Creato da candidacreatura il 07/11/2008

Significar per verba

Rifletto dunque scrivo...

 

Blog, Mon Amour!

Post n°22 pubblicato il 14 Gennaio 2009 da candidacreatura
 
Foto di candidacreatura

Il blog è un prodotto dei nostri tempi, lo specchio delle nostre vite, dei nostri bisogni, la piazza in cui alcuni mettono a nudo se stessi, le loro emozioni, i loro ri – sentimenti. Quale il motivo che spinge a mettere dinanzi al mondo le nostre faccende più o meno personali, i nostri desideri,  le nostre speranze? Componente fondamentale di ogni blog è il narcisismo, la volontà di estrinsecare tutto quanto vi è di buono e di bello nella nostra persona, la nostra spiritualità, più raramente la nostra fisicità,  esposta al pubblico giudizio, all’analisi, all’indagine, alla critica altrui. Una sorta di bacheca in cui i nostri post sono anatomizzati da un’ umanità a volte molto/poco/per nulla interessata, che giudica in modo a volte superficiale, molto/poco/per niente attento. Le peregrinazioni nel web nascono spesso dal bisogno di svagarsi: non è un caso che sia proprio nella pausa dal lavoro, la classica pausa - pranzo, che si registrano i maggiori scambi di messaggi e di tutto quanto la rete riesce a veicolare da un angolo all’altro del mondo. Quindi è difficile che chi naviga per “piacere”, approdando su “lidi” impegnati (o impegnativi) possa dedicarsi alla lettura di post che stimolino la riflessione. Diverso e più consistente è l’interesse per i blog che illustrano le trame recise di  vicende amorose o pseudo – sentimentali, le riflessioni fra il blogger e la sua coscienza innamorata, dolorosamente non ricambiata dal sospirato partner. E da che mondo è mondo, le ansie, o peggio, le lacrime di chi è punto dalle pene d’amore hanno sempre stimolato interesse ed attenzione dei più. Cosa tradisce il blog? (Ed è la morale che possiamo trarre da queste considerazioni “minime”).Anche se narcisisticamente ripiegato sulla riflessione intorno a se stessi il blog denuncia  il bisogno estremo di sfuggire ad una mal tollerata solitudine. I rapporti umani, ridotti all’osso, scarnificati da una sorta di pigrizia che ci relega senza rimedio dinanzi ad uno schermo diventato sempre più accattivante, tenero, affascinante, intrigante, emozionante. Il computer è ormai lo specchio e la fonte delle nostre debolezze. Dinanzi ad esso trovano soddisfazione i nostri più reconditi sogni, le nostre più segrete soddisfazioni, le nostre più morbose curiosità. Dinanzi al PC sogniamo, ci innamoriamo, meditiamo, tradiamo, ci scambiamo dichiarazioni di simpatia , di affetto, diventiamo tutti buoni, belli, liberi professionisti, amici di tutti (ma fedeli con nessuno), premurosi, pronti a scambiarci sorrisi e fiori virtuali, baci, abbracci che nulla hanno a che vedere con quelli reali, che invece  si alimentano del contatto di pelle, di suoni, profumi, alito alla menta e carezze. Lo amiamo talmente tanto il PC da averlo eletto quale  prolungamento del nostro Io. Viene con noi in vacanza, durante il week end sulla neve,  (potresti non chattare dopo un’intera giornata sulle piste innevate?), al mare, in treno, in aereo, ovunque è un continuo digitare su notebook. Spegnerlo di tanto in tanto? Neanche a parlarne! Tanto è il meno dispendioso fra gli elettrodomestici e poi va silenziosamente in stand by. Chiudere prematuramente la sessione prima  di avvertire i segni inequivocabili di sovraffaticamento  psicofisico (occhi che lacrimano ma non per un eventuale emozione o commozione, schiena e collo rigido, mano formicolante, sensazione di trovarsi sulla luna) comporterebbe terribili   crisi d’astinenza da mancanza della nostra quotidiana dose di chat, di msg, di pvt, …  Staremmo tutto il tempo a chiederci: chissà se Tal dei tali ha risposto alla mia mail,  mi sarà arrivato il messaggio di Pinco? Pallino avrà lasciato un commento al mio ultimo post?. Il bel giovanotto dai profondi occhi neri che sembra dirci:” Prendimi, sono tutto per te” avrà accettato la nostra richiesta di amicizia? E allora credetemi! Di spegnerlo non ne vale proprio  la pena!Ci ritroveremo forse con la mano  anchilosata, gli occhi arrossati ma in compenso saremo soddisfatti, sazi, felici. Virtualmente parlando, s’intende!

