Creato da mat143 il 07/04/2013

Ruote Tassellate MTB

Il blog della Mountainbike vista da dietro

 

 

Baldo Bike Event 2014

Post n°17 pubblicato il 07 Luglio 2014 da mat143
 
Foto di mat143

Riproposta anche quest' anno la gara che affronta le pendici del Monte Baldo ma a differenza delle scorse edizioni quest'anno si fa sul serio e si scavalca di netto la montagna.

Organizzazione e gestione ben collaudata e percorso unico nel suo genere con un tragitto caratterizzato da un unica salita e in pratica un unica discesa.    Facile immaginare allora quanto siano state dure entrambe.

Partenza in pianura per i primi 5 km di avvicinamento alla montagna per poi affrontare la salita che porta fino a quota 1400 metri da dove ammirare un panorama da togliere il fiato e rendersi conto di quano dislivello si è dovuto affrontare.

 

 

   Lunghe parti in asfalto (per fortuna)

 

alternate da sentieri più o meno difficoltosi ma con fondo sempre pedalabile tranne un brevissimo tratto presente anche nelle scorse edizioni.

 

Salite con pendenze sempre accettabili ma che mettono a dura prova oltre alle gambe la parte mentale dell'atleta che può già dai primi kilometri osservare il punto che si dovrà raggiungere per conquistare il GPM.

 

Archiviata la prima metà della gara ed arrivati al GPM gli scalatori hanno finito di essere avvantaggiati e tocca ai discesisti dettare legge.     

 

  La discesa che inizia già dai primi metri a far pregustare quale sarà lo sforzo tecnico che si prospetta, si fa sentire su braccia e schiena oltre che sulle articolazioni già provare dallo sforzo.

 

E' lunga, lunghissima. Per i discesisti come me un paradiso. Peccato non poter cambiare la bici una volta in vetta ed inforcare una allmountain.          Non ci sono particolari difficoltà tecniche nello scendere, i gradini e le pietre sono tutti affrontabili in fuorisella e con la giusta velocità.    

   Solo un punto in contropendenza escivoloso era in effetti molto traditore ma un addetto lo segnalava puntualmente invitando i biker a mantenere la traiettoria di sinistra.

Usciti dal baldo ed inforcato il Monte Belpo la seconda trance di discesa era eccezzionale.

Velocissima e guidata, e per chi ha manico divertente al punto giusto.  Mai impegnativa se non per i fossati scavati dalla pioggia da tenere sott'occhio in traiettoria.

Una volta a San Verolo non è rimasto che affrontare il veloce trasferimento verso Rivoli attraverso i vari sentieri ciclabili che la domenica noi del posto percorriamo con la morosa.

Per quanto riguarda la mia gara il risultato finale è stato falsato dalla rottura della catena (per la quarta volta quest'anno) dopo Malga Colonei quando finalmente iniziava il bello.   Sistemato il tutto e dopo aver perso minuti e posizioni sono ripartito ritrovandomi con le gambe imballate dalla sosta meccanica e in discesa ho sofferto le pene non riuscendo a copiare correttamente il terreno.      Qu ho veramenete rimpianto la mia Enduro biammortizzata con la quale su percorsi di questo genere si fanno numeri da circo.

Alla fine risultato falsato dalla rottura meccanica e quindi bugiardo ma anche questa volta ho portato a casa tutte le ossa e per chi ha già avuto esperienze di incidenti come il mio nel passato questa è la cosa che più conta.

Un complimento all'organizzazione che ha gestito bene la manifestazione facendo trovare acqua ai ristori e personale sugli incroci stradali anche agli ultimi arrivati.

Un grazie di cuore ai biker che passando e vedendomi alle prese con ala bici rotta mi hanno chiesto se serviva aiuto. Sarò un romantico ma sono dimostrazioni che fanno veramente piacere facendomi amare sempre più questo bellissimo sport.

 

FRA:

 
 
 

Soave Bike 2014 short track

Post n°16 pubblicato il 11 Giugno 2014 da mat143
 
Foto di mat143

Appuntamento nel meraviglioso contesto della vallata di Soave per questa bella prova di sport e ciclismo fuoristrada che anche quest' anno ha mantenuto la promessa di un percorso molto scorrevole e ben studiato corredato da una buona organizzazione e da un importante numero di biker presenti alla partenza.

