Un blog creato da dammiltuoaiuto il 19/08/2007

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felice   anno

Post n°239 pubblicato il 30 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 
Tag: 2008

Auguri di  felice anno nuovo a tutti voi.

      


 
 
 

buon  anno

Post n°238 pubblicato il 30 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

cartoline capodanno, auguri, festa, ultimo anno, felice anno nuovo, invio auguri ecard, buon anno nuovo, propositi nuovo anno

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firma l'appello per gaza

Post n°237 pubblicato il 30 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

Gaza Vivra' !

 
 
 

"Alcuni minori provocano"

Post n°236 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

Il vescovo di Tenerife: "Alcuni minori provocano"In un'intervista al quotidiano locale "La Opinion" il vescovo, Bernardo Alvarez ha poi paragonato l'omosessualità agli abusi sui minori, chiedendo perché "chi abusa dei minori è un malato" mentre "non è politicamente corretto dire che l'omosessualità è una malattia"

 Roma, 27 dicembre 2007 - "Ci sono minori che sono consenzienti, che desiderano avere rapporti sessuali e che se non stai attento ti provocano persino": a parlare è il vescovo di Tenerife, Bernardo Alvarez, in un'intervista concessa al quotidiano locale "La Opinion".


Alvarez ha poi paragonato l'omosessualità agli abusi sui minori, chiedendo perché "chi abusa dei minori è un malato" mentre "non è politicamente corretto dire che l'omosessualità è una malattia, una carenza, una deformazione della natura propria dell'essere umano: quel che fino a dieci anni fa diceva qualsiasi dizionario di psicologia, oggi non si può dire".

"Il fenomeno dell'omosessualità danneggia le persone e la società: alla lunga ne pagheremo le conseguenze come è successo ad altre civiltà", ha continuato il vescovo, secondo il quale è invece necesario "promuovere l'educazione e e inculcare i valori della femminilità e della mascolinità".

Il vescovado di Tenerife da parte sua ha subito affermato che Alvarez, con le sue dichiarazioni, non intendeva "in nessun caso giustificare un atto condannabile come gli abusi sessuali sui minori".

 
 
 

Chi era Benazir Bhutto

Post n°235 pubblicato il 28 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 



Benazir Bhutto è morta. L'ex premier del Pakistan era rimasta gravemente ferita giovedì mattina durante un attentato a Rawalpindi, alle porte di Islamabad. La leader dell'opposizione stava tenendo un comizio quando è esplosa una bomba. La leader dell'opposizione è stata centrata da alcuni colpi esplosi contro di lei. Inutile il ricovero in ospedale per un intervento di emergenza. "E' in condizioni serie", aveva detto il marito della Bhutto, aggiungendo che la moglie era stata portata in ospedale priva di conoscenza. La notizia della morte è stata confermata dall'ex ministro dell'Interno Sherpao e dal portavoce del ministero dell'Interno. La polizia ha circondato l'ospedale impedendo a chiunque di entrare.
Fonte:Affari Italiani



Chi era Benazir Bhutto
Leader dell'opposizione aveva 54 anni
Benazir Bhutto, 54 anni, era la figlia primogenita del deposto primo ministro Zulfikar Ali Bhutto e di Begum Nusrat Bhutto (di origini curdo-iraniane). Il nonno paterno fu Sir Shah Nawaz Bhutto, un Sindhi e figura chiave del movimento indipendentista pakistano. Ha frequentato le scuole in Pakistan e nel 1973 si è laureata in scienze politiche presso l'università statunitense di Harvard.


Successivamente ha perfezionato gli studi a Oxford dove ha conseguito un'altra laurea in politica, filosofia ed economia. Non ancora ventenne, aiutava il padre nel suo lavoro in qualità di assistente. Dopo l'università è tornata in Pakistan e, mentre suo padre veniva assassinato per volere del generale Muhammad Zia-ul-Haq, lei veniva confinata agli arresti domiciliari.

Nel 1984 le venne permesso di ritornare nel Regno Unito, dove divenne leader in esilio del Partito del Popolo Pakistano (PPP) già presieduto dal padre, ma non riuscì ad avere una sufficiente influenza politica sulla vita politica pakistana fino alla morte di Zia-ul-Haq.

Quando il 16 novembre 1988 si tennero le elezioni ed il PPP ottenne il più ampio numero di seggi per un singolo partito, la Bhutto fu nominata primo ministro il 2 dicembre. E così all'età di trentacinque anni Benazir divenne la persona più giovane ma anche la prima donna a capo del governo di un Paese musulmano in tempi moderni.

Venen destituita nel 1990 dall'allora presidente della Repubblica con accuse di corruzione verso il governo. Nello stesso anno il suo partito perse le elezioni. Per tre anni fu a capo dell'opposizione contro il governo di Nawaz Sharif, finché nel 1993 non si tenne una nuova consultazione che vide la vittoria del PPP: Benazir Bhutto tornò quindi a essere primo ministro.

Il suo secondo mandato fu nuovamente minato dalle accuse di corruzione, che la portarono a un'altra destituzione nel 1996. A causa di quest'ultima uscita di scena la Bhutto non potè più ripresentarsi perché una legge stabilisce un massimo di due mandati.

Trascorse così otto anni in esilio volontario tra Dubai e Londra. Il suo ritorno in patria per prepararsi alle elezioni nazionali del 2008, il 18 ottobre 2007, fu funestato da un gravissimo attentato con 138 vittime e almeno 600 feriti. Gran parte delle vittime presenti tra la folla erano membri del suo partito, il PPP. Il giorno seguente l'ex premier ha accusato il governo del presidente Pervez Musharraf di non aver preso provvedimenti preventivi affinché la strage, della quale era stato dato l'allarme da parte dei servizi segreti prima delle esplosioni, fosse scongiurata.

In mancanza, tra l'altro, di rivendicazioni degli attacchi suicidi, Benazir Bhutto si era detta certa che questi fossero stati opera di un gruppo di matrice talebana e sicuramente anche di un gruppo di seguaci dell'ex dittatore Muhammad Zia-ul-Haq, autore del golpe contro il governo del padre Zulfikar Ali Bhutto.
Fonte:TGCOM

 
 
 

COME  ERI BELLA  BENAZIR 

Post n°234 pubblicato il 28 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

benazir_bhutto_ray.JPG

Councillor Rehman Chishti gains the backing of Benazir Bhutto the Former Prime Minister of Pakistan  in raising money to save St Margarets Church.

The Former Minister said she was delighted to sponsor Cllr Rehman Chishti in running the Half Marathon for such a worthy cause, and urged others to support him in his bid to raise money for St Margarets Church.

Cllr Chishti said he was delighted that Mrs Bhutto had agreed to sponsor him, and he looked forward to the run in August.

