Post n°22 pubblicato il 14 Gennaio 2009 da candidacreatura
Il blog è un prodotto dei nostri tempi, lo specchio delle nostre vite, dei nostri bisogni, la piazza in cui alcuni mettono a nudo se stessi, le loro emozioni, i loro ri – sentimenti |
Post n°21 pubblicato il 11 Gennaio 2009 da candidacreatura
Sei un fantasma, un’impalpabile presenza, sei un soffio di vita nella mia insensibile esistenza. Sei il primo pensiero del mattino, sei nella bruma che risale lungo il pendio della collina. Sei nell’aria come i profumi di primavera, nei fiori, nel cielo e nella brezza della sera. Nella notte la tua ombra con il sogno si confonde e un’aura magica nel buio effonde. Pacata la tua parola nel cuore risuona ancora e mi sussurra placide parole d’amore. |
Post n°20 pubblicato il 09 Gennaio 2009 da candidacreatura
E’ un pomeriggio qualsiasi di noia. Le ore scorrono lente mentre inseguo link su link. La lezione di letteratura incombe. Così vado alla paziente ricerca di spunti innovativi per domani. Argomento: il romanzo storico. Walter Scott. Emile Zola e Germinal, Lev Tolstoj e Guerra e pace. E poi il romanzo dei romanzi: I Promessi Sposi. Mi solletica il pensiero di approfondire, cercare per i miei giovani “virgulti” materiali sempre interessanti, poco banali, che possano avvincere, stimolare, incentivare, perché la lectio sia il meno possibile un barboso sciorinar di contenuti. Mentre mi aggiro fra siti di varia umanità, frammisti come un orrido minestrone a materiali più o meno letterari, mi capita una “perla”, una citazione che mi accingo immediatamente a leggere.
“E’ strano quanto poco la gente sappia, in generale, del cielo. E’ la parte della creazione in cui la natura più si è prodigata per la letizia dell’Essere, ed è proprio quella a cui prestiamo minore attenzione. In ogni momento di ogni giorno delle nostre vite La natura presenta scenario su scenario, dipinto su dipinto, splendore su splendore, e operando secondo principi così raffinati e incrollabili di perfetta bellezza, che certissimamente tutto ciò vien fatto per noi. Ma il cielo è di tutti. A volte tenero, a volte capriccioso, a volte tremendo, mai lo stesso per due momenti di seguito, quasi umano nelle sue passioni, quasi spirituale nella sua tenerezza, quasi divino nella sua in finitudine”.
John Ruskin Modern Painters
Il cielo. Rarissimamente ci soffermiamo a meditare su questo colorito sfondo dei giorni della nostra vita. Ci basterebbe sollevare più spesso i nostri occhi verso la magnitudine dello spazio celeste per accorgerci della bellezza stupefacente del tetto inconsistente che ci sovrasta e nei riguardi del quale è facile sentirsi piccoli, mediocri, l’infinitesima parte dello spazio infinito, di quella natura che non smette un istante di destare la nostra meraviglia mettendo in scena spettacoli degni di un re. Brani di vita risalgono dal serbatoio della memoria. Una spiaggia di ciottoli, incantata, sparuti villeggianti, il mare di porpora che giace, fermo nella sua piatta, oleosa, tenue, azzurrità, gli occhi perduti nella purezza cristallina dell’infinito. Una gioia sottile invade il mio animo, è un istante di pura felicità. Il cuore mi riporta ad altri spettacoli di altrettanta mirabolante bellezza. La fine di agosto, germi di rimpianti si annidano tra le pieghe dell’anima per le vacanze ormai al termine.In mattinata il mare stupisce i bagnanti mettendo in scena uno show da paura: onde alte che si abbattono sulla spiaggia grigia, fragore (inusuale per le mie orecchie) della risacca, benefico aerosol per i miei polmoni ingrigiti dalle malefiche esalazioni della città, al tramonto il pelago diventa minaccioso. Il sole, schermato da una gabbia di nuvole, cala nei marosi lasciando sfuggire dalle trame poco fitte dei nembi raggi che, come lame, bucano il cielo, esterrefatto per tanta bellezza, ricamando sui loro contorni fili di porpora e d’oro. Pare la quinta per il giudizio universale. Quale conforto per lo spirito invece il cielo di primavera! Intristiti dal grigiore d’inverno i nostri occhi si librano finalmente nello spazio che gonfie nuvole di latte racchiudono ma non delimitano. Il cielo è di un azzurro che commuove, quello che mai pittore esperto riuscì a dipingere su tela . Il paesaggio muta ma l’essenza della celeste quotidiana presenza sulle nostre teste non cambia. Dalle medie alture, nei pressi di un valico che attraverso sfrecciando in auto, il sole, sul far della sera colora il cielo di carta da zucchero che presto sfuma nel rosso fuoco del tramonto che incede romanticamente. E’ il vespero classico, quello da cartolina, che gioca con i colori disponendoli a caso, accentuando i contrasti, il nero dei monti contro l’oro, l’azzurro intenso contro il rosso. Bianchi filacci di nuvole disegnano striature e infiniti arabeschi che legano cielo e terra in un amplesso arcano. La notte col suo nero mantello chiude il sipario. Applaudo per lo spettacolo e ringrazio soddisfatta. |
Post n°18 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da candidacreatura
Non domandare tu mai quando si chiuderà la tua vita, Leuconoe Non tentare gli oroscopi d’oriente: ma sii saggia.. …perché mentre si parla, il tempo è già in fuga… così cogli la giornata…