La scelta per quest'anno è ricaduta sul percorso corto in previsione di una giornata che sarebbe stata pesantemente tormentata da temperature improvvisamente torride.

Scelta quanto mai indovinata e legata anche al fatto che con me era presente come debuttante mio figlio dodicenne alla sua prima esperienza sotto forma agonistica anche se il percorso in questione veniva presentato dagli organizzatori come escursionistico.

Nonostante la nomenclatura cicloturistica il tracciato si presentava in tutto e per tutto come una vera e propria traccia di gara dalla lunghezza ridotta a 28 km ma ricca di varianti e caratterizzata da un dislivello di tutto rispetto rapportato al kilometraggio.

Partenza alle 09.15 con scaglionamenti graduali fino alla nostra griglia in ultima fila con temperature che già fanno presagire a quanto si paleserà in gara.

Andatura medio alta per i primi quattro kilometri con fondo asfaltato e principalmente pianeggianti.

La prima salita inizia all'improvviso e non dà il tempo di adeguare la variazione di cadenza facendosi sentire subito sulle gambe.   Io e Dennis cerchiamo di rimanere con rapporti leggeri per non mandare i muscoli in tilt e risparmiando le energie per la salita che troveremo alla trequarti di percorso.

All'undicesimo kilometro la catena dalla mia Stumpjumper si apre e mi lascia a piedi.

Eravamo già d'accordo che se avessi avuto guasti meccanici sul percorso Dennis avrebbe proseguito da solo e così facciamo, ma trattandosi di un guasto riparabile lo rassicuro che riuscirò a riprenderlo.

Tolgo la maglia difettosa e richiudo la catena rimagliandola con l'apposito attrezzo che porto sempre con me ( dato che è la quarta volta negli ultimi anni che rompo la catena in gara ).

Nove minuti e sono di nuovo in sella.

Ora non ci sono scusanti per andare piano.  Tolgo la modalità escursione ed inserisco la modalità racing tirando al massimo.

 

Il caldo comincia ad essere opprimente e al sedicesimo km la borraccia è già vuota.   Spero che sia previsto un ristoro idrico anche sul percorso corto altrimenti saranno guai.

Nonostante la modalità racing sopraccitata mio figlio non si vede all'orizzonte e arrivato alla salita con i tornanti nel bosco al ventesimo km le forze comunciano a tradirmi al punto che inizio a dubitare che Dennis sia ancora davanti a me.

 

In alcuni punti avevo passato incroci non presidiati da personale nei quali c'era comunque la segnaletica.   Per togliermi ogni dubbio chiedo ad un componente del soccorso medico se avessero visto passare un ragazzino con la divisa bianca/gialla e ricevo rassicurazioni.   Mi viene anche indicato che il vantaggio è di circa un minuto.

Incredibile a dirsi nonostante vado a far fondo a tutte le mie forze arrivo all'agoniato ristoro dove mi viene indicato che Dennis è ancora un minuto davanti a me.

Convinto di potermi giocare tutto in discesa dove credo di essere forte mi attacco ad un terzetto che proviene dal percorso lungo e che si attesta nelle prime venti/trenta posizioni.

La discesa è veramente veloce e guidata. Se uno ha stomaco può veramente fare numeri da circo. 

 

Arrivo in fine al bivio del castello dove il corto grazie a dio gira a destra giù per la discesa.

 Imbocco l'accesso al castello e poi mi fiondo giù per le scale saltandole come nelle gare di enduro

 

tra i flash dei fotografi e l'incitamento deo pubblico, scena che da sola vele il prezzo

 

dell'iscrizione alla gara, e giù per la volata finale oltre la linea di arrivo dove trovo Dennis ad aspettarmi e ad abbracciarmi felice per questa meravigliosa esperienza ancora più intensa per lui che per l'imprevisto occorsomi ha dovuto affrontare e vivere da solo.

 

FRA:

 

 
 
 

Granfondo Del Durello 2014

Post n°15 pubblicato il 30 Aprile 2014 da mat143
 
Foto di mat143

La gara che non vorresti mai fare.

 

 

Appuntamento anche quest'anno a San Giovanni Ilarione per la magnifica Granfondo del Durello che non ha voluto smentirsi trasformandosi in un'impresa epica complice un meteo avverso che ha messo a dura prova gli atleti che hanno comunque deciso di affrontare la gara dimostrando carattere e determinazione da vendere.