 

TESTIMONIANZE DAL BLOG  DELLA RETE

ragazzi sono scoinvolto.
mia madre vive a dubai, negli emirati arabi, ed era molto amica di benazir per via della comune amicizia con il console del kenya.

a dubai sono stato parecchie volte a cena con benazir e posso assicurarvi che una donna, una persona così -indipendentemente dal suo credo politico- non meritava di morire, soprattutto in questo maniera.

era una donna estremamente elegante, educata, riservata.
non aveva alcun atteggiamento aggressivo nè di superiorità, bensì ascoltava tutto quello che le persone dicevano con grande interesse e dedizione.
l’avevo vista l’ultima volta verso il 23 di ottobre sempre a dubai,
e vi giuro che leggere della sua morte sul sito dell’ansa era l’ultima cosa che potevo aspettarmi e immaginarmi.

ora posso solo augurarle di riposare in pace.
personalmente mi ha lasciato un bellissimo ricordo.

mia madre ha parlato con il marito che stava partendo da dubai 1 ora dopo l’attentato. non vi dico come stava.

IL VIDEO    DELL'ATTENTATO

IL RITORNO

http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?filtro=Tutti&pagina=3&passo=4&uuid=c38972fc-7d65-11dc-927c-0003ba99c53b&navName=Ricerca&testoRicerca=bhutto

L'ULTIMO COMIZIO

http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=23cb1350-b51a-11dc-b319-0003ba99c667

CHI ERA

http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=6a09289a-b487-11dc-82b4-0003ba99c667

 
 
 

BENAZIR

Post n°233 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

In memoria di una donna coraggiosa

FRAMCESCHINI  E .

Benazir Bhutto

Ho incontrato Benazir Bhutto a Londra, qualche mese fa, quando diede una conferenza stampa per annunciare la sua decisione di tornare in Pakistan, dopo molti anni di esilio in Gran Bretagna. Non l’avevo mai vista prima, dal vivo: era ancora bella come nelle foto e nei filmati televisivi di un tempo, con un’aria che sprizzava non solo intelligenza e determinazione ma direi anche allegria, ottimismo, fiducia nella vita. Da quando si era sparsa la voce che sarebbe presto rientrata in patria, per candidarsi alle elezioni presidenziali o per assumere la carica di primo ministro se il presidente Musharraf avesse accettato le sue condizioni per democratizzare il paese, una domanda la rincorreva in ogni appuntamento con la stampa: non ha paura? Non teme di essere assassinata?

Giovanissima e bellissima, a trentotto anni, nel 1988, Benazir era stata la prima donna eletta primo ministro in un paese musulmano. Una novità rivoluzionaria per il Pakistan e per tutto l’Islam. Ma si può dire che lo shock di una donna che fa politica, da allora, è diventato ancora più grande. Fanatismo e terrorismo si sono diffusi come un virus nei paesi musulmani, cosicchè il ritorno in patria della signora Bhutto suscitava apprensioni ancora più forti di quelle create dalla sua prima ascesa al potere, vent’anni or sono. Lei, tuttavia, rispondeva sempre alla stessa maniera: “Non temo per me. Temo molto di più per la sorte del mio paese. Per questo sento che è venuto il momento di tornare, prima che sia troppo tardi”. Essendo tutt’altro che un’ingenua, era sicuramente consapevole dei rischi, e avrà certamente preso una serie di precauzioni: guardie del corpo, informazioni preventive con l’ausilio dei servizi segreti, forse anche quelli occidentali, americani inclusi. Ma a parte le ombre che da sempre si levano sui servizi segreti pakistani, nessuna protezione garantiva una sicurezza assoluta. Sono convinto che Benazir Bhutto sapesse che ci sarebbe stati attentati contro di lei in Pakistan, e che poteva morire. Eppure è tornata lo stesso, senza paura di morire.

Mi viene in mente una battuta cinematografica, non ricordo di quale film, forse “Braveheart”, forse “Troy”, forse “300″, quando qualcuno avverte l’eroe di turno che, se farà una certa cosa, rischierà di morire e lo prega di non farla. Ma l’eroe risponde: “Tutti dobbiamo morire, prima o poi”, e fa quello che ha stabilito, o che per lui ha stabilito il destino. La morte di Benazir Bhutto, in questo senso, contiene una lezione per tutti, anche per quelli che sono chiamati ad azioni e scelte molto più piccole, più normali, delle sue: fare quello che si crede giusto, quello in cui si crede, senza preoccuparsi all’infinito delle conseguenze, senza trovare ragioni, più o meno valide, per rimandare, rinunciare, arrendersi.

E l’altra lezione offerta dalla sua morte è che la sfida a cui il mondo libero è chiamato, contro fanatismo, estremismo, terrorismo di matrice islamica, sarà molto più seria, dura e dolorosa di quanto ci siamo resi conto finora. Non esiste protezione da questa minaccia, nè in Pakistan, nè altrove: il ventunesimo secolo sarà il “tempo degli assassini”, se non troveremo il modo di fermarli, e nella migliore delle ipotesi ci vorranno decenni.

Benazir Bhutto si era laureata a Oxford, dove aveva presieduto l’Unione degli Studenti, quella che organizza dibattiti con i grandi della terra, una carica appartenuta a innumerevoli futuri primi ministri britannici. Uno dei suoi compagni di studi era Timothy Garton Ash, oggi commentatore del Guardian, di “Repubblica” e autore di saggi best-seller sugli affari internazionali. Nel suo ultimo libro, Garton Ash racconta, senza fare il nome, di un compagno di studi, futuro leader di una grande nazione, insieme al quale fumava spinelli a Oxford: forse, anzi probabilmente, era Benazir. Cerco di immaginare come fosse, la giovane Bhutto, a Oxford, negli anni Settanta. E adesso questa donna capace di vivere dentro due mondi, l’Oriente e l’Occidente, questa leader che vestiva i panni della modernità e della tradizione, questo eroe che non temeva per la propria vita, non c’è più. Speriamo di riuscire a onorare la sua memoria, lottando coraggiosamente come ha fatto lei, con il sorriso sulle labbra, contro i piccoli e grandi soprusi che ci circondano. 

RIFLESSIONI 

Finchè i moderati islamici non riusciranno a difendere e diffondere i valori universali della vita umana,
( dei musulmani come quella degli infedeli…ai quali per antonomasia….. nella moltitudine di testi e nel Corno viene normalmente tagliata la testa, e questo non è certo un messaggio di pace e convivenza)
come potranno le altre culture e religioni trasmettere questo valore universale alle moltitudini di immoderati, radicali, estremisti ed animali selvatici accecati da maestri senza scrupoli (nel senso di esseri viventi privi di sentimenti, quali definiti da Darwin) che trovano spazio in molte aree tribali e perfino nelle metropoli e nazioni occidentali.
Sono esistiti esempi di estremisti nel mondo occidentale (vedi Belfast, Brigate rosse) ma la socicietà e le culture occidentali, per devozione naturale sono corse ai ripari isolando e debellando il problema.

temo che questo messaggio possa essere frainteso da tutti coloro che non conoscono l’Islam che viene predicato e praticato nelle aree tribali, nelle madrasse fuori controllo, che plasmano giovani menti nate in luoghi senza speranze effettive ma con la televisione satellitare in ogni angolo….
Credo ci vorranno dei secoli per vedere dei miglioramenti come sono serviti alla nostra cultura e società che per alcuni secoli nel medio evo fino al rinascimento avanzato non si discostava da questa terribile realtà.
Quante streghe abbiamo messo al rogo noi ? quante crociate ? per cosa ?
facciamone tesoro e cerchiamo il dialogo con i moderati…
altro che si puo’ fare ?