 
 
 

Tu sei

Post n°21 pubblicato il 11 Gennaio 2009 da candidacreatura
Foto di candidacreatura

 

Sei un fantasma,

un’impalpabile presenza,

sei un soffio di vita

nella mia insensibile esistenza.

Sei il primo pensiero del mattino,

sei nella bruma che risale

lungo il pendio della collina.

Sei nell’aria come i profumi di primavera,

nei fiori, nel cielo e nella brezza della sera.

Nella notte la tua ombra

con il sogno si confonde

e un’aura magica nel buio effonde.

Pacata la tua parola

nel cuore risuona ancora

e mi sussurra placide parole d’amore.

 
 
 

Il cielo è di tutti

Post n°20 pubblicato il 09 Gennaio 2009 da candidacreatura
Foto di candidacreatura

E’ un pomeriggio qualsiasi di noia. Le ore scorrono lente mentre inseguo link su link. La lezione di letteratura incombe. Così vado alla paziente ricerca di spunti  innovativi per domani. Argomento: il romanzo storico. Walter Scott. Emile Zola e Germinal,  Lev Tolstoj e Guerra e pace. E poi il romanzo dei romanzi: I Promessi Sposi. Mi solletica il pensiero di approfondire,  cercare per i miei giovani “virgulti” materiali sempre interessanti, poco banali, che possano avvincere, stimolare, incentivare, perché la lectio sia il meno possibile un barboso sciorinar  di contenuti. Mentre mi aggiro fra siti di varia umanità, frammisti come un orrido minestrone a materiali  più o meno letterari,  mi capita una “perla”, una citazione che mi accingo immediatamente a leggere.

 

“E’ strano quanto poco la gente sappia,

in generale, del cielo. E’ la parte della creazione

 in cui la natura più si è

prodigata per la letizia dell’Essere,

ed è proprio quella a cui prestiamo minore attenzione.

In ogni momento di ogni giorno delle nostre vite

La natura presenta scenario su scenario, dipinto su dipinto,

splendore su splendore,

e operando secondo principi così raffinati e

 incrollabili di perfetta bellezza,

che certissimamente tutto ciò vien fatto per noi.

Ma il cielo è di tutti.

A volte tenero, a volte capriccioso, a volte tremendo,

mai lo stesso per due momenti di seguito,

quasi umano nelle sue passioni,

quasi spirituale nella sua tenerezza,

quasi divino nella sua in finitudine”.

 

John Ruskin

Modern Painters

 

Il cielo. Rarissimamente ci soffermiamo a meditare su questo colorito sfondo dei giorni della nostra vita. Ci basterebbe sollevare più spesso i nostri occhi verso la magnitudine dello spazio celeste per accorgerci della  bellezza stupefacente del tetto inconsistente che ci sovrasta e nei riguardi del quale è facile sentirsi piccoli, mediocri, l’infinitesima parte dello spazio infinito, di quella natura che non smette un istante di destare la nostra  meraviglia mettendo in scena spettacoli degni di un re. Brani di vita risalgono dal serbatoio della memoria. Una spiaggia di ciottoli, incantata, sparuti villeggianti, il mare di porpora che giace, fermo nella sua piatta, oleosa, tenue, azzurrità, gli occhi perduti nella purezza cristallina dell’infinito. Una gioia sottile invade il mio animo, è un istante di pura felicità. Il cuore mi riporta ad altri spettacoli di altrettanta mirabolante bellezza. La fine di agosto, germi di rimpianti si annidano tra le pieghe dell’anima per le vacanze ormai al termine.In mattinata il mare stupisce i bagnanti mettendo in scena  uno show da paura: onde alte che si abbattono sulla spiaggia grigia, fragore (inusuale per le mie orecchie) della risacca, benefico aerosol per i miei polmoni ingrigiti dalle malefiche esalazioni della città, al tramonto  il pelago diventa minaccioso. Il sole, schermato da una gabbia di nuvole, cala nei marosi lasciando sfuggire dalle trame poco fitte dei nembi raggi che, come lame,  bucano il cielo, esterrefatto per tanta bellezza, ricamando sui loro contorni fili di porpora e d’oro. Pare la quinta per il giudizio universale.