 

 

 

Memore dei danni che procurai l'anno scorso alla mia Stumpjumper Carbon decidendo di fare la gara nelle medesime condizioni di quest'anno, ho deciso di portarmi dietro la più massiccia Camber.

Avrei tribolato non poco per portare a casa la linea del traguardo ma ne sarei uscito indenne sia dal punto di vista meccanico che fisico.

Folto il numero dei partenti, posso osservarlo per intero perchè come spesso mi accade mi trovo ad essere l'ultimo dell'ultima griglia.                      La partenza con il lungo tratto in asfalto mi fa pensare che la scelta delle coperture Saguaro sia stata per il momento indovinata anche se sarà tutto da vedere.

Il meteo sembra tenere all'inizio ma passati venti minuti le cataratte del cielo si aprono con intenzioni minacciose ed il terreno comincia a peggiorare sempre più fino a diventare fango del peggior tipo.

 

Niente di nuovo purtroppo per la gara del Durello che ho fatto sotto l'acqua almeno in altre quattro occasioni.      Questa volta però piove sul serio e l'acqua penetra le barriere fino a sentirla sul corpo.

Mi faccio coraggio nonostante lentamente rimango sempre più solo nelle retrovie e tento di amministrare la situazione sotto il profilo psicologico.          Mi consolo quando vedo atleti che hanno forato o rotto la catena e mi sento davvero fortunato.

Ad uno di essi, che versa in condizioni disperate con bike forata e vestito con abiti insufficienti per affrontare un temporale del genere, decido di dare la mia bomboletta di CO2.     Stava al campanello di una villetta e suonava sperando che qualcuno in casa avesse una pompa da prestargli.

Dopo un quarto d'ora l'atleta mi passa a velocità doppia della mia e mi ringrazia.    Io ho anche la pompa e due camere d'aria nel camelback quindi sono tranquillo.

Verso il trentacinquesimo kilometro il tracciato diventa inguidabile e le Saguaro arrancano nel fango senza seguire la traiettoria da me imposta bensì la conformazione del terreno costringendomi ad una concentrazione massima per evitare cadute.

 

Scopro ahimè che i km da percorrere sono 44 enon 41 come avevo letto e per quanto incredibile quei 3 km mi mettono un po' di panico perchè pedalo ormai da più di tre ore ed il fisico non ha oramai più risorse sufficienti per produrre calore ed energia.

le mani cominciano a ghiacciarsi ed il freddo si fa sentire.  Ma ho l'arma segreta e quindi inserisco sotto il petto una salvietta riscaldante.

Mi guardo attorno ed i bikers che sono con me sono sfiniti.

Il percorso guidato su fango è lento e sempre minaccioso, la caduta o la rottura sembra sempre dietro l'angolo. Il personale dell'organizzazioe è comunque presente nei punti peggiori.

La parte finale riserva un bel po' di discesa resa tecnica dal suolo fangoso ed è allora che la Camber dà il meglio di se.   Mi permette di strafare e di divertirmi nonostante le forze ormai esigue.

L'ammortizzatore posteriore lavora divinamente attenuando quei scossoni che quando sei stanco diventano mortali.

Anche nell'ultima parte di tracciato fra i boschi incontro pubblico pronto ad incitarmi e mi stupisco di come una persona sia rimasta tre ore sotto l'acqua ed ancora abbia la vivacità di gridarmi dei complimenti specialmente a me che sono ultimo.          Questi sono momenti che valgono la sofferenza di tutta la gara.

Alla fine scendo in piazza a San Giovanni e la linea del finish è li davanti.

Non ci avrei scmmesso una lira se mi avessero detto che tutto sarebbe andato bene e che alla fine mi sarei divertito ed invece ecco, una giornata meravigliosa di sport, natura e  sfida con se stessi.

 

FRA:    

 
 
 

Città di Garda 2014

Post n°14 pubblicato il 01 Aprile 2014 da mat143
 
Foto di mat143

Grande attesa per questo storico appuntamento di sport ed appassionati della mountainbike sulle rive ed i dirupi del lago di Garda.

Due i percorsi scelti per il modulo creato per quest'anno.    Un marathon di circa sessanta km e un dislivello intorno ai duemila metri che per alcuni tratti richiamava il mitico tracciato della Granfondo Paola Pezzo del 2006, e una granfondo che univa invece ritagli del percorso classico con l'aggiunta di varianti inedite.