TESTIMONIANZE DAL BLOG

ragazzi sono scoinvolto.
mia madre vive a dubai, negli emirati arabi, ed era molto amica di benazir per via della comune amicizia con il console del kenya.

a dubai sono stato parecchie volte a cena con benazir e posso assicurarvi che una donna, una persona così -indipendentemente dal suo credo politico- non meritava di morire, soprattutto in questo maniera.

era una donna estremamente elegante, educata, riservata.
non aveva alcun atteggiamento aggressivo nè di superiorità, bensì ascoltava tutto quello che le persone dicevano con grande interesse e dedizione.
l’avevo vista l’ultima volta verso il 23 di ottobre sempre a dubai,
e vi giuro che leggere della sua morte sul sito dell’ansa era l’ultima cosa che potevo aspettarmi e immaginarmi.

ora posso solo augurarle di riposare in pace.
personalmente mi ha lasciato un bellissimo ricordo.

mia madre ha parlato con il marito che stava partendo da dubai 1 ora dopo l’attentato. non vi dico come stava.

 
 
 

Addio Benazir, veglia sul tuo popolo...

Post n°232 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

Addio Benazir   ZORRO   E' CON TE

Oggi è una giornata drammatica.

In Pakistan, nel corso di un attentato che è costato la vita a decine di persone, è stata uccisa la Signora Benazir Bhutto...leader dell'opposizione pakistana.

La Signora Bhutto, in passato accusata di ruberie (da che pulpito? dagli estremisti islamici...), è stata uccisa con 2 colpi di arma da fuoco da un kamikaze che, poi, si è fatto saltare in aria.

Con lei muore la speranza di un Pakistan, legato -certo- alle tradizioni ma moderno. Un Pakistan in cui, sotto la guida di una donna cosi carismatica, il gentil sesso avrebbe avuto l'emancipazione e creato cosi un modello di islam moderato ed illuminato per tutti i paesi dell'area.

A chi torna vantaggioso questo crimine? Certo ad Al Qaeda che propone un modello oscurantista di società...ma non dimentichiamo il dittatore pakistano Parvez Musharraf che, ora, potrà imporre lo stato di polizia e rimanere al potere con tutte le dovute giustificazioni del caso.

Chi ci perde? Un pò tutto il mondo arabo, ma anche -nello specifico, il Pakistan: si parla tanto di democrazia nei paesi arabi, e come la si crea? Con coercisioni esterne  (vedi Iraq). La vera democrazia passa per una rivoluzione locale, una rivoluzione nella mentalità delle persone del posto. Nasce, non si impone!

Questo era in grado di fare la Signora Bhutto col suo carisma. E di questo, un pò tutti (e dico tutti, Americani compresi), avevano paura.

Addio, Benazir...

Muore con te un pò di speranza in un futuro migliore...

I tuoi carnefici, un giorno, dovranno rendere conto a Qualcuno...

 
 
 

La sposa bambina»

Post n°231 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

La sposa bambina


BERLINO - Intimorita e diffidente volge lo sguardo verso di lui; imperturbabile è invece l'occhiata dell'uomo verso la fotocamera: la foto 2007 dell'Unicef mostra un fidanzamento in Afghanistan. Lo sposo ha 40 anni, la moglie appena 11. Il concorso fotografico internazionale porta l'attenzione sui problemi comuni in questa parte del mondo - e vuole scioccare.

MILIONI DI SPOSE BAMBINE - Quella della bambina afgana Ghulam che posa accanto al marito Faiz Mohammed col turbante e la barba folta è l'immagine premiata dall'Unicef come la foto dell'anno 2007. Il premio va alla fotografa americana Stephanie Sinclair. «Milioni di ragazzine vengono date in spose quando sono ancora bambine, a loro viene negata per sempre la possibilità di una vita autonoma», ha detto la madrina dell'organizzazione Onu per l'infanzia, Eva Luise Koehler, durante la cerimonia di assegnazione del premio oggi a Berlino. Questo triste momento di vita dell'infelice coppia afgana fa parte di una serie di foto di matrimoni con i bambini scattate nel corso degli ultimi due anni in Afghanistan, Nepal e in Etiopia. Durante la sua permanenza in Afghanistan la 34enne fotografa freelance si è accorta che un gran numero di bambine si erano unite in matrimonio con uomini notevolmente più anziani.
UNIONE TRA ESTRANEI - «Cosa provi quest'oggi?» ha chiesto Stephanie Sinclair alla bambina Ghulam il giorno delle nozze. «Nulla -, ha detto l'undicenne un po' disorientata. «Non conosco quest'uomo - cosa dovrei provare?». «Abbiamo bisogno dei soldi» sostenevano i genitori della piccola. «La farò studiare a scuola» affermava invece il marito Mohammed, alla sua decima moglie, nella cittadina Damarda nella provincia Ghor. Secondo i dati di Unicef più di 60 milioni di giovani donne hanno dovuto sposarsi quand'erano ancora minorenni - più della metà vive nell'Asia meridionale. La foto di Sinclair ha vinto tra 1230 immagini pervenute da 31 paesi. (Corriere della Sera)
Lo sposo (Faiz Mohammed) ha 40 anni, la moglie (Ghulam Haider) appena 11. Sono i protagonisti della foto che ha vinto il concorso Unicef 2007.

 
 
 

CREDO  IN TE 

Post n°230 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 
Tag: poesia

 

Credo in te, amico.
Credo nel tuo sorriso,
finestra aperta nel tuo essere.
Credo nel tuo sguardo,
specchio della tua onestà.
Credo nella tua mano,
sempre tesa per dare.
Credo nel tuo abbraccio,
accoglienza sincera del tuo cuore.
Credo nella tua parola,
espressione di quel che ami e speri.
Credo in te, amico,
così, semplicemente,
nell'eloquenza del silenzio.

