corvo rosso
cultura, critica e dissenso« Ultimi giorni di Pompei ... | Potrebbe cogliere l’occa... » |
Mentre a destra si aspettano squilli di tromba per Stefano Caldoro - il Cavaliere dovrebbe sciogliere la gloria, Cosentino e Cesaro permettendo, nelle prossime ore- a sinistra le cose stanno in alto mare. L’ennesimo rinvio delle primarie annunciato dal segretario Amendola dopo un incontro con Bersani hanno allarmato Bassolino più che mai deciso a non farsi mettere da parte. Il governatore teme di trovarsi dinanzi ad una candidatura del Sindaco di Salerno De Luca, suo avversario storico, senza che gli sia data neppure la possibilità di dire la sua. Più che una sconfitta per lui sarebbe una disfatta. Per questo ieri è intervenuto a gamba tesa ed ha chiesto le primarie di coalizione minacciando, in caso contrario, sfracelli. Il Pd è in crisi terminale e Bassolino cerca di salvare se stesso e la sua corrente. Ma per farlo deve dimostrare di avere ancora un ruolo e la scelta del candidato è un passaggio ineludibile. Amendola, d’intesa coi vertici nazionali del partito, Franceschini compreso, lavora per De Luca, convinto che alla fine riuscirà ad imporre la candidatura anche ai riottosi ex alleati. E, in caso di rottura del fronte pugliese, dove fino ad ora l’Udc è alleata del Pd, spera che De Mita riesca a convincere Casini a mollare il centro destra. Bassolino, che ha sostenuto Amendola e Bersani e che ora se li ritrova insidiosissimamente contro, ha l’unica strada delle primarie nelle quali può far valere il suo peso. Primarie “di coalizione”, perché nel solo Pd non avrebbero senso, nelle quali far correre non un “suo” candidato ma un uomo “della società civile”, “del mondo accademico”, “esterno” alla politica ma “di sinistra”, in grado di far cessare il pigolio del pollaio turbolento e inconcludente del fu centro sinistra e preventivamente concordato con De Mita. L’uomo potrebbe essere il prof. Trombetti, Rettore della Federico II, nome prestigioso, dinanzi al quale si placherebbero le turbolenze dipietriste, vendo liane e neocomuniste. Un modo per uscire brillantemente dall’angolo e, addirittura, ritornare ad essere competitivi nel caso in cui Ciriaco riuscisse a convincere Pier Ferdi a mollare il centro destra. Ma la strada è irta di ostacoli. Il primo è Casini per il cui piccolo cabotaggio centrista è sufficiente chiudere in Puglia col Pd ottenendo lo scalpo di Vendola come segno di un nuovo corso “subalterno” del Pd, lasciando il resto del bottino al sicuro nel Lazio ed in Campania. Ed il secondo è l’irriducibile De Luca pronto a svuotare il Pd con le sue liste civiche in tutte le provincie. Ultimi giorni di Pompei. Poi ci penserà il vulcano elettorale a cancellare il più disastroso e disastrato centro sinistra d’Italia.
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