Dopo alcuni test durati più di un mese sul tracciato marathon ho scelto di cimentarmi sul tracciato corto non senza rammarico per non poter saggiare la magnifica discesa del Monte Belpo in una vera gara, percorsi che per me sono quelli di tutti i giorni.

Numeroso il parco biker partenti soprattutto per il percorso marathon.   Nonostante infatti si presentasse molto impegnativo per un inizio di stagione, ciò non è bastato ad intimorire gli appassionati di questo meraviglioso sport, forse anche per il ruolo che il territorio del Garda ha giocato col suo fascino.

Divise estive alla partenza, credo per la prima volta per quest'anno.   Nessun segreto per me riguardo il percorso.   Prima regola effettuare un buon riscaldamento così da poter pertire forte ed affrontare la lunga salita per Albisano, tratto che se preso da freddi è in grado di tagliarti le gambe a tal punto da condizionare tutta la gara.

Partendo ultimo dell'ultima griglia decido di sorpassare durante questa prima salita già sapendo che alla prima discesa una volta in vetta il sorpasso sarebbe stato ostico a causa dello stretto single trak che porta verso la parte alta di Torri del Benaco.

 

Il tratto a ritmi alterni che porta vicino a Crero va gestito alla meglio per non trovarsi in affanno già all'inizio dell'ascesa verso San Zeno.      E' qui che inizia l'incubo dei non specialisti della scalata come me.   Pendenze proibitive cementate alternate da ascese nel bosco dove trovo solo biker che salgono a piedi.

 

Molte polemiche da parte dei partecipanti per i molti tratti affrontato off bike ma devo dire che nei test effettuati in settimana lo avevo largamente previsto.    Ben diverso è infatti affrontare salite tecniche da soli e farlo sotto la pressione dei vari concorrenti.

Ad onor del vero in alcuni tratti dove mi sono imposto di salire in sella non sono riuscito a tenere andature che fossero diverse da chi procedeva a piedi.

 

Arrivati sul GPM del Lenzino finalmente pane per i miei denti.     Mi lancio a tutta per la discesa tecnica e i biker che mi precedono scendendo a piedi mi lasciano strada correttamente.    sento qualche sguardo e qualche commento rivolto nei miei confronti e la cosa mi inorgoglisce non poco.

Passata Vallonga e campo da Golf mi fiondo per la Valle dei Mulini dove cerco di dare il meglio di me stesso e quello che ne esce è un opera d'arte costellata da due salti a ruote pari perfettamente pennellati.

Ultimo incubo di giornata la salita alla Dacia famosa per portare il maleficio dei dolorosissimi crampi ai quadricipiti.

Ma stavolta ho calcolato tutto e passo l'ostacolo divorandolo.

Rimane la stupenda discesa dall' Eremo, che potrei eseguire bendato.

Purtroppo alla prima curva a sinistra un biker ha avuto quello che sembra un brutto incidente quindi tutti passiamo con andatura rispettosa dell'infortunato e degli assistenti che lo seguono.

Chiusa la Rocca di Garda rimane il classico passaggio nel campeggio ed il lungolago che nasconde una trappola che solo chi ha fatto le scorse edizioni della Paola Pezzo conosce.    La ghiaia del lungolago prima dell'arrivo.

Il solo fatto di saperlo mi da un vantaggio tale da risucchiare i due biker che mi precedono, poi è tutta sfilata fino all'arrivo.

Credevo di avere una preparazione adeguata ed invece ho trovato la gara molto dura.  Purtroppo l'età avanza e si fa sentire ogni anno di più.

Credo che l'organizzazione, nonostante le critiche che ho letto sui vari forum, meriti complimenti e ringraziamenti per essere anche quest'anno riuscita a mettere in piedi una manifestazione di questo tipo coinvolgendo un territorio molto problematico da gestire, sia per l'urbanistica che coinvolge luoghi fortemente frequentati dal turismo e sia per l'estensione territoriale portata fin sui versanti del Monte Baldo.

FRA:

 

 

 
 
 

Bardolino Bike 2014

Post n°13 pubblicato il 12 Marzo 2014 da mat143
 
Foto di mat143

L'inizio della stagione agonistica.

 

Eccoci giunti finalmente, dopo una calibrata preparazione invernale, a rimetterci in pista con la classica della gare di inizio stagione MTB, la Bardolino Bike.

