SUGAR FREE

Post N° 73

Eccomi qua. 11 giorni di silenzio e tante novità.
Non mi va di elencarle una ad una, anche perché non vedo a chi possano interessare le avventure della giovane internauta (che sarei io).
Piuttosto, vi parlo di oggi.
Sono in piedi da più di 12 ore, ormai: sveglia alle 6.40, ma eroicamente alle 6 ero già con gli occhi spalancati, non si sa per quale misterioso motivo, visto che all'1 sono andata a letto, dopo aver allegramente sgallettato su MSN.
Faccio la colazione più triste dell'universo, mi vergogno pure a descriverla e filo in bagno, -vi risparmio i dettagli culturali-, a darmi un tono, e, udite udite, mi sono pure truccata, fondotinta consigliatomi dalla Rox, ombretto, mascara (anche se con le superciglia che ho, non ne avrei bisogno ), un po' di fard sulle gote, come consigliatomi sempre dalla Rox, gloss alle labbra, matita negli occhi, capelli che non so come mai stavano bene e via. Jeans che mi è entrato senza opporre resistenza e camicetta bianca. Mentre mi ammiro in ogni specchio di casa, cerco i 2,50 € precisi per il biglietto dell'autobus, precisi perché mi rompo di attendere il resto, mi rendo conto che sono già le 7,28, ergo devo correre alla fermata. Quindi sbaciucchio mamma e scendo. In pochi minuti sono lì alla fermata, qualche autista passando butta un occhio, e la cosa non mi dispiace, anche se non mi è chiaro se era perché ero discretamente umana, o perché correvo come se stessi inseguendo qualcuno. A ogni modo dopo 3 minuti arriva l'autobus e si parte. Avevo deciso di leggere senza musica in sottofondo, ma la tizia dietro di me, ha peensato bene di raccontare i ca**i suoi, urlando, cosicché tutti nell'autobus sapessero. Sbuffo, accendo l'mp3. Hit del momento e E' una vita che ti aspetto di Fabio Volo tra le mani, sono intorno a pag. 80 e devo dire che mi piace molto.
Incidente a pochi km dall'uscita e arrivo con 20 min di ritardo all'università. Che strano effetto tornare a seguire una lezione, quanto sono cambiata io. Ascoltavo quelle parole e stranamente, le capivo. Non come 3 anni fa, quando a metà lezione, rinunciavo e uscivo. Non conosco bene, quasi nessuno, e poco importa. Preferisco stavolta pensare solo a me. Finita la lezione, tra varie indecisioni, prendo l'autobus del ritorno, tutto bene, se non fosse per l'attesa di oltre mezz'ora dietro il passaggio a livello, attesa in cui nervosamente ho chiuso il libro e sentito, ma non ascoltato le canzoni.
Finalmente giungo in terra amica, altra mezz'oretta di passeggiata a piedi, a un certo punto, convinta che qualcuno mi inseguisse, allungo il passo, e magicamente mi ritrovo a casa, poveretto quel tipo, già l'avevo dato per spacciato, invece chissà dove ha svoltato.
Pranzo, meno triste della colazione. Pomeriggio movimentato e dispendioso, tra stampa di dispense e una borsa ho fatto fuori quasi 50€.
Ma che fa! Sto bene. Sto bene? Beh... bene è un parolone. Come il protagonista del libro, in questo momento, più che vivere, esisto. Ma è quanto mi basta.
Mi basta sapere che se ho bisogno ci sono gli amici, la famiglia, tra qualche settimana, o mese, ci sarà anche qualcosa di più concreto. E mi basta. Se di più non posso avere, non posso fare altro che accontentarmi.

Come ho risposto al commento della Rox, sotto, MI MANCA TUTTO QUELLO CHE VORREI.

Dopo questo post un po' troppo lungo, un premio a chi ha avuto la pazienza di leggerlo tutto, e un pernacchietto a chi ha letto soltanto l'inizio e la fine...

Buona serata.