Elena Oshiro

 
"Soltanto l'inutilità del primo diluvio trattiene Dio dal mandarne un secondo."
(Nicolas de Chamfort)

"Non bisogna giudicare Dio da questo mondo, perchè è soltanto uno schizzo che gli è riuscito male."
(Vincent Van Gogh)

 
 
 

auguri 

Post n°229 pubblicato il 26 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 
Tag: natale

 
immagine
 

 
 
 

BUON   NATALE     DA ZORRO 

Post n°228 pubblicato il 25 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 
Tag: natale

Albero di Natale 

 
 
 
 
 
 
auguri_di_buon_natale.gif

 
 
 

L'EUROPA SI ALLARGA AD EST

Post n°227 pubblicato il 25 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

L'EUROPA SI ALLARGA AD EST (2007)

Toni trionfalistici, squilli di tromba e magari, lacrimuccia di circostanza. Dalla mezzanotte di ieri, "è nata la nuova Europa" con l'abbattimento delle frontiere ad Est. I nuovi Stati sono Estonia; Lettonia: Lituania; Polonia: Repubblica Ceca; Repubblica Slovacca; Ungheria; Slovenia e Malta. Con questi nuovi ingressi -scrivono i giornali- "si andrà da Lisbona alla frontiera ucraina senza passaporto". Non so se brinderò a questa notizia, ma credo che ci sia poco da stare allegri. Possiamo già immaginare la nuova ondata di "cercatori di fortuna a qualsiasi prezzo" che presto avranno la possibilità di muoversi indisturbati. Pessimismo isterico? Niente affatto, perché questo problema è stato immediatamente posto in Germania, dove un sindacato di polizia, ha portato in piazza agenti con cartelli per protestare contro l'abbattimento della frontiera con la Polonia, pensando già ai "vicini scomodi". Ma anche Ilkka Laitinen, il finlandese direttore generale dell'agenzia europea Frontex. nei giorni scorsi ha espresso i suoi timori per l'eliminazione delle frontiere interne, "perché così si perde uno strumento molto efficace". Ai nostri confini con la Slovenia invece, nessuna protesta ufficiale, se non -giustamente- quella degli esuli istriani che hanno organizzato una marcia silenziosa nel capoluogo giuliano a ricordo delle vittime della pulizia etnica. Un governo "distratto e pavido" come il nostro infatti, si è sempre dimenticato -per opportunismo politico- di quegli oltre 350 mila istriani, fiumani e dalmati costretti a fuggire dalle loro terre ed espropriati dal governo di Tito di tutti i loro averi. Con il cuore alla storia ma con un occhio al presente, prepariamoci dunque ad altre situazioni al limite, a nuovi lavavetri, questuanti e sfaccendati. I tedeschi, noti per la loro freddezza, hanno giocato di anticipo. Con l'arrivo dei nuovi "europei" infatti, questi sono corsi ai ripari, e lo dimostra la corsa all'acquisto di porte e finestre blindate. Allegria dunque! Potremo viaggiare in lungo e largo per l'Europa senza passaporto, ma a cosa serve se il prezzo da pagare è quello di restare blindati in casa? (Gericus)

 
 
 

viva la casta

Post n°226 pubblicato il 23 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 
Tag: casta

 VIVA LA CASTA! ]

bertinottiSempre più in basso il consenso per il governo Prodi come ci ricorda Renato Mannheimer sul Corriere della Sera di oggi. Dal 41,8 per cento di giudizi positivi di un anno fa  al 25,3 per cento di oggi. E neanche i leader se la devono passare bene. Ben ha fatto Beppe Grillo a contestare il presidente della Camera Fausto Bertinotti. Il leader maximo di Rifondazione comunista aveva chiosato, nel giorno in cui erano state diffuse le conversazioni tra Silvio Berlusconi e l'ex direttore generale della Rai Agostino Saccà, che "le intercettazioni rese pubbliche sono una violazione dei diritti individuali del cittadino e della persona, chiunque tocchino. Non esiste pubblicazione di intercettazioni buone o cattive, sono tutte cattive". No, caro presidente  Fausto, non si è violata la privacy tra due privati cittadini. Pubblicare quelle conversazioni non è stato un atto barbarico. La barbarie è nei contenuti di quelle chiacchierate. Le intercettazioni servono alle indagini e l'opinione pubblica ha il diritto di conoscere i contenuti di conversazioni che, in questo caso, secondo l'accusa formano le prove: non si è violato nessun segreto investigativo e non si è sceso nel "gossip". Si è attesa la conclusione delle indagini, quando cioè tutte le parti erano a conoscenza dei contenuti delle telefonate, prima di renderle pubbliche. Dice il professor Vittorio Grevi che nelle conversazioni tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà "ci sono elementi significativi che fanno pensare che tra i due interlocutori ci sia stata una promessa di vantaggi che è stata accettata. E questo intreccio tra promessa e accettazione basterebbe di per sè a costituire corruzione". E' come se i cronisti che si occupano di un delitto non potessero scrivere o far sentire la testimonianza di un testimone. Non c'è "gogna mediatica", c'è solo il diritto-dovere di informare l'opinione pubblica. Il punto vero è un altro. Adesso la Rai deciderà il futuro aziendale di Agostino Saccà che rischia il licenziamento. Silvio Berlusconi invece resterà al suo posto perchè eletto democraticamente. Lui come gli altri inquisiti del parlamento. Viva la casta!

ruotolo

 
 
 

riflessioni   di    Natalia Ginzburg

Post n°225 pubblicato il 23 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

Autore: Natalia Ginzburg
L'Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l'incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d'un ingannevole, e forse insensato, conforto.

 
 
 

Le nuove conversazioni: Silvio e la mappa segreta

Post n°224 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

Le nuove conversazioni: Silvio e la mappa segreta

Non sono solo le telefonate tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà a raccontare il progetto di far cadere il governo Prodi attraverso il «cambio di casacca» di alcuni senatori. Quello che per la Procura di Napoli è stato un tentativo di corruzione emerge — per l'accusa — da altri colloqui intercettati del direttore di Raifiction ora autosospeso dall'incarico. Conversazioni registrate nell'ambito dell'inchiesta a carico di Saccà, anche se a volte considerate poco o per nulla rilevanti in quel procedimento, nelle quali si parla delle preoccupazioni del «presidente» e del suo piano. «La priorità», come la definisce Saccà con Giuliano Urbani nell'agosto scorso.

L'operazione è descritta quasi alla lettera nella telefonata serale del 18 settembre tra Saccà e il commercialista milanese Pietro Pilello (ascolta), il quale nel pomeriggio era stato ricevuto ad Arcore da Berlusconi. L'appuntamento gliel'aveva procurato lo stesso Saccà, una settimana prima. Da altre intercettazioni si comprende che l'incontro doveva servire a organizzare l'avvicinamento del senatore italo-australiano Randazzo, uno dei «candidati» dell'ex premier a passare dalla sua parte, proprio attraverso Pilello, il quale ha un cugino titolare di una catena di ristoranti in Australia che conosce Nino Randazzo. «Com'è andata?», esordisce il dirigente Rai.

«Molto affabile, molto garbato, molto attento», risponde Pilello, e Saccà conferma: «Affettuoso... Hai visto com'è diverso da come appare...». Pilello descrive l'attesa di dieci minuti («mi ha mandato il suo assistente, che poi è un parlamentare, per intrattenermi... »), e poi passa al racconto. «Lui ha tutta una mappa di situazioni... Mi ha fatto vedere una tabella che ha preparato e mi ha fatto un ragionamento molto essenziale. Dice "non basta che cada... che vada sotto il governo per uno o due voti, ci deve andare in modo clamoroso, di un numero di voti significativo, altrimenti faranno un governicchio tecnico e chissà quanto tempo perderemo... Quindi dobbiamo dare un segnale forte", dice.

