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Occupazione: diamo i numeri...

Post n°71 pubblicato il 29 Dicembre 2015 da claudionegro50
 

 

Devo dissentire dal mio ottimo amico Guglielmo Loy, a proposito della sua analisi (“i dati del terzo trimestre segnalano che il lavoro non cresce") riportata dal Comunicato Stampa UIL del 26 u.s.

E' infatti molto discutibile assumere a parametro i dati del terzo trimestre di qualunque anno: è quello che comprende i mesi di Luglio e Agosto che ovviamente non contemplano un'attività “normale”. Un dato maggiormente rappresentativo lo abbiamo se prendiamo in considerazione (Osservatorio Precariato INPS) i primi 10 mesi dell'anno: e in questo caso vediamo che le assunzioni avvenute nel 2015 ammontano a 4.422.82, con un aumento di 226.169 rispetto allo stesso periodo del 2014, cui bisogna aggiungere 406.691 trasformazioni a tempo indeterminato di contratti a termine o di apprendistato (59.140 in più rispetto al 2014). Il saldo tra contratti avviati e cessati è pari a 616.543, 309.569 in più del 2014. E soprattutto il saldo tra avviamenti e cessazioni a tempo indeterminato è di % 415.577 superiore al 2014, tenendo conto anche delle trasformazioni. Questa novità nel “come le aziende assumono” non può essere considerata un fatto marginale. La stabilità del rapporto di lavoro è stata per anni al centro delle litanie sindacali: perché diavolo quando otteniamo qualcosa che abbiamo ostinatamente richiesto la svalutiamo anziché rivendicarla come un successo?

Naturalmente il fatto che nei primi 10 mesi del 2015 siano stati stipulati oltre 226.000 contratti in più rispetto al 2014 non significa che ci siano 226.000 posti di lavoro in più: molti di questi contratti erano a termine e una sola persona può averne attivato più di uno. Tuttavia qui può aiutare, per approssimazione, il dato della occupazione in Lombardia rilevato da ISTAT per il 3° trimestre 2015 (Newsletter ARIFL 17 Dicembre) che ci dice che il numero di lavoratori dipendenti in Regione (dati quindi comparabili con quelli INPS) è cresciuto di 33.000 unità rispetto al settembre 2014. Il che, fatte le debite proporzioni, ci fa pensare che il dato di maggior occupati sul territorio nazionale non sia poi così lontano dalla quota 226.000 di maggiori contratti stipulati.

Il fatto poi che il 55% dei contratti a tempo indeterminato e il 20% del totale dei contratti abbia fruito della decontribuzione indica soltanto quanto giusto sia questo provvedimento; del resto da decenni il sindacato rivendica il taglio del cuneo fiscale contributivo sul costo del lavoro: e di ciò appunto si tratta. Mi aspetterei, caso mai, una battaglia per renderlo strutturale!

Che poi nessuna misura di politica del lavoro possa, di per se stessa, creare lavoro, è ovvio. Può però distruggerlo…

 

 

 
 
 
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