Quale conforto per lo spirito invece il cielo di primavera! Intristiti dal grigiore d’inverno i nostri occhi si librano finalmente nello spazio che gonfie nuvole di latte racchiudono ma non delimitano.  Il cielo è di un azzurro che commuove, quello che mai pittore esperto riuscì a dipingere su tela . Il paesaggio muta ma l’essenza della celeste quotidiana presenza sulle nostre teste non cambia. Dalle medie alture, nei pressi di un valico che attraverso sfrecciando in auto, il sole, sul far della sera colora il cielo di carta da zucchero che presto sfuma nel rosso fuoco del tramonto che incede romanticamente. E’ il vespero classico, quello da cartolina, che gioca con i colori disponendoli a caso, accentuando i contrasti, il nero dei monti contro l’oro, l’azzurro intenso contro il rosso. Bianchi filacci di nuvole disegnano striature e infiniti arabeschi che  legano cielo e terra in un amplesso arcano. La notte col suo nero mantello chiude il sipario. Applaudo per lo spettacolo e ringrazio soddisfatta.

 
 
 

Carpe diem,  quam minimum credula postero...

Post n°18 pubblicato il 07 Gennaio 2009 da candidacreatura
 
Foto di candidacreatura

Non domandare tu mai

quando si chiuderà la tua vita,

Leuconoe

Non tentare gli oroscopi d’oriente:

ma sii saggia..

…perché mentre si parla,

il tempo è già in fuga…

così cogli la giornata…

 

Ode a Leuconoe - Orazio

 

L’ invito oraziano è chiaro. Vivere alla giornata cogliendo l’attimo fugace,  quell’istante di felicità che i saggi di ogni tempo indicano come la più grande aspirazione umana.

Mi sono chiesta spesso se fosse legittima non tanto l’aspirazione ad essa ma la realizzazione di questo sogno destinato a bruciare ed esaurirsi nel breve, se non nel brevissimo periodo, nel magico frammento di luce da cui almeno una volta nella vita ciascuno di noi si è lasciato inondare. La risposta al quesito continua ad essermi ignota. Mi chiedo se sia giusto e/o moralmente accettabile che, per la nostra felicità ed in ossequio al più sano egoismo, si sacrifichino la lealtà, la coerenza, la fedeltà nei riguardi di un amico, di un coniuge, di un familiare. L’esempio forse renderà tutto più chiaro. Una bella coppia di coniugi, piacenti, giovani, buon lavoro, figli. Un viaggio di uno dei due (da solo), un occasione irripetibile, ghiotta; la complicità di una serata, una compagnia intrigante ed  affascinante, che pone Lui (o Lei) dinanzi all’interrogativo: “Farlo o non farlo?”, “Tradire o non tradire?” per il nostro istante di felicità (dico felicità non divertimento o pura carnalità) che potrebbe da solo riconfortarci di tutto il tedio di una vita tranquilla, banalissima e scontata, quella che il sommo Poeta definirebbe “sanza infamia e sanza lode”?

Le soluzioni potrebbero essere due:

·        Mettere a tacere la coscienza obbligandola ad un provvidenziale ed opportuno black out (fortunato chi s’intende di faccende “elettriche” così da poterla “spegnere” ed “accendere” a seconda della necessità). In questo caso ricorrono le espressioni: “Che male c’è?” o il più cinico: “Tanto tradendo non ci si consuma”, oppure il triste : “La vita può essere molto breve”, o il funesto :”Potrei morire domani”, od il confortante:”Tanto Lui/Lei non lo saprà mai e quindi ciò che non si sa non esiste e (soprattutto) non mi può nuocere”.

·        Rinunciare. Ma tale soluzione comporterebbe rovelli  e crampi allo stomaco da rimpianti postumi. Della serie: meglio un rimorso che un rimpianto.