"Io mi sto dando da fare, ha visto la dichiarazione di Dini oggi, ho altri quattro-cinque senatori che sono in linea con noi, aspettano il momento buono per... Ma io voglio raggiungere un risultato di un numero molto alto di senatori che votano contro, per cui la ringrazio per tutto quello che potrà fare"». Pilello, secondo il suo stesso racconto, non vuole ringraziamenti, anche lui vorrebbe far cadere Prodi. Spiega come può contattare Randazzo ma aggiunge: «Non mi sono mosso perché volevo capire come impostare la cosa, perché non vorrei farle danno».

Timori respinti con fermezza da Berlusconi, tanto che il commercialista riferisce a Saccà: «Lui è stato brutale, ha detto "guardi, non possono fare nessun danno di nessuna natura, già loro hanno corteggiato deputati e senatori della mia parte, se io ne corteggio dei loro ho il diritto di farlo... Non mi preoccupa affatto questo problema"». Ed ecco l'input del «presidente» riferito da Pilello a Saccà: «Lei vada e dica tranquillamente che nella prossima campagna elettorale li prendiamo tutti noi, perché questa volta scenderemo tutti con la lista "Italiani nel mondo" (il movimento fondato dal senatore De Gregorio, altro transfuga nel centrodestra, ndr), e non succederà più quello che è successo nel passato. Quindi l'unica cosa, se questo si allinea per tempo, gli prometto, glielo faccio anche per iscritto se non gli basta la mia parola, che lo ricandidiamo e lo rieleggiamo».

Oltre a Randazzo, nei piani di Berlusconi rientrava un altro senatore il cui nome è già circolato nei giorni scorsi, Pietro Fuda (ex di Forza Italia passato nel centrosinistra al seguito di Agazio Loiero), calabrese e amico di Saccà. A lui sembra riferirsi il dirigente Rai parlando con l'ex ministro del centrodestra Giuliano Urbani il 5 agosto: «Sono stato col nostro amico», racconta alludendo a Berlusconi, e poi: «Lui voleva parlare con me soprattutto di una persona, un senatore amico mio che sta qui in Calabria che...». Urbani mostra di aver capito: «Ah... quella cosa che mi accennavi... importante». Saccà conferma e s'intuisce che, riferendo il colloquio col «presidente», parla del tentativo di far tornare Fuda nello schieramento di Berlusconi: «E' la cosa a cui teneva di più, e quindi ho dovuto dare un resoconto, la cosa non è facile ma nemmeno impossibile».

Nell'ora di colloquio Saccà avrebbe voluto affrontare altre questioni, tra cui probabilmente il piano di produzioni televisive «Pegasus» che interessava anche Urbani, ma c'era Cicchitto che aspettava e Bonaiuti che entrava in continuazione: una situazione «sincopata », sintetizza il dirigente Rai, «e la sua attenzione era concentrata sulla priorità... Io incontrerò un paio di volte il mio amico ma credo che la possibilità di un riabboccamento c'è, che è la cosa più importante, perché quello non voleva più vederlo né incontrarlo. Non voleva saperne». Operazione possibile, dunque, secondo Saccà.

Il quale un mese prima, l'11 luglio, sulla scia della richiesta di Berlusconi di far lavorare l'attrice Elena Russo («è una cortesia che fai a me direttamente... io poi ti ricambierò... mi impegno a darti un grande sostegno... »), aveva chiamato il produttore televisivo Guido De Angelis (ascolta). In quel colloquio chiede notizie di un'altra attrice: «La Sonia Aquino l'avete già contrattualizzata o no?». A De Angelis che sostiene che sono al punto di «contrattare il fax» Saccà risponde: «No, fermala, ferma, ferma la cosa... Che io voglio far fare un provino alla Russo Elena, che ha la stessa fisionomia, e che ci aiuta a farci un grande alleato, capito?». «So tutto», risponde De Angelis. «Me lo ha detto anche a me».

Giovanni Bianconi - Corriere della Sera

 
 
 

LA  TELEFONATA   DI BERLUSCONI  E SACCA

Post n°223 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

ASCOLTA LA TELEFONATA

DI   BERLUSCONI       E  DI SACCA'

LE DONNE  DI SILVIO

La conversazione tra Agostino Saccà e Silvio Berlusconi diventa un brano hip hop. Dai giochi in azienda, alla fissa di Bossi per il Barbarossa fino alle scritture per le attrici. Sì, sì... grazie!

ASCOLTA  LA TELEFONATA  IN  ORIGINALE

http://espresso.repubblica.it/multimedia/1471644

VERSIONE   RAP http://kataweb-ilcaso.temi.kataweb.it/Pronto Silvio, sono Saccà

Il testo e l’audio della conversazione tra il manager Rai e il Cavaliere: “Lei è amato nel paese, glielo dico senza piangeria”. Dai giochi in azienda, alla fissa di Bossi per il Barbarossa fino alle scritture per le attrici: “Sto cercando di avere la maggioranza in Senato”

 
VERBALE: di trascrizione di conversazioni telefoniche in arrivo ed in partenza sull'utenza avente il numero XXX XXXXXXX in uso a Saccà Agostino, come da decreto del 05.06.2007 emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli a firma del Dott. Dr. Vincenzo PISCITELLI
Data: 21/06/2007
Ora: 18:40:09 Durata: 0:07:17

S.S. = Segretaria Saccà
S. = Saccà
S.P. = Segretaria Presidente
P. = Presidente

S: Pronto.
S.S.: Direttore, glielo passano.
S: Si,.. pronto.
S.P.: Si Direttore, le passo il Presidente.
S: Si, grazie.
P: Agostino!
S: Presidente! Buonasera ..come sta ... Presidente...
P: Si sopravvive...
S: Eh .. vabbè, ma alla grande, voglio dire, anche se tra difficoltà, cioè io ... lei è sempre più amato nel paese ...
P: Politicamente sul piano zero ...
S: Si.
P: ... Socialmente, mi scambiano ... mi hanno scambiato per il papa..
S: Appunto dico, lei è amato proprio nel paese, guardi glielo dico senza nessuna piangeria ...
P: Sono fatto... oggetto di attenzione di cui sono indegno ...
S: Eh .. ma è stupendo, perchè c'era un bisogno ... c'è un vuoto ... che .. che lei copre anche emotivamente ... cioè vuol dire ... per cui la gente .. proprio ... è cosi ... lo registriamo...
P: E' una cosa imbarazzante ..
S: Ma è bellissima, però
P: Vabbè .. allora?
S: Presidente io la disturbo per questo, per una cosa fondamentale, volevo dirle alcune cose della Rai importanti in questo momento, perchè abbiamo faticato tanto per conservare la maggioranza .. eh, la maggioranza cinque è importante anche in questo passaggio, riusciamo a conservarla per un anno dopo la ... ma è strategica questa cosa, ma se la stanno giocando in una maniera .. stupida ... proprio, cioè ... quindi, volevo.. lei già lo sa ... perchè le avevo... volevo darle questo allarme, perchè, allora, se abbiamo la maggioranza in consiglio, e quindi abbiamo una forte importanza, questa maggioranza non la smonta più nessuno ormai dopo la decisione...

