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No alla privatizzazione delle carceri .
No alla privatizzazione delle carceri di paolo borello Nel decreto del Governo sulle liberalizzazioni è contenuta anche una proposta di privatizzazione delle carceri. Viene previsto il cosiddetto “project financing” per la realizzazione di infrastrutture carcerarie. Alcune associazioni hanno manifestato la loro contrarietà nei confronti della proposta. In un articolo pubblicato su www.dirittiglobali.it (fonte: Redattore sociale) si esamina la posizione di queste associazioni: “Un secco ‘no’ alla proposta di privatizzazione delle carceri prevista dal decreto liberalizzazioni. A ribadirlo in una conferenza stampa in Senato è stato Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, insieme a Stefano Anastasia dell’università di Perugia, Franco Corleone del coordinamento nazionale dei garanti dei detenuti, Salvatore Chiaramonte della Funzione pubblica Cgil e Cecco Bellosi del Cnca (coordinamento nazionale delle comunita d'accoglienza). A essere preso di mira è in particolare l’articolo 43 del decreto che prevede il project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie. Secondo i promotori del ‘no’ il trattamento penitenziario non può essere affidato a chi ha scopi di lucro; non si possono infatti affidare le opportunità di ritorno anticipato in libertà a imprenditori privati che hanno interesse a trattenere i detenuti essendo per loro un guadagno. Tra i rischi quindi c’è quello del mantenimento delle carceri in una situazione di sovraffollamento ‘avendo i privati interesse nel tenerle piene’. A ciò si aggiunge il pericolo di corruzione dei giudici per avere più detenuti, di violenza, di assoggettamento al lavoro forzato e quello di discriminazione dei detenuti a seconda di chi gestisce l’istituto di pena. Un rischio quest’ultimo che se si verificasse porterebbe secondo Gonnella a una palese situazione di ‘incostituzionalità’, così come sarebbe incostituzionale affidare la salute dei detenuti a un imprenditore privato. ‘Il problema non è quello di aumentare il parco edilizio penitenziario - continua Gonnella - ma di investire nella manutenzione di quello che già c’è e cambiare le leggi che producono carcerazione eccessiva’. Sono state poi ricordate le cosiddette ‘carceri fantasma’, i 38 istituti di pena mai finiti che già esistono ma non sono utilizzati e quelli di Rieti e Trento, sfruttati in maniera parziale. Un caso a parte, poi, è quello del carcere di Sassari, aggiudicato con procedura d’urgenza alla società di Diego Anemone. Salvatore Chiaramonte ha ricordato che la situazione delle carceri in questo momento è ‘emergenziale per il sovraffollamento al limite dell’inciviltà. E, inoltre, tutti gli strumenti a partire dal personale sono in drastico ridimensionamento. La risposta non è certo il project financing’, ha detto. Secondo Chiaramonte si deve ragionare piuttosto sullo svuotamento e ‘sulla depenalizzazione di alcuni reati creati dal governo precedente come il reato dell’essere immigrato, cioè di clandestinità, e i reati legati all’uso di sostanze stupefacenti’. Franco Corleone ha sottolineato come uno degli ambiti dove andrebbe incrementata la presenza dei privati potrebbe essere, invece, quello delle misure alternative. Alla conferenza erano presenti anche i senatori Vincenzo Vita, Marco Perduca e Silvia Della Monica che si sono impegnati a presentare emendamenti per restringere il campo delle funzioni cedute ai privati. Gli emendamenti dovranno essere presentati entro il 10 febbraio, dopo dieci giorni inizierà invece la discussione in Senato”. Si può discutere se siano valide o meno le diverse soluzioni, ipotizzate dai rappresentanti delle diverse associazioni, per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Mi sembra però ampiamente condivisibile la posizione contraria nei confronti della privatizzazione delle carceri. Il project financing (si tratta di un’operazione di finanziamento di opere pubbliche il cui costo è sostenuto da privati a cui spettano però i proventi derivanti dalla gestione delle opere in questione) può andare bene per molte infrastrutture, ad esempio quelle viarie, ma non certo per quelle carcerarie, per i motivi già esposti nell’articolo. Altri sono gli interventi da realizzare per risolvere il sovraffollamento delle carceri, interventi che peraltro devono produrre effetti nel breve periodo, in quanto i disagi provocati dall’attuale situazione non sono più sopportabili nè dai carcerati nè dagli agenti della polizia penitenziaria.
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