Ode a Leuconoe - Orazio
L’ invito oraziano è chiaro. Vivere alla giornata cogliendo l’attimo fugace, quell’istante di felicità che i saggi di ogni tempo indicano come la più grande aspirazione umana. Mi sono chiesta spesso se fosse legittima non tanto l’aspirazione ad essa ma la realizzazione di questo sogno destinato a bruciare ed esaurirsi nel breve, se non nel brevissimo periodo, nel magico frammento di luce da cui almeno una volta nella vita ciascuno di noi si è lasciato inondare. La risposta al quesito continua ad essermi ignota. Mi chiedo se sia giusto e/o moralmente accettabile che, per la nostra felicità ed in ossequio al più sano egoismo, si sacrifichino la lealtà, la coerenza, la fedeltà nei riguardi di un amico, di un coniuge, di un familiare. L’esempio forse renderà tutto più chiaro. Una bella coppia di coniugi, piacenti, giovani, buon lavoro, figli. Un viaggio di uno dei due (da solo), un occasione irripetibile, ghiotta; la complicità di una serata, una compagnia intrigante ed affascinante, che pone Lui (o Lei) dinanzi all’interrogativo: “Farlo o non farlo?”, “Tradire Le soluzioni potrebbero essere due: · Mettere a tacere la coscienza obbligandola ad un provvidenziale ed opportuno black out (fortunato chi s’intende di faccende “elettriche” così da poterla “spegnere” ed “accendere” a seconda della necessità). In questo caso ricorrono le espressioni: “Che male c’è?” o il più cinico: “Tanto tradendo non ci si consuma”, oppure il triste : “La vita può essere molto breve”, o il funesto :”Potrei morire domani”, od il confortante:”Tanto Lui/Lei non lo saprà mai e quindi ciò che non si sa non esiste e (soprattutto) non mi può nuocere”. · Rinunciare. Ma tale soluzione comporterebbe rovelli e crampi allo stomaco da rimpianti postumi. Della serie: meglio un rimorso che un rimpianto. Diversa è la situazione se l’istante di ineffabile felicità si moltiplica ovvero se la classica scappatella si trasforma in una relazione stabile. Allora il Lui (o la Lei) veleggiano sicuri (si fa per dire!), come spinti da un vento benigno, alla deriva, lontano, verso un isola dai contorni incerti ma che ha tutto il fascino delle terre inesplorate. Quest’isola (il nuovo uomo/la nuova donna) diverrà in breve il nostro angolo di Paradiso 1. essere più brillante con gli amici; 2. più allegro, paziente, 3. più giocherellone con i figli 4. più amorevole con la suocera; 5. caritatevole con i colleghi/colleghe; 6. lungimirante con i dipendenti; 7. generoso con gli accattoni; 8. disponibile con i vicini ……l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Come negare a ciascuno di noi il godimento (!!!) puro a cui allude l’invito oraziano, come impedire a me, a te, ad un Lui, ad una Lei, al professionista in carriera, alla casalinga più o meno disperata, al giovane medico, all’artista squattrinato, al docente impegnato, all’economista in crisi – considerati - i - tempi, alla parrucchiera di grido, all’imprenditrice fresca di master, al politico provetto e navigato che ne ha – viste – più – lui – che – Cristoforo - Colombo, al disoccupato in lista (di collocamento) l’esercizio di un sano diritto alla felicità? Se i rigurgiti di coscienza sono equivalenti a zero e la somma di tutti i nostri rimorsi non raggiunge il numero uno perché rinunciare alla nostra legittima e giusta razione di gioia? Con l’augurio che il lido ovvero la nostra casa, la nostra famiglia, dalla quale ci siamo così baldanzosamente e spensieratamente allontanati e alla quale però saremo costretti a ritornare, non si trasformi presto in un inferno… |
Post n°17 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da candidacreatura
Quando devo fare gli auguri per iscritto mi trovo spesso a dover sperimentare momenti di vero sconforto perché constato che è oltremodo difficile, se non impossibile, sfuggire agli schemi di auspici preconfezionati, ancor più se questi devono abbracciare un periodo lungo, quale può essere un anno intero della nostra (e dell’altrui) vita. Coltivo come una delicata, tenera piantina l’ambizione ed il desiderio ( che diventa obbligo per chi ha coscienza) di buttar giù qualcosa ovvero di mettere, anche se digitalmente, nero su bianco, solo pensieri che possano sfuggire alla banalità del già noto, al trito e ritrito del già sentito e dello scritto e riscritto milioni di volte. Che senso avrebbe leggere cose già lette che fan venir voglia di cliccare per dirigersi altrove? In questo caso i latini direbbero: “Repetita NON iuvant”. Non voglio infatti alimentare la vostra noia, vorrei solleticare la vostra curiosità, indirizzare i vostri gusti ed i vostri interessi, stimolare le vostre emozioni. Se possibile commuovervi. Quindi perché non proporre a voi, lettori attenti del mio blog, quale vademecum, per i 360 giorni che avremo la fortuna (a Dio piacendo) di vivere, i versi di una piccola grande donna divenuta santa? Trova il tempo..
Madre Teresa |
Ciò che si è
rende felici molto di più di
ciò che si ha.
Arthur Schopenhauer
L'arte di essere felici
"Bisogna avere un amore, un grande amore nella vita, perchè costituisca un alibi alle ansie immotivate che ci opprimono".
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