P: si, ... non capisco Urbani che fa lo stronzo, no?!
S: Mah! Allora ... Urbani, io non .. non lo so .. penso che in questi giorni sono stati più i nostri alleati ... che hanno un pò .. no! ... lui forse ha fatto un errore su Minoli ...e l'altra volta ... eh .. però sono stati un pò .. AN e anche la Lega, che per un piatto di lenticchie hanno spaccato la maggioranza ... dopo quindici giorni, in cui la maggioranza era uscita saldissima dalle aule giudiziarie, cioè quello che non è riuscito con specie ...
P: Mamma mia, vabbè, adesso io ho dovuto ... interessarmi di questa cosa....
S: Gli è riuscito con Speciale .. gli è riuscito forse con quello della Polizia ...
P: .. adesso li richiamo .. a ..(parola incomprensibile) ...
S: Li richiami lei all'ordine .. Presidente ...
P: Daccordo.
S: .. perchè abbiamo una grande vittoria .. qui in azienda stavamo riprendendo ...anche con Sensi ... Ingiro (fonetico) ..
P: vabbè .. va bè .. adesso vediamo, vediamo un pò. Senti, io ... poi avevo bisogno di vederti ..
S: Si.
P: perchè c'è Bossi che mi sta facendo una testa tanto ..
S: si .. si ..
P: .. con questo cavolo di .. fiction .. di Barbarossa ..
S: Barbarossa è a posto per quello che riguarda .. per quello che riguarda Rai fiction, cioè in qualunque momento ...
P: allora mi fai una cortesia ...
S: si
P: puoi chiamare la loro soldatessa che hanno dentro il consiglio ..
S: si.
P: .. dicendogli testualmente che io t'ho chiamato ...
S: vabbene, vabbene ..
P: ...che tu mi hai dato garanzia che è a posto ..
S: si, si è tutto a posto ..
P: .. chiamala, perchè ieri sera ..
S: la chiamo subito Presidente ...
P: ... a cena con lei e con Bossi, Bossi mi ha detto, ma insomma .. di qui di là ... dice ... Ecco, se tu potevi fare sta roba ...mi faresti una cortesia.
S: allora diciamola tutta ... diciamola tutta Presidente .. cosi lei la sa tutta, intanto il signor regista ha fatto un errore madornale perchè un mese fa ... ha dato .. e loro lo sanno .. ha dato un'intervista alla Padania, dicendo che aveva parlato con Bossi e che era tutto... io, ero riuscito a rimetterla in moto la cosa, che era tutto a posto perchè aveva parlato col Senatur .. bla, bla, bla ... il giorno dopo il corriere scrive ...
Alì Saccà story
di Peter Gomez e Marco Travaglio
Il tifo per il Cavaliere. La scalata ai vertici Rai. Gli amici eccellenti. Ma ora l'inchiesta di Napoli pone fine al potere del manager. In esclusiva gli audio delle intercettazioni telefoniche
 
La banda Raidi Emiliano Fittipaldi e Peter Gomez
Ora che il lungo regno di Alì Saccà pare davvero al tramonto, nel corridoio di Raifiction c'è chi ricorda le sue ultime parole famose: "Sai, in fondo a me dei soldi non me n'è mai fregato niente. Vivo come un francescano, abito in un appartamento di 65 metri quadri, mi accontento di un tozzo di pane e una fetta di formaggio". E, mentre i giornali parlano delle indagini a suo carico per corruzione e di fondi neri su conti svizzeri per 275 mila euro, l'unica meraviglia è per la cifra: "Ma come, solo 275 mila?". La storia di Agostino Saccà da Taurianova è un misto di leggenda e realtà. Dove però la realtà supera la leggenda e la peggiora.

I primi passi don Agostino li muove da giornalista socialista, prima al 'Giornale di Calabria' poi a 'Panorama'. Nel 1976 approda alla Rai. Tre anni al Gr. Poi al Tg3: un garofano a Telekabul. Nell'87 passa a RaiDue, vice del direttore craxiano Luigi Locatelli. Nel '94 trasloca in Forza Italia, giusto in tempo per la prima abbuffata berlusconiana in viale Mazzini: assistente della presidente Letizia Moratti, poi capo della comunicazione. Nel '96 l'Ulivo vince le elezioni. Lui, previdente, ha già fatto amicizia col responsabile informazione del Pds, il turbodalemiano Claudio Velardi. La Rai però tocca ai veltroniani e, nell'era di Enzo Siciliano e Franco Iseppi, don Agostino finisce nel cono d'ombra almeno finché, nell'ottobre '98, D'Alema non espugna palazzo Chigi e viale Mazzini in un colpo solo. Il nuovo dg Pierluigi Celli gli regala RaiUno, dove comincia a imperversare Bruno Vespa. Saccà mette in piedi un triumvirato col dalemiano Marcello Del Bosco e un'altra ex craxiana folgorata sulla via di Arcore: Giuliana Del Bufalo.

Ma il governo-ombra a tre punte dura poco. Nel 2000 D'Alema cade e Saccà pure. Lo parcheggiano al Marketing strategico. Ma il Rieccolo di viale Mazzini, come l'avrebbe chiamato Montanelli, sa che presto tornerà. Intanto cura ufficiosamente l'immagine di Berlusconi nell'accidentata campagna elettorale 2001. Michele Santoro propone un faccia a faccia tra i due candidati a Palazzo Chigi. Rutelli accetta, il Cavaliere no: meglio interviste separate. Santoro propone una cinquina di intervistatori: Lerner del 'Corriere', Pirani di 'Repubblica', Riotta della 'Stampa', Graldi del 'Messaggero', Rossella di 'Panorama'. Saccà chiama Santoro e lo invita al bar "per un aperitivo e un consiglio da amico". Questo: "Michele, Berlusconi non gradisce i giornalisti che hai proposto e vuol sapere le domande prima. Ti conviene accettare. Sappi che ti stai giocando il tuo futuro in Rai". Santoro potrà fingere un'intervista aggressiva, ma Berlusconi, conoscendo le domande in anticipo, farà un figurone. Una sceneggiata per salvare la faccia a entrambi. Santoro rifiuta. La pagherà cara.


