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Finalmente qualcosa di sostanzioso da scrivere sul blog, in faccia a chi (giustamente), ne contesta i contenuti.
Ho da raccontarvi tre giorni intensi, vivi, sentiti, dove l’unica cosa che mi è rimasta è il corpo, visto che la voce se n’è andata inesorabilmente, ho ancora da recuperare ore e ore di sonno e col cervello ancora laggiù, sotto il palco, a vociare.
Inizio viaggio sabato sera da Empoli con tre personaggi: sottoscritto, Francé e Lino, con tanto di “sverze di pane” al seguito (vale a dire panini famelici due volte il diametro della mia bocca). Risponde Niele con una boccia di Montenegro in saccoccia (per il concerto), biscotti e pepsi. Il viaggio va bene, nonostante due problemi a S. Maria Novella: una punkabbestia che mi rincorre (vattela a pesca) e il treno che prima ce lo danno in ritardo di un orea e dieci e che poi, all’ultimo momento parte. Alla stazione romana di Termini ci aspettano in tre: Naima, Silvia e Giulia. Ci sistemiamo in casa della sorella di Silvia, Chiara, che per tre giorni avrà la santa pazienza di sopportare tre bestie a giro per la casa. La notte se ne fila tranquilla: il sottoscritto, attraverso un fragoroso russare, fa rimbombare la piccola stanza dove vi dormivano altre quattro persone oltre a me. Tre i giacigli disponibili: uno dove vi dormivano i colossi di Castra, puntellandosi ben bene; uno per le ragazze (Silvia era con la sorella) e il divano per me, che ci ho super guadagnato (ero l’unico che ci entrava, grazie alle ridotte dimensioni).
Le giornate romane sono iniziate tutte presto. Domenica mattina sveglia prima delle dieci per giro in centro. Alla fine, siamo partiti solo dopo mezzogiorno quando le tre bestie maschili, dopo una ricca colazione, non si accontentano di quello che hanno fagocitato ma si fanno preparare anche una ricca carbonara per la gioia soprattutto del castrese più grande. La scampagnata da via di Torrevecchia (zona Boccea) al centro si sviluppa intorno alle vie centrali: piazza Navona, via del Corso, Trevi, Spagna etc etc. A piazza di Spagna sono sbucate due ragazze che si baciavano e Gigi Proietti, giacchetto a spalla e passo spedito. Naima, per la prima volta nella capitale dopo una vita vissuta in Padania, ha potuto così vedere uno scorcio della città fino al Campidoglio, anche se si è persa tutto il tour istituzionale. Una camminata di immani dimensioni, dove nel contesto abbiamo conosciuto il ragazzo di Chiara, detto Fio, e il buon Lino ha trovato la sua ‘amica’ senese. Di seguito, mangiata bufala all’Archetto (omonimo di quello d’Empoli) con gran premio di grappini tra Lino e Niele. La ‘gran boucle’ di liquori poteva essere pericolosa per la tenuta dei nostri uomini in vista del concerto (ha compromesso la nottata comunque sia), ma alla fine si è rivelata stimolo per le prove generali per il 1° maggio. A Campo dei Fiori, rinomata piazza ‘giovane’ della capitale, i ragazzi (molti) lanciavano un aria a calci un pallone ogni volta che arrivava addosso a qualcuno, mentre partivano anche dei cori verso una finestra dove si affacciavano delle ragazze. Poi, alla fermata del bus, stornelli toscani e canzoni stupide a tutto spiano per registrare la voce per la mattina dopo.
Lunedì primo maggio è stata dura per i nostri eroi levarsi dal letto. Tutti sconvolti, coi panini da preparare. Una mole fantozziana di panini era lì che chiamava per essere farcita. E con gli occhi pii, come persone inserite in macchina automatizzata, preparammo questa pila infinita di paninazzi semiunti di maionese per il concerto. Le corse al bagno per vedere di limitare i danni di igiene e poi via al concerto.