 Diversa è la situazione se  l’istante di ineffabile felicità si moltiplica ovvero se la classica scappatella si trasforma in una relazione stabile. Allora il Lui (o la  Lei) veleggiano sicuri (si fa per dire!), come spinti da un vento benigno, alla deriva, lontano, verso un isola dai contorni incerti ma che ha tutto il fascino delle terre inesplorate. Quest’isola (il nuovo uomo/la nuova donna) diverrà in breve il nostro angolo di Paradiso. Un nuovo Eden. Una sorta di valvola di sicurezza che consente al/alla fedifrago/a di:

1.      essere più brillante con gli amici;

2.      più allegro, paziente,  servizievole con la moglie/con il marito;

3.      più giocherellone con i figli;

4.      più amorevole con la suocera;

5.      caritatevole con i colleghi/colleghe;

6.      lungimirante con i dipendenti;

7.      generoso con gli accattoni;

8.      disponibile con i vicini;

……l’elenco potrebbe  continuare all’infinito.

Come negare a ciascuno di noi il godimento (!!!) puro a cui allude l’invito oraziano, come impedire a me, a te,  ad un Lui, ad una  Lei, al professionista in carriera, alla casalinga più o meno disperata, al giovane medico, all’artista squattrinato, al docente impegnato, all’economista in crisi – considerati -  i -  tempi, alla parrucchiera di grido, all’imprenditrice fresca di master, al politico provetto e navigato che ne ha – viste – più – lui – che – Cristoforo - Colombo, al disoccupato in lista (di collocamento) l’esercizio di un sano diritto alla felicità?

Se i rigurgiti di coscienza  sono equivalenti a zero e la somma di tutti i nostri rimorsi non raggiunge il numero uno perché rinunciare alla nostra legittima e giusta razione  di gioia? Con l’augurio che il lido ovvero la nostra casa, la nostra famiglia, dalla  quale ci siamo così baldanzosamente e spensieratamente  allontanati e alla  quale però saremo costretti a ritornare,  non si trasformi presto in un inferno…

 
 
 

Vademecum per il 2009

Post n°17 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da candidacreatura
 
Foto di candidacreatura

Quando devo fare gli auguri per iscritto mi trovo spesso a dover sperimentare momenti di vero sconforto perché constato che è oltremodo  difficile, se non impossibile,  sfuggire agli schemi di auspici preconfezionati, ancor più se questi devono abbracciare un periodo lungo, quale  può essere un anno intero della nostra (e dell’altrui) vita. Coltivo come una delicata, tenera piantina l’ambizione  ed il desiderio ( che diventa obbligo per chi ha coscienza) di buttar giù qualcosa ovvero di mettere, anche se digitalmente, nero su bianco, solo pensieri che possano sfuggire alla banalità del già noto, al trito e ritrito del già sentito e dello scritto e riscritto milioni di volte. Che senso avrebbe leggere  cose già lette che fan venir voglia di cliccare per dirigersi  altrove? In questo caso i latini direbbero: “Repetita NON iuvant”. Non voglio infatti  alimentare la vostra noia, vorrei solleticare la vostra curiosità, indirizzare i vostri gusti ed i vostri interessi, stimolare le vostre emozioni. Se possibile commuovervi. Quindi perché non proporre a voi, lettori attenti del mio blog,  quale vademecum, per i 360 giorni che avremo la fortuna (a Dio piacendo) di vivere, i  versi di una piccola grande donna divenuta santa?

Trova il tempo..

Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di ridere
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell'anima.

Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell'eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
E' la fonte della saggezza
E' la strada della felicità
E' il prezzo del successo.


Trova il tempo di fare la carità
E' la chiave del Paradiso.



Madre Teresa
(Iscrizione trovata sul muro
della Casa dei Bambini di Calcutta.)


 
 
 

CONTRO LA GUERRA

 

POETI

"Molti si chiedono cosa c'è nella testa dei Poeti:

scintille d'oro che illuminano i pensieri dell'anima".

Anonimo

 

Ciò che si è

rende felici molto di più di

ciò che si ha.

Arthur Schopenhauer

L'arte di essere felici

 

"Bisogna avere un amore, un grande amore nella vita, perchè costituisca un alibi alle ansie immotivate che ci opprimono".

 
 

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