Saccà invece va all'incasso: appena l'amico Silvio torna al governo, rieccolo direttore di RaiUno. E nel marzo 2002, sotto la presidenza di Antonio Baldassarre, diventa financo direttore generale, previa intervista al 'Corriere' in cui rivela che "io e tutta la mia famiglia votiamo Forza Italia". Enzo Biagi lo fulmina: "Penso commosso alle nonne e alle zie". Sono i giorni del diktat bulgaro, di cui don Agostino è l'esecutore materiale. Via 'Il fatto' di Biagi e 'Sciuscià' di Santoro. Dopo un'estate di finte e controfinte ("Biagi non si tocca"), è proprio lui a licenziare il grande giornalista con 'raccomandata ricevuta di ritorno'.

In compenso arrivano in Rai i Mediaset Boys: Alessio Gorla ai Palinsesti e Deborah Bergamini al Marketing. Gli ascolti sono disastrosi, almeno per la Rai, che dal 2002 al 2003 perde per la prima volta la sfida del prime time, precipitando dal 47,6 al 43,6 per cento di share (Mediaset sale dal 43 al 46,4). Un crollo di 4 punti, oltre le più rosee aspettative del partito Mediaset. Nel marzo 2003 arriva un nuovo Cda, con Lucia Annunziata "presidente di garanzia". Fini chiede la testa di Saccà, Bossi pure. Berlusconi è costretto a scaricarlo: si nega persino al telefono. Don Agostino gioca il tutto per tutto: manda avanti il suo assistente, Carmelo Messina, perché convinca l'amico Tony Renis a chiamare Arcore. Messina, manager parastatale di lungo corso, è l'uomo che ha presentato a Saccà l'avvenente Michelle Bonev, sedicente "modella, pittrice, scrittrice, attrice, esperta di moda e consulente internazionale di vip", subito promossa 'opinionista' al Festival di Sanremo. Non sa che Renis ha il telefono intercettato dalla Procura di Potenza. Il 24 marzo lo chiama e gli illustra la questione: "Senti, gioia, perché non provi a chiamare l'amico tuo ad Arcore? Digli: 'Silvio, corriamo il rischio di rimanere con una mano davanti e una di dietro'.". Si parla di sostituire Saccà con un manager esterno: "Tu digli così: 'Guarda che Fini lo vuol sentire da te che vuoi quello (Saccà, ndr). Non puoi pensare che esce dal cilindro della divina provvidenza il nome di Saccà. perché questo ha fatto per te tutto quel che doveva fare. Santoro ecc. Se lasci che venga un esterno in Rai, la rovini, perché gli interni sono all'80 per cento di centrosinistra e non gli faranno toccar palla. L'unico in grado di imbrigliarli è Saccà'". Ma la missione fallisce. Poco dopo Tony richiama 'zio Carmelo' con la ferale notizia: "Ho chiamato Silvio e gli ho detto: 'Tu non puoi mollare, devi difendere Saccà fino alla fine'. Ma Silvio: 'Tony, faccio tutto quello che posso, ma Fini e Bossi non lo vogliono.'. Ho capito che domani lo fanno fuori". E Carmelo, affranto: "È fesso. Agostino gli ha dato troppe cose senza chiedere in cambio nulla.".
(20 dicembre 2007)

Le intercettazioni delle chiamate con Saccà

CON    BERLUSCONI

IL MESSAGGERO

ROMA (20 dicembre) - L'audio di una delle conversazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, al centro dell' inchiesta della procura di Napoli, è stato pubblicato oggi dal sito di Repubblica e L' Espresso. Una registrazione di sette minuti del dialogo intercettato alle 18:40 del 21 giugno 2007.

«Lei è sempre più amato nel paese - dice Saccà a Berlusconi - guardi glielo dico senza nessuna piaggeria... ma è stupendo, perché c' era bisogno... c'è un vuoto che lei copre anche emotivamente...». Saccà spiega all' ex premier di volergli dire «alcune cose importanti in questo momento, perché abbiamo faticato tanto per conservare la maggioranza» e aggiunge di dargli l'allarme perché «se abbiamo la maggioranza in consiglio, e quindi abbiamo una forte importanza, questa maggioranza non la smonta più nessuno ormai dopo la decisione...».

Berlusconi parla delle fiction su Barbarossa («C'è Bossi che mi sta facendo una testa tanto...») e chiede la cortesia di avvertire «la loro soldatessa che hanno dentro il consiglio dicendogli testualmente che io ti ho chiamato, che tu mi hai dato garanzia che è a posto». In un passaggio, Saccà, sempre secondo il testo riportato da Repubblica, fa anche riferimento a un articolo del Magazine del Corriere della Sera in cui Aldo Grasso scrive che il potente Saccà fa quello che gli dice Berlusconi e basta... «che poi, non è vero, lei è l'unica persona che non mi ha chiesto niente».

Quindi Berlusconi chiede a Saccà di chiamare due attrici, Elena Russo ed Evelina Manna, spiegando: «...perché io sono veramente dilaniato dalle richieste di coso...». E aggiunge «Io sto cercando... di avere la maggioranza in Senato...» (Berlusconi:«...Questa Evelina Manna può essere... perché mi è stata richiesta da qualcuno... con cui sto trattando...»). «Capito tutto...», risponde Saccà che infine, in un passaggio della telefonata apostrofa il consigliere di amministrazione in quota Forza Italia, Giuliano Urbani, mentre Saccà ritorna sulla questione del cda Rai: «...oh... metta le mani però su 'sta maggioranza... perché veramente io ho rischiato tanto per avere la maggioranza in consiglio...».

 
 
 

Anna Politkovskaja  LA   DONNA  DELL'ANNO

Post n°222 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

Anna Politkovskaja LA DONNA  DELL'ANNO

Anna_Politkovskaja.jpg

E’ morta una giornalista vera. Si chiamava Anna Politkovskaja. Le hanno sparato prima al cuore e poi alla testa all’ingresso di casa sua. Un edificio alla periferia di Mosca. Lascia due figli. Lascia un’inchiesta sulle torture in Cecenia dei russi che non potrà più essere pubblicata dal suo giornale, la Novaja Gazeta. Lascia tutti i suoi documenti, archivi, foto, pc alla polizia russa, che come prima misura dopo la sua morte ha sequestrato tutto ciò che ha trovato nel suo modesto appartamento. Per leggerlo con calma durante le indagini. Lascia Putin, un ex membro del KGB, alla guida della Russia. Lascia Kadyrov, uomo di Putin, da lei accusato di crimini contro la popolazione cecena alla guida della Cecenia. Lascia il silenzio del Cremlino, forse in lutto stretto. Lascia Chirac che decora Putin con la Gran Croce della Legion d’Onore. Lascia un libro: “La Russia di Putin” che vi consiglio di leggere. Nel libro Anna scrive di Putin: “La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo”.
Anna ricorda l’omicidio Matteotti. Sequestrato e ucciso dopo un suo discorso di accusa contro il fascismo in Parlamento. L’ultimo prima del Regime e del discorso ufficiale di Mussolini del 1925 alla Camera di insediamento della dittatura: "Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!". Ma almeno il duce non sequestrò i documenti privati di Matteotti.
Cosa avverrà ora in Russia? Ma questa non è una domanda che possono farsi le democrazie occidentali. La Russia, su questo non si discute, è una democrazia fondata sul gas e sul petrolio che esporta. Se non li esportasse tornerebbe a essere la buona, vecchia dittatura di un tempo.

