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Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
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« Sentenza UERagazzi »

Cambiare DDL

Post n°3310 pubblicato il 26 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Dal Sito della CGIL


Cambiare il DDL Scuola: una battaglia per il futuro del paese

I sindacati uniti incontrano le forze politiche, le priorità sono: contratto, stabilizzazione e risorse. Sferzati dalla pioggia e dal vento invece i precari della scuola in presidio a Montecitorio.


Il 22 febbraio 2015 Renzi incontrava nello spazio eventi del Life Hotel di Roma i mille fantomatici innamorati della scuola. Oggi, 25 marzo, nella stessa location CGIL, CISL, UIL, Snals e Gilda si riuniscono e incontrano le forze politiche per chiedere di cambiare radicalmente il disegno legge del governo sulla scuola.

Non si sentono marginali questi sindacati, che sanno di poter rispondere a chi mette in dubbio la loro legittimità, che l’80% dei lavoratori della scuola è andato a votare alle recenti elezioni RSU, dimostrando quanto ancora nel paese ci sia voglia di rappresentanza.

A prendere la parola per primo è Francesco Scrima di CISL Scuola, che presenta i 3 punti cardine su cui si concentra la critica al Disegno di Legge: stabilizzazione dei precari, che meritano meno tweet e più rispetto, contratto che, fermo dal 2009, resta un elemento di civiltà per il quale i sindacati si batteranno sempre, ruolo da manager che questo Governo vuole affidare al dirigente scolastico, attraverso la chiamata diretta dei docenti.

Affronta il tema della stabilizzazione Rino di Meglio di Gilda, che sottolinea come il precariato sia il frutto di anni di politiche sbagliate, che non hanno saputo organizzare il reclutamento come si faceva in passato e come prevede la costituzione, ovvero tramite concorsi. La questione dei precari va stralciata dal Disegno di Legge, e affrontata con un serio piano pluriennale di stabilizzazione che, e su questo tutti i segretari ritorneranno, non deve lasciare fuori nessuno, tantomeno i grandi assenti di questo piano, gli ATA.

Il contratto, l’altro grande pilastro a cui però nessuna delle forze politiche intervenute ha accennato, è al centro dell’intervento di Massimo di Menna della UIL. Il rinnovo del contratto nazionale di lavoro è un obiettivo primario sul quale non si può arretrare, perché se il lavoro e la retribuzione non vengono regolamentati attraverso il contratto, il rapporto di lavoro diventa un rapporto tra suddito e sovrano, e ciò va assolutamente impedito.

Sulla chiamata diretta e sul dirigente manager si concentra l’intervento di Achille Massenti dello SNALS, che sottolinea come solo un provvedimento come questo, figlio dell’assenza di dialogo, possa aver generato la figura di un dirigente scolastico che decide senza confrontarsi con i lavoratori. Non c’è più equilibrio tra le diverse componenti e le diverse professionalità della scuola: un dirigente non può essere decisivo riguardo la didattica di istituti così complessi come quelli di oggi, soprattutto perché si troverebbe a valutare in troppe occasioni materie diverse da quelle per le quali si è formato.

Quando inizia il confronto con i parlamentari, tra i primi ad intire è la Senatrice Francesca Puglisi (PD) che sottolinea la sua apertura, e quella del Governo che rappresenta, al dialogo e al confronto. Il problema fondamentale della scuola, secondo la senatrice, resta l’alto tasso di dispersione scolastica al quale il governo ovvierà destinando risorse e creando un organico funzionale pieno. Sulla questione del precariato e la II fascia la Puglisi è d’accordo con i sindacati: l’articolo 12 va sicuramente rivisto. Per il momento il governo ha iniziato dall’esaurimento delle GAE, lasciando in standby “solo” 23mila insegnanti di scuola dell’infanzia. Ci tiene, infine, a sfatare la voce che sta circolando sulle graduatorie d’istituto: non saranno soppresse.

Non si può avere fretta sulla scuola e per farla bene si deve parlare con tutti, senza escludere nessuno, afferma nel suo intervento Giancarlo Giordano (SEL). E’ evidente, quindi, quanto la consultazione effettuata non sia sufficiente e che si debba tornare a farsi le domande giuste, chiedendosi, davvero, cosa serva alla scuola pubblica.

È d’accordo Laura Marsilio (Fratelli d’Italia) quando ribadisce che se siamo ancora a questo punto è perché non si è seguito il metodo giusto consultando le parti sociali e le categorie, ma che la sua presenza in questa sala dimostra quanto la voglia di confronto e dialogo ci sia e che sia proprio il confronto la chiave per la risoluzione di molti problemi.

Torna sull’importanza di tempi distesi anche Silvia Chimienti (MS5): non si può ricattare il Parlamento, costringendolo  a prendere in un mese delle decisioni così importanti. Il suo partito dice no anche all’eccesso di deleghe al Governo e alla chiamata diretta dei docenti. La priorità adesso sono le assunzioni, da subito, anche nella II fascia, perché se si vuole una buona scuola bisogna assumere in base alle reali necessità.

Le conclusioni della giornata sono affidate al nostro segretario generale Domenico Pantaleo, che si dice soddisfatto soprattutto della capacità dei sindacati di superare le proprie divisioni per combattere unitariamente per quello che è un bene fondamentale del paese: la scuola pubblica. In un paese come il nostro attraversato da precarietà, povertà e instabilità questa unitarietà è fondamentale: noi siamo e dobbiamo essere, dice, al servizio del futuro dei bambini e delle bambine. Se è vero che il Governo dimostra un’apertura all’ascolto, è anche vero che bisogna mettere dei paletti: c’è bisogno di tempi più distesi e di un ruolo maggiore dei sindacati. La consultazione su La buona scuola, infatti, è stata una bufala: per come si è svolta, perché non si sono ascoltate le proposte di chi nella scuola ci lavora tutti i giorni e perché non trova molte corrispondenze con il piano attualmente in discussione. Il sindacato, che rappresenta i lavoratori, ha diritto di dire la sua e non si rassegnerà a consegnare nelle mani dei tribunali il destino dei precari: sarebbe una sconfitta, è il parlamento, il dibattito politico a doverne rispondere. Il dirigente deve tornare ad essere quello dell’autonomia, altrimenti ministero e dirigenti diventano padroni di una scuola che si trasforma in  caserma. Bisogna riconquistare il contratto nazionale: non si può parlare di valorizzazione e di professionalità senza parlare di contratto, che crea solidarietà e uguaglianza tra i lavoratori della scuola. Il sindacato non si farà chiudere in una logica corporativa di difesa, di interessi di nicchia: noi metteremo in campo ogni iniziativa a partire dal presidio di oggi pomeriggio a cui seguiranno iniziative territoriali fino alla grande manifestazione del 18 aprile per cambiare strutturalmente questo disegno di legge, perché la nostra non è una battaglia per il sindacato ma per il futuro del paese.

 
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Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


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