Centinaia di migliaia d’anni or sono l’uomo viveva quotidianamente le
sue paure primordiali. Allora solo i barlumi di una intelligenza ancora
lontana schiarivano la notte degli “istinti”.
E venne il momento in cui l’uomo si accorse che il giorno diveniva più
breve, che più lunga era l’oscurità, che più aggressive divenivano le
belve nemiche: e fu inverno. Ma poi la luce amica iniziò a riapparire e
all’uomo non sembrò vero il nuovo innalzarsi del sole sull’orizzonte.
La paura si ridusse, ma ancora lo attanagliava. Solo dopo la nascita
solstiziale ed il torpore invernale giunse finalmente il miracolo della
primavera, del rinascere della natura. L’erba andava ricoprendo le nere
zolle, che gli ricordavano la notte, le foglie ravvivavano gli
scheletri degli alberi: la morte veniva cancellata dalla resurrezione
equinoziale.
Si poteva, allora, anche morire per poi risuscitare? la grande nemica di sempre era vinta?
Tutto questo fu sogno e desiderio, e poi divenne mito. Così, e non in altro modo, nacquero i riti di primavera (1)
Inviato da: chiaracarboni90
il 22/09/2011 alle 12:25
Inviato da: Giles2004
il 31/12/2007 alle 14:29
Inviato da: Giles2004
il 25/12/2007 alle 11:35
Inviato da: Giles2004
il 24/12/2007 alle 08:36
Inviato da: maredolce72
il 18/11/2007 alle 09:59