 
 
 

Anna Politkovskaja “Woman of the Year”

Post n°221 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

21 Dicembre 2007 Anna Politkovskaja “Woman of the Year”

DONNA  NON RIEDUCABILE

Putin_Stalin.jpg

Putin è stato eletto “Person of the Year” dal Time. Molti sono perplessi, ma non sanno che al secondo e al terzo posto si sono classificati lo Yeti e l’incredibile Hulk. Non c’era scelta e ha vinto a mani basse l’ex tenente colonnello del KGB. Esiste del resto un precedente. Nel 1939 il Time premiò Stalin, alleato dei nazisti. L’ex seminarista che aveva occupato la Polonia per liberarla dai reazionari ufficiali polacchi con un proiettile nella nuca nelle fosse di Katyn.L'anno prima il Time aveva indicato Adolf Hitler come uomo dell'anno...
Se il Time propone Putin, questo blog premia come “Woman of the Year Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa a Mosca nell’ottobre del 2006, .
Riporto il suo giudizio su Putin dal libro “La Russia di Putin” di Adelphi.

“Putin – figlio del più nefasto tra i servizi segreti del paese – non ha saputo estirpare il tenente colonnello del KGB che vive in lui, e pertanto insiste nel voler raddrizzare i propri connazionali amanti della libertà. E la soffoca, ogni forma di libertà, come ha sempre fatto nel corso della sua precedente professione …
Breznev è stato pessimo, Andropov sanguinario sotto una patina di democrazia, Cernienko un idiota. Gorbaciov non piaceva. Eltsin ogni tanto ci costringeva a farci il segno della croce per timore delle conseguenze delle sue decisioni. Colui che è stato una loro guardia del corpo, assegnato allo scaglione 25 con il compito di starsene impalato nel cordone di sicurezza quando il corteo di VIP sfrecciava oltre, proprio lui, Putin, incederà sul tappeto rosso della sala del Cremino. Da padrone. Tra lo scintillio degli ori degli zar appena tirati a lucido, mentre la servitù sorriderà sottomessa e i suoi sodali – tutti ex pesci piccoli del KGB assurti a ruolo di grande importanza – gonfieranno il petto …
Putin ha dimostrato più volte di non comprendere il concetto stesso di dibattito. E tanto meno quello di “dibattito politico”: chi sta sopra non discute con chi sta sotto, e se chi sta sotto si permette di farlo diventa un nemico. Se Putin si comporta in questo modo non lo fa perché è un tiranno o un despota congenito, ma perché così gli è stato insegnato. Queste sono le categorie che gli ha insegnato il KGB e che lui stesso ritiene ideali, come ha più volte dichiarato … Per questo rifiuta i dibattiti pre-elettorali: non sono il suo ambiente, non è capace di parteciparvi, non sa reggere un dialogo. La sua arte è quella del monologo, il suo schema quello militare: da basso rango era costretto a non fiatare? Ora che sono in cima alla scala parlo, anzi monologo, e che gli altri fingano d’essere d'accordo con me.” Anna Politkovskaja

 
 
 

Roma, Dalai Lama: "Aiutateci"

Post n°220 pubblicato il 21 Dicembre 2007 da dammiltuoaiuto
 

Roma, Dalai Lama: "Aiutateci"
"Serve sostegno morale e concreto"

Accorato appello del Dalai Lama a Montecitorio, davanti al presidente della Camera Fausto Bertinotti e ai deputati presenti. "Ci appelliamo a voi, aiutateci"; ha detto il leader spirituale che poi ha chiesto ai parlamentari italiani un "sostegno morale, pratico e concreto" per aiutare la popolazione del Tibet a vedere riconosciuti i diritti che le spettano e che sono sanciti anche dalla Costituzione cinese.

Non indipendenza, ma difesa di una "antica cultura asiatica comune al nord dell'India, Nepal, Mongolia, tre repubbliche della Russia e la stessa Cina". Il Dalai Lama ha parlato nella sala della Lupa di Montecitorio spiegando gli estremi della eterna controversia con la Cina. "La nostra mano destra resta tesa, sinceramente, per chiedere il riconoscimento dei diritti della costituzione della Cina, ma sino ad ora questa mano è rimasta vuota. Così con la mano sinistra chiediamo voi tutti di aiutarci", ha spiegato la massima autorita' tibetana chiedendo "sostegno morale, pratico e concreto, che è necessario".

Il leader buddista ha sintetizzato le ragioni della difesa della causa tibetana. La prima e' di natura culturale: "Circa un milione di cinesi sono buddisti tibetani. Dobbiamo preservare la cultura tibetana perche' questa va a vantaggio della cultura cinese e di milioni di cinesi". La seconda è di natura ambientale: "Molti grandi fiumi hanno la loro origine in Tibet, sono la base di sussistenza di milioni di persone in Cina e nell'India del nord. Vediamo i primi segni di inaridimento di questi fiumi. L'attenzione all'ambiente del Tibet è fondamentale". La terza ragione è puramente politica: "E' fondamentale che Cina e India siano in pace, perche hanno quasi un terzo della popolazione mondiale. I cinesi dicono che i tibetani non sono affidabili e hanno mandato i loro militari. Ma questo insospettisce l'India, mentre il Tibet deve essere elemento di pace e di stabilita'".

Ma la gran parte dell'intervento del Dalai Lama a Montecitorio è stato di natura spirituale. "Tutti partecipano alla natura umana, senza differenze di religione, colore della pelle, sistemi" e "la prosperità dei 6 miliardi di abitanti della Terra va anche a mio vantaggio", è stata la premessa. Oggi quello che manca è "un senso di rispetto globale basato sulla solidarietà e l'amore per gli altri", perché "abbiamo una identità unica interconnessa, la realta loro/noi è vecchia, obsoleta e porta alla guerra e alle distruzioni". Per il Dalai Lama, "il tuo nemico fa parte di te e la distruzione del tuo nemico è la tua distruzione".

Per questo il leader tibetano ha spiegato che "c'è bisogno di uno sforzo, un impegno per educare la gente, credenti e non, per far crescere solidarietà e amore". La comprensione e l'amore, "su cui anche i politici dovrebbero meditare perche' questo fa scendere lo stress", "sono valori che non appartergono ad alcuna religione perche' ci appartengono dalla nascita". Tutto questo per spiegare che uno dei punti fondamentali dell'azione del Dalai Lama è quello di "promuovere i valori umani secondo un punto di vista laico. Non è laico - ha chiarito - chi respinge la religione, perché ci deve essere rispetto per tutte le religioni e anche per i non credenti. Tutte le tradizioni hanno la possibilità di sviluppare i valori umani ". Infine, il Dalai Lama ha invocato "un impegno a promuovere l'armonia anche delle istituzioni, anche l'armonia religiosa".

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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