Creato da candidacreatura il 07/11/2008

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Dulcis in fundo

Post n°43 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da candidacreatura
 

Il dolce, si sa, si trova sul fondo,   a me però è capitato di trovarlo sul tardi, in Tv, quando era spenta ogni altra “face” tranne la mia, e tutto l’altro tace(va) tranne i miei pensieri sempre in preda ad un continuo  turbinio interiore …Dopo i consueti  pellegrinaggi da un canale all’altro mi accomodo, ormai stanca di ovvietà ed oscenità, su Rai Due,  rapita, due ore  dopo la mezzanotte, da   un programma per palati raffinati,   cervelli insonni e per anime inquiete, Inconscio e Magia – Psiche, diretto da Gabriele La Porta.  L’argomento la filosofia, l’inconscio,   le riflessioni su opere a volte  poco note come questa lirica del grande D’annunzio che, per citare il  La Porta, “sulle sonorità del grande compositore svedese Grieg,  canta il tormento, il dolore voluttuoso di un amore assoluto, “mortale”, quanto senza fine, atemporale, infinito…”.

Capita ben poche volte nella vita che un componimento produca una folgorazione così repentina,  come è capitato a me nel cuore di una notte  invernale solitaria. In quell’atmosfera quasi sospesa  e silenziosa  le riflessioni sono venute giù a cascata,  emozionandomi così a fondo da riempirmi gli occhi di lacrime.

Quanti veri amori, quanti amori nascenti possono dirsi immuni dal terribile giogo del dolore? L’amore se è  incommensurabile è  allo stesso tempo  piacere e passione (nell’accezione latina  del termine), ovvero  passio. L’ innamorato,   preso dal suo oggetto d’amore, nel suo voluttuoso vagabondaggio tra la consapevolezza  di essere il destinatario di tanto Amore ed il timore inaccettabile di perdere la suprema bellezza del momento, lancia al cielo una preghiera: possa essere l’amore più forte della morte stessa.  La morte non spezzerà l’incantesimo dell’Amore ma lo renderà eterno, immutabile, infinito perché ha avuto un inizio ma non avrà mai fine.

La forza del granito, l’immensità del mare, le anime assorte chiuse nel tormento e nell’estasi  di una unione perenne e segreta sono immagini d’Amore di una intensità che travalica il Tempo e il Luogo.

Il letto di porpora è il crogiuolo della passione, ove recuperare e sanare, annullandola   in un amplesso primordiale,  la divisione delle  anime, quel  dualismo che  l’Amore estingue  in una fusione in cui la carne dell’uno, compenetrandosi, diventa la carne dell’altro. Gli ultimi due versi del componimento sono di una potenza straordinaria, quasi il suggello (un sigillo, un marchio a fuoco) sulle  immagini così prepotentemente evocative che li  hanno preceduti. L’Amore, nella sua massima espressione, quando il Tu e l’Io si fondono nell’Uno, attinge all’Infinito. Come non pensare al Cantico dei Cantici, simbolo di un amore senza tempo e senza luogo, perenne?

 

Chi è colei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto?

Sotto il melo ti ho svegliata; là,dove ti concepì tua madre,

 là, dove la tua genitrice ti partorì. Mettimi come sigillo sul tuo

cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore,

tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco,

 una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l'amore

né i fiumi travolgerlo. 

 

Sopra un «Erotik»
[di Edvard Grieg]

Voglio un amore doloroso, lento,
che lento sia come una lenta morte,
e senza fine (voglio che più forte
sia de la morte) e senza mutamento.

Voglio che senza tregua in un tormento
occulto sien le nostre anime assorte;
e un mare sia presso a le nostre porte,
solo che pianga in un silenzio intento.

Voglio che sia la torre alta granito,
ed alta sia così che nel sereno
sembri attingere il grande astro polare.

Voglio un letto di porpora, e trovare
in quell’ombra, giacendo su quel seno

come in fondo a un sepolcro, l'Infinito.

 

 

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Valerio il 17/01/10 alle 14:40 via WEB
Ciao! Ho anch'io commentato questa lirica di D'annunzio ( in realtà un passo del Poema Paradisiaco ) nel bel sito del professor La Porta, di cui assiduamente seguo le trasmissioni televisive. Ne hai dato un'nterpretazione mistica, mettendola a confronto con il Cantico dei Cantici. Interessante! 1 saluto
 
alias1973
alias1973 il 18/01/10 alle 20:34 via WEB
Ciao, cara....voglio tornare con la calma che serve alla lettura del tuo intenso post. Mi aspetta la notte, devo stare sveglia. Ali
 
 
candidacreatura
candidacreatura il 18/01/10 alle 22:54 via WEB
Torna quando vuoi..sei sempre graditissima..carissima ali.. :)
 
candidacreatura
candidacreatura il 18/01/10 alle 22:57 via WEB
@ Valerio Il Cantico ha sempre esercitato su di me un fascino ed una suggestione particolari, la lirica di D’Annunzio, almeno in alcuni passaggi, mi pare ispirata dallo stesso movente, in primis quando la forza dell’amore è paragonata alla tenacia della morte.. e così pure quando la spinta propulsiva della passione è assimilata all’ eternità degli inferi…Ritrovo poi un importante punto di contatto fra la terrestrità del Cantico (da cui non soffia a mio parere nessuna aura spirituale nonostante sia un testo biblico) e la ridondante sensualità dei versi del pescarese. Ma parliamo ovviamente di D’Annunzio, che in materia di eros raffinato è stato un maestro. Si prendano ad esempio solo alcuni passi de “Il piacere” relativi al concetto d’amore. Nulla di più intenso. Il protagonista, Andrea Sperelli, sperimenta una passione d’amore violenta, esclusiva, tendente all’eternità…Bastino i seguenti esempi: “Io sono nel vostro sangue e nella vostra anima; io mi sento in ogni palpito delle vostre arterie; io non vi tocco eppure mi mescolo con voi come se vi tenessi di continuo tra le mie braccia, su la mia bocca, sul mio cuore. Io vi amo e voi mi amate; e questo dura da secoli, durerà nei secoli, per sempre. Accanto a voi, vivendo di voi, ho il sentimento dell'infinito, il sentimento dell'eterno. Io vi amo e voi mi amate.” “Avere un pensiero unico, assiduo, di tutte le ore, di tutti gli attimi;... non concepire altra felicità che quella, sovrumana, irraggiata dalla sola tua presenza su l'esser mio;... vivere tutto il giorno nell'aspettazione inquieta, furiosa, terribile, del momento in cui ti rivedrò.”
 
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