Cosa vuoi che sia

the theatre

Quanto è ironica, e anche un po’ stronzetta, la sorte.

Vieni invitato (platealmente, l’unico motivo per cui ne sono a conoscenza) da un’amica a vedere uno spettacolo a teatro. Un’opera contemporanea. Quale, tra milioni di testi teatrali contemporanei? Il primo su cui ho lavorato al corso di teatro. Quello che ti ho descritto con entusiasmo dopo le prime lezioni. Quello su cui mi hai dato i tuoi consigli per l’interpretazione, per l’intonazione, per il mio primo approccio al testo teatrale. Quello che abbiamo provato insieme. Io e te. Erika e Boris.

Io e te.

Quando ancora sembrava avere un senso il “noi”.

Ho immaginato che leggere il titolo di quell’opera, proprio di quella, nell’invito della tua amica, debba averti in qualche modo turbato. Di sicuro ti ha portato alla mente qualche ricordo.
Ti ho immaginato rabbuiarti di fronte a quei pensieri, in  qualche modo
scosso dalla coincidenza, dal mio improvviso ripiombarti davanti agli occhi, contro la tua volontà.
Ho pensato che per qualche minuscolo attimo, un velo di tristezza e di inquietudine possa averti appannato lo sguardo, modificato il respiro, infastidito. E ne sono stata sadicamente felice.