto e come da noi sempre rivendicato) esteso anche ai lavoratori atipici, vi sarà un ulteriore incremento.


Ora, poiché le nozze coi fichi secchi riescono male, occorre domandarsi dove prendere le risorse che saranno cospique e, ricordo, vanno sommate a quegli 8.200 mln. di sbilancio che già esistono e che già lo Stato paga. E le soluzioni non sono molte: non vedo tesoretti, e se ci sono magari è meglio usarli per ridurre lo stock di indebitamento dello Stato. Forse è più giusto ragionare circa il carattere "assicurativo" dei sussidi di disoccupazione, e andare ad operare sulle entrate: oggi le imprese pagano per questa voce un contributo che va dallo 0.70% degli artigiani al 1.91% delle aziende industriali; i lavoratori zero. Unificare le aliquote al livello più alto e prevedere una quota a carico dei lavoratori (per esempio estendendo a tutti la quota dello 0.30% che già oggi pagano quelli che possono avere la CIGS) potrebbe garantire maggiori entrate per circa 7.500mln/anno.


Bisognerà ricalcolare e approfondire via via che il progetto prenderà forma in modo più preciso, ma a prescindere dai conti due cose sembrano inevitabili: che tutte le aziende paghino per il sistema di protezione sociale, e che la bilateralità diventi un sistema generalizzato e contribuisca, assieme alle risorse pubbliche, a garantire l'assicurazione contro la disoccupazione.

 

 

 

 
 
 
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