Per me si tratta di circuito casalingo, battuto e ribattuto durante i miei allenamenti.    Il tracciato non ha segreti e comunque è famoso per la sua estrema scorrevolezza e la bassa richiesta tecnica.  L'ideale insomma per cominciare una nuova stagione all'insegna del divertimento e del contatto con la natura che volge alla nuova primavera.

Imponente quest'anno il numero dei partecipanti e sicuramente complicata per l'organizzazione la gestione di una tale mole considerando che la manifestazione andava a svolgersi in un ambito di territorio turistico che, specialmente in questo periodo, si va affollando mettendo in crisi la viabilità anche in condizioni di normalità.

La gara.

Parto in prima griglia ma mi mantengo molto in dietro per evitare i sorpassi che avrei subito nelle prime fasi di gara in punti poco sicuri in quanto pieni di curve ed ostacoli dislocati all'interno dell vie del paese di Bardolino.

La partenza prende subito ritmi folli essendo il percorso con alte percentuali asfaltate. I vari gruppi si attestano subito su medie che variano dai trenta ai quaranta kilometri orari. 

Scelgo una andatura che mi permetta di andar forte senza mandare in crisi subito le gambe, ma per mantenere la posizione devo rimanere sopra ai trenta orari.

La salita dell' Orange calma subito le acque dei più irruenti e stabilisce le prime proporzioni fra gli atleti.

Per quanto mi riguardo sto molto bene e non mi faccio superare.  Mantengo la posizione senza problemi ed i kilometri scorrono velocemente sul tachimetro.

Purtroppo il gruppo non si sfalda e alle prime minime difficoltà ecco i primi intoppi.

Basta una salita di venti metri con un po' di fango o un ripido ingresso in una vigna per bloccare tutto.

Poi arrivati finalmente sulla Rocca di Garda ecco il tappo.  

L'organizzazione aveva eliminato un tratto tecnico in discesa proprio poco sopra questo punto per scongiurare un blocco di atleti a questo punto del percorso ma non è servito.

Anzi, vorrei correggermi, chissà cosa sarebbe accaduto se avessero lasciato la configurazione iniziale.

Morale della favola ci si mette in coda, anche se dentro di me la rabbia sale perchè sfido chiunque a dirmi che motivo c'era che si creasse un gorgo in un punto simile.     Se dovessi classificare con un indice di difficoltà da uno a dieci la discesa che creava tutti questi problemi direi che un due sarebbe di manica larga.

Eppure qualcuno scende a piedi.  

Liberatisi dalle difficoltà della Rocca rimane la salita al Moscal.

Purtroppo anche quì gente che sale a piedi. 

E poi finalmente giù per la Valsorda, ma ....     qualcuna attraversa i guadi a piedi.....  ostacolando chi arriva dietro.

Mi viene il dubbio che a queste gare si iscrivano biker che tutto l'anno girano in bici da corsa e poi una mattina si svegliano con l'idea di fare una granfondo di mtb.     E l'ipotesi è sostenuta dal fatto che chi trovo a farmi da ostacolo dopo trenta kilometri di gara sono biker che mi sono stati fino a quel punto davanti e quindi sicuramente più forti di me.....             

Bando alle polemiche io ho fatto tutta la gara in sella, salite e discese. Spesso purtroppo alla stessa velocità di chi spingeva la bici a piedi davanti a me, ma comunque in sella e pedalando. 

Alla discesa Castello-Incaffi mi sono fermato, ho lasciato che quelli davanti a piedi scendessero e ho fermato quelli che arrivavano dietro avvisandoli che io sarei sceso in sella. E così ho fatto.

Non ho visto un solo biker scendere da quel tratto in bici.                                                                                             

Terminato il tratto Valsorda si svoltava a sinistra per salire il Poggio del Nando. Anche quì tutti a piedi ma non io..

 

 

Poi rusch finale su asfalto a tutta velocità fino all'arrivo con grande impegno delle autorità e della protezione civile per gestire un traffico che a quell'ora diventava davvero critico.

No so come se la siano cavata i primi bikers che si giocavano qualche posizione ad affrontare la passerella che dava la possibilità di transitare uno alla volta.

Sarebbe stato quasi da scegliere il salto diretto della scalinata ma....  

 forse si sarebbe creato un tappo anche li.....     

In conclusione gara molto affiatata e divertente,

percorso velocissimo e facile adatto ad una gamaba da passista, ed a fare da cornice il meraviglioso paesaggio del Garda.

 

FRA:

 


 

 

 
 
 

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