Creato da franco_delogu il 23/09/2008

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racconti dal giappone

 

 

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Biru, otto, escareta, ovvero l'irresistibile tentazione della vocale finale

Post n°7 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da franco_delogu

Nelle caffetterie "italiane" sparse nel mondo i nomi sono sempre un pò buffi, un pò sbagliati, esagerati, impropriamente applicati, ma suonano esotici e sensuali ai non italiani. Anche il Tully's, la caffetteria italiana del BSI-Riken, non è da meno. Per esempio il caffè si chiama "caffè" e si può prendere in tazze di taglio diverso che letteralmente sono "piccolo", "grande" e ...."enorme". A me viene un pò da ridere nel sentire la gente chiedere "can I have an enorme caffè, please?" vabbè, non è di questo che voglio parlare. Oggi, quasi morto per il fuso orario che costringe il mio corpo a mangiare alle 4:30 del mattino mentre l'orologio dice mezzogiorno e mezza, dopo pranzo vado a prendere il mio bel caffè. Chiedo letteralmente un "espresso americano, please" perchè  i nomi sono italiani nella caffetteria italiana. La cassiera dopo quindici frasi di convenevoli tipo buongiorno, grazie di essere qui,  e bla bla bla mi dice "otto?" e io penso "no, uno" ma rimango interdetto e non dico niente. Lei insiste "otto? otto?" e io "mmmhhhhh". Lei, a quel punto produce una variazione: "hotto or aisd " e io capisco. Era "hot or iced", caldo o ghiacciato? Allora me la rido tra me e me e dico "otto, otto". Lei si scusa, ovviamente tantissimo, e mi fa lo scontrino. Insomma, la cassiera e i giapponesi tutti non riescono a terminare le parole per consonante (tranne che per la enne e  la esse che sono molto frequenti) e diventano divertenti quando parlano inglese che invece è pieno di finali consonantiche. Ma non è solo una difficoltà del parlato, infatti il giapponese ufficiale, nelle parole di derivazione inglese, che sono tantissime, risente continuamente di questa regolarizzazione fonologica. Eccone alcune divertenti: escareta, da escalator (scala mobile); erebeta, da elevator (ascensore), terebi da television (tv), setto da set (menu), poketto da pocket (tasca). In questo sono simili ai vecchietti sardi che tagliano o allungano i nomi stranieri per renderli conformi alla loro lingua.  Mia nonna ad esempio diceva "Taire Mecchendo" parlando del suo eroe Tyler Mcandless della telenovela "Capitol", ve la ricordate?
  

 
 
 
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