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Messaggi di Ottobre 2018
Il Jobs Act aveva compiuto una rivoluzione in materia di politiche del lavoro, spostando attenzione e risorse dalle politiche passive (sostegno al reddito) a quelle attive (servizi al lavoro).
In primo luogo la Cassa Integrazione Straordinaria dura al massimo 24 mesi, contro una prassi consolidata negli ultimi 35 anni che, tra un escamotage e l'altro, consentiva di stare in CIGS anche un numero spropositato di anni perfino ad azienda chiusa da un pezzo.
Il lavoratore che perde il rapporto di lavoro percepisce la NASPI: un'indennità di disoccupazione. C'è un rapporto tra la percezione della NASPI e la partecipazione a politiche attive di ricollocamento, tramite l'istituzione dell'Assegno di Ricollocazione, che su base volontaria finanzia la partecipazione del lavoratore disoccupato a programmi di ricollocamento. E' il tentativo di portare il mercato del lavoro italiano a livello di quelli europei, in cui alla perdita del lavoro si risponde ovviamente con misure transitorie di sostegno al reddito, ma soprattutto di ricollocazione: le Politiche Attive
Si tratta di una rivoluzione prima di tutto culturale, per un Paese abituato a ragionare in termini di assistenza come misura sovrana contro la disoccupazione, e nel quale vige l'idea di un welfare fai-da-te, in cui all'indennità di Cassa Integrazione si affianca un po' di attività in nero.
Se ci sono punti deboli nel sistema istituto dal Jobs Act sono essenzialmente nel fatto che l'Assegno di Ricollocazione è volontario, e basta che venga attivato prima che scada il NASPI (24 mesi) cioè troppo tardi per rendere credibile una ricollocazione. Nella gran parte dei Paesi Europei la partecipazione a programmi di ricollocamento è obbligatoria, pena la perdita dell'indennità di disoccupazione.
Su tutt'altro orizzonte si muove il "Governo del Cambiamento": il primo obiettivo è il ripristino della Cassa per Cessazione per cessazione di azienda, ossia il prolungamento del periodo di sussidio al reddito (2 anni di GICS + 2 anni di NASPI). E questa pare essere la priorità: ridare centralità alle politiche passive come asse portante dell'intervento dello Stato.
E' stato anche ipotizzato (per ora solo a livello di dibattito, ma dà l'idea dell'orientamento culturale) di definire il Reddito di Cittadinanza come strumento universale di sostegno al reddito, facendogli assorbire funzioni e risorse di NASPI e AdR.
Ma siccome il Reddito di Cittadinanza non è presentabile come pura assistenza, si stabilisce che esso sia subordinato alla partecipazione a programmi di ricollocamento, che però dovranno essere rigorosamente gestiti dal Pubblico: i Centri per l'Impiego. Dove l'esperienza del ricollocamento funziona (come in in Lombardia) operano insieme i CPI e altri soggetti privati accreditati dalla Regione, con risultati molto buoni. Però evidentemente al Ministro non risulta, o se gli risulta guarda con sospetto a questa "privatizzazione del collocamento": del resto già ha provato a penalizzare il lavoro in somministrazione nel cosiddetto Decreto Dignità.
E non si tratta soltanto di un problema di risorse: sarebbe già uno sforzo enorme garantire a tutti l'Assegno di Ricollocazione, e chiaramente se si finanzia un allungamento della Cassa Integrazione lo si fa a spese delle risorse per il Ricollocamento. E' anche una questione culturale: il Paese ha bisogno di più occupazione, che non si crea con con decreti e divieti ma con un Mercato del Lavoro moderno, in cui a chi cerca lavoro lo Stato fornisce le risorse e gli strumenti di cui ha bisogno.
Ma il Reddito di Cittadinanza può assolvere a questa funzione? Certamente no, per una serie di ragioni:
Nel Reddito di Cittadinanza il sussidio è l'elemento enfatizzato, e la Politica Attiva, che infatti non viene in alcun modo declinata in azioni definite e concrete, un effetto collaterale, poco più di una foglia di fico per celare una pura politica assistenziale.
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Salvini e Di Maio hanno scoperto che il risparmio privato in Italia è di dimensioni enormi e ne fa "...uno dei Paesi più ricchi al mondo". A parte il fatto che ciò contraddice la vulgata per cui il Paese è talmente in miseria da aver spinto le masse popolari a ribellarsi e a chiedere a gran voce sussidi e assistenza, resta da chiedersi come si potrebbe indurre questo mare di liquidità in mano ai privati a correre in soccorso del debito pubblico. D'altra parte nella visione un po' onirica che i giallo-verdi hanno della realtà la prospettiva è allettante, anche dal punto di vista ideologico: se il debito pubblico italiano (o di qualsiasi altro Paese) fosse detenuto da soggetti italiani non vi sarebbe più motivo per altri Paesi di interferire con le nostre scelte di bilancio e si potrebbe fare deficit e debito senza rotture di palle; le meraviglie dell'autarchia! Anzi a quel punto si potrebbe fare 31 e addirittura uscire dall'Euro... Naturalmente ci sarebbe qualche controindicazione: la ricchezza del Paese si trasformerebbe in titoli di Stato, con effetti depressivi sul credito e sugli investimenti; ma la cosa non turba più di tanto i Nostri: con tutte quelle risorse sai che MegaReddito di Cittadinanza e quanti pensionamenti anticipati si potrebbero fare per garantire i redditi..! Attenzione: tutto ciò non è il prodotto di sostanze allucinogene, ma è stato teorizzato al "Centro Studi della Sovranità Popolare" (vedi il blog Byoblu).
Comunque, al di là delle valutazioni su cosa accadrebbe all'economia del Paese se dovesse mai realizzarsi questa "rinazionalizzazione del Debito Pubblico", resta il fatto che sarebbe molto difficile indurre privati e Banche a prestare i loro soldi allo Stato piuttosto che impiegarli in investimenti più redditizi. Faccio fatica ad immaginare quali promesse potrebbe fare il povero Tria agli Istituti di Credito, ai Fondi, agli stessi privati per convincerli a rimpinzarsi di altri Titoli di Stato dopo aver già realizzato belle perdite con quelli finora detenuti.
In realtà però un metodo c'è per trasformare il risparmio privato in debito pubblico: si chiama Tassa Patrimoniale. Un sistema cui ricorse Giuliano Amato nel 1992, ma allora fu un'operazione di salvataggio dell'economia nazionale e della Lira che impedì all'Italia di uscire da contesto dell'economia europea.
Oggi una patrimoniale servirebbe solo a pagare le sparate elettorali di Salvini e Di Maio.
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Inviato da: cassetta2
il 13/11/2020 alle 12:01
Inviato da: cassetta2
il 06/03/2020 alle 11:48
Inviato da: Roberto Di Maulo
il 23/01/2019 alle 23:13
Inviato da: RavvedutiIn2
il 19/11/2017 alle 17:32
Inviato da: ammortisseur
il 06/06/2017 alle 12:27