Cristalli di Luce

 

A parte i capelli biondi, il viso meraviglioso e l'imbarazzante bellezza, e a parte la tresca con un attore americano cinquantenne, ieri mi sono sentita molto Scarlett Johansson. Cataputaltata in questo mondo surreale, a quasi 10000 chilometri di distanza dai miei gatti, in strade dove grattacieli futuristici si alternano a baracche fatiscenti e improbabili affollatissime locande. Odore di salsa di soia sbuciacchiata su griglie intrise di molluschi, odore di spezie, clacson, clacson ad ogni metro, clacson che si sentono anche da una stanza a 22 piani da terra con doppi vetri. Migliaia di persone assiepate, ogni attraversamento di incrocio una guerra. Bisogna diventare violenti per sopravvivere, e non restare bloccati minuti interi al semaforo, e non essere investiti da ciclisti e tassisti che imperterriti proseguono per la loro strada.

La discesa nel sottopassaggio sotto People's Square e' stato l'evento piu' traumatico del mio giro. Passaggio obbligato, per attraversare Central Tibet Road, strada a 6 corsie che costeggia la piazza. Prima di scendere gli ultimi gradini, la botta: un muro umano, largo tre metri abbondanti e lungo a perdita d'occhio. Soffitto basso, e venditori ambulanti su entrambi i lati. Guanti, pomodori antistress, copie di orologi, sciarpe e giochi delle tre carte, persone non vedenti urlanti, musicisti e donne sfigurate che mendicano un po' di dignita' perduta. E al centro un torrente in piena: donne che trascinano bimbi indisciplinati, uomini d'affari, persone anziane e adolescenti in libera uscita. E io, alla ricerca di una rapida uscita per vincere il senso di soffocamento, mentre curiosa assorbivo comunque tutti questi colori e questo mondo altro. Io che non passo inosservata, nonostante i capelli e gli occhi scuri. "Lady, lady, watch!" "Lady, lady, art exhibition!" Non un passo senza che qualcuno provi a venderti qualcosa, senza che qualcuno non provi a farti entrare in un negozio a comprare porcellane o perle.

Un senso di frustrazione crescente si e' impossessato di me, quando scopro che decine di cinesi smaliziati sanno come accaparrarsi i sempre meno frequenti taxi liberi, passandoti avanti e scegliendo posizioni strategiche, acquattandosi dietro autobus fermi al capolinea. Alla fine mi lancio in mezzo alla strada rischiando la vita, e decido che l'unico modo per rientrare era quello di far partire il taxi e solo dopo mostrargli il cartellino con il nome dell'albergo. "MMMMMMMM! PU DONG!??!"

ehehehehehe... ho vinto io, ciccio.

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