« Il trionfo della “fiction” | Una mela al giorno » |
Ricordo di averlo desiderato già verso la fine di settembre quando i raggi del sole esalavano gli ultimi tepori come respiri di un moribondo in agonia. Ho vissuto nell’attesa i giorni di ottobre, madidi di nebbie che un tramonto triste effondeva su colli azzurrini. Ho calpestato foglie gialle e rosse accartocciate, pregne d’amarezza, già consce della loro tragica fine, percorrendo strade solitarie e il mio pensiero era lì, sospeso, fra i tepori di un inverno che sarebbe arrivato dopo la parentesi, dolcissima come una carezza, degli ultimi sprazzi di un’estate mascherata d’autunno.
Il Novembre in fuga ha percorso le viuzze di un cimitero, candidi fiori e siepi vermiglie da giardino e lacrime, fra tombe linde come cucine tirate a lucido E poi finalmente dicembre e il languore indotto, suggerito, a volte gridato, della pubblicità, fra intermezzi polemici di politici e politicanti sempre più in bilico su una scena che è ormai stanca di loro. Ed il Natale arriva non ostante il gesto violento, gli striscioni rossi, le file all’ipermercato, il traffico impazzito, le mani intirizzite e il naso rosso, la neve del Nord e la fame del Sud. Il Natale tanto atteso, il Natale delle sorprese..il Natale dell’amarezza che sfuma nell’accettazione serena del presente…E c’è l’odorino di fritto che viaggia per le strade del borgo come un annuncio invitante e una promessa di più golose leccornie che mette in fuga i tristi pensieri. Scodelle ricolme di frittelle andranno ad allietare le tavole imbandite di questo Natale paesano..così vero e così caldo di focolari accesi, di silenzi che è possibile ancora ascoltare e dei quali è ancor più miracolosamente possibile bearsi. Ecco le strade agghindarsi di luci che si accendono e si spengono e che paiono correre verso il nero del cielo, quasi in gara con la luminosità insuperata delle stelle, le statue di legno dei magi a dimensione umana all’ingresso del paese rabbrividiscono nell’aria cristallina e gelida della sera…Nella piazza il presepe..la luce gialla nella capanna e frotte di bambini liberi di sciamare nel freddo che fa disegnare alle loro bocche mille candide nuvolette…I loro occhi fermi davanti al recinto delle pecore, la lavandaia che sorride, il bue, l’asinello, la paglia e la luce di quella cometa che continuerà a rischiarare per sempre nei loro ricordi, il buio della notte più bella dell’anno…
Ciò che si è
rende felici molto di più di
ciò che si ha.
Arthur Schopenhauer
L'arte di essere felici
"Bisogna avere un amore, un grande amore nella vita, perchè costituisca un alibi alle ansie immotivate che ci opprimono".
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